Il Fondo Chigi della Biblioteca Universitaria Alessandrina
4.4 Ad usum Vincenti Preti ex bibliotheca Joannis Uterlusc
Come accennato in precedenza, solo l’analisi diretta degli esemplari in fase di catalogazione ha svelato la presenza di ulteriori note di possesso e di provenienza riconducibili all’inquisitore domenicano Vincenzo Preti e al condannato Giovanni Uterlusci.
La frequenza con cui i nomi dei due personaggi ricorrevano insieme a quello di Alessandro VII ha reso necessario e doveroso approfondire le indagini bibliografiche e archivistiche.
Numerosissime furono le acquisizioni e le confische librarie operate a favore dell’Alessandrina. Infatti non tutte le accessioni furono un dono da parte di autori, professori, lettori della Sapienza e Avvocati Concistoriali. In realtà proprio questi ultimi si adoperarono per raccogliere fondi librari confiscati a vario titolo.65 Infatti proprio durante il pontificato del
Chigi tornò in auge una prassi legata al diritto canonico, ossia il diritto di spoglio. La Camera apostolica poteva confiscare alla morte di un ecclesiastico i suoi beni – in parte o totalmente – ignorando completamente la volontà degli eredi.66
L’applicazione di questa procedura colpì in particolare la biblioteca di Vincenzo Preti, morto extra claustra il 31 luglio del 1664. I suoi libri arrivarono in Biblioteca Alessandrina per espressa volontà di Alessandro VII, in totale esecuzione dello spoglio. Da una stima degli inventari,67 la sua biblioteca contava circa 760 volumi, pervenuti solo in parte in Alessandrina.68
65 Cfr. G.RITA, La Biblioteca Alessandrina di Roma (1658-1988), cit., p. 31. 66 Ivi, p.32.
67 ASR, Fondo Università, b. 202, ff. 83r.-97r.
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Ne risultano entrati solo 612 perché i rimanenti furono destinati al Sant’Uffizio in quanto proibiti. Questa scelta, piuttosto discutibile, rappresenta stranamente un’eccezione rispetto a quanto concesso per i libri proibiti provenienti dalla Vaticana.69 Alla fine dell’elenco viene
trascritto: «Li libri segnati con * sono per la Libraria della Sapienza. Li libri non segnati, quali nella copia duplicata di questa sono segnati con la lettera R, et anco in alcuni luoghi con la lettera P, sono li prohibiti, e li ritenuti per il S. Offitio».70
Scorrendo i titoli presenti nell’inventario, emergono sia i gusti che gli interessi del frate domenicano. Sono presenti pubblicazioni di vario genere, oltre alla teologia e al diritto canonico, come medicina, diritto criminale e civile, storiografia, astronomia, matematica, trattati di retorica e grammatiche greche e latine.
Non ultime le edizioni che presentano Imprimatur a firma di Preti grazie ai quali è possibile ricostruire dati cronologici e sedi in cui ha operato da inquisitore. Tra questi Vita,
costumi et miracoli del glorioso padre San Francesco di Paola del frate Marcello Sanseverino,
pubblicato a Genova nel 1638; le Novelle amorose dell’Accademia degli Incogniti, pubblicato a Cremona nel 1646; il Bononiensium Bononia di Jean Du Rozier, pubblicato a Bologna nel 1650.
All’interno dell’elenco, come nel caso degli esemplari vaticani, alla fine di ogni registrazione bibliografica è presente la dicitura «Donum ipsius Pontificij», proprio a sottolineare che la volontà espressa dal pontefice ne aveva determinato il loro incameramento. È per questo motivo, infatti, che sui frontespizi compare la nota «Donum S.D.N. Alexandri VII» assieme a quella di Vincenzo Preti.
Non sempre, però, le note di possesso del frate domenicano sono state scritte di suo pugno. Da un confronto degli esemplari, infatti, sembra evidente che siano state almeno due le mani che hanno aggiunto le annotazioni manoscritte. Alle volte le note di Preti e quelle di Alessandro VII sono riconducibili ad una medesima persona, probabilmente Carlo Cartari. La formulazione comune a tutti gli esemplari è “Donum S.D.N. Alexandri VII” e “Ad usum fr(atis).
