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16 STORIA / DELL’UNIVERSITÀ / DEGLI STUDJ DI ROMA / DETTA COMUNEMENTE LA SAPIENZA /

2.3 Gli approfondimenti del XX secolo

Nel corso del XX secolo l’interesse degli studiosi si è rivolto sia all’analisi di alcuni fondi bibliografici custoditi nella biblioteca Alessandrina, che a ricostruzioni storiche. Queste, ripercorrendo le vicende della biblioteca, analizzano in particolare gli aspetti artistici e architettonici dell’intero Complesso di S. Ivo focalizzando l’attenzione sulle maestranze e sugli artisti che si sono succeduti nel corso del tempo.

28 Ivi, p. 4. 29 Ivi, p. 5. 30 Ivi, p. 7. 31 Ivi, p. 14. 32 Ivi, pp. 15-17. 33 Ivi, pp. 17-22. 34 Ivi, pp. 29-50.

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Nei primi anni del secolo un primo interessante contributo, datato 1907, è offerto nel volumetto del bibliotecario Emilio Calvi35 dal titolo La R. Biblioteca Universitaria Alessandrina di Roma. Dopo i dovuti ‘Cenni storici’ l’autore passa alla descrizione dei locali

della biblioteca con un’attenta disamina topografica e architettonica che non trascura gli arredamenti come: le scaffalature, i tavoli da lettura, il banco di distribuzione, lo sportello della restituzione e l’ascensore funzionale al trasporto dei libri da un piano all’altro. Successivamente, Calvi illustra l’ordinamento bibliografico per materie e il posseduto dell’Alessandrina fornendone alcuni dati aggiornati al 1898.36 Dopo aver passato in rassegna i

tredici cataloghi della biblioteca – da quello generale alfabetico diviso in 157 volumi, all’Index

librorum impressorum Bibliothecae Alexandrinae, passando per i cataloghi dei codici orientali

a quelli degli incunaboli fino ad arrivare a quello per soggetti – l’autore pone l’accento su alcuni pezzi – ritenuti all’epoca più preziosi – tra i quali ventinove incunaboli di cui fornisce i dati bibliografici. Le ultime pagine del lavoro sono dedicate alle numerose collezioni, ai doni, agli acquisti e al diritto di stampa di cui gode l’Alessandrina ancora oggi.

Bisognerà attendere l’inizio degli anni ’30 per il corposo articolo a firma dello storico Tommaso Valenti pubblicato sulla nota rivista Accademie e biblioteche d’Italia. Il contributo, dal titolo Le vicende della Libreria impressa dei duchi d’Urbino e l’Alessandrina di Roma,37 tenta una prima ricostruzione delle vicissitudini e dei motivi, finora poco noti, sulla decisione da parte di Alessandro VII di trasferire la celebre libraria impressa dell’ultimo duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere, da Urbania a Roma.38

35 Lavorò come distributore presso la Biblioteca Alessandrina fino al 1911, anno in cui venne trasferito presso la

Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele. Cfr. ALBERTO PETRUCCIANI, Calvi, in Dizionario bio- bibliografico dei bibliotecari italiani del XX secolo [da ora DBBI], a cura di Simonetta Buttò, Roma, Associazione

italiana biblioteche, 2000, «http://www.aib.it/aib/editoria/dbbi20/calvi.htm» (ultima consultazione 18 dicembre 2016).

36 Risultano 120528 volumi a stampa, 85498 opuscoli e 520 periodici. 600 incunaboli, 323 manoscritti e 617

duplicati. Cfr. EMILIO CALVI, La R. Biblioteca Universitaria Alessandrina di Roma, Roma, A. Laici, 1907, p. 8.

37 TOMMASO VALENTI, Le vicende della Libreria impressa dei duchi d’Urbino e l’Alessandrina di Roma, in

«Accademie e biblioteche d’Italia», 4, 1931, n. 4-5. (apr.), pp. 337-348. Precedentemente si era occupato di questo argomento l’avvocato Antonio Valenti. Cfr. ANTONIO VALENTI, Sul trasferimento della Biblioteca ducale d’Urbino a Roma, Urbino, Rocchetti, 1878.

38 Dieci anni prima il papa si era già impossessato dei manoscritti trasportandoli in Biblioteca Vaticana e dando

così origine al fondo ‘Urbinate’. Cfr. Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, a cura di Francesco D’Aiuto e Paolo Vian, Città del Vaticano, 2011, vol. I, pp.538-553. Cfr. LUIGI MORANTI- MARIA MORANTI, Il trasferimento dei Codices Urbinates alla Biblioteca Vaticana. Cronistroria, documenti e inventario, Urbino, Accademia Raffaello, 1981, p. 40. Cfr. E. NARDUCCI, Notizie della Biblioteca Alessandrina, cit., pp. 7-9.

