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LA VIEJITA QUE VENDE HIELO

2.2 Tra socialismo e capitalismo.

No es malo tener dinero hace falta pa’ vivir pero cuida que el dinero no se haga dueño de ti dueño de ti. 1

Luisa attualmente vive nella zona industriale della città di Matanzas, chiamata Reparto Versalles, nel quartiere Dubrocq (Fig. 3), casa 4705 (Fig. 4). Risiede nella medesima abitazione da circa cinquantatré anni, vi si è trasferita dopo essersi sposata nel 1963, abbandonando definitivamente la campagna. Nel tempo la casa ha subito diverse trasformazioni delle quali si parlerà in seguito, è stretta e sviluppata in lunghezza, ad oggi ha un piccolo salottino d’ingresso, abbastanza spoglio, con un’impalcatura di ferro sopra la quale poggia una vecchia televisione, vi sono inoltre tre sedie di legno scuro, visibilmente usurate dall’azione del tempo, con le sedute e gli schienali di paglia gialla intrecciata, una delle quali a dondolo. Procedendo dal salotto verso il resto della casa, in linea retta, vi si trovano in ordine: una sala da pranzo, una piccola cucina, un bagno e due camere da letto matrimoniali abbastanza ampie. Uscendo da una porta di ferro bianca, situata alla destra della cucina, si accede ad un piccolo passaggio esterno, anch'esso come la casa lungo e

Dal testo della canzone di Tony Ávila, Timbiriche, album Timbirichi, prodotto dalla casa discografica Bismusic

stretto, nel quale Belkis vi ha riposto delle piante e degli spaghi per stendere la biancheria. Da questo corridoio esterno, proseguendo dritti, si accede ad un’altra parte della casa, indipendente, dove vivevo io, nella quale vi è un piccolo lavabo esterno, una camera matrimoniale ed un bagno. La casa nel suo complesso è abbastanza grande ma, a mio dire, piuttosto spoglia, come molte altre case cubane sarebbe teoricamente ancora in via di costruzione, diverse cose non sono state ultimate per mancanza di denaro, cosa normalissima a Cuba. La sala da pranzo è piuttosto completa, ha un grande tavolo di legno scuro, un armadio ed una libreria, tutto della medesima tonalità, inoltre vi sono un grande congelatore bianco ed un, altrettanto grande, frigorifero grigio metallizzato, questo però utilizzato come porta oggetti (si è rotto anni fa e Belkis non ha i soldi per farlo aggiustare). La cucina è piccola e stretta, ha solamente il piano da lavoro nel quale vi sono ubicate delle pentole elettriche ed un fornello a gas, solo due dei quattro fuochi funzionano, c’è anche un lavello ma l’acqua, anche quando presente, non vi arriva; non ci sono mensole ne mobili, c’è un piccolo tavolino di legno con uno sgabello, li Luisa passa gran parte delle sue giornate a pulire patate e a tagliare a pezzettini la carne per i pasti. Il bagno è composto da una doccia, un lavandino sopra al quale vi è posizionato un grande specchio, ed un wc, ma anche qui l’acqua non arriva, i lavori sulle tubature non sono stati ultimati, sempre per mancanza di fondi. Per far da mangiare e per lavarsi la famiglia riempie dei secchi di acqua che prende da un rubinetto situato nel corridoio esterno. Le due camere matrimoniali sono

praticamente prive di mobilio, nella prima, dove dormono Luisa e Laura, vi è solamente il letto, l’armadio è scavato a muro, nella seconda, di Belkis e Jenny, vi è un letto, un armadietto di legno ed una piccola scrivania utile a tenervi sopra un vecchio computer ed una televisione abbastanza nuova, a schermo piatto, che ha regalato a sua figlia il padre di Jenny, medico anche lui come Belkis. Io alloggiavo nella parte della casa indipendente che Belkis stava progettando, prima di lasciarsi, per andarci a vivere con il suo ex fidanzato, al suo interno un letto matrimoniale, un armadio a muro, un mobiletto con una vecchia e rotta televisione, ed un frigorifero; il bagno ancora grezzo e non ultimato, con un lavandino, uno specchio, il wc ed una doccia con un tubo sporgente dal muro dal quale, quando vi era, usciva l’acqua.

