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16 STORIA / DELL’UNIVERSITÀ / DEGLI STUDJ DI ROMA / DETTA COMUNEMENTE LA SAPIENZA /

3.1 Alessandro VII: profilo di un papa bibliofilo

L’opera Della vita di Alessandro VII scritta dal cardinale Sforza Pallavicino restò inedita fino a quando fu data alle stampe presso la tipografia dei fratelli Giacchetti di Prato nel 18391 con un’introduzione del noto letterato piacentino Pietro Giordani.2 L’autorevole biografia –

continuamente revisionata in corso d’opera dallo stesso papa – fu lasciata incompiuta dall’autore.3 L’obiettivo, pienamente in linea con i canoni della Controriforma, era quello di

offrire un’edificazione morale e religiosa attraverso il ritratto del virtuoso pontefice.4

Fabio Chigi, figlio di Flavio e Laura Marsili,5 nacque a Siena il 13 febbraio 1599.

Discendente del nobile e celebre Agostino detto il ‘magnifico’,6 il giovane Fabio aveva mostrato

sin da giovanissimo una straordinaria propensione verso lo studio e i libri.7 A causa della sua cagionevole salute «lontano da tutti i giuochi puerili, stava sempre con un libretto in mano

1 Cfr. FRANCESCO MARIA PIETRO SFORZA PALLAVICINO,Della vita di Alessandro VII, Prato, Nella Tipografia dei

F.F. Giaccheti, 1839-1840.

2 Cfr. GIUSEPPE MONSAGRATI, Giordani, Pietro, in DBI, 2001, vol. 55, pp. 219-226.

3 Il manoscritto originale, lasciato in eredità dal Pallavicino a Flavio Chigi, è attualmente in BAV, ms. Chig. E.I.1-

15.

4 La consuetudine storiografica, oramai superata, ritiene che l’amarezza provata dal Pallavicino a causa del

nepotismo praticato da Alessandro VII, sia la ragione dell’interruzione nel 1659 nella stesura dell’opera, a cui lavorava sin dal 1656. Più verosimilmente, è probabile che fu dovuta alla nomina cardinalizia, avvenuta il 10 novembre 1659, e i numerosi impegni. Cfr. FEDERICA FAVINO, Pallavicino, Francesco Maria Pietro Sforza, in DBI, 2014, vol. 80, pp. 512-518.

5 Dall’unione di Flavio e Laura nacquero: Ortensia (1591-1618), Ersilia (1593-1612), Mario (1594-1669),

Gismondo (1596-1647), Agnese (n. 1597), Fabio (1599-1667), Flaminia (n. 1601), Flavia, Augusto (1605-1651), Caterina (1607-1637), Elena (1611-1678). Per la ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia cfr. UGO

FRITTELLI,Albero genealogico della nobil famiglia Chigi patrizia senese, Siena, Stab. Arti Grafiche Lazzeri, 1922.

6 Fu uno dei più grandi mecenati del Rinascimento. Commissionò a Raffaello la Cappella di famiglia a Santa Maria

del Popolo, e la famosa villa ‘Farnesina’ a Baldassarre Peruzzi. Grazie alle ingenti fortune accumulate, aprì numerose filiali bancarie, prestando denaro a sovrani e a papi come Carlo VIII, Alessandro VI Borgia e Leone X de’Medici. Cfr. FRANCESCO DANTE, Chigi, Agostino I, in DBI, 1980, vol. 24, pp. 735-743.

7 Cfr. GIOVANNI RITA,La Biblioteca Alessandrina di Roma (1658-1988). Contributo alla storia della “Sapienza”,

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ritirato da’ fratelli in qualche angolo della casa».8 A tal proposito il suo precettore e medico,

Clearco Moreschini, gli aveva proibito come «il più mal sano cibo quello de’ libri» sebbene – come riporta il Pallavicino9 – disubbidisse a quest’ordine tenendo sotto il cuscino le poesie di

Francesco Petrarca, che leggeva quando non era visto da nessuno. Riguardo alla sua formazione da adolescente, il padre non volle che Fabio frequentasse le scuole dei Gesuiti, perché dubitava che in queste la moltitudine di allievi «non permettesse tanto severa disciplina, e tanto guardingo ritiramento, quant’egli desiderava per custodire l’integrità di quella candida, ma molle cera».10

