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UNA LIBRA DE CARNE VALÍA HASTA SETENTA PESOS

5.1 Dalla dogana alla pensione.

Dopo circa sei anni passati a faticare giorno e notte, piegata davanti ad un secchio a lavare panni sporchi altrui per mantenersi, Luisa nel 1976 trova un lavoro alla dogana di Matanzas, nel porto situato a pochi metri da casa sua. Il suo primo impiego è da donna delle pulizie, dopo qualche tempo, in seguito al pensionamento di una collega, viene spostata nella cucina della mensa dipendenti, sino a che non diventerà la prima cuoca della dogana. La vita, con un lavoro normale e stabile, migliora e la sua situazione economica trova un buon equilibrio, che durerà sino al pensionamento.

Nei quindici anni da cuoca alla famiglia non mancava il minimo, non eravamo ricchi però si stava abbastanza bene, non mancava il cibo, non avevamo una vita amplia, però io tiravo avanti [subsistía], vivevo, più o meno, più o meno facendo sacrifici si fa tutto, avevamo alcune necessità perché si ha sempre necessità, anche adesso, però vabbè. 1

Oltre ad uno stipendio che le consentiva di avere una vita dignitosa alla dogana ogni anno veniva eletto il miglior lavoratore, al quale venivano regalati dei premi, e Luisa, abituata com’era a lavorare costantemente, non faceva difficoltà a vincere, per diversi anni

infatti venne eletta miglior lavoratrice della dogana (Fig. 15), portando a casa elettrodomestici che col suo stipendio non avrebbe potuto permettersi:

La prima lavatrice la vidi alla dogana, lavorando la vinsi, per buon lavoro vinsi una lavatrice, fu la prima lavatrice che io ebbi, la vinsi dal sindacato, mi spettava una lavatrice perché io ero una lavoratrice molto brava.. Io andai nell’Unione Sovietica per buona condotta, mi regalarono un viaggio per buon lavoro, vinsi una lavatrice, un televisore, per poco non vinsi un frigorifero, perché davano regali ai migliori lavoratori. 2

Nel 1985 la dogana regala a Luisa un viaggio di due settimane nell’Unione Sovietica, parte a maggio e ci va con suo figlio Jesus (Fig. 16). Questa fu l’unica volta che la mia interlocutrice lasciò il suo paese, di quel viaggio me ne parlava spesso, in particolare mi raccontava della mancanza di casa provata, della voglia di tornare a Matanzas e di mangiare riso lesso, assente in Russia, ma che lei era abituata a mangiare ad ogni pasto fin da bambina. “Me parecía de no comer sin arroz”, mi diceva di quel viaggio dall’altro lato del mondo, ovvero “Mi sembrava di non mangiare senza riso”, la nostalgia di casa, mai abbandonata, e delle abitudini mai cambiate erano praticamente le uniche cose che emergevano dalle sue narrazioni di quelle due settimane. L’anno dopo quell’avventura, nel 1986, suo figlio Jesus morì giovanissimo, poco più che ventenne, in un incidente d’auto, così

Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.

un’altra sofferenza si aggiunse nella vita di Luisa. Il viaggio in Russia era da lei spesso associato alla morte del figlio, una morte che lasciò un vuoto incolmabile, che fece scaturire in Luisa un’angoscia incontrollabile e, nei tempi successivi la sua morte, un ripudio indescrivibile per quella casa tanto amata, ottenuta grazie ai sacrifici di una vita, nella quale non vedeva l’ora di tornare dopo soli quattordici giorni di assenza. Io non me la sono mai sentita di fare tante domande, di scavare in questo suo dolore, spesso inenarrabile e lasciato svanire in lunghi silenzi; di quell’avvenimento Luisa mi raccontò solo di come poi non fu più in grado di restare a casa da sola per lungo tempo, di quanta paura le facesse addormentarsi e sognare suo figlio, di quanta tristezza provasse nell’entrare in casa e non trovarlo. La casa che amava, mi disse, per lungo periodo la odiò, ci vollero alcuni anni per superare il trauma e per tornare a star bene in quell’abitazione, per ritrovare un equilibrio armonico con se stessa e con il suo habitat. L’avvenimento che ristabilì la situazione, che riportò il tutto alla normalità, fu la nascita di sua nipote Jenny, badando alla quale Luisa riuscì a superare quel brutto periodo ed a collocare nel profondo del cuore Jesus, in modo tale che il suo ricordo non le desse più attacchi di ansia, di panico e spaesamento.

