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LA VIEJITA QUE VENDE HIELO

2.3 Dalla nonna alle nipoti.

All’interno della famiglia di Luisa, ma potrei dire tra la gente cubana in generale con la quale mi sono rapportata, ho riscontrato una grande differenza di mentalità tra le varie

generazioni. Il divario è meno eccessivo, ma comunque molto evidente, tra la generazione di Luisa e quella di sua figlia, quindi all’incirca tra quella degli ottantenni e quella successiva dei cinquantenni, è invece abissale, a mio parere, tra la generazione di Luisa, quindi possiamo dire dei nonni, e quella di Jenny e Laura, diciamo dei nipoti. Luisa non mi nascondeva le sue considerazioni a riguardo, vedendo le nipoti a volte come delle aliene, completamente differenti da lei nei modi di porsi, di pensare, di agire. In particolare mi sottolineava il cambio dei valori che lei notava nei giovani, ciò che per lei era importante magari per le sue nipoti era dato semplicemente per scontato, al contrario vi erano cose alle quali Luisa non dava la benché minima importanza, ma per Jenny e Laura erano di primaria rilevanza.

C’è sempre stato [siempre hubo], c’è sempre stato chi ha vissuto un pochino meglio dell’altro, c’è sempre qualcuno che è più povero di un altro, chi ha più facoltà [facilidades] nella vita, però adesso sono aumentate molto [di prezzo] le cose, adesso ci sono più cose ed io credo che alla gente non gli basta mai [nunca le alcanza] quello che ha.. La gente adesso vuole di più, vede più cose di un tempo e le vuole.. Gli ideali stanno cambiando, dopo la rivoluzione quello che valeva nella vita era per esempio il diritto di studiare per tutti, adesso i giovani preferiscono non studiare e andare a lavorare con i turisti per guadagnare di più [ganar mas], il mondo sta cambiando.. Mia figlia voleva studiare e fare il medico, mia nipote [Laura] vuole andare a lavorare per comprarsi cose, cose che prima nemmeno esistevano.

Adesso i giovani vogliono più cose [quieren mas cosas], vivono in un mondo differente, hanno altri valori [tienen otros valores] e danno rilevanza ad altre cose che prima nemmeno c’erano [que antes ni había], però non si può dire che a Cuba ti mancano le cose fondamentali, questo credo di no. 20

I tempi sono cambiati, Cuba è un altro mondo rispetto ad una volta, le nuove generazioni hanno preoccupazioni, aspirazioni, bisogni che al tempo di Luisa nemmeno esistevano. Gli ottantenni sono stati testimoni di un cambio epocale, sono passati da una situazione ad un’altra, totalmente differente, il maggior cambiamento è stato soprattutto nell’acquisizione di diritti prima impensabili per l’intera popolazione. I figli della rivoluzione poi, quindi quelli nati dopo gli anni ’60, come sua figlia Belkis, sono cresciuti con determinati valori; questi anche se non condivisi da chiunque sono sicuramente circolati all’interno di tutto il popolo cubano, attraverso la radio, la televisione, i giornali, i libri, etc. Ancora oggi lo Stato veicola le informazioni diffondendo i valori rivoluzionari per tutta Cuba, soprattutto attraverso la televisione ed i quotidiani, insistendo sul fatto che solo nell’isola alcuni ambiti (in particolare istruzione, sanità e diritto alla casa ed al lavoro) sono universali e gratuiti per tutti i cittadini. Ma ciò che un tempo era, forse, tenuto più in considerazione, riconosciuto come una conquista da proteggere e mantenere nonostante le difficoltà, oggi inizia ad essere dato per scontato dalle generazioni che quegli avvenimenti

non li hanno vissuti, ne ci sono nati immersi. Oggi l’attenzione dei giovani, ma non solo, direi della gente in generale, ricade su altre cose, probabilmente più materiali ma non meno importanti, dato che la situazione sociale ed economica dell’isola si ripercuote direttamente su tutte le vite dei cittadini.

L’adozione del nuovo sistema economico e i risultati della piena integrazione economica di Cuba al campo socialista furono diseguali e, a volte, contraddittori. Avanzò l’economia, migliorarono i servizi, aumentò il benessere materiale e si godette [disfrutó] di un certo livello di stabilità, ma allo stesso tempo ciò implicò degli insoddisfacenti livelli di efficenza economica, tecnologie dispendiose di energia, un processo inversionista lento ed inefficiente, la mancanza di una base alimentare solida propria, una dipendenza troppo alta da alcune importazioni ed un sistema che sviluppò impresa perseguendo una redditività artificiale mediante l’innalzamento dei prezzi senza badare [sin atender] ai costi effettivi [reales]. La mediocrità e l’opportunismo fiorirono in questa fase e provocarono in certi settori indisciplina lavorativa, insoddisfazione personale, apatia politica, emarginazione sociale, incluso l’incremento di delinquenza, così come la rivitalizzazione di tendenze individualiste e consumiste (Cervera, 2015: 236-237). 21

