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Ancora l‟Accademia della Virtù è protagonista: Contile racconta a Ippolito Quinzio una discussione sulle origini di Roma, resa animata dalle varie teorie a confronto.

Viste le difficoltà a trovare un accordo, nonostante l‟autorità di autori dell‟antichità

come Catone il Censore, alla fine fu Tolomei a chiudere la questione permettendo,

così di affrontare un nuovo argomento, il Secolo d‟Oro. Gli accademici passavano il

loro tempo quindi non solo leggendo e commentando Vitruvio, ma confrontandosi

anche su temi storici e letterari.

A Messer Hippolito Quintio201.

Voi mi richiedete ne la vostra d‟i VI del presente che io vi dia qualche nuova di quello che s'appartiene a‟ soldati. Havete qui persone che stanno a posta per questo, che non solamente possan dar notitia minutamente degli effetti et apparecchi militari, ma de le cause. Però se mi mettessi in questo negotio sarei temerario, quando io massimamente non dessi avviso del tutto, che invero non ne so, né voglio cercar di saperne la millesima parte. Basta che questo santissimo Papa Paolo III è ne l'arme invitto, nel reggimento de l'imperio ecclesiastico savio e ne l'ordinar la pace tra ‟ christiani, overo almeno in Italia, pronto, industrioso, sagace e potente, e si spera che terminarà i rumori de‟ Latini e Fidenati, domati i perugini, etruschi, e ridotto a la Chiesa Camerino, onde haveremo il secolo di Saturno202. Vi dirò ben quello che forse più desiderate, et apunto hieri ne fu fatto ragionamento nel Liceo di Messer Claudio Tolomei, dove concorrono quanti bellissimi intelletti sono in questa città, e

201 Amico di Contile, fu a Milano a servizio del Marchese del Vasto.

202 Per provvedere alla sicurezza dei suoi fedeli, ma soprattutto per garantire potere alla propria

famiglia, i Farnese, Paolo III promosse guerre e operazioni politiche sul territorio italiano. Nel 1537 creò il ducato di Castro, in favore del figlio Pier Luigi: sorto come stato vassallo pontificio, di fatto fu indipendente e retto dai Farnese. Nel 1540 annetté Perugia allo Stato della Chiesa, e nel 1545 cedette il ducato di Parma e Piacenza ai Farnese in cambio del ducato di Camerino, la cui precedente celebre duchessa, Caterina Cybo, era seguace del movimento evangelico.

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consequentemente i primi del mondo, poiché Roma è capo di esso. Il ragionamento, dico, bello e necessario a chi vuol sapere, come si dee sapere tra questi maravigliosi ingegni, fu del principio che Roma fu fatta: e perché varie sono le historie, e per la varietà loro, gran contrasto si fece e gran dolor arrecava per veder la varietà confusa. E, a fine che si restasse con qualche soddisfattione, fu deliberato che in campo s'adducessero gli autori più antichi, e che havessero scritto le cose, e verificatele col tempo. In prima si parlò sopra i fragmenti di Marco Catone203 de le origini, et avvenga che Roma, secondo alcuni, havesse principio da la gioventù latina, e la chiamassero Valentia, dove Evandro capitato, da lui recevé il nome di Roma204. Et alcuni volesser che fusse edificata dagli Achivi205 e detta Roma, che significa fortezza, overo dal nome di Romolo, figliuolo di Rhea. Non dimeno perché non si sapeva la certezza, Marco Catone brevemente ne scrisse e si rimesse in Fabio Pittore206. Ma qui si sono considerati i tempi, per quanto hanno scritto Archiloco207 e Metastene208, et dopo costoro di molt'anni Philone209. Con tutto ciò il Tolomei, pieno di dottrina e di memoria ammirabile, risolvé la quistione dicendo che Beroso210, huomo dottissimo e nell'hebrea e nell'egittiaca e nella greca lingua, prudentemente scrive che da Italo fin'ad Enea vi corsero 454 anni, la qual cosa con publica fede si mostra per i tempi dei Re di Latio. Percioché, morto che fu Hespero fratello di Italo, Italo riprese l'imperio di Viterbo, che fu de le prime antiche città di Toscana; questo lasciò una figliuola chiamata Roma, la qual, sopra Aventino in un castello habitando, lo che parimente afferma Fabio Pittore, regnò 46 anni in Latio. Longo sarebbe se volessi

203

Marco Porcio Catone, detto il Censore, compose le Origines, prima opera storiografica in latino, delle quali sono rimasti solo pochi frammenti.

204 Tradizione che fa riferimento a Ateio Filologo, il quale vedeva nel nome Roma la traduzione da

parte di Evandro del nome originario della città, Valentia, sulla base di Iperoco. Sull‟argomento: Giovanni D‟Anna, Problemi di letteratura latina arcaica, Roma, 1976.

