Capitolo 4. Le applicazioni blockchain nel settore dell’agrifood
4.1 Il tracking e il tracing dei prodotti
4.1.1 Il tracking
Come esposto nel capitolo precedente, a oggi le più grandi aziende globali sono dotate di sistemi ERP, integrati ad appositi dispositivi IoT come smart tag o sensori RfID, che permettono loro di tenere traccia del flusso dei prodotti in uscita e in entrata dai propri magazzini. Ciò però non consente alle imprese di avere un chiaro quadro su dove si trovino i loro prodotti dopo che sono stati spediti e soprattutto non permette di conoscere l’operato dei loro partner. Così, un’impresa riesce a tracciare l’entrata e l’uscita di un determinato item, ma non ha la certezza di dove si trovi, e in che condizioni, quando esso uscirà dal magazzino per transitare verso il deposito di un altro attore; ancora, essa non è in grado di conoscere lo stato del prodotto lungo il trasporto o come esso sia lavorato e trasformato dal successivo nodo della catena. In tal modo si attua una tracciabilità frammentata e frazionaria, determinata dalla registrazione su gestionali diversi e interni alle singole aziende ma non adatta a tenere traccia di tutte le informazioni e di tutti i processi lavorativi svolti su uno specifico bene dal momento della raccolta delle materie prime al momento della distribuzione.
Le imprese, pertanto, non hanno la piena panoramica riguardo a ciò che accade ai prodotti della filiera di cui fanno parte lungo il network e perdono così la tracciabilità dei beni. La blockchain, grazie alla sua natura distribuita e alla integrazione dei diversi sistemi ERP in un’unica architettura software da utilizzare nel network di fornitura, può essere quell’elemento capace di offrire maggiore vigilanza alle imprese per quanto riguarda il tracking e la visibilità di ciò che è accaduto durante i processi ai consumatori, tramite il connubio con i dispositivi dell’Internet of Things.
Figura 5 Abeyratne, Monfared: "Blockchain ready manufacturing supply chain using distirbuted ledger", Loughborough University, 2019.
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Ciò si ricorda, in quanto nei sistemi blockchain applicabili alle supply chain di produzione come quello rappresentato in figura, ogni item e ogni attore (USER) sono caratterizzati da un profilo digitale univoco (product profile) e tutti i passaggi dei prodotti fra diversi attori sono segnati da uno specifico smart contract; tale sistema, descritto nel terzo capitolo, consente pertanto di tenere traccia di tutte le lavorazioni e trasformazioni inerenti quel determinato bene e dell’effettivo posizionamento degli stessi lungo la catena, grazie alle firme crittografiche digitali che solo i nodi in possesso del bene possono apporre per condividere posizione, informazioni e lavorazioni attuate su quel prodotto. Questo meccanismo è coadiuvato e reso possibile anche dai sensori smart i quali, se collegati opportunamente al sistema blockchain, rendono possibile conoscere a tutti gli attori se un prodotto è in un magazzino, in una cella frigorifera o già giunto presso il punto vendita. Inoltre, collegando i sensori smart ai mezzi di trasporto e ai container e connettendoli alla blockchain, si è in grado non solo di conoscere la posizione dei prodotti e tenere traccia di essi, ma si potrebbero avere riscontri anche in termini di tempestività e prontezza nelle spedizioni e nelle ricezioni della merce; in sostanza, si riduce il tempo di incertezza relativo a quando arriva un determinato carico e si preparano in maniera più immediata le spedizioni, poiché si è a conoscenza dell’effettiva posizione dei prodotti e si può organizzare meglio l’attività logistica di magazzino.
Le informazioni riportate da ogni attore riguardo un preciso item e insite nell’apposito smart contract sono visibili a tutto il network una volta che siano state aggiunte e non possono essere modificate, rendendo così immutabile la storia del prodotto e apportando un aiuto consistente nella tracciabilità dello stesso.
I dati inseriti relativamente a un prodotto possono riguardare:
Proprietà: dal momento che tutte le imprese che hanno lavorato l’item in questione devono aver apposto la loro firma crittografica e aggiunto le informazioni relative ai processi di lavorazione e trasformazione attuati, è possibile disporre tramite la blockchain di una lista aggiornata e cronologica di tutte le imprese della filiera che sono state in qualche modo interessate alla formazione del prodotto finale. Ciò è un notevole contributo sia in termini di tracking sia di tracing del prodotto, qualora sia necessario.
