Facendo un brevissimo riassunto di storia generale Cuba è diventata un possedimento Spagnolo poco dopo la scoperta dell’America, nel XVI secolo vi è iniziata la tratta degli schiavi importati nell’isola per lavorare nelle piantagioni di zucchero e tabacco, dal XIX secolo la società creola, nata e sviluppatasi da coloni spagnoli e da schiavi africani, ha iniziato a ribellarsi allo sfruttamento ed al potere centrale mettendo in atto una serie di rivolte che portarono il Paese all’indipendenza scritta ma non di fatto. Dopodiché su Cuba iniziò a stabilirsi il controllo degli Stati Uniti, gli americani infatti erano i principali investitori di capitali e con i quali il Paese aveva stretti vincoli economici e di scambio commerciale. I governi che si sono susseguiti nell’isola rispecchiavano quasi tutti gli
interessi americani, Cuba era a tutti gli effetti un Paese capilista sotto lo stretto controllo, economico e politico, degli Stati Uniti. Cuba era colma di attività di proprietà statunitense, fabbriche, industrie, terreni, case da gioco, bordelli, piantagioni, e via dicendo. Nella popolazione cubana il malcontento per la situazione di controllo e sfruttamento veniva ampliamente avvertito, in particolare in campagna tra i contadini, i quali erano costretti a lavorare la terra di un proprietario per un salario minimo, nemmeno indispensabile per il sostentamento della famiglia, senza essere padroni della propria casa o di un piccolo appezzamento di terreno utile per sfamarsi, senza avere i mezzi ed i soldi per avere accesso ai servizi minimi che uno Stato può offrire. Nel 1952, con l’appoggio degli Stati Uniti, salì al governo il militare Batista, il quale non tardò ad instaurare nel paese un regime dittatoriale. L’illegalità del suo governo e delle sue leggi, secondo la costituzione cubana, crearono non poco dissenso nella popolazione, sino a che, nel 1953 un giovane avvocato, Fidel Castro, radunò un piccolo gruppo di ribelli e coordinò due assalti a delle caserme militari, subito dopo venne preso, arrestato e mandato in esilio in Messico. Fidel Castro in esilio conobbe il medico Ernesto Che Guevara, ed insieme si preparano allo scontro, progettando di tornare a Cuba per liberarla dal dittatore, ciò avvenne nel 1956 con la creazione dell’esercito rivoluzionario. Nel 1959, dopo anni di lotta armata, l’esercito ribelle riuscì a giungere all’Havana, il dittatore Batista scappò dall’isola lasciando così il governo in mano ai rivoluzionari. Dal 1959 in poi Cuba, da Paese capitalista soggetto al dominio degli
Usa, divenne una Paese socialista indipendente, il governo di Fidel Castro durò sino al 2008, anno nel quale prese poi le redini dell’isola suo fratello Raul Castro, attualmente ancora presidente. Il cambio fu totale, moltissime attività private divennero statali, per questo motivo molta gente (in particolare proprietari terrieri e di aziende) abbandonò il Paese per recarsi negli Stati Uniti, i contadini divennero proprietari della terra che coltivavano, tutti i cittadini acquisirono il diritto ad essere proprietari della casa nella quale risiedevano, la sanità e l’istruzione divennero gratuite ed universali, venne istituito il salario minimo (queste sono solo alcune delle nove regole adottate dal governo rivoluzionario cubano, forse le più rilevanti). Dopo questa svolta politica nel 1960 gli Stati Uniti reagirono ponendo l’embargo economico a Cuba, ma data la sua alleanza con l’Unione Sovietica, Paese che appoggiava le ideologie comuniste, l’isola non ebbe per alcuni anni problemi economici assai rilevanti. La grave crisi economica iniziò nel 1990 in seguito alla caduta dell’URSS, Cuba si trovò di fatto a non avere più alcuno scambio economico-commerciale con altri paesi. Questa grave crisi che la afflisse venne chiama Periodo Especial, o in italiano, Periodo Speciale, il quale fu estremamente duro per i primi tre - quattro anni, poi andò attenuandosi, sino a che la situazione non si stabilizzò intorno agli anni 2000, anni nei quali Cuba per sopravvivere dovette aprirsi agli investimenti di capitale estero nel suo Paese, in particolare nel settore del turismo, e dare sempre maggiori concessioni alle attività private cubane. Ciò perché lo Stato potesse continuare a guadagnare soldi da reinvestire
poi in servizi e strutture ad uso gratuito dei suoi cittadini, per non far precipitare la situazione del Paese, il quale sino ad ora non ha mai voluto fare passi indietro, ovvero non ha mai preso in considerazione l’idea di tornare al capitalismo; il governo per ora continua a vietare ad esempio l’apertura di scuole e cliniche private, non vuole ci sia speculazione su diritti che ritiene fondamentali ed universali per il proprio popolo, mantenendo così una politica socialista. Poco dopo il 2000 nell’isola venne introdotto il CUC (o Peso Cubano Convertibile), una moneta convertibile equiparabile al dollaro, in quanto il dollaro non poteva più essere accettato e veniva penalizzato da delle clausole dell’embargo (ad ogni modo il dollaro veniva usato quasi esclusivamente dallo Stato per transazioni estere, poco veniva utilizzato dalla popolazione, la quale adoperava soltanto la moneta nazionale, il Peso Cubano o Cup).