Col passare degli anni Fabio si dedicò allo studio della filosofia e delle leggi, approfondendo gli studi aristotelici, la matematica, la gnomonica e l’architettura vitruviana. Tra i suoi maestri vi furono i lettori universitari Angelo Cardi, che lo aveva avvicinato alle opere di Francesco Piccolomini, e Giambattista Borghesi, che lo aveva fatto appassionare alla metafisica di Francesco Suárez, considerato dallo stesso Fabio ‘principe dei teologi moderni’.11 Studiò il greco ma «fu accurato in raffinare e radicare esquisitamente nel suo intelletto i due usuali idiomi italiano e latino; l’uno dei quali c’è istromento del commercio co’ paesani, l’altro con quasi tutti i letterati del mondo o vivi, o defonti. E di questi linguaggi si contentò in tutta la vita, perché amò meglio impiegar lo studio in saper molte cose, che molte parole».12 Appassionato e fine conoscitore della letteratura latina, aveva dedicato ampi studi alla poetica e all’oratoria diventando profondo conoscitore di Orazio e di Seneca.13

Sempre a Siena, cittadina contrassegnata da un vivace fervore intellettuale, divenne membro dell’Accademia dei Filomati con il nome di Guardingo, perché considerato ‘circospetto e ritenuto’ dagli altri accademici.14

Fu allievo del grande letterato Celso Cittadini, che lo indottrinò in diverse discipline come l’archeologia, la numismatica, l’araldica, l’archivistica, l’epigrafia e la critica letteraria, accrescendo in lui un forte gusto artistico ed antiquario.15 Dopo aver conseguito nei tre Collegi

8F.M.P.S.PALLAVICINO,Della vita di Alessandro VII, cit., vol. 1, p. 28. 9 Ivi, p. 29.

10 Ivi, p. 30.

11 Cfr. PAOLA GUAZZOTTI, Suárez, Francisco, in Grande dizionario enciclopedico Utet, Torino, UTET, 1984, vol.

19, pp. 495-496.

12F.M.P.S.PALLAVICINO,Della vita di Alessandro VII, cit, vol.1, p.37. 13 Ibidem.

14 Ivi, p. 38. 15 Ivi, p .41.

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dell’Università senese le lauree in Teologia, Filosofia e Diritto,16 si trasferì a Roma nel 1626

per iniziare la carriera curiale. Gli stretti rapporti con la corte pontificia gli valsero la nomina, da parte di papa Urbano VIII Barberini, a referendario dei due supremi collegi giuridici, la Segnatura di grazia e quella di giustizia, nel 1629. Poco più tardi gli fu affidato l’incarico di vicelegato a Ferrara, fu ordinato sacerdote nel 1634 e nominato vescovo di Nardò su suggerimento del cardinale Francesco Barberini.17 Nello stesso anno venne inviato a Malta in qualità di legato e di inquisitore dove, per cinque anni, diede prova delle sue qualità amministrative e diplomatiche, che gli consentirono di ottenere il più prestigioso incarico di nunzio a Colonia come legato a latere del papa.

Alla morte di Urbano VIII, avvenuta il 29 luglio del 1644,18 ascese al soglio di Pietro Innocenzo X Pamphili che, pur non conoscendo personalmente il Chigi, lo confermò come nunzio e gli affidò la carica di rappresentante per la Santa Sede presso il congresso di pace di Münster. In questa occasione le sue doti diplomatiche, come mediatore tra Francia e Spagna, gli consentirono di avere un ruolo determinante per la pace di Westfalia. A seguito di questo incarico, diventò Segretario di Stato per Innocenzo X nel 1651, mentre l’anno seguente fu investito della porpora cardinalizia con il titolo di Santa Maria del Popolo.19 Dopo la morte del papa, avvenuta il 7 gennaio del 1655, un lungo Conclave durato ottanta giorni si concluse con l’elezione alla cattedra papale proprio di Fabio Chigi che scelse il nome di Alessandro in memoria di papa Alessandro III Bandinelli.20

Fin dall’inizio del suo pontificato, Alessandro VII palesò la sua austerità in diverse circostanze come la lotta al nepotismo – fenomeno dilagante nella Roma papalina –21 tanto da

impedire ai suoi parenti di raggiungerlo nell’Urbe subito dopo la sua elezione.22 Dopo solo un

anno, però, contrariamente da quanto promesso durante la ‘campagna elettorale’,23 il 12 maggio

16 Ivi, p. 43.

17 Sulla carica di vescovo di Nardò cfr. FRANCESCO DANIELI,Fabio Chigi. Chiaroscuri “barocchi” di un uomo e

di un papa, in «Spicilegia Sallentina», n.1, 2007, pp. 45-53.