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Il Duca d’Urbino, morto senza eredi il 20 aprile 1628, aveva lasciato i libri stampati della sua celebre e copiosa biblioteca alla Casa Religiosa del SS.mo Crocefisso de’Chierici Regolari Minori della città di Urbania, monastero presso cui aveva trascorso e meditato negli ultimi anni della sua vita.39 Con chirografo datato 22 dicembre 1666, Alessandro VII ordinò il

trasporto della Libreria di Urbania in quella della Sapienza dandone queste motivazioni:

Perciò considerando che saria utile uniuersale Leuare d.a Libraria dal soprad.oluogo, doue può

essere uista e studiata da pochi, e collocarla nell’insigne e publica Libraria da Noi istituita nella nostra Sapienza di Roma, doue d.i Libri saranno uisti, Letti, e ponderati dalle persone più dotte che concorrono

alla Regia Sede Apostolica, e saranno ancora con più sicurezza, e diligenza conseruati, e la Religione di d.i

Chierici minori potrà più commodamente mandare à studiarli nella med.ma Libraria della Sapienza da suoi

Religiosi, che in maggior parte stanno in Roma; e che il tutto ridonerà in più honoreuole la memoria dell’istesso Duca.40

Così all’inizio del febbraio 1667, Marco Antonio Buratti, rettore della Sapienza, giunse a Roma con il prezioso carico di 13.040 volumi, che coronarono indubbiamente la fondazione dell’Alessandrina. In effetti i libri del Duca d’Urbino, erano quanto di meglio si potesse trovare nella biblioteca di una delle più celebri corti rinascimentali, non solo per il lustro antiquario o bibliologico dei volumi, ma soprattutto per gli interessi personali di Francesco Maria II che spaziavano dal campo umanistico a quello scientifico. Valenti restituisce un insieme di fatti, di personaggi e di episodi, che lui stesso definisce tragicomici, attraverso lo studio approfondito di inedita documentazione archivistica.

Poco più tardi, anche il barone Ludwig Von Pastor nel XIV volume della sua celebre e monumentale Storia dei Papi, dedica alcune pagine del capitolo Alessandro VII mecenate della

scienza e delle arti all’istituzione della biblioteca Alessandrina, ai benefici e ai lavori voluti dal

pontefice per l’università romana.41

Lo studio di Emilio Re edito nel 1945 è dedicato alla costruzione, alle trasformazioni e al restauro degli ambienti della biblioteca Alessandrina.42 Grazie all’analisi di documenti e alla

39 ASR, Università, b. 202, f. 138. 40 ASR, Università, b. 202, f. 146r.

41 LUDWIG VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, Roma, Desclèe, 1932, vol. 14, parte I, pp. 510-

513.

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presenza di riproduzioni fotografiche dei disegni originali del Borromini, l’autore offre un contributo significativo alla storia della ‘fabbrica’ della Sapienza.

Con Carola Ferrari e Antonietta Pintor si avrà un altro lavoro43 di ricostruzione storica

sulla nascita della biblioteca realizzata in particolar modo sulla base dei pregressi studi ottocenteschi del Narducci e del Renazzi incrementando le notizie relative alle accessioni librarie nel corso degli anni.

Negli anni ‘80 del Novecento il professore Enzo Bottasso, che fu docente di Bibliografia e biblioteconomia presso la Facoltà di magistero dell'Università di Roma,44 ripercorre, attraverso un funzionale criterio diacronico, la storia delle biblioteche in Italia dagli inizi dell'epoca della stampa fino alle trasformazioni nel panorama bibliotecario nel corso dell'Ottocento e ai problemi sorti dall'unità del Paese.45 L’autorevole volume offre un ampio capitolo alle biblioteche seicentesche e non manca di dedicare alcune righe all’Alessandrina soffermandosi in particolar modo sulla figura del fondatore e dei primi libri entrati in biblioteca: quelli di Costantino Caetani e la libraria impressa dei duchi d’Urbino.