Già dalla descrizione della casa suppongo si possano evincere le condizioni generali nelle quali vivono normalmente le persone cubane. Nonostante Belkis sia un medico, Luisa percepisca una pensione minima e Jenny lavori sporadicamente i soldi per completare una casa non bastano.

Molte cose nella casa non sono terminate, perché non abbiamo [no tenemos] i soldi, abbiamo i materiali comprati però non abbiamo il denaro da dare [para alguien] a chi ti fa i lavori [que

hace el trabajo]. […] Belkis dice sempre che vuole [que quiere] fare un’altra missione medica per

finire i lavori, perché con il denaro che guadagna qui non può [no puede]. 2

La casa è incompleta, gran parte di essa è stata realizzata con i soldi che Belkis ha ottenuto facendo una spedizione medica di quasi quattro anni in Venezuela, era convinta che i soldi le sarebbero bastati per terminare i lavori, invece non fu così:

Succede che una costruzione costa molto [vale mucho] pensa che non bastò [no alcanzó] il denaro per terminarla, lei credeva che gli bastasse [que le alcanzaba] per terminare e per mettere placche in tutta la casa, però il denaro non era sufficiente [no alcanzó el dinero]. 3

Io avevo risparmiato dei soldi [había guardado dinero] durante la mia missione in Venezuela, speravo di finirmici la casa con quelli, ma anche per una missione non prendi tanto [no cobran

mucho], guadagnavo intorno ai cento o centocinquanta dollari al mese, ma non mi sono

bastati [no me han alcanzado], pensa te [imagínate tu] cosa posso fare adesso [lo que puedo hacer

ahora] con settanta dollari. 4

È qui riportato un brano (da me tradotto) presente nell’intervista fatta a Luisa.

2

Si veda appendice: Luisa 4.

Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.

3

Si veda appendice: Luisa 4.

Questa è un’annotazione, presente in uno dei vari quaderni nei quali riportavo le informazioni che mi

È evidente, da questi estratti di conversazione, quale sia il maggior problema che affligge la famiglia, ovvero la ristrettezza economica, la quale non influisce solo sui restauri dell’abitazione, ma su ogni aspetto della vita quotidiana. Il titolo di questo paragrafo, “tra socialismo e capitalismo”, è volutamente provocatorio, ed a mio parere illustrativo, calza abbastanza bene con l’attuale situazione cubana, divisa tra attività statali ed attività private. In che modo ciò influisca sulla situazione familiare, sociale, personale della gente è presto detto: vi è un divario che io definirei abissale tra attività statali e private, tra chi vive del salario statale e chi invece ha una propria attività, tra chi guadagna in Cup e chi in Cuc, e situazioni analoghe. La famiglia che mi ha ospitata è composta da quattro persone, in questo caso quattro donne, Belkis guadagna, convertiti in valuta simile al dollaro, circa settanta Cuc al mese, la pensione di Luisa si aggira intorno agli otto Cuc mensili, Jenny guadagna sporadicamente qualche dollaro, Laura non lavora. Vivono in quattro con circa ottanta dollari al mese, come ho spiegato nell’introduzione, il problema di vivere con un introito statale sta nel fatto che ad oggi le attività dello Stato sono in crisi, si trovano pochi prodotti e quando si trovano non se ne possono acquistare più di un tot a persona, in quanto si cerca di ridistribuirli per tutta la popolazione, così una persona, se necessita di qualcosa che non trova a prezzo statale (esiguo), deve rivolgersi al mercato privato, dove le merci si trovano ma a prezzi davvero elevati. Questo fatto crea non pochi problemi alla

gente, che fa difficoltà ad arrivare a fine mese e a reperire anche prodotti di prima necessità.

Belkis è un medico e deve fare i calcoli di tutto [tiene que calcular todo] per arrivare a fine mese. E le cose della bottega che ti da lo Stato sono poche e non bastano [son pocas y no alcanzan] per tutta la famiglia, devi andare a comprare alimenti e tutto da un privato [particular] e spendere una quantità di denaro [gastar cantidad de dinero]. 5

Noi qua a Cuba facciamo fatica con tutto, abbiamo un libretto che ha 50 anni, mezzo secolo, per comprare generi alimentari dallo Stato a prezzo esiguo, io il mio l’ho dato al vicino, non serve a nulla, in bottega ti danno poche cose che non bastano per il mese, alla fine perdo solo tempo, con la sovvenzione statale mica vivi. 6

La realtà, quella che ci arriva [la que llega a nosotros] è che per esempio, io guadagno trecento pesos e una bottiglietta d’olio mi costa [me cuesta] cinquanta pesos.

