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L’abuso sessuale “è quel comportamento che coinvolge i bambini non

autonomi e non ancora sviluppati e adolescenti, in attività sessuali che essi non comprendono ancora completamente, per le quali non sono ancora in grado di dare risposte adeguate, o che violano i tabù sociali relativi ai ruoli familiari”15.

Il Consiglio d’Europa ne dà una definizione che esalta la tragicità del fenomeno ma allo stesso tempo anche la sua veridicità:

“Gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentando alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico ed intellettivo”.

In particolare, gli atti si traducono in: “attività sessuali possono includere le forme

di contatti oro-genitali, genitali o anali messe in atto sul bambino o dal bambino o le attività sessuali senza contatto come l’esibizionismo, il voyeurismo o

l’utilizzazione del bambino nella produzione di materiale pornografico. L’abuso sessuale include una vasta gamma di attività che varia dallo stupro a forme fisicamente meno intrusive di abuso sessuale”16.

Questa definizione data dal consiglio d’Europa, solleva lo spinoso problema dell’accertamento e della valutazione del grado di maturità tale da consentire al minore di esprimere un libero consenso. Vi è stata perciò anche l’esigenza di fissare un’età minima al di sotto della quale vi sia una assoluta incapacità di esercitare tale consenso, incontrando interessi contrastanti: perché se da un lato, le caratteristiche vulnerabili del bambino richiedono una specifica tutela, dall’altro lato non possiamo ignorare la spiccata accelerazione nello sviluppo fisico, e la precocità della pubertà osservata negli ultimi decenni nel contesto occidentale. Inoltre, è bene fare una distinzione chiara dai “giochi sessuali” valutando se sussiste un disequilibrio nel livello evolutivo dei partecipanti e nel riscontro di un comportamento di natura coercitiva.

Le conseguenze di questi atti sui bambini possono essere talmente intrusive da poter determinare un disturbo patologico, che è stato dimostrato svilupparsi maggiormente nelle femmine che nei maschi. E’ importante, onde evitare che si sviluppano queste patologie, intervenire, riconoscendo quello che il bambino ha vissuto e che in alcuni casi continua a subire,in modo tale da fornire una risorsa da cui egli può attingere. Spesse volte sia i bambini e sia gli adolescenti per porre fine a queste violenze fisiche, tendono a esprimersi attraverso dei segnali per chiedere aiuto mediante la comunicazione oppure attraverso un linguaggio meta-comunicativo, vi sono perciò una serie di classificazioni degli indicatori di abuso sessuale che rappresentano uno strumento operativo a supporto degli operatori, facendo una differenza fra indicatori fisici primari e secondari.

Indicatori nel bambino- Indicatori fisici primari:

16 AA.VV. “Abuso e maltrattamento all'infanzia. Modelli di intervento e terapia cognitivo-

comportamentale: Modelli di intervento e terapia cognitivo-comportamentale”, FrancoAngeli,

- Ferite e contusioni ai genitali, al seno, alle cosce;

- Ferite anali, dilatazione dell’ano, insufficiente tono sfinterico; - Presenza di liquido seminale sul corpo e sugli indumenti; - Infezioni o infiammazioni nella zona orale, genitale o anale; - Ferite alla bocca;

- Gravidanza precoce;

- Malattie sessualmente trasmissibili;

Indicatori fisici secondari:

- Difficoltà a camminare e a stare seduti - Perdite vaginali e uretrali

- Dolori o pruriti nella zona genitale o anale - Dolore nell’urinare

- Indumenti intimi lacerati o macchiati di sangue

Indicatori comportamentali:

a- Comportamenti sessualizzati

- Conoscenze di tipo sessuale inadeguate all’età - Comportamenti sessuali inadeguate

- Atteggiamento seduttivo e sessualizzato nei confronti degli adulti - Masturbazione eccessiva

- Disegni di organi genitali

- Imposizioni di pratiche sessuali a coetanei o a bambini di età inferiore - Minori dediti a prostituzione e promiscuità sessuale

- Rivelazione spontanea e diretta di avere subito abuso sessuale

b- Alterazioni del comportamento

- Rifiuto di spogliarsi ( nelle attività di ginnastica o nelle visite mediche) - Improvvisi cambiamenti di umore e crisi di pianto

