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Capitolo 4. Le applicazioni blockchain nel settore dell’agrifood

4.2 Case study: Provenance

4.2.2 Sfide per il futuro e conclusioni

Uno degli obiettivi di Provenance è evitare il double-spending, ossia la “doppia spesa”; un problema conosciuto in ambito blockchain e che consiste nel spendere due volte un asset digitale o un token. Ad esempio, può succedere che mentre nel mondo fisico si trasferisca due volte un bene, si usi due volte un determinato asset per comprarlo; nel caso del tonno di Provenance, il double spending si può verificare qualora la stessa etichetta smart venga duplicata e apposta su due tonni diversi, facendo credere che entrambi i tonni derivino da una pesca sicura e solidale, mentre in realtà uno dei due non è certificato in tal senso. Per il progetto pilota Provenance si è avvalsa di QR code e tag NFC, i quali come visto sono in grado di memorizzare l’indirizzo di una risorsa digitale sulla blockchain e mostrarla all’utente in qualsiasi momento. Ad ogni modo, è abbastanza semplice copiare tali smart tag in qualsiasi momento e in qualsiasi fase della supply chain, cadendo così nel tranello

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del double-spending; ciò minerebbe la sicurezza e la trasparenza del sistema, che si vedrebbe “macchiato” di possibili prodotti non tracciati e fatti passare per certificati grazie alla duplicazione di un’etichetta di un prodotto accreditato. Pertanto, al momento i classici tag NFC non garantiscono quella sicurezza necessaria per essere adottati in soluzioni blockchain sicure e prive di possibili frodi.

Provenance si sta dunque muovendo su due approcci per evitare la duplicazione degli smart tag e combattere il double-spending:

 Soluzioni high-tech: i progressi nella tecnologia NFC consentono ora ai tag di nuova generazione di essere difficilmente riproducibili e minimizzare pertanto il rischio di double-spending. Oltre a essi, vi sono nuove vie che stanno venendo esplorate: le nano spirali vengono progettate utilizzando la litografia a fascio di elettroni e sono ancor più difficile da clonare, ponendosi come approcci adatti a prodotti per i quali l’autenticità e la provenienza è un fattore critico di successo. Mentre Prooftag ha ideato la tecnologia BubbleTag54, integrabile in un sistema blockchain,

che consta di un’impronta caosmetrica basata sulla generazione di bolle in un polimero, il cui risultato finale è particolarmente sensibile alle condizioni iniziali; ciò dal momento che una piccola variazione del prodotto o rimozione del tag identificativo dal packaging si traduce in un insieme di bolle finale all’interno della confezione volta a segnare un tentativo di contraffazione del bene, rendendo la probabilità di riproduzione su una superficie di 1 cm2 di 1/10160.

 Soluzione low-tech: per alcuni prodotti di basso valore unitario, lo smart tagging potrebbe non essere necessario e l’attività di controllo della filiera può limitarsi all’implementazione di una blockchain pubblica che assicuri il corretto svolgimento delle transazioni e ne dia conferma a tutto il network; ciò soprattutto in situazioni nelle quali l’incentivo finanziario che deriva dalla contraffazione o dalla sostituzione dei beni è basso se confrontato alla difficoltà materiale di eseguire la frode. In tali circostanze, è sufficiente adottare una blockchain pubblica che dia garanzie sul trasferimento dei beni lungo la filiera e che, tramite l’integrazione con i sistemi gestionali ERP o con i POS, dia conferma dell’avvenuta transazione a tutti i nodi rendendo impossibile il double-spending salvo in casi eccezionali come l’attacco del 51% descritto nel secondo capitolo, che si ricorda però essere di difficile attuazione materiale a causa dell’enormità di potenza computazionale disponibile e sconveniente in supply chain di prodotti aventi basso valore.

La condivisione dei dati e la trasparenza delle filiere sono una chiara barriera per combattere comportamenti non etici lungo la supply chain, sia verso i prodotti, sia verso i lavoratori. Con riferimento a questi ultimi, è proprio nelle fasi embrionali delle supply chain che si verificano atrocità e casi di sfruttamento, prima ancora che la destinazione del pesce sia nota; è necessario un sistema che tuteli sia chi opera nelle prime fasi di filiere agroalimentari mondiali, spesso e volentieri piccoli lavoratori locali che non hanno

54 Approfondimenti sulla tecnologia BubbleTag sono disponibili sul sito di Prooftag nell’apposita sezione:

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rapporti diretti con il venditore finale, sia le imprese multinazionali stesse che il più delle volte sono all’oscuro delle condizioni in cui si trovano queste persone. Attualmente, la soluzione più facile sarebbe quella di affidare a un provider unico la tracciabilità di filiera, ma ciò sarebbe non etico, non sostenibile e probabilmente nemmeno sicuro, in quanto trattandosi di un ente unico con potere centralizzato potrebbe essere soggetto a situazioni distorsive.

Da tale assunto si può dedurre come le soluzioni distribuite come quella messa a punto da Provenance in Indonesia e riprodotta anche in un secondo progetto pilota similare condotto alle Isole Fiji dalla stessa startup londinese, possano essere l’arma in più per tutelare tutte le parti coinvolte nella supply chain alimentare, e non solo, di un bene. Inoltre, la blockchain può rappresentare anche un driver ulteriore nel sistema: essendo capace di fornire trasparenza e garanzie sui prodotti acquistati, può consentire alle aziende virtuose impegnate nel campo della sostenibilità e della tracciabilità di filiera l’accesso a un pagamento premium che quei consumatori più attenti sarebbero disposti a pagare per un prodotto di origine nota, certificato e conforme agli standard.

Non potendo comunque risolvere la questione della tracciabilità da sola, la blockchain deve essere accompagnata dall’intervento umano; Provenance, come da lei stessa dichiarato, ha speso molto tempo nel proprio progetto pilota per dialogare con gli attori di riferimento della filiera, capire come digitalizzare le informazioni e come renderle sicure e protette. La blockchain ha bisogno pertanto di un forte intervento di audit umano, posto il quale si può configurare come quello strato di base su quale può essere costruito un sistema distribuito che prescinda dall’operato di un ente centralizzato.