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Capitolo 1. Supply Chain: punti di debolezza e necessità di miglioramento nel

1.4 Supply chain e distretto industriale: affinità e differenze nei due modelli

1.4.3 Affinità e differenze fra il distretto industriale e la supply chain

Obiettivo di questo paragrafo è individuare i caratteri che accomunano il distretto industriale e la supply chain e soprattutto le divergenze che intercorrono fra i due sistemi, al fine di evidenziare le diverse possibilità di sviluppo tecnologico nei due modelli.

Le affinità sono da ricondursi sicuramente nella cooperazione fra imprese: in entrambi i casi i vari attori sono portati a cooperare fra loro, al fine di ottenere un prodotto appetibile da vendere sul mercato. Inoltre per quanto concerne la dimensione media, così come nel distretto, anche in una catena di fornitura si riscontra un numero elevato di imprese: esse sono perlopiù piccole o medie e coordinate da un’azienda trainante di grandi dimensioni, mentre nel distretto la dimensione media delle imprese è un gradino inferiore, con una preponderanza di piccole e microimprese piuttosto che di PMI.

La logistica, l’incipit di questo lavoro, rappresenta un ulteriore punto di comunanza fra distretto e supply chain; se nella filiera essa è fondamentale per allineare i processi produttivi in una visione di insieme e deve essere l’elemento propulsore per la riduzione di inefficienze, nel distretto diventa il fattore cardine che può creare valore per l’intero sistema distrettuale. Infatti, la dimensione ancor più piccola delle entità imprenditoriali e la più accurata divisione del lavoro enfatizzano il ruolo della logistica come creatore di vantaggio competitivo.

Proseguendo nel delineare l’importanza della logistica tra il distretto industriale e le supply chain odierne, si evidenzia la prima differenza strutturale. Nella filiera produttiva l’integrazione è possibile anche grazie ai sistemi ERP (Enterprise Resource Planning), definibili come quei sistemi gestionali in grado di integrare sia le funzioni interne

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all’impresa sia i rapporti con l’esterno, se dovutamente connessi. La dotazione di infrastrutture tecnologiche nelle aziende componenti la supply chain implica una dotazione di capitali e di risorse importante, oltre che una relazione di lungo termine fra i nodi della filiera; solo con queste condizioni è vantaggioso costruire un’architettura software che possa mettere in relazione i vari sistemi ERP delle singole aziende per ottenere un flusso informativo e materiale condiviso e verificato fra tutti i soggetti. Tali caratteristiche, sia la dotazione di risorse importanti ma soprattutto la relazione di lunga durata, appaiono fragili nel distretto. Le risorse poiché le microimprese sono spesso imprese individuali formate da un artigiano, o piccole imprese che hanno un elevato know-how ma una dotazione di capitali ridotta. Anche quando il capitale e le risorse sono sufficienti a implementare un sistema software condiviso, si riscontra nel distretto una diffidenza alla condivisione di sistemi comuni, sia per la paura di perdere tratti di unicità e conoscenza tacita, sia per il timore di intaccare la componente di genuinità nel contatto diretto con la clientela. Sul fronte delle relazioni invece il distretto si caratterizza sì per una fitta rete informativa informale e ben radicata, ma anche per una durata nei rapporti instabile; infatti, la competizione orizzontale fra le aziende del distretto può provocare facili cambi di partner di fornitura o di azienda cliente.

Scendendo più nel dettaglio nello studio delle relazioni fra le imprese appartenenti ai due modelli, si intuisce meglio come esse siano diverse. Se è vero che in entrambi i sistemi sono presenti relazioni intrecciate con una buona componente di informalità nei rapporti, è altrettanto vero che vi sono delle differenze. Nel distretto i rapporti informativi e relazionali sono prettamente informali, facilitati anche dalla vicinanza fra le imprese e dal fatto che molti imprenditori o artigiani si conoscano personalmente anche fuori dall’ambito lavorativo; in un contesto di questo genere la formalità nelle relazioni quotidiane è pressoché nulla. Nella gestione della supply chain invece, i nodi della catena presentano un sistema relazionale più eterogeneo. L’informalità è uno dei tratti caratteristici nel caso in cui due aziende siano legate da un rapporto commerciale fiduciario di lungo termine, ma lungo la catena sono presenti anche relazioni formali: questo sia nel caso in cui non vi sia conoscenza perfetta tra due attori, sia nel caso in cui le due aziende siano geograficamente distanti, poiché attraverso la formalità nello scambio di informazioni, dati sensibili o merci, aumenta la tutela delle parti nella transazione.