- Senso di vergogna

- Alterazione delle abitudini alimentari

- Inadempienza scolastica frequente e ingiustificata

- Eccessiva permanenza nella scuola, anche oltre l’orario di entrata e uscita - Cali improvvisi nel rendimento scolastico

- Fughe da casa

- Uso di sostanze stupefacenti e alcool

c- Disturbi della sfera emotiva

- Atteggiamenti provocatori e ribelli

- Isolamento sociale e incapacità a stabilire relazioni con i coetanei - Autolesionismo

- Depressione

- Tentativi di suicidio

d- Alterazioni di carattere somatico

- Disturbi del sonno notturno

- Eccessiva sonnolenza durante il giorno - Enuresi-diuresi

- Encopresi

Indicatori del ambiente:

- Denuncia di abuso da parte di un familiare - Genitori separati o in via di separazione - Conflitti tra genitori

- Eccessiva intimità fisica tra genitori e figli - Isolamento sociale

- Relazioni carenti tra coniugi e tra parenti - Storia pregressa di abuso sessuale in familiare

L’ abuso sessuale è una forma onnicomprensiva di tutte le pratiche sessuali manifeste o mascherate a cui vengono sottoposti i minori e comprende17:

1. Abuso sessuale intrafamiliare. Non riguarda solo quello comunemente considerato tra padri o conviventi e figlie femmine, ma anche quello tra madri o padri e figli maschi, nonché forme mascherate in inconsuete pratiche igieniche; è attuato da membri della famiglia nucleare (genitori, compresi quelli adottivi e affidatari, patrigni, conviventi, fratelli) o da membri della famiglia allargata (nonni, zii, cugini ecc.; amici stretti della famiglia);

17 R. Luberti, Abuso sessuale intrafamiliare su minori, in R. Luberti, D. Bianchi, ...e poi disse che avevo sognato, Cultura della pace, San Domenica di Fiesole (Firenze), 1997, pag. 17.

2. Abuso sessuale extrafamiliare. Interessa indifferentemente maschi e femmine e riconosce spesso una condizione di trascuratezza intrafamiliare che porta il bambino ad aderire alle attenzioni affettive che trova al di fuori della famiglia; è attuato, di solito, da persone conosciute dal minore (vicini di casa, conoscenti ecc.).

3. Abuso istituzionale, quando gli autori sono maestri, bidelli, educatori, assistenti di comunità, allenatori, medici, infermieri, religiosi, ecc., cioè tutti coloro ai quali i minori vengono affidati per ragioni di cura, custodia, educazione, gestione del tempo libero, all'interno delle diverse istituzioni e organizzazioni;

4. Abuso da parte di persone sconosciute (i cosiddetti "abusi di strada"); 5. Sfruttamento sessuale a fini di lucro da parte di singoli o di gruppi

criminali organizzati (quali le organizzazioni per la produzione di materiale pornografico, per lo sfruttamento della prostituzione, agenzie per il turismo sessuale);

6. Violenza da parte di gruppi organizzati (sette, gruppi di pedofili, ecc.).

Non è affatto infrequente che vengano attuate da parte di più soggetti forme plurime di abuso (ad esempio, abuso intrafamiliare e contemporaneo sfruttamento sessuale a fini di lucro; abuso da parte di adulti della famiglia o di conoscenti). L’abuso può consistere in atti di libidine, nella perpetrazione del bambino o della bambina o in pratiche igieniche inconsuete e utilizzate dal genitore in modo erotizzato: in questo caso si parla di abuso mascherato.

Per quanto riguarda l’abuso extrafamiliare, esso riguarda indistintamente maschi e femmine e si basa su una condizione di trascuratezza affettiva che spinge il bambino/a ad accettare le attenzioni particolari da parte di estranei. Anche definire il termine abuso sessuale infantile è intricato poiché dipende fortemente dall’ambito di studio in cui è inserito il problema.

