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A Roma Contile ebbe la fortuna di entrare in contatto con alcune delle gentildonne più eleganti della città, celebri per bellezza e onestà: all‟amico Marescotti ne

nomina due, Livia Colonna e Faustina Mancini, delle quali loda le tante qualità. Per

quanto riguarda la Colonna, non esiste bellezza più perfetta della sua; e il suo

splendore cresce quando ella parla di cose gravi e importanti. L‟esaltazione della

Mancini, la donna forse più ammirata di Roma, è più impacciata: le singole parti del

suo corpo non sono particolarmente belle, ma l‟armonia dell‟insieme è tale da

mostrare il candore e la perfezione della sua anima e far innamorare chiunque la

veda. A entrambe furono dedicate molte rime da parte di poeti e artisti del periodo.

Nella lettera, a fianco delle caste, trovano spazio anche cortigiane impudiche:

Angela del Moro, Pellegrina Padovana e Cecca Bardi. Queste sono meno belle delle

altre, ma in compenso sono dotate di acuto ingegno. Esse cercano uomini ricchi, ma

il Contile sta compiendo un panegirico di «quella loro professione d'ingegno per

vedere se per sorte la laude mi potesse esser sufficiente mezo», sperando così di

compensare le sue mancanze economiche: un‟ammissione esplicita, ma niente affatto

scandalosa, che egli le frequenterebbe volentieri.

Al Cavalier Orlando Marescotti248.

Io vi ho più volte scritto, e 'l suggetto è stato sempre conforme alla volontà vostra, la quale fu sempre inchinata alla bellezza delle donne. Vero è che questa Angela del Moro, questa Pelegrina Padoana, questa Cecca Bardi249 et altre che io non nomino, in tutto le pareggio all'Imperia, et a Matrimanonvuole250, perché, secondo che più volte ne ho da voi sentito

248

Cavaliere senese amico di Contile.

249 Sono tre cortigiane che al tempo erano molto conosciute.

250 L‟Imperia e la Matrema nun vole sono due celebri cortigiane. La prima, Lucrezia Cognati, non era

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parlare, trapassavano le Martie o le più famose lor pari che fussero in Roma nel tempo di Commodo Imperatore. Imperò par che in queste non sia gran bellezza, ma sì bene gran prontezza d'ingegno. La qual cosa suole et deve esser più lungo et men pericoloso trattenimento a coloro c'hanno poco da spendere, et se pur vien voglia (come diremo) a me che son poverello, vo cercando di lodare quella loro professione d'ingegno per vedere se per sorte la laude mi potesse esser sufficiente mezo. Nondimeno elle guardano all'oro et all'argento, et io non posso né voglio comprare sì fragil mercantia per tanto prezzo. Ma lasciamo star costoro et entriamo dall'impudiche alle caste, volendo io credere che poche bellezze si potessero ritrovare al tempo vostro che si agguagliassero a quella della Signora Livia Colonna251 et a quella della Mancina252, et se fusse per nobiltà degna metterei nel terzo luogo la Spetiala253. Insomma ha la Signora Livia tutte le bellezze del volto, che insieme raccolte fanno maravigliar ciascuno, et si può veramente dire, et così dice ogni persona che la vede, non poter far la natura di questa bellezza altra più perfetta. Il caso è poi che le parti, come sono i capelli alla fronte, le ciglia agli occhi, il petto alla gola, considerate bene, hanno da se stesse tanta forza, hanno tanta vaghezza, hanno tanta gratia, che più laude s'acquista la natura in una sola di quelle parti che nel tutto di qual si sia altra bella donna di Roma. Accompagna ancor la statura del suo corpo sì bene ogni cosa, che in somma non è scropolosità si grande che ci potesse trovar mancamento. Nella bellezza delle mani io mi ci perdo a fatto. Ho inteso poi da molti che tanta beltà è niente a paragon di quando questa divina gentildonna parla o di cose saggiamente gravi, o di materie honestamente giocose, con le quali miracolosamente concorre la vivacità di quei bei colori che avanzano i fiori bianchi et vermigli d'ogni ben fiorito prato. Ma che si può dire della Mancina? Mi par gran cosa il pensarci, et se quanto ne dirò brevemente potrà in un certo modo offenderla per difetto delle parti, potrà nondimeno la proportion del tutto sopra tutte l'altre belle et gratiose donne celebrarla. È ella primamente d'honesta grandezza, di reverendo et gratioso sembiante. Nelle

