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Tra i compiti che furono assegnati a Contile a servizio del cardinale di Trento Cristoforo Madruzzo ci fu quello di accompagnarne il nipote, Ludovico Madruzzo, in

Germania. Il Nostro non ne fu felice perché ritenne l‟incarico indegno del suo

valore, ma non rifiutò. In questa epistola Contile descrive le feste e i banchetti per il

matrimonio delle figlie di Antonio Foccari, membro della ricchissima famiglia

tedesca dei Függer: abituato all‟eleganza delle corti italiane, rimase scandalizzato

dai modi e dalle abitudini di uomini definiti «salvatichi e sgarbati». E ad aumentare

la rabbia di Contile contribuiva il fatto che questi mediocri cortigiani, nonostante le

lodi che gli tributavano, lo trascurassero.

A Monsignor Bia330.

Più mie lettere et di diversi luoghi ho scritte a Vostra Signoria nei giorni passati, né cessarò di tediarla; e 'l tedio sarebbe da me schifato, se a lei et a me questo uffitio fusse fastidioso: ma essendomi diletto grande lo scriverle et a lei piacere il leggere, non crederò di essere né temerario, né dispiacevole, et ben so ch'ella farà a guisa dell'infermo, che con fastidio si medica ancor che la medicina gli giovi. La gentilezza di Vostra Signoria va tanto oltre che supera la prosontione de‟ fastidiosi, et gli assicura che al fin le sia grato quello ch'è gratissimo a loro. Mi è dispiacciuto d'haver inteso ch'ella si ritruovi indisposta, come 'l Bordogna331 me ne scrive, pur ei mi certifica non esser male di pericolo, ma purgamento per fortificar la sanità. Noi siamo qui alle nozze a gala, et questo Antonio Foccari, o moderno Mida, o novello Creso332, ha dato nome nel maritaggio delle due figliuole, che da quattro mesi in qua ha speso ogni dì dugento fiorini, et hora nel colmo dell'uso nozzaresco ne spende

330

Uno dei corrispondenti più frequenti della raccolta. Lui e il fratello, il conte Melchiorre Bia, aiutarono Contile a entrare a servizio presso il cardinale Madruzzo, come si intuisce dalla lettera inviata allo stesso Bia il 16 ottobre 1554 da Augusta, cc. 138v-140v.

331 Figura non identificata.

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trecento. Giurovi, Monsignor mio, et lo confessano questi nostri, che gli otto conviti non hanno pasciuto in tutto cinquecento persone. Et le tavole di tanti gentilhuomini salvatichi, de‟ consiglieri, di secretari, de‟ camerieri, di capitani, dei cittadini et d'altrettante donne de‟ medesimi gradi, ho vedute sì scariche di robba, massimamente di fagiani, di capponi, di pernici, di pavoni, di galline d'India333, che mi vergognavo. Vinaccio fracido, confusione stomachevole, tardanza di portare vivande, in maniera che un'hora intera stava la tavola vota, soprabbondante di cicalarie, di chiacchieramenti et d'incivili costumi, senza suoni, senza musiche, senz'altri trattenimenti alle nozze necessarii. Le spose sono di belle carni, di finissimi capelli indorati dalla natura, dicon che hanno a comparatione delle altre assai garbati modi. I lor balli, Vostra Signoria gli sa, ma vanno questi huomini a branco et altro non fanno che strisciar piedi et correre come s'havessero le scope dietro le spalle. A me forestiero hanno fatte quelle carezze a guisa d'huomo tutto contrario alla loro inumanità, et di quegli che ho conosciuti in diversi luoghi d'Italia, che in piazza mi hanno accarezzato, alle nozze hanno finto di non vedermi, et quando pur sovente mi accadeva di far compagnia a Monsignor Eletto334, o nell'entrar dentro le porte della casa, o dentro gli usci delle sale, con tutti fra loro si cerimoniava, et io rimanevo a far coda a queste bestie, et questi nostri non si sarebbero degnati pur di mostrare che io non sono uno uccellaccio, ma che di loro, et di maggior di loro son meglio assai, ridendomi a creppacuore della gentilezza salvatica che hanno attaccata nel core et nei gesti questi animali. So che non fanno l'amico in casa loro. Et alcune volte che m'hanno domandato che me ne pare di questi balli et di queste nozze, sempre io ho risposto che i miei occhi non s'affaticano in guardare la loro rustichezza. Dicevano tutti a gara: il Contile è huomo honorato, stimato nel suo paese et per tutti i luoghi dove egli è andato, ma però stavano lontani dall'invitarmi. Non ho fatto così io, ch'ogni carogna di loro ho fatto accarezzare, donare et pasteggiare in Perugia, in Fiorenza, in Modena, in San Martino335 et in Mantua, et Dio sa che disinare io fei dar quivi ad alcuni in casa degli Aldegatti. Vadino al bordello, che ne farò per l'avvenire quella stima che si debba fare d'un sacco di letame. Promettovi, Signor mio, che se 'l Cardinale mi volesse tener qui et darmi il suo tappeto con un cartoccio della sua polvere, non vi starei tre mesi più. Ho scritte molte lettere a Roma et fra gli altri a Monsignor di Ceneda336 et a Monsignor Della Casa337, che sono hoggi i primi che habbia Sua Santità. Ho detto cose di Monsignor Eletto che

333 Galline d‟India: „faraone‟. 334

Lodovico Madruzzo, nipote del cardinale di Trento Cristoforo Madruzzo.

335

San Martino in Rio, in provincia di Reggio Emilia. Divenne centro di una signoria indipendente per un ramo cadetto degli Este, con Sigismondo, ed era conosciuto anche come San Martino d‟Este.

336 Michele della Torre. 337 Giovanni della Casa.

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sarebbero bastante a lodare il primo teologo della nostra fede, il più dotto dell'età nostra, il più accostumato che fusse fra i lxxj interpreti, il più nemico de‟ luterani che mai si trovasse, il più certo propugnacolo della fede nostra c'hoggi si possa scegliere in parte alcuna sì per le lettere, sì per le lingue, sì per la natione, sì per il parentado, sì per le adherenze, sì per la nobiltà et sì per il grado della sostitutione338 che tiene, le quai cose so che i dui Monsignori referiranno al Papa et gli mostraranno forse le proprie lettere, laonde havendo da tener, Signor Bia, un nontio continuamente presso a questo santissimo Re, chi potrebbe esser megliore, più oportuno e di più speranza? Io sono conosciuto in Roma et massimamente dai sudetti duoi prelati, onde fermamente credo che le mie lettere saranno tenute di credito et di fede. Non dirò altro in questa mia, raccomandandomi cordialmente a Vostra Signoria. Di Augusta a‟ VII d'ottobre MDLIIII.

338 Sostituzione: termine legale che indica il prendere il posto di un altro erede istituito. Contile si

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XXXII

(II, cc. 148r-152v)

Una delle lettere più lunghe di tutta la raccolta (cinque carte), scritta all‟amico

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