Dalla sua definizione dipendono, infatti, decisioni importanti per il minore, come l’attivazione o meno d’ interventi diagnostici e clinici, o l’apertura di un procedimento giudiziario nei confronti dell’aggressore. D’altra parte,

nell’intervento a tutela del minore abusato sono coinvolti differenti figure professionali, e ognuna di esse, in base alla propria e specifica formazione, perciò è portatrice di una sua peculiare visione dell’abuso sessuale minorile18. E’ necessario, a questo punto considerare una definizione che sul piano operativo, sia condivisa dalle diverse figure professionali. In realtà non è affatto semplice delimitare i confini tra ciò che è lecito e ciò che non lo è in una materia fortemente condizionata da inclinazioni soggettive, dove la linea di demarcazione è molto sfumata.

E’ quindi di fondamentale importanza porsi la domanda su che cosa possa essere correttamente definito come un comportamento abusante nei confronti di un minore, quesito a cui è difficile dare una risposta univoca, visto che gli esperti ancora dibattono sull’estensione di tale definizione, sia in merito agli atti commessi, sia al tipo di relazione intercorrente.

Vediamo allora quali sono state le definizioni di abuso sessuale infantile proposte dagli studiosi fino a questo momento, Kempe19 definisce “abuso sessuale

infantile il coinvolgimento in qualsiasi attività sessuale di un minorenne, non maturo, dipendente e quindi incapace di un libero e cosciente consenso, o il suo coinvolgimento in atti che violano il tabù sociale dell’incesto”.

Quindi ogni rapporto sessuale tra un adulto e un bambino va considerato come abuso: sia se il minore è esposto o coinvolto in attività sessuali inappropriate al suo sviluppo psico-fisico; oppure se il minore è usato o sfruttato per la gratificazione di un adulto; o ancora se il minore si trova nell’incapacità di essere consenziente a causa della differenza di età e di ruolo dell’adulto; ed infine se il minore è coinvolto nell’attività sessuale con persone che hanno un ruolo determinante nell’ambiente familiare, ed in questi casi possiamo parlare di incesto20. Montecchi21 propone di parlare di abuso all’infanzia ricollegandosi alla definizione inglese di “child abuse”, conformandosi in tal senso alla definizione

18 Giuffrè,“Infanzia e abuso sessuale”, Mondadori, Milano, 2000

19 Kempe C.H.,“Sexual abuse, another hidden pediatric problem”, Pediatric,1978

20 Goodwin.,“Abuso sessuale sui minori. Le vittime dell’incesto e le loro famiglie”, 1982. Tr. It. Centro scientifico torinese, Torino, 1985.1982

data dal Consiglio d’Europa in occasione del IV Colloquio Criminologico di Strasburgo22.

Secondo cui negli abusi vengono individuati “gli atti e le carenze che turbano

gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o psicologico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino”.

Secondo Roberts e Taylor23,l’abuso sessuale sui bambini comprende: l’incesto, lo stupro, la sodomia, i rapporti con i bambini, pratiche o comportamenti omosessuali con i bambini, fotografare i bambini e incoraggiarli a prostituirsi o a guardare materiale pornografico. Ogni bambino sentirà di essere stato sessualmente abusato quando una persona lo coinvolge in attività volte a soddisfare l’eccitazione o la gratificazione sessuali di quella o di qualunque altra persona, indipendentemente dall’uso della forza e dal fatto che si sia verificato un contatto con i genitali.

Dunque, una definizione clinica dell’abuso sessuale infantile deve includere la considerazione di tre fattori:

1. Un’esplicita dichiarazione dell’accaduto: la natura degli atti sessuali, la frequenza, l’uso della violenza;

2. L’informazione riguardo all’età e allo sviluppo delle persone coinvolte: la differenza di età, il livello d’intelligenza, lo stato mentale;

3. La natura del rapporto tra le persone coinvolte: se si conoscevano e in quale contesto, la qualità di altri aspetti del loro rapporto,le loro percezioni e i loro sentimenti riguardo all’accaduto e al perché24.

Dal punto di vista meramente normativo l’abuso sessuale nel nostro paese è un comportamento deviante che si concretizza come reato.

22 Council Of Europe, 1981, Strasburgo.

23 Roberts J.,Taylor C., “Sexually abused children and young people speak out”, London 1993 24 Monteleone J.,“Gli indicatori dell’abuso infantile: gli effetti della violenza fisica e

Art. 609-bis. Violenza sessuale25.

Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali:

1. Abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto;

2. Traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona.

Art. 609-quater. Atti sessuali con minorenne.26

Soggiace alla pena stabilita dall'articolo 609-bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che, al momento del fatto:

1. Non ha compiuto gli anni quattordici;

2. Non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l'ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest'ultimo, una relazione di convivenza.