In questo excursus l’autore del libro cerca di delineare l’inizio, individuato negli anni ’70 circa, di una fase

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critica per Cuba che ha portato all’attuale situazione dell’isola. In particolare si delineano le cause dei problemi economici e dell’insoddisfazione delle persone che ad oggi si trovano in una situazione precaria,

La situazione economica Cubana non è delle migliori, le famiglie con un reddito statale faticano ad arrivare a fine mese, ogni cosa costa sempre di più e lo stipendio non è in grado di soddisfare molte delle necessità che oggi la gente ha. Diverse persone si sentono limitate, sono insoddisfatte, in particolare le nuove generazioni, le quali, soprattutto attraverso l’uso di internet, comparano il loro stile di vita con quello di chi risiede fuori dall’isola, più frequentemente negli Stati Uniti, non trovandolo adeguato. Inoltre il dislivello economico tra chi guadagna in Cuc (magari aprendo un’attività privata o lavorando a contatto con i turisti) e chi guadagna in Cup (avendo uno stipendio statale) è decisamente notevole, da qui il sempre più consistente abbandono degli studi in età giovanile per dedicarsi ad altre attività, potenzialmente più redditizie, ed il senso di ingiusta ed insoddisfazione provato da non pochi cittadini cubani.

Le ricerche parlano di differenze nella qualità del lavoro che non dipendono dalla performance, dalla qualificazione o dall’importanza sociale dell’attività che lo giustifica, ma dallo spazio economico registrato da questo vincolo lavorativo; per ciò, un porta borse di un hotel (che, tra l’altro, non è detto che non sia un laureato) può avere guadagni [ingresos] e condizioni di lavoro di gran lunga migliori [muy superiores] di un cardiologo specializzato in trapianti di cuore. La condizione economica fondamentale - l’adempimento della funzione del lavoro come mezzo di sussistenza - manca per insolvenza relativa della moneta

nazionale che supporta il salario e per l’insufficienza o obsolescenza dei mezzi di lavoro; le condizioni fisiche hanno sofferto di seri deterioramenti in quasi tutti gli ambiti economici, e con esse le condizioni dei locali, dell’alimentazione, dell’abbigliamento e delle calzature - per non parlare della componente estetica - raramente sono adeguate; le condizioni sociali continuano ad essere incomplete e insufficientemente strutturate (Romero 2015: 81-82).

Con le parole dei miei interlocutori:

Perché mentre lo stipendio non è capace di soddisfare le necessità del popolo c’è un confronto tra i due sistemi monetari che porta via l’attenzione ad un conflitto più importante, perché ci sono le persone che guadagnano in Cuc, diciamo a Varadero [Meta turistica di spiagge], e persone come me che guadagnano mille Cup al mese, chi guadagna trecento pesos in cambio sono dieci dollari, e cosa tu compri con dieci? Niente. Perché i prezzi sono in aumento. 22

Non è giusto che una cameriera prenda di più [di chi ha studiato] ne tantomeno è giusto che qualcuno molli gli studi perché nel turismo si guadagna di più.

Brano presente nell’intervista fatta ad Ercilio.

Perché per esempio un ingegnere che lavora in una impresa quasi sicuramente [a lo mejor] non guadagna tanto come uno che lavora nel turismo, per questo nel turismo adesso, in questo momento, ci sono molti laureati [profesionales] che ci lavorano.

[…] però che succede, che i giovani si domandano perché studiare per anni per dopo guadagnare per tutta la vita quindici dollari al mese, quando senza studiare si può lavorare non so, in un hotel, a Varadero, e guadagnare più di un medico. 23

Le stesse tematiche sono state affrontate da Luisa, la quale non sa cosa riserverà il futuro alle sue due nipoti, e la cosa la preoccupa lievemente; si rende conto che le aspirazioni dei giovani sono cambiate e che purtroppo per migliorare il proprio tenore di vita bisogna lavorare in certi ambiti piuttosto che studiare, o abbandonare l’isola. Jenny è laureata, ma più volte mi ha espresso il desiderio di voler diventare guida turistica o di andare a proseguire gli studi altrove, magari in Spagna. Laura ha da poco finito le scuole superiori e ha deciso di non fare i test d’ammissione per l’università, si iscriverà, forse, in futuro, per ora sta svolgendo uno stage in un hotel a Varadero, sperando che in seguito la assumano, sua madre e sua nonna ne sono molto dispiaciute. Luisa, nonostante non sia contenta che sua nipote abbandoni gli studi per fare la cameriera, è conscia del fatto che Laura vorrebbe puntare ad uno stile di vita differente da quello di sua madre Belkis, medico, sicuramente non agiato. Capisce l’esigenza di Laura di cercare lavoro, di puntare al guadagno o per lo