Vincenti Preti à Seraualle Comissarij G(e)n.(era)lis S(ancti). Officij in Vrbe”.
Invece i libri di Giovanni Uterlusci, condannato a morte e alla confisca dei suoi beni, entrarono in Alessandrina dopo il 21 dicembre del 1666. Dall’inventario stilato in tale data71
69 Cfr. G.RITA, La Biblioteca Alessandrina di Roma (1658-1988), cit., p. 29. 70 ASR, Fondo Università, b. 202, f. 97r. Ivi, p. 32.
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risultano, secondo Rita, «230 opere divise in 347 volumi complessivi di vario formato, più 160 piccoli diversi».72 Gli ambiti di interesse di Uterlusci sembrano essere piuttosto variegati. Vi
sono libri di storia e filosofia, testi a carattere religioso e di diritto canonico. Si distinguono, inoltre, i testi a carattere scientifico come l’Ortus medicinae del medico fiammingo Jean Baptiste van Helmont, pubblicato a Venezia nel 1651 dalla famiglia Giunta e da Giovanni Giacomo Hertz. L’Ortus è considerata l’opera più importante di van Helmont ed è stata pubblicata postuma dal figlio François Mercure a causa dell’accusa di eresia mossa all’autore dal governo spagnolo nel 1625.73 Sono presenti, inoltre, un’opera del gesuita Christophorus Clavius – Geometria practica, pubblicata a Magonza nel 1606 – e una del matematico e professore dello Studio bolognese Bonaventura Cavalieri. Si tratta delle tavole logaritmiche pubblicate a Bologna nel 1632 col titolo Directorium generale Uranometricum. L’opera, divisa in tre parti e dedicata al Senato bolognese, tratta rispettivamente di logaritmi, trigonometria piana e sferica.74
Tra gli esemplari di Uterlusci vi è anche un’opera proibita del teologo calvinista Johann Heinrich Alsted, considerato uno dei più grandi scrittori enciclopedici del Rinascimento e personalità di spessore nella cultura scolastica tedesca.75 Si tratta di Scientiarum omnium
encyclopaediae pubblicato a Lione nel 1649. Sui frontespizi dei quattro volumi di cui è
composta l’opera è presente la nota manoscritta “Prohibitus”.
A differenza degli esemplari di Preti, su quelli di Giovanni Uterlusci non vi è traccia di sue personali note di possesso. Infatti sui suoi volumi si legge “Ex bibliotheca Jo: Uterlusci
dono data ab Alex.(andr)o Vij”. Il suo nome è quasi sempre abbreviato ad eccezione di una nota
manoscritta che compare nell’Opera omnia dell’umanista fiammingo Justus Lipsius, libro pubblicato ad Anversa dai celebri Christophe Plantin e Iohannes Moretus nel 1600. A c. X1r si
72 Cfr. GIOVANNI RITA, La Biblioteca Alessandrina di Roma (1658-1988), cit., p. 33. Cfr. PETER J.A.N.
RIETBERGEN,Papal patronage and Propaganda: pope Alexander VII (1655-1667), the Biblioteca Alessandrina and the Sapienza complex, in «Mededelingen van het Nederlands Historisch Instituut te Rome», XLVII, 1987, p.
168. Cfr. Enrico Narducci, Cfr. ENRICO NARDUCCI,Notizie della Biblioteca Alessandrina nella R. Università di Roma, Roma, Tipografia delle Scienze Matematiche e Fisiche, 1872, p. 7.
73 SALVATORE CALIFANO, Storia dell’alchimia. Misticismo ed esoterismo all’origine della chimica moderna,
Firenze, University Press, 2016, p. 103.
74 AUGUSTO DE FERRARI, Cavalieri, Bonaventura, in DBI, 1979, vol. 22, pp. 654-659.
75 CESARE VASOLI, L’enciclopedismo nel Seicento, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 2005, p. 21-
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legge “Ex bibliotheca Joannij Uterlusci dono data ab Alex.Vij”.76 Come nel caso dei libri di
Vincenzo Preti, si ritiene che le note manoscritte siano opera di Carlo Cartari.77