insegnamenti di Niccolò Campano, detto lo Strascino), mentre la seconda veniva ricordata nei

Ragionamenti dell‟Aretino: nella terza e ultima giornata la Nanna dice che «la Madrema si sottoscrive

“Lucrezia Porzia, patrizia romana”» (Pietro Aretino, Ragionamento della Nanna e della Antonia, in

Sei giornate, a cura di Angelo Romano, Grande Universale Mursia, Milano, 1991). Ella era infatti

Lucrezia Porzia, o Lucrezia da Clarice, nota come Matrema nun vole (Mia madre non vuole), la risposta che dava a chi si voleva unire a lei per aumentare il prezzo. Per approfondimenti sul mondo delle cortigiane vd. Arturo Graf, Attraverso il Cinquecento, Torino, Loescher, 1888.

251 Livia Colonna fu moglie di Marzio Colonna, che la rapì nel 1539 con l‟aiuto di Pier Luigi Farnese.

Morì assassinata dal genero Pompeo Colonna.

252

Faustina Mancini, moglie del condottiero Paolo Attavanti, per molti la donna più bella di Roma negli anni trenta del Cinquecento. Il Molza le dedicò un poemetto in ottave intitolato La Ninfa

Tiberina.

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parti del volto però non si scerne bellezza, non bella fronte, non begli occhi, non belle guance, non bel naso, non bella gola; nondimeno avvertite che le stesse parti non sono belle, non sono ancor brutte. Con tutto questo raccolte in uno, fanno una tale armonia che l'anima di ciascuno per goderla si va a collocare negli occhi d'ogniuno che la guarda, et è la consonanza di quel viso et di quelle membra sì grande et sì stupenda che tutta Roma a gara si muove per vederla, et io molte volte mi sono ritrovato con tanto innumerabil concorso dove ci si vedevano grandi, mediocri et minimi, tutti d'un amore, d'una maraviglia et d'una riverenza verso tanto spettacolo di sopra humana bellezza, et infatti mi persuado che quando l'anima d'un corpo è bella et che sopra di quello (com'è lecito) habbia sicurissima podestà, si mostri nelle parti tutte del corpo, et quel che non è bello faccia bellissimo et gratiosissimo, né credo che per altra via possa venire tanta maravigliosa beltà, la quale habbia forza di tirare a sé tutti i spiriti humani. Eccovi detto di questa famosissima Donna chiamata Faustina. Se cotai miracoli se ne ritrovavano a‟ tempi vostri ditelo. Et se ne volete rimanere chiarito a fatto, vi aspettiamo qui Messer Paulo Ghinucci254 et io. De le cose d'Algieri par che si senta mala nuova, dicendosi così di nascoso che l'armata Imperiale ha patito grandissimo naufragio, che Iddio non voglia. Et se altro s'intenderà darovvine avviso, se per sorte non mi converrà passar per Siena et girmene in Lombardia. Et senza tesser più parole, di cuore mi raccomando a Voi, et a Madonna, et alla Contessa Fillide255, et al Conte Giovanni256.

Di Roma a‟ XXII di ottobre MDXLI.

254 Personaggio su cui non ho trovato informazioni. 255 Figura non identificata.

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XIII

(I, cc. 63v-64r)

È la lettera che apre il trattatello politico intitolato Materia de‟ Governi, che si

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