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Il Fondo Chigi della Biblioteca Universitaria Alessandrina

4.3 Donum Sancti Domini Nostri Alexandri

L’analisi compiuta sui doppioni della Chigiana è senza dubbio la chiave di lettura per l’esame degli esemplari sul cui frontespizio è presente la nota di provenienza di Alessandro VII. L’attività di catalogazione, infatti, ha evidenziato una notevole quantità di discrepanze tra gli esemplari entrati in Biblioteca Alessandrina sotto il nome di Flavio Chigi e quelli entrati sotto il nome dello zio pontefice.

Un primo dubbio è emerso dalla mancanza della notitia librorum all’interno del registro d’ingresso compilato dal Cartari. Questo dato ha portato ad interrogarsi sul perché, rispetto a tutte le accessioni librarie avvenute a favore dell’Alessandrina, mancasse l’elenco dei libri donati dal pontefice – nonché fondatore – e per quale motivo i doppioni provenienti dalla Biblioteca Chigiana riportassero note riferibili a Flavio Chigi o ad Alessandro VII. Una problematica che restava irrisolta riguardava la necessità di comprendere perché i libri provenienti da una medesima istituzione bibliotecaria recassero i nomi di entrambi i personaggi.

La risposta a questi quesiti è arrivata solo dopo una lunga e attenta disamina degli esemplari e della documentazione archivistica.

La catalogazione dei volumi con la nota di Alessandro VII ha permesso l’individuazione di elementi fortemente in contrasto con gli esemplari di Flavio precedentemente schedati. Tra questi: legature di modesta fattura in pergamena rigida o semifloscia, carenza di opere di pregio e limitata presenza di dediche ai Chigi.

La complessità dei dati raccolti nella fase di catalogazione ha portato alla necessità di confronto con i documenti d’archivio. Dallo spoglio del registro del Cartari, e quindi dalla consultazione delle accessioni avvenute nei primi anni dalla fondazione dell’Alessandrina, è emerso che i libri recanti la nota di provenienza “Donum S.D.N. Alexandri VII” non erano doppioni della Chigiana, ma doppioni provenienti dalla Biblioteca Vaticana.

Un documento datato 6 febbraio 1666 testimonia la donazione dei ‘dupplicati’ vaticani da parte del papa Chigi a favore dell’Alessandrina. Questi volumi «ex Vaticana Bibliotheca

translati sunt in Bibliotheca Romanae Universitatis»44 il giorno 23 febbraio dello stesso anno. L’elenco dei libri, suddivisi per formato, è stato ritrovato sia nel Fondo Cartari-Febei dell’Archivio di Stato di Roma45 – dove a chiusura di ciascuna voce bibliografica è presente la

44 ASR, Fondo Cartari-Febei, b. 210, f. 68v. 45 Ivi, ff. 69v.-93r.

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dicitura «Donum ipsius Pontificij» – che nel fondo Archivio Biblioteca della Biblioteca Apostolica Vaticana.46

La Biblioteca Vaticana è la biblioteca dei papi ed è per questo motivo che il dono, espressamente voluto da Alessandro VII per la biblioteca da lui fondata, doveva riportare una tangibile prova della sua generosità. Fu infatti il Cartari ad apporre successivamente su tutti i frontespizi la nota di provenienza «Donum Sancti Domini Nostri Alexandri VII».47

[…] Card.l Chigi Nostro Nipote Bibliotecario della Biblioteca Vaticana. Havendo Noi fondata per

benefitio de Virtù la pubblica Libraria nell’Università della Sapienza di Roma e donati ad essa molti volumi. Volendo accrescerla dei sud.i libri, che nella d.a Biblioteca sono dupplicati tanto per la compra, che

facemmo della Libreria de’ i Duchi e della Città d’Urbino, quanto in altro modo. Perciò di nostro moto proprio, certa scienza, e pienezza della nostra Podestà, Ordiniano à Voi, che facciate consegnare da Leone Allacci primo Custode, o da altri custodi o ministri della d.a Bibliotheca Vaticana li pred.i Libri dupplicati,

della qualità e della quantità sopradescritti al Collegio de nostri Avvocati Concistoriali, o all’Avvocato che deputarà per trasportarli nella d.a Libraria da Noi fondata alla quale gli doniamo per donazione irrevocabile

tra vivi, volendo che il […] nro. Chirografo sia valido colla nostra sola sottoscrizione […] Dato nel Nro. Palazzo Ap.co di Monte Cavallo questo dì 6 di febraro 1666. Alexander Papa VII. 48

