Capitolo 1. Supply Chain: punti di debolezza e necessità di miglioramento nel
1.5 Scenario e punti di debolezza delle attuali supply chain
1.5.1 Le sfide in termini di integrazione strategica
Nello scenario competitivo attuale, per emergere e avere la meglio sulla concorrenza, le imprese cercano di perseguire l’eccellenza organizzativa, che può portare vantaggi sotto diversi aspetti. Per conseguirla, il management volge verso l’adozione di modelli organizzativi che consentono di migliorare l’efficienza e l’efficacia interna, la reattività verso l’ambiente esterno e la flessibilità nei confronti della domanda di mercato; inoltre, è necessario condividere informazioni con clienti e fornitori e orientarsi al consumatore al fine di impostare su di esso il proprio sistema relazionale e produttivo.
Proprio la costante e continua connessione con fornitori a monte e clienti a valle è uno degli aspetti più rilevanti e che influenza di conseguenza gli altri citati: l’integrazione con gli altri soggetti della supply chain risulta fondamentale se si vuole costruire un modello globale che sia orientato al cliente, che sia flessibile e reattivo in risposta agli stimoli esterni cogliendone le opportunità e reagendo alle minacce e che, di conseguenza, crei valore per tutta la catena.
Vi sono stati due significativi cambiamenti nelle supply chain negli ultimi anni ai quali non ha del tutto corrisposto una conseguente risposta delle imprese.
In primis, le supply chain non sono più un insieme di reti fra fornitori e OEM operanti a sé stante, ma un ecosistema che vede una moltitudine di prodotti che viaggiano fra più attori cooperanti fra loro. Sono aumentati i rapporti che ogni singola azienda ha con i suoi fornitori, il numero stesso dei fornitori e soprattutto si sono ampliati i canali di distribuzione, che ora comprendono anche i canali online. Precedentemente, tutti questi fattori erano minori e il produttore di apparecchiature o semilavorati (l’OEM) gestiva un numero minore di relazioni con il nodo successivo nella catena, al quale si limitava a fornire il proprio output che veniva poi installato sul prodotto finale dall’impresa cliente. Secondo, il ciclo di vita dei prodotti è più breve rispetto al passato e sono frequenti i periodi di crescita e diminuzione della domanda, in virtù della minor durata delle singole fasi di lancio, sviluppo, maturità e declino. Tale elemento provoca instabilità nella domanda e difficoltà nel prevederla; ecco perché è obbligatorio per le imprese riuscire a condividere più informazioni possibili e coordinare la propria attività produttiva con le altre imprese nella catena.
Se la supply chain è mutata e si pone in una direzione di integrazione, non è altrettanto vero che anche le singole imprese si siano del tutto adattate e abbiano cambiato la loro organizzazione; la necessità di integrazione è stata colta ma l’implementazione di sistemi tecnologici non è stata ancora del tutto completa, causando un potenziale ritardo nello sviluppo delle odierne supply chain. Questo perché i singoli sistemi informativi delle aziende non sono collegati fra loro adeguatamente, pertanto il flusso di informazioni e lo scambio di beni fra i nodi della catena non è ancora ottimale.
È possibile sapere, ad esempio, chi ha spedito un determinato prodotto e da dove esso provenga grazie alle etichette digitali poste sopra l’imballaggio, ma non si è in grado di sapere cosa sia presente effettivamente all’interno dell’imballaggio e in che condizioni sia. Questo banale esempio è utile a capire come per le singole imprese l’esigenza sia quella di riuscire a coordinare i propri sistemi informativi, i quali sono spesso obsoleti, adatti al passato e implementati per imprese verticali con una catena di approvvigionamento meno dettagliata e più statica di quella attuale.
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Oggi le condizioni di mercato impongono un passaggio dai vecchi sistemi statici a sistemi dinamici, appropriati per la cosiddetta “impresa integrata”. L’impresa integrata è quell’organizzazione che, grazie all’uso e all’implementazione di tecnologie avanzate, è in grado di coordinare efficacemente non solo le funzioni interne ma anche le funzioni esterne, favorendo così lo scambio in forma elettronica di documenti sensibili, pagamenti e informazioni condivise.
