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L’aiuto ai minori e alle famiglie

CAPITOLO 2: ABUSO SESSUALE E LE SUE DIVERSE TIPOLOGIE 2.1 Dal complesso edipico all’incesto

2.8 L’aiuto ai minori e alle famiglie

L’ attenzione del genitore dev’essere tale da permettergli di cogliere anche i più piccoli dei segnali che il bambino può inviare. Come ad esempio nei bambini molto piccoli uno strumento significativo può essere quello del disegno. Infatti attraverso il disegno, il bambino esprime il suo stato d’animo interno, i bambini tra i 3 e i 6 anni si trovano in una fase nella quale iniziano ad apparire le paure per i mostri, che incombono nella notte o nei posti al buoi, e sono collegati con la paura della separazione dalla mamma e dal papà, separazione, per esempio, vissuta a scuola. Perciò nella routine quotidiana, ogni genitore dovrebbe ascoltare la spiegazione che i bambini danno dei loro disegni perché in essa è contenuta un’interpretazione autentica delle emozioni che hanno guidato la matita del bambino, inoltre è possibile controllare anche i colori che utilizzano perché manifestano quello che il bambino cerca. Così se i colori sono leggeri, caldi pacifici, nel bambino c’è una tranquillità interiore, un equilibrio per la sua autostima, affetto e liberazione; se i colori sono cupi, grigi, offuscati, allora il bambino vive nella tensione, nella paura e necessita di libertà emotiva. Altre volte il mostro incarna paure più generiche frutto dell’ascolto e delle metabolizzazione dei discorsi degli adulti: paura dei ladri (di cui il bambino può soffrire in maniera acuta ed evidente se un parente o un vicino di casa ha subito un furto); ansia per situazioni economiche difficili sofferte in famiglia; paura della morte o della malattia (timore che si acutizza se in casa si vivono situazioni di dolore o di lutto). Bisogna comunque tenere presente che a volte queste paure nascono da racconti ascoltati o da cartoni animati violenti, inoltre bisogna evidenziare come:

“elementi genetici ed esperienze prenatali possono rendere una persona più

fragile e influenzarne lo sviluppo psicologico, agevolando condizioni di solitudine o di malattia; ma lo sviluppo dei sintomi, i comportamenti devianti o i gravi

conflitti personali e interpersonali si manifestano quando il soggetto deve sopportare dei carichi aggiuntivi”44.

A seguito di un evento traumatico molteplici possono essere gli elementi che vengono chiamati in causa, fattori sociali, ambientali e culturale, ma anche elementi psicologici del bambino, della famiglia, delle condizioni genetiche, perciò ad operare o meglio ad intervenire nel processo di aiuto a carico di una famiglia o di un minore vi sono diverse figure professionali, con una visione multidisciplinare a causa delle innumerevoli variabili che entrano in atto a seguito di questi eventi. Consapevoli che dietro ad ogni genitore maltrattante c’è un genitore maltrattato, non possiamo prendere in analizzare solo il singolo membro della famiglia ma vi è la necessita di far comprendere all’intero nucleo familiare che loro stessi hanno il bisogno di aiuto e di sostegno.

Il ruolo sia dell’assistente sociale che degli altri operatori, che si trovano ad affrontare la rivelazione dell’abuso sessuale innescano un meccanismo tale da delineare delle procedure e degli strumenti da utilizzare per una adeguata presa in carico, promuovendo una metodologia che dev’essere accettata e approvata da parte di tutti i membri dell’équipe che parteciperanno al progetto. I vari professionisti che entrano in relazione fra di loro per la presa in carico su un minore che ha subito un abuso o un maltrattamento porta con se un proprio vissuto, vive questa esperienza rapportandola alle proprie esperienze passate, entrano in gioco le emozioni personali, vi è quindi la necessità di attrezzarsi per poter controllare le proprie impressioni ed evitare dei comportamenti errati.