Attualmente a Cuba circolano due monete, questo CUC, con circa il medesimo valore del dollaro, ed il CUP o MN (Moneda Nacional), moneta nazionale utilizzata dai cubani, con la quale ricevono il salario. La doppia moneta mette in risalto i problemi economici che attualmente affronta la popolazione, soprattutto perché il Cuc è entrato in circolazione nell’uso comune, vi è una netta divisione tra attività statali, nelle quali si usa prevalentemente il Cup, e attività private, o come le chiamano i cubani particulares, nelle quali si adopera prevalentemente il Cuc. Uno stipendio medio a Cuba si aggira intorno ai
trecento Cup, che convertiti in Cuc sono circa dodici dollari, il rapporto è di 1 : 25 circa, il problema principale risiede nel fatto che i prodotti statali sono pochi e parcellizzati, mentre quelli che si trovano nelle attività private sono svariati ma costano molto di più. Succede che ad oggi, una persona cubana che guadagna trecento pesos al mese fa difficoltà a reperire prodotti anche di primaria importanza, lo stipendio che percepisce difficilmente è sufficiente a soddisfare le sue esigenze, per questo motivo la gente a Cuba parla in continuazione di problemi economici. Faccio un breve esempio per illustrare la situazione, esempio che mi è stato fatto svariate volte dai miei interlocutori: Una persona guadagna trecento pesos mensili, per cucinare ha bisogno dell’olio o della pasta o del formaggio, questi prodotti nella bottega di Stato costano poco, quattro o cinque pesos (venti o venticinque centesimi di Cuc, di dollaro), il problema è che nella bottega non si trovano sempre, magari solo tre volte al mese, e spesso quando si trovano sono divisi per la popolazione, quindi non se ne possono comprare più di una certa quantità. Ciò perché lo Stato ha un’economia debole, scarsa, bloccata e messa in difficoltà dall’embargo, i prodotti cubani non sono molti e quelli importati dallo Stato sono pochi, quindi nelle sue botteghe le cose non abbondano. La persona quindi, se ha bisogno di acquistare questi prodotti, deve rivolgersi ad un negozio privato, dove le cose si trovano, perché la gente le importa privatamente da altri paesi, ma costano, per esempio, dieci volte tanto; così una bottiglia di olio da un particular può costare due dollari, e se la persona ne guadagna dodici al mese si
capisce subito dove risiede il problema economico che vivono oggi le famiglie cubane, molte delle quali vivono in gran ristrettezza economica.
Luisa, soggetto della mia tesi, come già indicato, è nata nel 1938, è una persona comune che ha attraversato diverse tappe salienti della storia cubana; come precedentemente accennato, ha trascorso la sua infanzia ed adolescenza in campagna, in quanto figlia di un contadino che lavorava la terra di un proprietario di una fincas, una azienda agricola. Era solo una ragazzina quando nel 1952 si è instaurata nel Paese la dittatura di Batista, aveva vent’anni quando ha trionfato la rivoluzione, a ventiquattro anni si è sposata e si è trasferita in città, cambiando totalmente stile di vita. Stava per andare in pensione quando, negli anni ’90, Cuba è stata messa alla prova dal Periodo Speciale, ad oggi vive serenamente la sua vecchiaia, con la figlia e le due nipoti, nonostante i problemi economici che affliggono il Paese ed i suoi abitanti. Quando ho iniziato a centrare tutta la mia ricerca su una storia di vita mi ero posta un solo obiettivo: arrivare a capire cosa avesse significato vivere determinati avvenimenti (in questo caso della storia di Cuba) per una persona. Partendo dalla storia generale, documentandomi sugli eventi, volevo scorgere, e vorrei far scorgere, cosa però accadeva nel particolare, nella vita quotidiana di una persona cubana.
La tesi è suddivisa in quattro parti, ogni parte esamina un contesto specifico, determinati accadimenti sia individuali che collettivi, collegando la storia di Luisa con la storia di Cuba. Il secondo capitolo è dedicato all’attualità ed alle problematiche che affliggono le persone, con le quali Luisa si scontra quotidianamente. Il terzo capitolo parla della vita di Luisa nel periodo prerivoluzionario capitalista, quando Cuba era governata da esponenti collegati al governo americano, quando era di fatto sotto il dominio dei grandi proprietari terrieri e quando lei viveva in una famiglia contadina in una finca, una sorta di latifondo. Il quarto capitolo prende in esame il periodo socialista dopo il 1960, periodo in cui Luisa si trasferisce in città, cambiando completamente la sua vita. Infine il quinto Capitolo è dedicato a quel periodo di grave crisi vissuto dall’isola, chiamato “speciale”, al quale Luisa, come tutti gli altri cubani, si è trovata a far fronte.
CAPITOLO 2