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Gli Achei. Nonostante il nome si riferisse originariamente a una popolazione ellenica particolare, nell‟Iliade viene utilizzato per riferirsi ai greci in generale, e in questo uso si è diffuso. Molti erano gli autori di origine greca che celebravano il loro popolo come civilizzatore del bacino Mediterraneo, insistendo quindi sulla lontana origine ellenica di Roma. Primo fra tutti fu Plutarco, il quale offrì diverse versioni della nascita della città nella Vita di Romolo.

206 Storico romano celebre per gli Annales, opera scritta in lingua greca della quale rimangono pochi

frammenti, in cui l‟autore narra la storia della città.

207

Lirico greco, visse nella prima metà del VII secolo a.C., probabilmente tra 680 a.C. e 645 a.C.

208 Falso dovuto ad Annio da Viterbo. Il nome Metastene deriva da una errata lettura del

«Megasthenes» delle fonti. Annio gli attribuisce un‟opera chiamata Iudicium de temporibus: l‟errore deriva dal fatto che Piero Comestore scrive «Megastenes in libro Iudiciorum» invece del corretto «Indicorum» (Edoardo Fumagalli, Un falso tardo-quattrocentesco: lo Pseudo-Catone di Annio da

Viterbo, in Vestigia. Studi in onore di Giuseppe Billanovich, Edizioni di storia e letteratura, Roma,

1984, p. 350).

209 Filone di Alessandria (Alessandria d‟Egitto, 20 a.C. circa-50 d.C. circa), fu un filosofo ellenistico

di cultura ebraica.

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scrivervi il tutto, basta che si concluse che non la gioventù latina, non Evandro, non i greci, non Romulo, ma la figliuola di Italo dette e lasciò il nome a questa città, che per arme e per religione e per imperio è degna d'esser detta città de le città, e capo del mondo. Fornito questo ragionamento, e lasciato contento di quest'historia ciascuno, si venne a parlar del Secol d'Oro211, e qui fu bel sentire, e lo potete credere, ritrovandovisi come ho detto il Filandro212, il Longhena213, il Cincio214, l'Augustini215, il Petruccio216, il Bellanti217 et il Tolomei, de‟ quali so che parte conoscete, e parte da me havete inteso a pieno. Io veggo di non potermi così tosto partire di qui, et se quanto desiderate vi par ch'indugi troppo, non ne posso né devo io esser tenuto colpevole. In questo mezo m'avanzarò questo, che nel ritrovarmi uno tra tanti rari e quasi soprahumani spiriti, se non sono con essi di peso, e che 'l mio metallo non sia di 24 carati, nondimeno perché mi sento di esser materia disposta a pigliar sì nobil forma, apparecchiatevi di godermi un giorno carico di questi frutti, che in sì grasso giardino coglierò sempre a piacer mio. E mi confido di poterne di maniera riempire il cesto de la mia memoria, che ardisco senza iattanza dirvi ch'in conto veruno io non lo abbarattarei con il corno di Amaltea218. Forse voi mi direte che, per esser io di gran lunga giovene a paragon di questi sacerdoti d'Egitto, mi guardi bene di non far come i fanciulli, i quali, ritrovandosi in un horto fruttifero, per avidità vanno cogliendo i fruti non maturi et i maturi guastano: non havete a temer di questo, perché voi sapete che parecchi anni sono che io cominciai a conoscere il buono e 'l cattivo, e che per haver gustati i maturi saprò scieglierli e riportargli salvi, che dureranno un secolo. Non sarò più lungo per hora, raccomandandomi a voi.

Di Roma MDXLI.

211 Contile non si riferisce al Secolo d‟Oro di Roma (sotto il potere degli Antonini, dal 96 al 193 d.C.),

bensì alla mitica età dell‟oro, periodo di prosperità, abbondanza e pace terminato con l‟avvento di Zeus. Fu Esiodo, nel poema Le opere e i giorni, a introdurre l‟idea di una prima epoca dorata.

212 Vd. nota 195. 213 Vd. nota 191. 214 Vd. nota 192. 215 Vd. nota 197. 216 Bartolomeo Petrucci. 217 Vd. nota 183.

218 Il corno dell‟abbondanza, cornu copiae. Amaltea, animale della mitologia greca, fu la capra che

allattò Zeus. Una volta divenuto re degli dei, questi, per ringraziarla, le fece un dono: il possessore delle sue corna avrebbe potuto avere tutto ciò che desiderava.

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VII

(I, cc. 35v-36v)

Contile è a Lucca con la corte papale per la conferenza tra il papa Paolo III e Carlo

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