È con questo chirografo che il papa ordina a suo nipote, cardinale bibliotecario, di incaricare Leone Allacci, primo custode della Vaticana, per il trasporto dei libri. Le disposizioni del papa sono così trasmesse da Flavio all’Allacci:

Sig. Leone Allatij P.mo custode della Biblioteca vaticana consegnarà al Collegio degli Avvocati

Concistoriali, et per essi al Sig. Marc. Ant.o Buratti Rettore dello Studio […] i retroscritti libri dupplicati

rinvenuti in d.a Biblioteca per metterli nella Libraria pubblica della Sapienza a Studio di Roma in virtù del

[…] Chirog. di N.S. a Noi diretto: che con sua rich. saranno consegnati. Dalle stanze di Montecavallo 7 feb. 1666. F. Card. Chisi.49

La ricezione dell’avvenuto trasferimento è testimoniato dal Buratti:

46 BAV, Archivio Biblioteca, b. 10, ff. 58r.-64r. 47 BAV, Ms. Chig. H.III.62, c. 297 v.

48 BAV, Archivio Biblioteca, b. 10, ff. 64v.-65r. 49 Ivi, f. 65v.

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Secondo l’ord.ne del Em.mo Card. Chigi io sottoscritto o (sic) ric.to dal Sig.re Leone Alatio li soprascritti

libri per metterli nella Libraria della Sapienza come nel retroscritto foglio questo di 23 feb.ro 1666. Marc.

Antonio Buratti Rett.re […].50

Un papa bibliofilo come Alessandro VII aveva così ceduto i doppioni della Vaticana nonostante le disposizioni De rebus Ecclesiae non alienandis e De libris Bibliothecae

Vaticanae non amovendis.

Occorre ricordare, però, che i doppioni vengono utilizzati come merce di scambio tra biblioteche, quale forma di transazione molto diffusa nel commercio librario. Come sostiene Tiziana Pesenti «il concetto di doppio appare inteso nel suo significato più largo, ossia di opera posseduta non già in più esemplari di una stessa edizione, bensì in più edizioni diverse».51 Per

citare un altro esempio, il 12 agosto del 1665 vengono donati 3893 doppioni vaticani52 dal papa

Chigi a favore di Propaganda Fide, di cui è prefetto il nipote Flavio.53 L’obiettivo del papa è

quello di ottenere per la Biblioteca Vaticana, in cambio di quei doppi, una copia di tutti i libri stampati nel passato, nel presente e quelli che sarebbero stati stampati nel futuro dalla Tipografia poliglotta della Sacra Congregazione.54

In egual misura, su consiglio del primo custode, la Vaticana otterrà dalla Sapienza i propri doppi che non saranno quindi né venduti né barattati con altre biblioteche. Una missiva, scritta di proprio pugno dall’Allacci, e destinata direttamente al pontefice riporta:

Beatissimo Padre

Vostra Santità s’è compiaciuta con la sua solita liberalità di fare un dono considerabile alla Biblioteca della Sapienza, comandando con un suo Chirografo, che delli libri duplicati della Vaticana se gli facesse una parte. Il Comandamento è stato eseguito. Hora da parte della Biblioteca Vaticana si supplica

50 Ibidem.

51 TIZIANA PESENTI, Gli stampati: la formazione della «prima raccolta» e i suoi cataloghi, in La Vaticana nel

Seicento (1590-1700): una biblioteca di biblioteche, a cura di Claudia Montuschi, Città del Vaticano, Biblioteca

Apostolica Vaticana, 214, p. 549.

52 Si tratta di vangeli, calendari gregoriani, grammatiche, direttori per i confessori in lingua armena, araba, slava,

albanese, etc. Ivi, p. 561.

53 CHRISTINE MARIA GRAFINGER, I libri della Biblioteca Vaticana donati da Alssandro VII alla Propaganda Fide,

in «il Bibliotecario», 1992, n. 32, pp. 97-101.

54 Per l’attività tipografica di Propaganda Fide nel Seicento cfr. VALENTINA SESTINI, “Euntes in Universum

mundum”… circolazione e divulgazione dei libri di Propaganda Fide nel XVII sec. attraverso alcuni documenti d’archivio, in «Nuovi Annali Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 2011, vol. XXV, pp. 69-87.

