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L‟epistola è una delle più preziose della raccolta per le informazioni sull‟Accademia della Virtù di Roma: Contile fa un elenco dei personaggi più importanti che la

animano e spiega che si incontrano due volte la settimana e leggono insieme

Vitruvio, affidando a turno ai vari accademici il commento. Sono presenti inoltre

riferimenti alle trattative per il matrimonio tra il nipote del cardinale Trivulzio, il

conte Giovanni, e Laura Gonzaga, parente del cardinale di Mantova Ercole

Gonzaga, di cui Contile ebbe il compito di occuparsi. Queste furono rese difficoltose

dall‟atteggiamento del cardinale Trivulzio che pretendeva una dote ricchissima, e il

lungo posticiparsi del matrimonio rovinò definitivamente il rapporto, già difficile,

tra Contile e il padrone. In chiusura della lettera un accenno alle prime voci di un

futuro incontro tra l‟imperatore Carlo V e papa Paolo III, che si terrà a Lucca nel

settembre 1541 e al quale si recherà anche Contile insieme alla corte papale.

Al Signor Sigismondo da Este188.

Eccomi pur in Roma, e vi restarò per qualche giorno. Credo che ciò sia fatto più perché rimanga impedito il mio disegno, che per conto che si faccia del negotio tanto importante al Conte Giovanni189. Per hora non curo punto questo mio indugio, perché libero vo per ordinario ogni giorno in casa de Monsignor Tolomei, dove frequenta l'Academia de la Vertù, la quale, oltra che sia ricca di tutte le lingue, possiede anco tutte le scienze. Laonde io, che ne sono bisognoso, e raccolto e gratamente abbracciato da loro fo a guisa de le api, che in diversi luoghi vanno cogliendo e cibando diversi fiori, de‟ quali ne producono una sostanza sì soave e sì dolce. E benché quei animaletti vi lascino la vita, io ho questo maggior vantaggio che l'accresco, e spero con tal modo difenderla da morte. Sappia Vostra Signoria

188 È probabilmente Sigismondo II d‟Este, signore di San Martino e marito di Giustina Trivulzio,

nipote del cardinale Agostino.

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che essendo qui dui giorni de la settimana un bel sentire, che ancora è un reverendo vedere. Primamente haviamo il Molza190, che ogniuno lo conosce, e si tiene che ne la poesia latina e volgare non sia hoggi (salvo l'honore d'ogniuno) chi lo agguagli, e degli antichi non si trova chi lo avanzi. Èvvi il Longhena191 dottore spagnuolo, possessore de le sette arti liberali, cosa stupenda e piena di ammirazione: è egli piacevole, ornato di ottimi costumi e commodo d'honesta fortuna; parimente ci si truova il Cincio192, medico di Madama Margarita d'Austria193, gran filosofo, buonissimo medico e celebràtissimo greco, benché sia fiamengo194; fra questi è il Filandro francese195, huomo dottissimo quasi in tutte le facoltà, e perfettamente possiede la lingua greca. Quanto vaglia il Flamminio196 è publico grido al mondo, e ne la dignità poetica e ne la oratoria professione. Francesco Austini197 da Fabriano non meno de gli altri, e in ogni dottrina istrutto e non meno dotto e adorno di qual altro che concorra in questo Romano Liceo. Che dirò di Monsignor Claudio Tolomei? È pur noto a ciascuno come possegga e tutte le lingue e tutte le scienze, e come di urbanità, di prudenza e d'honorata vita possa egli esser esempio del secol nostro. Che bello udire il suono di tanta unita sapienza, che bel veder l'aspetto venerando di tutti. Tutti, dico, canuti, che gli Ephori198 e gli Areopagiti199 concorrerebbono a reverir questi sei sapienti di Roma. Fra ‟ quali molti altri sono che sariano degni di esser nominati, ma per rispetto de l'età basta loro sì gran ventura che hanno di vedersi un numero di cotanto senno200. Creda più oltra Vostra Signoria che non manca a questi di potere e di saper ragionar di guerra per proprio esercitio, e di governi de stati per lunga esperienza, e d'altri negotii del mondo per compita notitia. L'ordine

190 Francesco Maria Molza (Modena, 18 giugno 1489-Modena, 28 febbraio 1544), fu un poeta

eccellente in latino e volgare. Celebre per la sua vita dissoluta, fu grande amico di Contile, che vegliò su di lui quando era prossimo alla morte.