Una persona di alto livello [tiene un alto nivel], lavora per ore tutti i giorni e non gli basta [no le

alcanza] il denaro nemmeno per comprarsi una maglietta, non dico di fare vacanze di lusso

Brano presente nell’intervista fatta a Luisa.

5

negli hotel, però.. Una tavoletta di cioccolato, costa tipo [vale como] quattro o cinque dollari, nemmeno il cioccolato possiamo mangiare. 7

Per un cubano medio mangiare un gelato della Nestlé è un lusso [es un lujo], non può [no

puede], quando mai, solo al compleanno. Costa due dollari [vale dos dólares] un vasetto di

gelato, io ne guadagno meno di venti al mese. Il problema è che non ci si può permettere nulla, tutto costa moltissimo [todo cuesta muchísimo] e gli stipendi sono bassi [se cobra poco]. 8

I problemi economici sono spesso argomento di Luisa, la quale per apportare anche un minimo aiuto a Belkis, colei che provvede al sostentamento di tutta la famiglia, si dedica a fare e vendere ghiaccio.

Adesso ho un congelatore, due, e un lo utilizzo per fare [para hacer] il ghiaccio. Sembra una cosa un po' strana [un poco rara], però così guadagno un po' di soldi [gano un dinerito] che utilizzo per comprare il latte senza chiedere denaro a Belkis, tu lo sai, lei è quella che guadagna [es la que gana] per la famiglia, io di pensione non prendo [no cobro] più di duecento pesos, una sciocchezza [una bobería], Belkis è quella che provvede a tutto [es la que lo hace todo]. Non è come un tempo, però non è facile vivere con questi pochi soldi [con este poco dinero],

Brani presenti nell’intervista fatta a Daylin.

7

Si veda appendice: Daylin 7.

Annotazione di una conversazione avuta con Odalys, una vicina di casa di Luisa di 48 anni che lavora alla

quando io ero una ragazza si guadagnava meno, è vero, però la vita non era così cara [no era

tan cara] come adesso. 9

Tutti i giorni Luisa riempie dei recipienti con dell’acqua, che poi mette a congelare per fare del ghiaccio, quasi ogni sera passa un uomo a comprarlo, lo utilizza per tenere al fresco i panini al prosciutto e formaggio che cerca di vendere per la città, le da circa cinque pesos (equivalenti a venticinque centesimi) per ogni blocco ghiacciato. Luisa utilizza questo denaro per comprare il latte che la famiglia consuma ogni mattina a colazione, è un piccolo contributo, che però fa risparmiare a Belkis qualche soldo. Provenendo da una famiglia contadina, nella quale i soldi che circolavano erano davvero pochi, che a malapena bastavano per comprare il minimo indispensabile per vivere, Luisa è abituata a darsi da fare e a non lamentarsi per le circostanze. Mi parlava spesso delle difficoltà economiche, sia passate che presenti, mai però sotto il tono della lamentela, anzi, mi illustrava la situazione per farmi capire le loro condizioni di vita ma ribadendo sempre il fatto che lei è una persona semplice, umile e modesta, che ciò che ha per lei è più che sufficiente, che nella vita bisogna sapersi accontentare, bisogna riconoscere quali sono le cose davvero importanti e che a lei in fin dei conti non manca niente.

[…] se tu hai il denaro per comprare le cose bene, se non ce l’hai non le compri, ti accontenti di ciò che hai [te limitas con lo que tienes].

Io credo che qua ciò che può mancare [lo que puede faltar] è il denaro, non viviamo nel lusso, 10

non abbiamo case tanto belle, non abbiamo tante comodità, però le cose fondamentali della vita [las cosas fundamentales de la vida] non mancano.

[…] si vive, non si può piangere per niente [no se puede llorar por nada], c’è gente nel mondo che non mangia, che non ha una casa, che non può studiare o andare dal medico, noi si.