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V. San.tà, che si degni comandare, che delli duplicati della Sapienza, che in tanta raccolta de’libri non

potranno essere se non molti, se ne abbia all’incontro dare uno per sorte, purchè in detta Vaticana non vi sia, per poterli collocare nell’Alessandrina, Il che si hauerà a gratia singolarissima quam Deus. Si potrà consegnare l’Indice dei duplicati della Sapienza, dal quale si potrà fare il confronto di quelli, che non ci sono in d.a Vaticana.55

Tornando ai doppioni della Vaticana donati all’Alessandrina, un calcolo approssimativo del numero dei volumi è fornito dal seguente documento, che suddivide i libri in ‘ligati’, ‘sciolti’ e ‘nello stanzolino’, ordinandoli per formato:

Numero de’ libri duplicati della Vaticana, conforme l’inventario mandatomi da Mons. Rauilli li 31 di dicembre 1665. Libri ligati In foglio n.° 92 In quarto n.° 46 In Ottauo n.°50 In dodici n.° 2 Libri sciolti In foglio n.°8 In quarto n.°7 In ottauo n.°2

Libri che sono nello stanzolino

In foglio n.°18

In quarto n.°68

In ottauo n.°101

In dodici, e sedici n.°29

In tutto, libri numero 42356

Stupisce che tra queste opere siano presenti numerosissimi libri proibiti o espurgati. La nota mox recensendi non pregiudica l’ingresso di libri messi all’Indice. Sembra, infatti, che la

55 ASR, Fondo Università, b. 202, f. 218r.

56 Ivi, f. 130r. Si ritiene che il calcolo eseguito su questo documento corrisponda all’inventario BAV, Archivio

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costituzione dell’Alessandrina fosse sfuggita ai criteri della Controriforma, che si conformavano all’ideale della Bibliotheca selecta di Possevino.57 È evidente che la biblioteca

era destinata ad un’utenza molto più ampia di quella studentesca, al fine di permettere una circolazione intellettuale erudita che si allontanasse dalla cultura dominante di tipo ortodosso. In realtà vi è anche un’esplicita richiesta da parte del bibliotecario Buratti di poter ottenere una licenza per tenere in Alessandrina «libri proibiti di qual si voglia sorte, purché d.i libri siano serrati con la chiave» e consentirne la lettura solo a chi autorizzato.58

Tra i libri proibiti donati dalla Vaticana, oltre alle Centurie di Madgdeburgo in tredici volumi, significativo è il caso del De humani corporis fabrica di Leonhart Fuchs – medico, botanico e professore presso l’Università di Tubinga – libro pubblicato a Lione nel 1551. Su entrambi gli esemplari conservati nel Fondo antico è stata rilevata la presenza di note manoscritte recanti la dicitura “prohibitus”; alcune parti del frontespizio del primo volume sono state abrase, mentre sul frontespizio del secondo il nome dell’autore è ricoperto da un cartiglio. L’opera, sottoposta a censura, si inserisce tra le pubblicazioni a carattere medico scientifico, tollerate dalla Chiesa con molta cautela. L’intervento da parte della Congregazione del Sant’Uffizio sarà decisivo a partire dal secolo XVI, con la messa all’Indice dei libri di arte medica in forte contrapposizione con la teologia e la filosofia naturale.59

Proibiti, inoltre, sono anche i volumi di Histoire ecclesiastique des eglises reformees del teologo francese Teodoro di Beza, pubblicati ad Anversa nel 1580. L’autore, dopo aver abbandonato il cattolicesimo, succederà a Calvino come capo protestante nella città di Ginevra.60

Ancora altri due autori protestanti sono ritenuti proibiti in Alessandrina. Si tratta dell’umanista Vincentius Opsopoeus, che con il suo De arte bibendi, pubblicato a Lione nel 1648, dispensa consigli sull’uso moderato del bere catalogandone gli eccessi e suggerendo quali

57 Pubblicata a Roma dalla Tipografia Vaticana nel 1593, la Bibliotheca selecta, come è noto, si poneva l’obiettivo

di proporre un canone bibliografico destinato alla formazione del buon ‘soldato della Chiesa’. Pietra miliare per la

Ratio studiorum proposta dai Gesuiti, la Bibliotheca è considerata la risposta alla Bibliotheca Universalis del

protestante Conrad Gesner, che si poneva l’obbiettivo di raccogliere tutto lo scibile umano in un’unica bibliografia. Cfr. EMANUELE COLOMBO, Possevino, Antonio, in DBI, 2016, vol.85, pp. 153-58.

58 ASR, Fondo Università, b. 202, f. 481r.

59 Cfr. GIAN LUCA D’ERRICO, La Chiesa, l’Inquisizione, l’anatomia: storia di un tabù, in Anatome. Sezione,

scomposizione, raffigurazione del corpo nell’Età moderna, a cura di Giuseppe Olmi e Claudia Pancino, Bologna,

Bononia unipress, 2012, pp. 243-261.