Localizzazione fisica: tramite i dispositivi IoT, gli smart sensor e i sensori GPS si ha facile riscontro della posizione dei beni in tempo reale nella catena di fornitura, rendendo più agevole per le autorità di controllo gli interventi mirati di controllo verso specifiche aziende nel caso in cui si riscontrino modificazioni dello stato dei prodotti fra un’impresa e l’altra nel corso dei passaggi di consegna.
Cronologia delle transazioni: ogniqualvolta un’impresa aggiunge informazioni a un bene, la blockchain le inserisce nel profilo digitale univoco rispettivo in ordine cronologico; questo è un elemento importante in quanto, a differenza dei sistemi gestionali tradizionali, assicura la creazione di una cronologia dettagliata delle qualità aggiunte al prodotto nelle varie fasi di lavorazione e nei passaggi di consegna lungo la filiera, permettendo quindi di tenere traccia del percorso dello stesso step-by-step.
Dati qualitativi e quantitativi: sono l’essenza delle informazioni inserite dai diversi attori della supply chain e sono utili sia agli organismi di vigilanza e certificazione
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al fine di effettuare un controllo efficace ed efficiente della compliance, sia ai consumatori in quei casi in cui la blockchain sia estesa anche a questi ultimi; in tali situazioni essi hanno la possibilità di vedere, tramite QR code o tecnologie similari, le caratteristiche organolettiche di quanto acquistato.
È inoltre possibile aggiungere dati relativi agli ambienti di conservazione e stoccaggio, utili sempre agli enti certificatori per verificare tramite sensori IoT il rispetto delle norme di legge in merito a temperature di conservazione e altre informazioni riguardanti l’immagazzinamento e il confezionamento dei prodotti.
Figura 6 Abeyratne, Monfared: "Blockchain ready manufacturing supply chain using distirbuted ledger", Loughborough University, 2019.
Come evidenziato dall’immagine in figura, ogni attore può avere accesso o meno a diverse tipologie di informazione a seconda del ruolo operato nella supply chain, come enunciato nel terzo capitolo in relazione al data entry e al data access. In particolare, nella figura è mostrata l’interfaccia di un prodotto in una possibile applicazione blockchain, con il rispettivo codice ID, l’immagine, la descrizione, il tag specifico per identificarlo e le certificazioni ottenute durante il processo di produzione o trasformazione; sotto, vengono mostrate tutte le informazioni aggiunte da ogni singolo attore con l’indicazione se esse sono visibili dall’utente che si sta connettendo al sistema. In questo caso, l’utente che si sta connettendo alla rete blockchain ha l’accesso solamente alle informazioni 2,3 e 5 mentre non può accedere alla visione del contenuto delle informazioni 1 e 4: ciò può accadere perché il soggetto non è autorizzato, in quanto si ricorda che nelle blockchain
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permissioned ledger i permessi alla visualizzazione e all’aggiunta dei contenuti sono regolati dai nodi maestri in virtù delle funzionalità dei singoli attori.
Riprendendo, le informazioni 1,3 e 5 mostrano come il prodotto abbia conseguito in quelle specifiche fasi di lavorazione delle certificazioni, visibili cliccando sul relativo simbolo a destra. Esplorando ogni sezione sarà inoltre visibile l’impresa che ha immesso tale dato e la dimensione temporale, oltre che il dettaglio descrittivo visibile nel riquadro “data entry”.
Una proposta di interfaccia blockchain come la suddetta rende semplice e veloce l’accesso alle informazioni da parte dell’intera filiera, con le dovute precisazioni in termini di autorizzazioni, consentendo di tracciare la storia del prodotto e di facilitare la rintracciabilità dello stesso in particolari situazioni. Si pensi, ad esempio, al ritiro di un alimento per appurata contaminazione, alle contraffazioni e false certificazioni, o ancora al non ottemperamento delle norme di legge in merito alle fasi di conservazione: sarà più agevole per le autorità preposte colpire alla base le attività illecite e ripiegare agli errori umani salvaguardando il benessere dei consumatori.