2.8.1 Il contesto di riferimento

Dalle analisi svoltosi in rapporto agli abusi sia intra che extra familiari si evince che prima di essere un atto fisico è un abuso di potere e di posizione di una parte a discapito dell’altra, attuata ancora di più nei casi dove vi sono delle complicità

44 Mazza R. “Terapie Imperfette, il lavoro psicosociale nei servizi pubblici”, Raffaello Cortina Editore, pag.2, 2016.

familiari e sociali. È evidente che a seguito di una serie di indagini è emerso che i casi di abuso sessuale e di maltrattamento fisico non fanno differenza fra ceti sociali bassi e alti, poiché anche questi ultimi non sono esenti da comportamenti devianti, maltrattanti e abusanti, nella quale vige soprattutto l’omertà e il segreto quindi possiamo parlare di una malattia sociale che non fa discriminazione di contesto, di luogo, di appartenenza sociale. Gli operatori che si mobilitano nel processo di aiuto attraverso l’utilizzo dell’approccio sistemico analizzano il

contesto che viene preso in esame come emblematico per comprendere un

determinato fenomeno e la sua diffusione, infatti non è possibile sottovalutare il contesto di riferimento. Nella prospettiva relazione il contesto a cui fanno riferimento vale sia il luogo che le circostanze, Beteson all’interno delle sue opere scrive che “qualsiasi azione o comunicazione osservata potesse risultare priva di

senso senza una cornice meta-comunicativa che identificasse e definisse le caratteristiche del contesto, inteso come matrice di significati, o frame”45.

Con questa definizione, questo maestro non identifica e specifica cosa sia il contesto, ancor meno ci suggerisce che cosa noi dobbiamo considerare per contesto, ma attraverso questa esplicitazione ci munisce di un’indicazione metodologica: nessun fatto può essere spiegato senza considerare l'intreccio delle circostanze entro cui tale fatto emerge e si sviluppa.

Il cenno al contesto è un richiamo che ci ricorda che ci sono livelli diversi di contesto entro cui un'azione terapeutica acquista significato: il livello dei modelli di analisi, delle teorie, delle ipotesi esplicative elaborate dai terapisti, quello dei sistemi di significato dei pazienti e quello dell'interazione che ha luogo nell'incontro tra terapista e pazienti. In questo senso un cambiamento viene proposto dall’autore ovvero suggerisce ai terapisti di spostare lo sguardo e l'attenzione da se stessi, dalle proprie teorie e metodologie, non tanto per abdicare ad esse o per abbracciarne di diverse quanto per coltivare la sensibilità al contesto della relazione coi pazienti e del gioco generatore che emerge dall'imprevedibilità

45 Beteson in Mazza R. “Terapia Imperfette, il lavoro psicosociale nei servizi pubblici”, pag.107-108, Op. cit. pag.73

che caratterizza ogni incontro con essi; a quel contesto, cioè, entro cui in ultima istanza teorie e modelli acquistano significato. Questa modalità di analisi del contesto proposta da Beteson e ripresa in seguito da altri autori, ha permesso di analizzare i fenomeni psichiatrici, psicologici e sociali non in un modo isolato o separato dagli altri elementi, ma come un unico fenomeno definito multi- problematico. Per tale motivo attraverso l’analisi del contesto non ci soffermiamo solo sul singolo evento ma analizziamo tutti i fattori che possono influenzare l’avvenimento, introducendo anche elementi economici, extrafamiliari, sociali, che assumono una connotazione diversa da un contesto all’altro.

Il contesto ha una valenza pregnante sia per il significato che gli viene attribuito dai soggetti e dal comportamento che assumano questi interagendo tra di loro, ma anche a seguito dell’atteggiamento degli operatori nei confronti del contesto stesso e l’esito di un intervento che viene promosso da parte dell’operatore deve essere realizzato in concomitanza con quel determinato contesto sapendo che al variare del contesto varia anche l’esito finale.