18 GEORG LUTZ, Urbano VIII, in Enciclopedia dei papi, 2008, vol.3, pp. 298-321. 19 S.PALLAVICINO,Della vita di Alessandro VII, vol. I, p. 173

20 MARIO ROSA, Alessandro VII, in DBI, 1960, vol. 2, pp. 205-215.

21 Alessandro VII aveva ampiamente condannato i suoi predecessori che con il loro eccessi avevano danneggiato

la Santa Sede. Addirittura sembrerebbe che avesse detto ad un confidente che «come Fabio Chigi aveva avuto fratelli e parenti, ma come papa, non ne aveva alcuno» LUDWIG VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine del

Medioevo, Roma, Desclèe, 1932, vol. 14, pt. I, p. 324.

22 Ivi, pp. 323-326.

23 Sul nepotismo di Alessandro VII Cfr. MARCO TEODORI,I parenti del papa: nepotismo pontificio e formazione

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1656 chiamò a Roma tre dei suoi parenti:24 i nipoti Flavio e Agostino e il fratello Mario. In

qualità di papa, pensava di poter dare l’esempio di come, pur avvalendosi dell’aiuto dei parenti, potesse tenerli a freno stabilendo delle regole secondo cui gli si proibiva di accettare doni da coloro i quali aspiravano ad un ufficio o a qualche favore.

Agostino divenne castellano di Castel S. Angelo e fu designato per dar vita al ramo romano della famiglia Chigi sposando Maria Virginia Borghese;25 Mario divenne generale della Chiesa e capo delle guardie di palazzo; mentre Flavio fu avviato alla carriera ecclesiastica.26

Il pontificato di Alessandro VII si caratterizzò anche per le doti da mecenate del papa, amante della cultura e delle arti. Sin dai primi anni, grazie ai rapporti con i più grandi artisti dell’epoca, il volto della città eterna mutò ad opera degli importanti interventi artistici ed urbanistici voluti da lui. In realtà, fin dal 1626 egli si era interessato al restauro della cappella Chigi eretta in Santa Maria del Popolo dal suo antenato Agostino, commissionando al Bernini, prima da cardinale e poi da papa, i lavori ultimati solo nel 1657.27 Anche in occasione dell’abdicazione al trono e la venuta a Roma di Cristina di Svezia papa Chigi commissionò al Bernini un nuovo assetto per la Porta del Popolo, cambiando così il volto della piazza come una scena teatrale. L’obiettivo di Alessandro VII era quello di celebrare il grande cammino di conversione della Regina di Svezia, cosa che avrebbe rappresentato uno dei più grandi successi della sua propaganda.

Il rapporto quasi simbiotico tra l’artista e il papa portò al compimento di altre importanti opere sia a Roma che fuori come la realizzazione di Piazza San Pietro e del suo colonnato, la cattedra nell’abside della Basilica di San Pietro, l’obelisco a Santa Maria sopra Minerva,28 la

Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, il Palazzo Chigi e la Collegiata di Santa Maria Assunta in Cielo del feudo di Ariccia.29

24 Cfr. L.VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, cit., pp. 326-327.

25 Cfr. GAETANO MORONI ROMANO,Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri

giorni, Venezia, Tipografia Emiliana, 1842, vol. 13, pp. 82-83.

26 Ivi, p. 81.

27 Cfr. L.VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, cit., vol. 14, pt. 1, p. 513. Sui rapporti artistici tra

Alessandro VII e il Benini Cfr. ALESSANDRO ANGELINI, Gian Lorenzo Benini e i Chigi tra Roma e Siena, Siena, Banca Monte dei Paschi, 1998.

28 Alessandro VII incaricò l’artista di innalzare l’obelisco egizio ritrovato nel chiostro di Santa Maria sopra

Minerva. Von Pastor sostiene che il papa prese spunto da un’illustrazione che si trovava nell’opera di Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, pubblicata a Venezia per i tipi di Aldo Manuzio nel 1499. Cfr. L.VON

PASTOR, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, cit., vol. 14, pt. 1, p. 516.