Nel 1991 Luisa andò in pensione a causa di svariati problemi fisici, quali in particolare la pressione alta e delle vene varicose dolenti alle gambe, ma anche per la nascita della prima nipote, Jenny, alla quale appunto decise di dedicarsi per aiutare la figlia Belkis.

[…] andai in pensione e rimasi sola con la bambina [Jenny]. Presentai la pensione e me la diedero per incapacità, per problemi fisici, e quindi siccome era per questo e non per gli anni di servizio mi pensionarono con ottanta pesos e niente di più, quando lavoravo guadagnavo intorno ai centosettanta pesos. 3

I primi sentori che qualcosa a Cuba stava cambiando si ebbero verso la fine degli anni ’80, per Luisa erano gli ultimi anni di lavoro come cuoca alla dogana, in quel periodo si rese conto ben presto che qualcosa non andava, in quanto gli addetti alla cucina iniziarono a far sempre più fatica a reperire il cibo per sfamare i numerosi dipendenti del porto:

Io ci mettevo tutto il mio impegno perché le cose mi venissero bene, dopo la vidi brutta prima di pensionarmi alla dogana perché ci stava attaccando un periodo speciale, nel periodo speciale si faticava molto per procurare il cibo, per reperire alimenti.. Io mi ricordo che c’erano giorni che non avevamo nemmeno il sale, che non sapevamo nemmeno con cosa 4

cucinare, il capo infilato [metido] di qua e di là per cercare il cibo per i lavoratori.. Non si poteva dare carne tutti i giorni perché era difficile da trovare, e lui [Il capo] inventandosi questo e quello perché c’era da preparare il pranzo ai lavoratori.. C’erano volte che

Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.

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Si veda appendice: Luisa 3.

Luisa usa il plurale per riferirsi ai suoi colleghi della dogana, in particolari a quelli che insieme a lei

cucinavamo riso e semi, scarseggiavano fagioli, c’era carenza di molte cose, il periodo speciale ci stava colpendo duramente. 5

Il periodo speciale ebbe inizio con la scarsità di cibo, un problema che afflisse tutte le famiglie cubane, portandole al limite della sopportazione e rendendo difficile il soddisfacimento della fame:

Nemmeno tuberi si mangiavano, mangiavamo quello che trovavamo, nemmeno tuberi si 6

trovavano. Un po' di riso, di fagioli, suo marito [Della vicina] aveva seminato qualcosa giù di lì, seminava un po' di yuca, e la vicina a volte mi dava alcune cose.. Noi abbiamo passato la fame Camila. 7

Il conflitto tra Cuba e gli Stati Uniti s’inasprì durante il periodo del 1985-1991, quando erano già presenti i segni di un possibile crollo dell’Unione Sovietica, che infatti poi avvenne. In questo periodo si svilupparono fenomeni a livello internazionale e nell’isola caraibica che finirono con l’influenzare seriamente la capacità della rivoluzione cubana di proseguire con il suo progetto socialista. L’embargo degli Stati Uniti e il fatto di

Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.

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Si veda appendice: Luisa 3.

Luisa usa il plurale intendendo tutti i cubani, che come lei hanno vissuto il periodo di crisi.

appartenere ad un sistema di relazioni economiche al collasso furono le due cause principali che per anni, in particolare durante il periodo especial, lasciarono una pesante impronta nel processo di costruzione e sviluppo del modello socialista cubano, entrato profondamente in crisi negli anni ’90 (Cañedo, Domínguez 2015: 212). L’equilibrio cubano si ruppe completamente tra il 1991 ed il 1992, quando l’isola perdette quasi il settanta per cento degli scambi economici con i mercati socialisti, inoltre per rendere ancora più critica la sua situazione gli Usa inasprirono l’embargo con nuove leggi; Cuba si trovò così in serie difficoltà economiche che solo recentemente cominciò a superare (Cañedo, Domínguez 2015: 213).