Mai nella mia vita ho avuto molte cose [he tenido muchas cosas], e così una persona apprezza quello che ha nella vita [lo que tiene en la vida] Camila. 11

Nel suo parlare del quotidiano, dell’oggi, vi è spesso il confronto con il passato, un passato lontano e totalmente differente dal presente. Ho sempre trovato interessante il fatto che Luisa, parlandomi della situazione economica attuale, mettesse in risalto, non di rado, la differenza tra passato e presente, come si può evincere dal pezzo di intervista precedentemente riportato, nel quale si legge: “quando io ero una ragazza si guadagnava meno, è vero, però la vita non era così cara come adesso”. Nonostante il fatto che la vita in campagna fosse di gran lunga più povera rispetto a quella di oggi, pone in primo piano il fatto che un tempo vi erano sicuramente meno soldi, ma tutto costava poco, mentre ora i

L’uso della prima persona plurale viene fatto da Luisa per riferirsi in generale al popolo cubano cubano del

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quale fa parte, l’uso del noi viene fatto per includersi nella sua comunità, per riferirsi ad una collettività della quale condivide la medesima situazione.

Brani presenti nelle interviste fatte a Luisa.

soldi comunque scarseggiano, ma tutto costa moltissimo. Ciò fa trasparire, anche se Luisa non mi ha mai posto la questione in questi termini, che vi è uno squilibrio, che all’epoca non era tale, tra stipendi (potere d’acquisto delle famiglie) e costo della vita (prezzo della merce), e questo è un problema non solo che le persone hanno ben presente, ma che condiziona tutto lo scorrere della vita. Secondo la sua visione un tempo c’era poco e tutto costava poco, la sua famiglia non poteva permettersi quasi nulla perché lavorava solo il padre come contadino e non aveva un alto guadagno, ma se rapportate all’oggi le cose, anche quelle che Luisa non poteva permettersi, non erano così costose. Adesso invece ci sono più cose, ma tutto costa molto, e nemmeno avendo un buon lavoro, come quello che ha sua figlia, ci si può permettere un buon tenore di vita, o quantomeno di acquistare alcuni prodotti alimentari.

Anche oggi [come un tempo] ti manca [te hace falta] il denaro, gli statali no però i privati costano [los particular cuestan], e costano molto, è vero che quando io ero piccola c’era molta gente povera [había mucha gente pobre], però le cose erano più economiche [mas baratas].

Tu credi che [le banane] costassero come oggi? No no, non costavano nulla [no valía nada], una bananina costava un centesimo o due centesimi, non valeva niente.

Un maiale non valeva nulla, oggi un maiale costa tantissimo [vale cantidad], una volta per un maiale grandissimo quello che ti davano era una sciocchezza [lo que te daban era una bobería]. 12

Il problema più consistente è quello dall’acquisto di determinati generi alimentari, l’alimentazione base del popolo cubano, e lo dico per esperienza, è costituita da riso, fagioli, tuberi e banane. L’unica carne consumata di norma dalla famiglie è quella di pollo e di maiale, la carne di mucca è vietata, non viene venduta, è reato uccidere un bovino, in quanto risorsa preziosa per l’agricoltura, la sua carne viene data solo ai bambini ed ai malati e la si può consumare solo nei ristoranti turistici. Il pesce è costosissimo e considerato lusso da turisti, lo stato non ne fornisce, ed i pescatori lo fanno pagare caro. Una famiglia con un reddito medio non può consumare spesso carne, Luisa mi raccontava sempre come fosse più facile cibarsi in campagna, nonostante la povertà, in quanto la carne aveva prezzi esigui e comunque un pollo lo si trovava sempre, a differenza di oggi.

[…] ci sono cose che tutto il mondo può comprare, può mangiare, come il riso, i fagioli, le uova, e altre cose che per comprarle ti servono molti soldi [te hace falta mucho dinero], e non tutti possono [no todos pueden].. Per esempio qui, la gente che ha denaro, che può, mangia tutti i giorni carne, noi non possiamo, cosicché la mangiamo solamente a volte, perché tutto costa [todo cuesta], e ognuno ha i suoi limiti.

Io mi ricordo che mio papà comprava un pacchetto di carne macinata [picadillo], […] e mangiavamo noi cinque, era un pacchetto così, mi sembra di vederlo [me parece que lo estoy 13

mirando].