meno di avere qualche soldo per potersi comprare cose che ad oggi sua madre non può permettersi di comprarle, allo stesso tempo però mi ribadiva sempre il fatto che a Cuba, se ci si accontenta, si può vivere tranquillamente. Spesso mi esprimeva di non intendere a pieno questo continuo desiderio, che a suo dire hanno i giovani, di volere sempre più cose, ammetteva anche però che il mondo sta cambiando, che non si vive più come una volta e che le nuove generazioni, ma non solo loro, hanno giustamente pensieri e desideri diversi, che lei forse non aveva perché era una semplice ragazza di campagna. A differenza di Belkis, che tenta in ogni modo di convincere la figlia minore a studiare e che non è affatto contenta di questa scelta, Luisa cerca di capirla e non se la sente di ostacolarla, anche perché esempi in famiglia, di ragazze che hanno scelto di lavorare nel turismo per guadagnare un po' più di soldi, non ne mancano, e spesso vivono meglio di loro:

[…] lei [la figlia del fratello di Luisa] ha il su lavoro, suo marito è dirigente, è di Jovellanos però lavora qui a Matanzas, lei ha una sola figlia, la figlia lavora a Varadero come cameriera, non voglio dire che abbiano molti soldi, però hanno uno stile di vita più amplio [forma de vida

mas amplia] di noi, mi capisci? Quindi lei ha queste possibilità che per esempio ha una bella

casetta, con dei mobili, noi adesso non possiamo comprare i mobili, però vabbè, può essere che un giorno li avremmo. 24

Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.

Io so che mia mamma non è felice, lei è un medico, non le piace che io non studi. Ma io sono stufa di non potermi comprare nemmeno un paio di sandali, sono 4 anni che ho le stesse infradito [chancletas]. Ogni tanto mia cugina mi manda roba dagli Stati Uniti, ma io vorrei essere indipendente. Poi mia mamma guadagna poco [gana poco] anche se è medico, i soldi non bastano [no alcanzan], pensa che invece alla moglie di mio papà [la quale lavora in un hotel] una volta hanno dato ottanta dollari di mancia [propina], infatti spero mi mettano dove lavora lei, so che se piaci ai clienti ti danno soldi. 25

Luisa comprende le nipoti e sa bene che lavorare con i turisti è sinonimo di profitti più alti, e quindi di una migliore condizione di vita. È anche conscia del fatto che molta gente abbandona Cuba, ma spera vivamente che la stessa sorte non tocchi alle sue nipoti. La crisi economica è sempre più pressante, lei è una pensionata, ma sa che per un lavoratore non è facile accettare il fatto di lavorare tanto e guadagnare poco, talmente poco che a malapena si riesce a sopperire ai bisogni primari.

[…] Molta gente se ne va fuori [se va afuera], molta gente va fuori perché vuole andarsene, molta gente se n’è andata per migliorare, per vivere meglio, chiunque fa con la sua vita ciò che ha voglia.

Fuori un medico può fare le sue cose e guadagnare molto, qui un medico lavora duramente [trabaja duro] per lo Stato e non guadagna così tanto.. Qui sono successe [han pasado] molte cose, qui io voglio che tu sappia che se ne sono andati molti medici a compiere missioni e sono rimasti in altri paesi, qua è successo spesso così. 26

Io lo so che le mie nipoti sperano in una vita migliore, con più possibilità, e dati i tempi, che sono cambiati, pensano bene. Io non lo so, magari si sposano con un uomo ricco, o trovano un bel lavoro [buen trabajo], spero solo che non se ne vadano da Cuba. Anche se fuori forse si vive meglio, spero non vadano lontano, è naturale. Però se andranno via per vivere bene sarò comunque contenta per loro, a me basta che siano felici. 27

Questa tematiche riguardano gran parte delle famiglie cubane, non solo quella di Luisa. Negli ultimi anni è in costante aumento l’emigrazione, vista come soluzione individuale ai problemi ed alle insoddisfazioni che la situazione dell’isola genera, in particolare le difficoltà economiche e la soggettività delle persone spingono molti all’avventura migratoria, lasciando il paese povero per uno ricco (Cervera 2015: 225). E non poche volte mi è capitato di imbattermi, con i miei interlocutori, in discorsi e tematiche di questo genere:

Brani presenti nell’intervista fatta a Luisa.