Sono stati anni molto difficili perché abbiamo perso mercati, e tutti i paesi dell’America, eccetto Canada e Messico, avevano tolto le relazioni con Cuba, Cuba è stata buttata fuori dall’organizzazione degli stati americani. Se tu non hai le cose, non so un sapone, la cosa più semplice come un sapone, l’industria nazionale può fare il sapone, ma come lo fa, bisogna avere il petrolio per far funzionare le macchine ed avere i materiali primi, bisogna avere la materia prima per farlo e se tu non la puoi comprare perché nessuno te la vende e non la puoi acquistare in nessun posto capisci bene che è un casino. 8

Brano presente nell’intervista fatta ad Ercilio.

Quando nel 1991 si concluse il processo di disintegrazione del socialismo in Europa con la scomparsa dell’Unione Sovietica per Cuba iniziarono anni difficili, molti politici nel mondo s’interrogarono sulla possibilità dell’isola di continuare a costruire un regime socialista (León 2009: 209), date le condizioni nelle quali riversava lo Stato. Luisa ricorda perfettamente questo avvenimento, gli anni del crollo dell’URSS e la situazione di estremo disagio che s’iniziò a vivere a Cuba, nella quale non entrava più nulla, dove non si trovava più niente, nemmeno da mangiare:

Fu quando cadde l’Unione Sovietica, perché mentre c’era l’Unione Sovietica si viveva molto bene, tutto andava bene, non mancava nulla, avevamo di tutto, non mancavano le cose, si trovava un po' di tutto […] dopo che venne il periodo speciale si ridussero le cose, bene tutte queste difficoltà abbiamo avuto qui a Cuba.. L’embargo, nel periodo speciale gli americani ci hanno colpito, non c’era cibo nel Paese, si mangiava riso, fagioli, però tutto frazionato, molto poco, i miei parenti in campagna a volte mi mandavano qualcosa, però era poco, e già eravamo senza un uomo in casa, già Belkis si era separata e non avevamo un uomo in casa ad aiutarci, quello che abbiamo passato Camilla.. Il poco che c’era nel Paese lo Stato lo riservava ai bambini e ai malati, e a volte nemmeno il latte entrava, le persone dovevano cercare qualcosa per mangiare, e siccome le cose erano poche i prezzi salirono moltissimo, io e Belkis a volte mangiavamo solamente un piatto di riso in tutto il giorno, o un po' di pane.. Guarda io mi ricordo che all’inizio di questo periodo a volte non entrava neanche il latte, io

avevo Jenny piccola, era un giorno col temporale, e la sua altra nonna si fece tutta Matanzas camminando, a piedi sotto al temporale, per cercare un po' di latte in polvere e darlo a Jenny. 9

La grave crisi economica e la scarsa affluenza di merci e generi alimentari nell’isola fece lievitare i prezzi, così il cibo oltre ad essere poco divenne anche alquanto costoso, e quindi difficilmente acquistabile dalle famiglie con un reddito medio-basso. Luisa si ricorda in particolare i prezzi della carne, che per anni quasi non ha mangiato, in quanto nonostante Belkis lavorasse molto, facendo svariati turni in ospedale, i soldi non bastavano per poter comprare alimenti, come la carne, che in quegli anni raggiunsero prezzi impressionanti.

Tuttavia nessuno è morto di fame, però molto scarseggiò, qui ci fu un periodo quando io tenevo Jenny piccolina che una libbra di carne, una libbra di carne di maiale, i [Negozi] particolari [Privati, non statali] ti chiedevano settanta pesos cubani , che cos’è una libbra, 10

dimmi te che cos’è una libbra di carne che nemmeno basta per la cena di una persona.. A settanta, settanta pesos una libbra di carne di maiale, io non so nemmeno come abbiamo fatto. 11

Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.

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Si veda appendice: Luisa 3.

Ad oggi settanta pesos cubani corrispondono a quasi tre dollari, una cifra ingente per qualche grammo di

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carne, che normalmente vale circa un dollaro. Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.