191 Non ho trovato informazioni su questo accademico. 192

Giuseppe Cincio, medico di origine fiamminga, autore di un commento parodico a Petrarca stampato nella raccolta di lettere facete curata dall‟Atanagi.

193 Margherita d‟Austria, o d‟Asburgo (Audenarde, 28 dicembre 1522-Ortona, 18 gennaio 1586), era

figlia di Carlo V. Sposò il duca Ottavio Farnese, divenendo duchessa di Parma e Piacenza.

194 Celebrato per la sua perizia nel greco.

195 Guglielmo Filandro francese, grecista, fu uomo dotto, assistente agli studi di Giorgio di Armagnac,

vescovo Ruteno e ambasciatore di Francia a Venezia.

196

Marcantonio Flaminio (Serravalle 1498-Roma, 18 febbraio 1550) fu scrittore di poesie latine. Durante il suo periodo di formazione viaggiò molto: Roma, Napoli, Urbino, Bologna, prima di stabilirsi a Padova per approfondire gli studi di filosofia. Entrò in contatto con alcune delle personalità più importanti della letteratura italiana del periodo, come Bembo e Castiglione.

197 Francesco Agostini. 198

I cinque magistrati al più alto grado nell‟amministrazione di Sparta.

199

Scelti dagli Arconti di Atene, erano celebri per saggezza e imparzialità.

200 Citazione dantesca da Inferno IV, vv. 97-102: «Da ch‟ebber ragionato insieme alquanto, / volsersi

a me con salutevol cenno, / e ‟l mio maestro sorrise di tanto; / e più d‟onore ancora assai mi fenno, / ch‟e‟ sì mi fecer de la loro schiera, / sì ch‟io fui sesto tra cotanto senno».

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poi commune che è fra loro [è] di radunarsi due volte la settimana e si legge Vitruvio, et a ciascuno tocca la sua parte, dandosi tempo che si possa studiare otto giorni. Né però hanno di questo così grave peso allegierito la debolezza del mio ingegno, tuttavia non temo, perché ne le mie tenebre abbondantemente mi fanno lume con i loro splendori. Conosco che potrò con mio guadagno e con mio riposo straccar l'iracondia di questo Reverendissimo Prelato, anzi, credo che vedendomi allegro in così honesto trapassatempo, per dispetto e non per rispetto, mi risolverà ch'io venga, se però il sospetto del mio disegno non lo rafrena. Qui si fa apparecchio di andare chi dice a Bologna, chi a Lucca, dove hanno da abboccarsi insieme il Papa e l'Imperadore, il quale ha disegnato (per quanto publicamente si dice) di far l'impresa d'Algieri, che sarà dura e pericolosa sì perché in quelle spiaggie sempre quasi il mare è tempestoso, sì ancora per esser il tempo molto innanzi, indugiandosi cotale abboccamento a settembre prossimo. Tuttavia in queste sì fatte guerre si può e deve sperar vittoria, sì per esser fatta da cotanto possente Imperatore con il santissimo consiglio del Papa, ma molto più che Iddio, a laude e gloria de la sua Chiesa, sicuramente suol prestar il suo divino aiuto. Per questa cagione finalmente potrei uscir fuor di Roma, e mi si potrebbe ordinare il fine del negotio. Non voglio con più lunghe parole tediar Vostra Signoria, baciandole le mani. Di Roma a‟ XVIII di luglio MDXLI.

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VI

(I, cc. 29v-31r)

Ancora l‟Accademia della Virtù è protagonista: Contile racconta a Ippolito Quinzio

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