60 Beza, Teodoro,in Enciclopedia di scienze, lettere e belle arti, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, [1949],

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siano i cibi da mangiare a seconda delle circostanze. L’altro è il teologo luterano Christoph Stummel con l’opera Studentes sive Comoedia de vita studiosorum, edita ad Amsterdam nel 1647. I testi dei due autori sono legati insieme e presentano sul piatto anteriore dell’esemplare la nota manoscritta “Prohibitus”.

Un interessante volume espurgato è il Chronologica et astronomica elementa dello scienziato e astronomo musulmano Ahmad ibn Muhammad al-Fargani, tradotto in latino dall’astronomo tedesco Jacob Christmann.61 L’esemplare presenta delle cancellature sul

frontespizio che impediscono la lettura del nome del traduttore e del tipografo.

Un altro libro espurgato vede come autore ancora un astronomo tedesco. Si tratta di Cyprian Leowitz, che ha giocato un ruolo centrale nel diffondere in Europa le teorie di congiunzione dei pianeti in relazione agli eventi terrestri.62 La sua opera Tabulae positionum, edita ad Augusta nel 1551, presenta delle cancellature sul frontespizio e sul colophon per coprire il nome dell’autore.

Ma anche l’opera di un frate francescano è oggetto di censura. Il De harmonia mundi

totius di Fancesco Giorgio (o Zorzi), stampato a Venezia nel 1524 per i tipi di Bernardino Vitali,

ebbe un grande successo negli ambienti intellettuali e religiosi sia italiani che stranieri. Purtroppo, però, dopo la morte dell’autore, avvenuta il 1 aprile del 1540, l’opera fu elencata tra i libri messi all’Indice a causa di deviazioni dottrinali e contenuti pericolosi.63

Oltre ai libri proibiti, non mancano testi in lingue orientali come l’arabo o l’armeno. Si segnalano diverse opere stampate dalla Tipografia Medicea Orientale64 tra cui il De geographia uniuersali di al-Idrisi del 1592, il Breuis orthodoxæ fidei professio del 1595 e il Liber Tasriphi

61 ABDELHAMID IBRAHIM SABRA, al-Farghânî, Abu’l-’Abbâs Ahmad Ibn Muhammad Ibn Kathîr, in Dictionary of

Scientific Biography, New York, Scribner, 1971, vol. 4, p. 541.

62 ANN GENEVA, Astrology and the seventeen-century mind. William Lilly and the language of the stars,

Manchester, Manchester University Press, 1995, p. 135.

63 Cfr. ANTONIO ROTONDÒ, Nuovi documenti per la storia dell’Indice dei libri proibiti (1572-1638), in

«Rinascimento», 1963, 3, pp. 145-211. Il De harmonia mundi totius è stato oggetto di una tesi di dottorato discussa presso l’Università degli Studi di Padova. Cfr. RUGGIERO LORENZIN, Francesco Zorzi veneto. De Harminia mundi

totius cantica tria (Venezia, 1525). Teorie musicali e Kabbalah, Tesi di dottorato, Dipartimento di Beni Culturali:

archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica, Università degli Studi di Padova, 2013. La tesi è consultabile all’indirizzo «http://paduaresearch.cab.unipd.it/5623/1/Lorenzin_Ruggero_tesi.pdf» (ultima consultazione 27 dicembre 2016).

64 La Tipografia Medicea Orientale fu fondata a Roma nel 1584 per volontà di papa Gregorio XIII con il supporto

del cardinale Ferdinando de' Medici. La missione che si proponeva era quella di fornire strumenti – quali grammatiche, lessici, testi canonici sacri e liturgici – al fine di diffondere la fede cattolica presso le chiese d'Oriente e per supportare l’educazione ortodossa del clero orientale a Roma. Cfr. Le vie delle lettere. La Tipografia Medicea

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di Ibrahim ibn Abd al-Wahhab del 1610. Non mancano, inoltre, un Kalendarium armenum pubblicato a Roma da Domenico Basa nel 1584 e la Doctrina christiana del cardinale Roberto Bellarmino – edita a Roma da Stefano Paolini nel 1613 – con testo arabo a fronte.

Nel complesso i doppioni della Vaticana donati da papa Alessandro VII raccolgono argomenti di vario genere che spaziano dalla storia ecclesiastica al diritto canonico, dalle controversie dogmatiche alla teologia, dall’agiografia alla liturgia, dalla filosofia all’astronomia, argomenti certamente funzionali per alcune delle sei cattedre introdotte o reintegrate dal pontefice.