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La corte papale era ricca di illustri personaggi con cui il papa amava confrontarsi su diverse tematiche. Tra questi vi furono Natale Rondinini (o Rondanini),30 Alessandro Pollini,31

Agostino Favoriti,32 Ferdinando di Fürstenberg,33 Pietro Sforza Pallavicino, Atanasio Kircher,34

ed Ericio Puteano,35 con cui vi fu un intenso rapporto epistolare.

Il suo interesse per la cultura si tradusse in un’altra passione: la bibliofilia. Sin dalla giovinezza aveva acquisito una splendida raccolta libraria a Siena nella Villa alle Volte, accrescendo il patrimonio bibliografico con i codici appartenuti a Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II; Francesco Todeschini Piccolomini, poi Pio III; Agostino Patrizi Piccolomini, vescovo di Pienza; Giacomo Piccolomini di Castiglia e di Aragona;36 Celso Cittadini e Federico degli Ubaldini. 37 La biblioteca crebbe con l’arrivo dei libri dal Sacro Convento di Assisi, dal Convento di S. Francesco in Tuscanella, dalla Biblioteca Aniciana e dall’abate Domenico Salvetti, in possesso di autografi di papa Sisto V. 38

Il Chigi, «ricco di censo e di cultura»,39 durante la sua lunga carriera aveva raccolto sempre e dovunque documenti, codici e libri acquistandoli personalmente o ricevendoli in dono grazie alle sue altissime cariche, tanto che, una volta eletto papa, il possesso o l’acquisto di manoscritti divenne una vera moda nella stessa Roma:

ora che il genio del Papa è fatto pubblico, tutti i prelati fanno alle pugna per buscar manoscritti.40

30 TOMASO MONTANARI-MARIO ROSA, Alessandro VII, in Enciclopedia dei Papi, [Roma], Istituto della

Enciclopedia italiana, 2008, vol. 3, pp.335-348.

31 GIUSTO FONTANINI,Biblioteca dell’eloquenza italiana, Parma, Luigi Mussi, 1803, vol. 1, p. 80. 32 ROSARIO CONTARINO -DARIO BUSOLINI, Favoriti, Agostino, in DBI, 1995, vol. 45, pp. 477-482.

33 Ferdinando di Fürstenberg, a proposito di un suo soggiorno romano, ricordava: «quando sotto il governo di

Alessandro VII le lettere e le arti belle stavano in pieno fiore e tutti i dotti, nei parti del loro ingegno, andavano a gara nell’esaltare la munificenza del papa». Cfr. L.VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, cit., vol. 14, pt. 1, p. 507.

34 ANNA MARIA PARTINI,Alchimia, architettura, spiritualità in Alessandro VII, Roma, Edizioni Mediterranee,

2007, pp. 41-47.

35 Ivi, pp. 508-509. Cfr. ROBERTA FERRO, Federico Borromeo ed Ericio Puteano. Cultura e letteratura a Milano

ai primi del Seicento, Biblioteca Ambrosiana-Bulzoni Editore, Milano-Roma 2007.

36 Cfr. MARCO BUONOCORE, Chigiani, in Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca

Vaticana, a cura di Francesco D’Aiuto-Paolo Vian, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2011, vol.

I, pp. 403-409.

37 Cfr. GIANFRANCO FORMICHETTI, Cittadini, Celso, in DBI, 1982, vol. 26, pp. 71-75. 38Cfr. ENZO BOTTASSO,Storia della biblioteca in Italia, Milano, Bibliografica, 1984, p. 77.

39 LUIGI DE GREGORI,La R. Biblioteca Chigiana, estratto da Il nuovo patto, Roma, L’Agave, 1918, pp. 1-3. 40 L.VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, cit., vol. XIV, parte I, p. 511

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Alessandro VII diede così vita alla celebre Biblioteca Chigiana: il carattere dei vari fondi che la costituirono rispecchiava gli interessi e i gusti di un pontefice umanista e bibliofilo, dimostrando inoltre che essi non furono raccolti a caso, ma seguendo un disegno prestabilito.

Fu probabilmente per questi motivi che gli Avvocati Concistoriali si rivolsero al papa Chigi per la fondazione della Biblioteca Alessandrina.