Tre importanti contributi dedicati esclusivamente alla nascita e fondazione della biblioteca dello Studium Urbis sono a firma di Peter Rietbergen, professore emerito dell'Università di Nijmegen, il quale ha dedicato parte dei suoi studi allo Stato pontificio nel XVII secolo. I suoi saggi, pubblicati in riviste internazionali, possono essere sicuramente considerati lavori dal profilo altamente scientifico per metodologia e fonti analizzate. Rietbergen ricompone con dovizia di particolari tutti i tasselli della ricca storia dell’Alessandrina dettagliando in maniera trasversale numerosi aspetti, dalla edificazione del salone alle prime accessioni librarie, dall’organizzazione all’inaugurazione del 1670, mostrando un’approfondita conoscenza della documentazione archivistica.46

43 CAROLA FERRARI-ANTONIETTA PINTOR,La Biblioteca Universitaria Alessandrina, Roma, Palombi, 1960. 44 SIMONETTA BUTTÒ, Bottasso, in DBBI, «http://www.aib.it/aib/editoria/dbbi20/bottasso.htm» (ultima

consultazione 18 dicembre 2016).

45 ENZO BOTTASSO,Storia della biblioteca in Italia, Milano, Bibliografica, 1984.

46 I primi due contributi risultano molto simili, sia nella struttura che nei contenuti. Cfr. PETER J.A.N.RIETBERGEN,

Founding a University library: pope Alexander VII (1655-1667) and the Alessandrina, in «Journal on Library

History», XXII, 1987, 2, pp. 190-205. Cfr. PETER J.A.N.RIETBERGEN,Papal patronage and Propaganda: pope Alexander VII (1655-1667), the Biblioteca Alessandrina and the Sapienza complex, in «Mededelingen van het

Nederlands Historisch Instituut te Rome», XLVII, 1987, XII, pp. 157-177. Anche il terzo contributo, presentato durante il Convegno Roma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal Quattrocento al Seicento tenutosi a Roma dal 7 al 10 giugno 1989, non differisce molto dai primi due. Cfr. PETER J.A.N.RIETBERGEN, La Biblioteca

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2.4 Studi recenti

I fondi storici dell’Alessandrina sono oggetto dello studio della bibliotecaria Patrizia Nuccetelli che sottolinea la questione relativa alle difficoltà riscontrabili nella ricostruzione delle collezioni e nell’impossibilità di individuare alcune opere a causa dell’attuale sistemazione dei magazzini, frutto di numerosi trasporti e smarrimenti.47 Tuttavia il lavoro restituisce informazioni significative a chi si appresta allo studio di alcuni fondi in particolare. Una visione d’insieme riguardante la storia delle biblioteche in Italia è fornita dal professore Alfredo Serrai – direttore dell’Alessandrina dal 1979 al 1980 – nel volume dal titolo

Breve storia delle Biblioteche in Italia in cui viene dettagliatamente analizzato il tracciato

storico di singole biblioteche suddivise per categorie (cardinalizie, private, principesche, civiche, universitarie etc.). Nel capitolo dedicato alle Biblioteche universitarie, l’autore riserva un paragrafo alla Biblioteca Universitaria Alessandrina di Roma illustrandone però i momenti maggiormente significativi.48

Più recenti e rilevanti sono gli studi realizzati da Giovanni Rita – bibliotecario e prolifico studioso dell’Università romana – a cui si devono importanti contributi sulla storia dell’Alessandrina, ricostruita anche grazie all’analisi critica di testimonianze archivistiche e bibliografiche. Già nel 1997 si occupa dei manoscritti della biblioteca universitaria pubblicando, per la rivista Il Bibliotecario, un’analisi di quelli più importanti datati tra Seicento e Novecento.49 Nel 2004, in occasione della mostra Luoghi della cultura nella Roma di Borromini tenutasi presso la Biblioteca Vallicelliana dal 19 maggio al 3 luglio, sottoscrive un

interessante contributo che si sofferma sulle materie studiate nella Sapienza, sulle figure di alcuni docenti, sulla renovatio compiuta dal papa Chigi e sull’erezione dell’Alessandrina.50 Il suo interesse nei confronti della storia dell’istituzione bibliotecaria in cui presta servizio, lo porteranno ad approfondire sempre di più le sue ricerche giungendo alla pubblicazione di una

Spazio urbano e cultura dal Quattrocento al Seicento, a cura di Paolo Cherubini, Roma, Ministero per i Beni

Culturali e Ambientali Ufficio-Ufficio Centrale per i Beni archivistici, 1992, pp. 498-509.

47 MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI-BIBLIOTECA UNIVERSITARIA ALESSANDRINA,La Biblioteca

(1667- .... ). I fondi storici per l'anno 2002, a cura di Patrizia Nuccetelli, Roma, Le impronte degli Uccelli, 2002.