Il noi viene qui utilizzato da Luisa per riferirsi alla sua famiglia, composta da lei, sua madre, suo padre, suo

[…] un maiale costa molto [vale mucho], Belkis quando compra un pezzo di carne le costa come trentacinque pesos [circa un dollaro e mezzo] la libbra, per cinque libbre che si consumano [se gastan] in due o tre pasti si spendono più di 100 pesos , dimmi te quanto vale 14

un maiale, un sacco [un dineral]. 15

Attualmente a Cuba vi sono vari problemi economici che le famiglie non possono non sottolineare, Luisa stessa, nonostante con me non volesse lamentarsi, non poteva non affrontare l’argomento. Lei, come tanti altri cubani, vivono immersi in una realtà che ovviamente influenza le loro vite, per questo motivo ovunque io andassi, con chiunque io parlassi, emergeva l’argomento dei bassi salari e delle difficoltà quotidiane che la gente riscontra.

[…] il paniere dei prodotti [statali] razionati è in calo, il suo ruolo nel consumo si contrae, per questo le famiglie [cubane] devono attingere sempre di più ad altri mercati non sussidiati per assolvere alle necessità basiche come l’alimentazione. Per queste ragioni i salari e le pensioni attuali sono incapaci di soddisfare [de cubrir] le necessità elementari di consumo del lavoratore e della sua famiglia. (Echevarría, Lara, Pañellas 2015: 232, traduzione mia).

Per l’esattezza cinque libbre di carne costano a Belkis intorno ai centosettantacinque pesos, ovvero sette

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dollari, e bastano a malapena per tre pasti, mangiandone un pezzettino a testa. Avendo a disposizione non più di ottanta dollari al mese la famiglia non può consumare proteine animali se non di rado.

Nonostante ciò Luisa, come molti altri cubani, non si è mai lasciata demoralizzare dalle circostanze, anzi, si accontenta di quello che ha, riconosce le virtù del suo Stato, che non nega cibo, istruzione e sanità a nessuno, e cerca di superare i problemi con il sorriso. Invece di lamentarsi, lei, Belkis, e molta altra gente che ho conosciuto, si rimboccano le maniche e lavorano costantemente per il sostentamento della famiglia, riconoscendo però il fatto che le cose fondamentali non mancano:

Però io ti dico, qui viviamo, perché noi non andiamo a letto [nos no acostamos] senza 16

mangiare, però devi combattere [hay que luchar], c’è chi vive meglio, però quello che vive solamente del suo salario qui deve sacrificarsi molto [tiene que matarse mucho].

[…] qui tutto il mondo ha un tetto [tiene un techo], i bambini vanno a scuola e non ti costa 17

niente, puoi andare dal medico e non si paga. 18

Guarda Camila, è difficile, nessuno può dire che è facile, a Cuba si lavora e non si guadagna [no se gana], bisogna arrangiarsi con una manciata di dollari al mese, però io non me ne andrei mai da qua. Abbiamo pochi soldi [tenemos poco dinero] ma le cose che contano [lo que

vale] le abbiamo, nel resto del mondo non è così, ed io l’ho visto [yo lo vi] in Venezuela, e

Qui il noi è utilizzato da Luisa per indicare la sua famiglia attuale, composta da lei, sua figlia Belkis e le sue

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due nipoti Jenny e Laura.

Con l’espressione “tutto il mondo” Luisa intende tutti i cittadini di Cuba.

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Brani presenti nell’intervista fatta a Luisa.

cerco di dirlo sempre alle mie figlie quando si lamentano perché non si possono comprare un vestito, fuori da Cuba la gente muore di fame [se muere de hambre]. Qui il minimo c’è grazie alla rivoluzione, tutti mangiano, studiano, si curano, e non importa se devo usare per anni le stesse scarpe o la stessa camicia. 19

È una capacità davvero straordinaria, quella di Luisa, quella che diversi cubani hanno, di ridere dei problemi e di superarli tutti, con le parole di un libro che ho comprato a Cuba:

[vi sono] forme di reagire, di comprendere la vita, tipiche del cubano. La risata aperta e franca, il senso dell’umorismo nella buona e nella cattiva sorte, […] il senso innato del ritmo che denota la forma di parlare, di muoversi, di mangiare, di lavorare, di ballare, di amare, sono un retaggio africano cucito alla pelle dell’anima cubana (Martínez, Potts 2011: 85, traduzione mia).