Un altro tratto distintivo è la territorialità: se il territorio, l’atmosfera industriale di Marshall e la presenza di enti che integrino i vari attori sono elementi fondamentali per definire un sistema produttivo come distretto, nella filiera questa voce perde di importanza. La vera differenza, o perlomeno la più rilevante, risiede proprio nel fatto che la supply chain non è necessariamente localizzata in uno specifico luogo geografico, specie al giorno d’oggi. Chiaramente se così fosse sarebbe vantaggioso per i partecipanti alla filiera, ma non è un elemento fondamentale, soprattutto a seguito della globalizzazione e dell’espansione dei mercati. Oggi le filiere produttive travalicano i confini nazionali grazie a una velocità di comunicazione e di trasporto di prodotti e persone che permette alle aziende di trovare i partner più adatti per la loro attività produttiva in giro per il mondo.

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Il distretto si mostra invece come un sistema chiuso, poco incline all’apertura internazionale a causa delle peculiarità che lo contraddistinguono e che gli forniscono una forte componente di entropia.

La filiera e la sua gestione integrata, attraverso il SCM, si presenta come un ecosistema più evoluto rispetto al distretto industriale, che meglio ha saputo adattarsi ai cambiamenti socio-economici post globalizzazione e conseguenti all’innesto di nuove tecnologie. Su questo ultimo aspetto appare opportuno un approfondimento, in virtù di quanto si enuncerà nel proseguo del lavoro. Nel distretto sembrano di difficile applicazione quelle tecniche di integrazione logistica e di implementazione di tecnologie ottimizzanti i processi come l’Information Communication Tecnology (ICT) e ancor di più la blockchain, che si andrà a delineare nel capitolo successivo.

Questo perché, come già enunciato, le risorse e la disponibilità all’apertura e alla condivisione nel distretto sono limitate e le microimprese costituenti la filiera del distretto appaiono più deboli strutturalmente delle imprese facenti parte di una supply chain di produzione non distrettuale. Ciò ha determinato un duplice effetto per il distretto: da un lato la sua crisi come sistema economico chiuso che, incapace di adattarsi a cambiamenti nel macroambiente, non è stato in grado di evolversi di pari passo con l’economia globale. Inoltre le innovazioni distrettuali sono spesso incrementali, in quanto innovazioni radicali con il passato non sarebbero sostenibili dalla dimensione media delle imprese e romperebbero con il know-how storico delle singole aziende, elemento su cui si poggia la cultura distrettuale.

Pertanto i continui miglioramenti adottati presuppongono tempo e continuità per essere implementati, mentre nell’economia attuale le innovazioni sono spesso veloci e radicali e tendono a rompere i paradigmi passati. Dall’altro lato, il distretto non ha saputo adattarsi al cambiamento di territorio, che da geografico è diventato relazionale; come detto, grazie all’ICT, è cambiata la logica informativa e di conseguenza anche il territorio, che non è più inteso come luogo marshalliano nel quale numerose piccole imprese cooperano per la produzione di un bene specifico. Oggi il territorio è uno spazio relazionale ed economico, senza necessariamente un’ubicazione geografica distinta, nel quale le imprese sono unite da relazioni interdipendenti e dalla comunanza di intenti. Se un’impresa non trova affinità con le imprese a sé limitrofe, può costruire un sistema di relazioni in un altro luogo, oppure delocalizzare determinate attività produttive. Le supply chain attuali possiedono proprio tale caratteristica e meglio hanno reagito sia al contesto economico derivante dalla globalizzazione sia alle opportunità fornite dai nuovi paradigmi tecnologici.