“ L’efficacia di un’azione, sia essa tutoria, di aiuto o di terapia, non riguarderà

quindi soltanto l’analisi dei sistemi di riferimento dell’utente ma anche, e soprattutto, la forma dell’interazione che si attiverà nel contesto di relazione tra operatore e utente, sulla base dei significati che assumerà in quel specifico, contesto”46. In base al contesto, varia anche la modalità con la quale ci si avvicina ai servizi, perciò è compito dell’operatore sapere decifrare e decodificare la prassi con la quale poter intraprendere un percorso di aiuto ad una famiglia. L’ operatore dev’essere capace di codificare le richieste di aiuto che arrivano, capace di comprendere la meta-comunicazione47, ovvero è un’ operazione che permette di definire, inquadrare, contrassegnare i messaggi attribuendo loro un significato di relazione, che avviene per lo più attraverso mezzi non verbali, come l’atteggiamento, il gesto, l’espressione del volto, il tono, la modulazione della voce, quindi l’operatore dev’essere capace di cogliere questi segnali per poter

46 Idem nota precedente, pag. 111

47 Meta-comunicare significa comunicare sulla comunicazione e anche comunicare sulla relazione.

trovare un riferimento che gli permette di avvicinare l’utente in modo da realizzare un’interazione fra l’utente e l’operatore. L’ operatore deve valutare sia il contesto in cui opera, sia le aspettative dell’utente che si trova davanti, è necessario considerare quali tecniche di indagine deve utilizzare, dev’essere capace di comprendere la specifica situazione nella quale si trova. Il contesto di riferimento permette di rendersi conto quali possono essere le cause che portano all’abuso, al maltrattamento sul minore, infatti possiamo rintracciare delle cause

sociali e culturali nei quali si verificano questi avvenimenti.

• Fra le cause sociali possono essere rintracciate tutti quegli elementi che rendono più visibile e più accentuate questi avvenimenti pregnanti nella società che ci circonda. Bisogna valutare anche la trasformazione che ha subito il contesto familiare negli ultimi 60 anni, permettendo una penetrazione di figure di riferimento diverse da quelle del nucleo familiare, figure volte alla protezione di soggetti deboli, vi è stato perciò un rafforzamento del sostegno pubblico a discapito dell’autodifesa familiare esistente precedentemente, un sostegno diventato quasi un controllo da parte del settore pubblico che se viene gestito con efficacia, con professionalità, e moderazione può diventare uno strumento significativo per la difesa e la tutela dei diritti degli altri, e può essere in grado di individuare delle eventuali disfunzioni che possono esistere all’interno di questo contesto. In passato nelle famiglie, vivevano anche nonni, zii, cugini quindi il nucleo familiare era allargato e in questi contesti queste potevano rappresentare delle figure protettive nei confronti del minore in caso di violenza da parte dei genitori, mentre altre volte, la presenza di più figure parentali nel nucleo familiare rappresentavano un pericolo maggiore nei casi di violenze e abusi da più membri della famiglia, perché era impossibile fuggire o ricevere protezione, quindi erano degli strumenti che contribuivano a mantenere il silenzio. Oggigiorno invece, mancano proprio queste figure all’interno della famiglia, quindi se in un nucleo familiare si attua una violenza, difficilmente il minore può fidarsi di qualcuno all’interno della sua stessa famiglia a cui è possibile raccontare il