48 Cfr. SERRAI ALFREDO,Breve storia delle Biblioteche in Italia, Milano, Sylvestre Bonnard, 2006, pp.103-104. 49 Cfr. GIOVANNI RITA,Il fondo manoscritti della Biblioteca Alessandrina, in «Il Bibliotecario», 1 (1997), pp. 67-

132.

50 Cfr. GIOVANNI RITA,Il barocco in Sapienza, Università e cultura a Roma nel secolo XVII, in Luoghi della

cultura nella Roma del Borromini, a cura di Barbara Tellini Santoni-Alberto Manodori Sagredo, Roma, Retablo,

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lodevole monografia dal titolo La Biblioteca Alessandrina di Roma (1658-1988).51 Nella

ricostruzione storica di Rita, ampio spazio è dato alle personalità che, con il loro lavoro, hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo della biblioteca.

L’opera si distingue per l’accuratezza nell’uso delle fonti e per la capacità con la quale l’autore ripercorre i momenti più salienti aprendo così a nuovi scenari di ricerca con l’invito ad un confronto esaustivo dei volumi attualmente conservati in Alessandrina con gli inventari e cataloghi bibliografici originali.

L’unico fondo che finora è stato dettagliatamente indagato è quello ‘Urbinate’. Infatti, in occasione della mostra tenuta per il IV centenario della fondazione della Biblioteca della Rovere a Casteldurante – organizzata nel 2008 dal Comune di Urbania – è stato pubblicato un catalogo a cura di Mauro Mei e Feliciano Paoli52 che ha visto la cooperazione tra la Biblioteca Comunale di Urbania e la Biblioteca Alessandrina di Roma. Tale lavoro ha creato l’incipit per una collaborazione tra le due istituzioni per mettere in luce la più strepitosa raccolta libraria del Rinascimento italiano. Già in quell’occasione, e in particolare nel volume pubblicato nel 2009,53 il professore Alfredo Serrai – coordinatore del progetto – illustrando il lavoro del gruppo di ricerca operante presso l’Alessandrina e la Comunale di Urbania per la ricostruzione e la valorizzazione della biblioteca ducale, accennò alla discrepanza numerica tra il numero dei volumi trasferiti a Roma, 13040, e quelli che risultano nel Fondo Antico dell’Alessandrina, 9553.

A tal proposito, il lavoro si pose l’obiettivo di mettere in evidenza la raccolta libraria del duca integralmente ricostruita attraverso una prima trascrizione del catalogo alfabetico per

51 Cfr. GIOVANNI RITA,La Biblioteca Alessandrina di Roma (1658-1988). Contributo alla storia della “Sapienza”,

Bologna, Clueb, 2012.

52 MAURO MEI - FELICIANO PAOLI, La libraria di Francesco Maria II della Rovere a Casteldurante: da collezione

ducale a biblioteca della città, Urbania, Quattroventi, 2008.

53 ALFREDO SERRAI, La ricostruzione della Biblioteca Durantina, Urbino, Quattroventi, 2009. Il lavoro di gruppo

ha portato alla pubblicazione dei seguenti volumi: La Biblioteca di Francesco Maria II della Rovere. Introduzione, a cura di Alfredo Serrai., Urbino, Quattroventi, 2012; Artes, Arti illiberali-scansia 50, a cura di FIAMMETTA

SABBA, con la partecipazione di Enrica Lozzi, Urbino, Quattroventi, 2012; Geografia (Scansia 45), a cura di Fiammetta Terlizzi, Urbino, Quattroventi, 2012; Poesia, scansie 26-61-62-63-64, a cura di Alfredo Serrai, Urbino, Quattroventi, 2012; Scienze, a cura di Michele Tagliabracci, Urbino, Quattroventi, 2015; Epistografia, a cura di Enrica Lozzi e Saveria Rito, in cds.; Diritto. Politica. Militaria. Tecnologia, a cura di Enrica Lozzi e Saveria Rito, in cds.; Medicina. Botanica, a cura di Alfredo Serrai, in cds. Le indicazioni sul piano dell’opera sono state gentilmente fornite dalla dott.ssa Enrica Lozzi, responsabile Ufficio Libro Antico della Biblioteca Universitaria Alessandrina.

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autori e suddiviso per materie contenuto nel Ms. 5054 della Biblioteca Alessandrina.

Successivamente, è stata possibile l’individuazione degli esemplari ‘urbinati’ attualmente custoditi nel Fondo Antico della stessa, individuabili grazie alla presenza della nota manoscritta ‘Vr’ – segno distintivo di tutti i volumi della Biblioteca Durantina – presente sul margine inferiore destro dei frontespizi editoriali.