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[…] il mio fidanzato e mio cognato, loro si, hanno il desiderio come molti giovani di andarsene, loro pensano [ven] che avranno un futuro migliore, più possibilità di avere cose, dicono che li [negli Stati Uniti] si lavora molto duramente però che uno vede i frutti del suo lavoro, non come qua. E loro vogliono in una certa maniera vedere questi frutti, che qua non vedono, qui guadagnano [cobran] poco, come [igual] la maggior parte delle persone, e quindi bene come ti ho detto, in una certa maniera ci ha toccato questa fortuna [di lasciare Cuba per gli Stati Uniti].

Bene sono persone giovani con ambizioni, con ambizioni normali, è ovvio che qualcuno che lavora vuole vedere i risultati [los frutos] del suo lavoro, no quindici dollari al mese, il mondo vuole migliorare e vedere il frutto del suo lavoro. 28

A me fanno arrabbiare i turisti che mi dicono che gli piacerebbe vivere a Cuba, che Cuba è bellissima. Si ok [vale], prova a viverci con lo stipendio di un cubano, perché con i soldi guadagnati in altri posti [lugares] è facile, sono capaci tutti. Dovrebbero provare a vivere con dieci dollari al mese, poi mi dicono se si vogliono trasferire. Io farei di tutto [haría cualquier

cosa] per andarmene, ma non ho nemmeno i soldi per il volo. 29

Camilla, c’è un detto qui a Cuba, dice che i giovani sono più figli del proprio tempo che dei loro genitori [Los hijos de hoy se parecen mas a su tiempo que a sus padres]. Io mi arrabbio perché

Brani presenti nell’intervista fatta a Daylin.

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Laura non vuole studiare, mi irrito perché Jenny parla di andarsene, ma che ci vuoi fare? Adesso contano altre cose rispetto ad un tempo e non ci posso fare niente. 30

Anche se, questo va detto, moltissime persone, giovani compresi, riconoscono a pieno titolo le differenti cose positive del proprio paese, del proprio governo (istruzione, sanità, salario minimo, etc.), e sono convinti del fatto che esistano solo a Cuba e che negli altri Stati per certi versi le condizioni di vita siano peggiori, non possono non imbattersi nel tema della problematica economica.

I nonni e quelli della mia generazione hanno combattuto per avere e mantenere determinati ideali, e cosa ne hanno guadagnato? Dei soli ideali appunto. Io amo la rivoluzione ed il mio governo, nonostante abbia tutta la famiglia negli Stati Uniti, e quella di mia moglie in Spagna, non me ne andrò mai da Cuba, perché non esiste un altro Stato con sanità ed istruzione universale e gratuita, praticamente privo di criminalità, dove tutti hanno una casa e nessuno muore di fame. Però noi che abbiamo studiato viviamo in ristrettezze di ogni genere, chi invece lavora con i turisti o se ne va fa i soldi, è innegabile, e mia figlia vuole andare a lavorare in un hotel e non me la sono sentita di dirle di no. 31

Annotazione di un colloquio avuto con Belkis, sabato 30 luglio.

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Annotazione di un colloquio avuto con Esteban, un uomo di 47 anni che lavora per l’associazione tramite

Che la crisi sia dovuta in parte a causa delle politiche cubane e in gran parte, probabilmente, all’embargo non vi è dubbio, il fatto è che adesso, forse, sempre meno gente è disposta ad accontentarsi, in particolare i giovani che assorbono sempre di più il consumismo moderno, che diventa al tempo stesso esibizione di potere e trasferimento del valore economico ad ogni ambito della vita (Barbero 1993: 31). Ma non solo, vi è inoltre una componente oggettiva, che va al di là del crescente consumismo e della crescente importanza rivestita dai beni materiali, cioè che il salario statale non basta, non è più sufficiente in un mondo sempre più globalizzato, in un paese in cui i beni statali scarseggiano e quelli privati raggiungono prezzi estremamente esosi, dove anche un pacchetto di biscotti può arrivare a costare quattro o cinque dollari. Luisa si ritiene fortunata perché vive con sua figlia Belkis, la quale provvede come può al sostentamento di tutta la famiglia, mi ha però ribadito più volte che se fosse sola, con la sua pensione, equivalente ad 8 dollari al mese, per lei sarebbe impossibile anche riuscire a comprarsi un po' di caffè da bere insieme al latte la mattina. Personalmente ammiro i tanti cubani che, come Luisa e Belkis, nonostante le mille difficoltà affrontano la vita col sorriso e sono contenti di ciò che hanno, allo stesso tempo però non posso non comprendere anche i giovani, come Jenny e Laura, che sognano un futuro più prosperoso.

CAPITOLO 3