vissuto, per questo motivo il silenzio a seguito della violenza può protrarsi nel corso del tempo. Fra le trasformazioni sociali degli ultimi decenni troviamo anche il ruolo della donna, totalmente mutato rispetto al passato, e con la riforma del 1975 sul diritto di famiglia, la donna ha assunto un ruolo centrale, una nuova figura di riferimento per il contesto sociale con una capacità di negoziazione con l’uomo, che sia il marito, il datore di lavoro, la figura paterna, raggiungendo una indiscutibile autonomia mai avuta in passato. A seguito di questa trasformazione è possibile che l’uomo incompiuto, incapace di relazionarsi con una donna che ha queste nuove capacità e direttive utilizzi una preda, facile da conquistare, intimandolo al silenzio perché potrebbe rappresentare solo un gioco segreto da nascondere a tutti ad ogni costo, anche se spesse volte questo rapporto sessuale fra un adulto e un bambino è l’incontro di due fragilità, quella del bambino perché è tale per natura e che necessita di protezione e di cura, e l’adulto incapace di creare un legame diverso, essendo lui stesso incompiuto. A differenza del passato, le donne presenti in questi nuclei familiari, che hanno raggiunto l’autonomia e l’indipendenza su ogni fronte è anche capace nella maggior parte dei casi a denunciare gli avvenimenti che colpiscono suo figlio, liberandolo da questi legami e difendendolo in ogni modo possibile, questa indipendenza della donna anche sul lato economico, e quindi non più sottomessa all’uomo ha permesso una crescita di denunce e di segnalazioni. A proposito dell’indipendenza economica, è opportuno sottolineare che fra le cause di maltrattamento fisico, e di sfruttamento del minore è dovuto alla crescita della disoccupazione a seguito delle varie crisi economiche che hanno intaccato il nostro Paese, perciò il capo famiglia si sente frustato, incapace di realizzare i desideri ed i bisogni dei propri figli e di sua moglie, che spesse volte diventa in via sostitutiva l’unico mezzo di sostentamento per l’intera famiglia, caricandosi anche delle faccende domestiche e dell’intero nucleo familiare, e questo potrebbe spingere il marito a cadere in dipendenze di alcool o di droghe, diventando un uomo violento verso la moglie ed i figli.

• Nella rivoluzione culturale, troviamo il bambino che viene riconosciuto anche sulla carta come titolare di diritto, diventa capace per legge di essere ascoltato nelle cause che lo riguardano, avendo anche la competenza di essere ascoltato in merito all’inserimento di una famiglia affidataria o adottiva, parallelamente a questa evoluzione legislativa si è affermata la psicologia clinica dell’età evolutiva e attraverso le tecniche di ascolto sempre più competenti hanno portato ad ascoltare i bambini anche nei casi di abusi sessuali e di violenze di vario genere sulla loro persona, offrendo quindi degli elementi essenziali e validi per le accuse mosse nei confronti dei loro carnefici. Negli anni è cambiata la modalità con la quale viene ascoltato il minore, oggi l’abuso sessuale viene riconosciuto come un delitto alla persona, totalmente differente agli anni passati, dove la vittima veniva considerata come complice o ancora peggio veniva trattata come se fosse la stessa bambina/o ad essere la causa dell’abuso, veniva considerato colpevole e molte sono state le sentenze di assoluzione nei confronti dei carnefici. L’intervento giudiziario del passato aveva portato ad avere un atteggiamento di sfiducia nei confronti della giustizia, mentre con le nuove leggi sull’abuso sessuale, permettendo alle vittime di essere ascoltate e protette sia fisicamente che psicologicamente. Riuscendo a riacquistare una certa fiducia nella giustizia portando ad una nuova fase, di affidabilità al punto di registrare un crescente numero di segnalazioni, vi è stato l’incrementi di modalità di accesso come il telefono Azzurro48 e Blu, che rappresentano un canale semplice, con la collaborazione sia delle attività giudiziarie che dei servizi sociali portando alle verifica delle segnalazioni. Sono aumentati anche gli strumenti educativi che hanno contribuito all’accrescimento delle segnalazioni, come la televisione che ha rappresentato una fonte di informazione e di formazione, diventando un’agenzia di trasmissione culturale.

48 Nasce nel giugno del 1987 a Bologna: promotore dell’iniziativa è Ernesto Caffo, all’epoca professore associato di Neuropsichiatria Infantile all’Università degli Studi di Modena.

CAPITOLO 3: CASO DI ABUSO SESSUALE INTRAFAMILIARE