Uno dei punti maggiormente critici per le imprese e per i quali appare necessario un coordinamento univoco e integrato è la difficoltà nel gestire e nell’interpretare la domanda, fattore che porta a inefficienze gestionali e a costi maggiori per l’intero sistema. Per le imprese la domanda è la somma degli ordini che provengono dagli anelli della catena successivi a essa; se un anello a valle della supply chain varia il quantitativo dell’ordine, gli anelli a monte modificheranno la loro produzione per sopperire a questo aumento di domanda. Pertanto, una variazione della domanda a valle genera una ripercussione lungo tutta la catena di fornitura, amplificando la propria portata man mano che si risale lungo la filiera: tale fenomeno prende il nome di Effetto Bullwhip, che può spiegarsi con questo semplice e rapido esempio.
Posto che la domanda possa subire variazioni per più motivi e in presenza di numerosi fattori, si prenda in considerazione l’ipotesi, tutt’altro che infondata e remota nelle dinamiche di mercato, di un aumento casuale della domanda. Il dettagliante, non potendo conoscere in anticipo che la variazione è casuale ed estemporanea, tenderà a aumentare l’ordine verso il nodo a monte al fine di non incorrere in un rischio di stock-out; il nodo a monte, verosimilmente un grossista, interpreterà il maggior ordine richiesto come un aumento della domanda ma, non potendo neanch’egli sapere che tale aumento è casuale, ordinerà a sua volta al proprio nodo a monte una quantità maggiore. L’ordine del grossista presenterà un surplus composto dalla quantità ordinata in più dal dettagliante e dall’incremento che il grossista stesso deciderà di ordinare per non incorrere lui stesso in una situazione di stock-out. Questo processo, se ripercorso lungo tutta la catena, mostra come una semplice variazione della domanda amplifica il proprio effetto man mano che si risale la filiera. Risultato simile si ottiene non solo quando la domanda aumenta per un effetto casuale, ma anche quando un distributore decide di attuare una politica promozionale o quando voglia approfittare di promozioni offerte dal produttore; in tal caso la domanda crescerà nel primo periodo per poi calare nei successivi poiché il magazzino del distributore avrà scorte sufficienti che dovranno essere smaltite prima di un nuovo ordine pieno. Queste informazioni riguardanti le variazioni di domanda e i motivi di tali variazioni, se non sono condivise fra tutti i soggetti della supply chain di fornitura, provocano l’effetto bullwhip con le relative inefficienze che si ripercuotono su tutta la filiera; esse potrebbero essere evitate qualora vi fosse una struttura comunicativa e informativa adeguata fra tutti i partecipanti alla catena.
Un ulteriore aspetto da migliorare riguarda la trasparenza delle supply chain e la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera. A seguito della globalizzazione le imprese agiscono su scenari internazionali, con una movimentazione di merci che valica i confini nazionali e che interessa numerosi attori, anche istituzionali. A questa evoluzione ed espansione dei rapporti commerciali, che comporta una elevazione del coefficiente di difficoltà nella gestione della filiera, si è accompagnata spesso l’impossibilità per le
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imprese di controllare e governare le informazioni relative a ogni singolo passaggio dei prodotti lungo i nodi della catena. Ciò determina un’assenza di trasparenza nella tracciabilità e nella movimentazione dei beni, con una conseguente perdita di immagine e di qualità.
Le principali difficoltà per le supply chain in questi aspetti sono dovute a una digitalizzazione ancora non sviluppata nei massimi termini, che non consente di collegare fra loro i diversi sistemi informativi e di porre in essere un adeguato sistema di auditing dei processi interaziendali. Spesso le attività di controllo sono ancora svolte attraverso la trascrizione a mano di documenti che poi transitano da un’impresa all’altra, o da una funzione all’altra dentro la stessa impresa, i quali non permettono un rapido controllo e una immissione immediata nei sistemi informativi esterni; senza contare il fatto che i documenti scritti a mano sono inefficienti in termini di tempo e possono contenere errori di trascrizione.
Un'altra criticità risiede nella moltitudine di entità che entrano in gioco nella fase di regolamentazione di una transazione. Infatti, non solo fra stati diversi ma anche all’interno di uno stesso paese, accade che vi siano più organi di controllo ognuno richiedente standard differenti e non collimanti fra loro. Le imprese si vedono costrette a seguire numerosi diktat interni ed esterni, giungendo così a seguire passivamente la regolamentazione solo al fine di non incorrere in sanzioni, senza pervenire a una tracciabilità dei prodotti lungo tutta la filiera che potrebbe portare vantaggi significativi dal punto di vista economico, dei tempi e della qualità del servizio offerto.