Da vari studi emerge che la "vera causa" che porta il genitore ad abusare o a maltrattare il proprio figlio sia il fatto che il genitore, che maltratta il figlio, abbia avuto nella propria infanzia tristi esperienze di abuso o di trascuratezza.

La cosiddetta ripetitività dell'abuso o ciclo intergenerazionale della violenza sembra essere, infatti, l'aspetto più caratteristico delle storie di famiglie che compiono maltrattamenti o abusi, dove l'azione violenta o di trascuratezza viene

25 Www.Altalex.com Art.609-bis, Codice Penale. 26 Www.Altalex.com Art-609-Quater, Codice Penale.

trasmessa da una generazione all'altra. Secondo un'altra ipotesi questa "familiarità" della violenza in famiglia potrebbe ascriversi ad una causa genetica piuttosto che ambientale, nonostante l'influenza dell'ambiente sia nondimeno rilevante. A parte queste diverse tesi, si può sicuramente affermare che l'abuso può compromettere le normali tappe dello sviluppo del bambino come la formazione del legame di attaccamento, la regolazione affettiva, lo sviluppo dell'autostima e le relazioni con i coetanei. In particolare persistono, anche nell'età adulta, disturbi relazionali rappresentati da sentimenti di paura e di ostilità nei confronti delle figure parentali e reazioni di forte diffidenza nei confronti di altri adulti e dei partners; inoltre si rilevano varie disfunzioni del comportamento sessuale, tendenza alla prostituzione, alla tossicodipendenza e all'alcoolismo e tutto questo può costituire una predisposizione per compiere violenza sui propri figli, ma ciò non è detto che avvenga.

Bisogna aggiungere che la violenza sui minori è strettamente legata al più generale fenomeno della violenza diffusa nella società, affermazione accreditata dal fatto che ci sono anche tantissime violenze al di fuori della famiglia, e questo non soltanto perché chi subisce quotidiana violenza tende ineluttabilmente a scaricare le proprie frustrazioni sui soggetti più deboli che gli sono vicini e che appaiono sotto il suo dominio, quanto principalmente perché sono identiche le cause culturali di ogni forma di violenza. Come detto, il caso più frequentemente riscontrato è l’abuso perpetrato da uno dei genitori a danno dei figli, ossia l’incesto. In effetti, dai dati statistici di cui si è a conoscenza, e che riguardano naturalmente solo i reati denunciati, risulta che l’incesto, inteso nella forma più ampia, e cioè come comprendente tutti i rapporti di natura sessuale intervenuti tra persone legate da vincoli di sangue in linea retta o collaterale, sia la forma di abuso sessuale sui minori più frequente. L’abuso sessuale è sempre un trauma per la vittima, a maggior ragione quando questa è una persona in crescita, come nel caso di un minore.

Ovviamente, le conseguenze di questo evento traumatico sono diverse, poiché dipendono da fattori variabili, quali l’età della vittima e dell’aggressore, la relazione esistente fra i soggetti coinvolti, la durata dell’abuso, il livello di

sviluppo fisico e cognitivo del minore,etc. Di conseguenza, anche gli interventi a favore della vittima dovranno essere diversificati, poiché qualunque generalizzazione potrebbe avere conseguenze deleterie per il soggetto.

In ogni caso, gli addetti ai lavori sono concordi nel ritenere indispensabile un approccio integrato, nel quale si mescolino in ugual misura interventi di ordine giudiziario, medico, psicologico e assistenziale, tutti orientati alla salvaguardia e alla protezione del minore. Appare quindi irrinunciabile il momento della rilevazione, poiché evidenziare prontamente l’incesto e segnalarlo all’autorità giudiziaria sono le modalità più sicure per ottenerne l’interruzione e per mettere in atto le prime misure di protezione del minore, questo è solo il primo passo per eliminare la situazione di pericolo fisico e psicologico in cui il minore si trova a vivere. Successivamente sono indispensabili l’accertamento, il trattamento giudiziario e, in ultimo, ma di fondamentale importanza, la comprensione degli stati d’animo e delle emozioni che permetteranno di portare avanti una terapia per il minore.