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Capitolo 4. Le applicazioni blockchain nel settore dell’agrifood

4.3 Case study: Devoleum

4.3.4 Difficoltà e criticità riscontrate da Devoleum

Le difficoltà riscontrate da Devoleum sono inerenti in primo luogo alla disponibilità delle infrastrutture internet, fondamentali se ci si vuole evolvere verso lo smart farming e integrarlo con la tecnologia blockchain e l’Intelligenza Artificiale. Infatti, molte aree agricole sono poste in territori in cui non sussite una connessione rapida, pertanto l’implementazione di devices interconnessi a una rete comune appare tuttora complicata. Data l’impossibilità perlopiù fisica di estendere i cavi a fibra ottica a tutti i territori rurali, è indispensabile che si propenda per la tecnologia 5G, avente una velocità di quasi 1000 volte superiore rispetto all’attuale 4G; tramite essa, sarebbe più semplice predisporre una rete interconnessa di devices trasmittenti dati in maniera continua dai campi e connetterli alla rete blockchain per rendere il flusso di informazioni costantemente aggiornato. Oltre a tale limite strutturale, vi sono da superare criticità legate all’accettazione della tecnologia da parte degli addetti ai lavori e al supporto ancora non pieno in termini di

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visione a lungo termine delle fazioni politiche in merito alla risoluzione dei problemi inerenti il Made in Italy.

Oltre a ciò, appaiono considerevoli elementi caratterizzanti il comparto dell’agrifood come la corruzione e il rapporto spesso sussistente tra agricoltura e criminalità organizzata che mal si conciliano con il desiderio di trasparenza e tracciabilità dei prodotti; infatti, i fenomeni di contraffazione e di frode alimentare difficilmente sono messi in atto dal singolo produttore, quanto invece da organizzazioni criminali allargate e aventi possibilità di lucrare su un mercato ampio. Il produttore è spesso inerme e impotente di fronte al volere delle eco e agromafie e costretto, volente o nolente, ad accettare tali imposizioni. Anche e soprattutto per questo appare fondamentale insistere sulle tecnologie blockchain e in particolare su quelle soluzioni che, come Devoleum, integrino la suddetta con l’IA, al fine di predisporre un ambiente sicuro nel quale inserire e notarizzare i passaggi di filiera; ciò fungerebbe da sé come deterrente per chi voglia operare nell’illecito. È vero che le blockchain non sono ancora giunte al punto di evitare la contraffazione fisica dei beni, elemento per il quale servirebbe una forte coadiuvazione con le autorità di controllo, e vero è anche che all’interno delle blockchain possono essere immessi dati falsi creando pattern non veritieri; ma con riguardo a quest’ultimo punto c’è da dire che l’immissione di dati falsi all’interno della blockchain può essere facilmente scoperta, confrontando gli stessi con i pattern già elaborati dal sistema di IA e verificandoli a ritroso ripercorrendo i relativi passaggi nella supply chain. Pertanto, anche a fronte di una prima segnalazione, una filiera costruita virtualmente sull’artificio e sulla frode avrebbe pochissime speranze di sopravvivere nel network e i dati da essa immessi non verrebbero usati dal sistema di IA, che li riconoscerebbe come non congrui al pattern grazie all’integrazione con i dati già esistenti sulla blockchain. Ciò costituisce un chiaro e forte ostacolo a chi voglia porre in essere frodi e contraffazioni: difficilmente chi ha questo scopo ha l’interesse di far divenire pubblici dati, informazioni e rendere tracciabile la propria filiera, in virtù della facile rintracciabilità cui sarebbe sottoposto il prodotto contraffatto una volta immesso in un registro pubblico e distribuito.

Anche per questo Zaccagnini stesso mette in luce la necessità di costituire banche dati pubbliche per gli individui che operano in agricoltura, al fine da poter rendere tali informazioni un input per la blockchain in quanto essa, da sola, è limitata: la blockchain può mettere in relazione dati e renderli sicuri e immutabili, ma ha il primario bisogno di riceverne dall’esterno. Creando un opendata in agricoltura, nel quale andrebbero registrati tutti quei soggetti che vogliano operare su blockchain al fine sia di avere uno storico trasparente degli investimenti in cryptovalute sia di evitare il riciclaggio, si avrebbe la possibilità di condurre stime di mercato basate sui dati, al fine di sviluppare un mercato che sia soddisfacente e basato sul vero valore della filiera e del prodotto certificato, anche e soprattutto per i piccoli produttori; inoltre, essendo in possesso di un opendata nel quale i produttori si impegnano a fornire e rendere pubblici i dati riguardanti i propri terreni e prodotti, i modelli di IA come quelli integrati da Devoleum nella blockchain sono in grado di distinguere, grazie all’esperienza appresa nel tempo, pattern relativi a comportamenti fraudolenti, portando alla luce agro ed ecomafie.

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Nella petizione lanciata al Ministero dell’Agricoltura su change.org70 dal co-founder di

Devoleum Zaccagnini, egli sostiene inoltre che tali banche dati costituite sulla base delle informazioni fornite dagli agricoltori debbano essere pubblicate sul sito del Ministero dell’Agricoltura, allo scopo di poter confrontare i relativi dati in sede di ricerche di mercato e di predisporre modelli di IA utili al miglioramento dell’agricoltura italiana in termini di tracciabilità e sicurezza. La pubblicità dei dati e la loro immutabilità permette di conseguenza di favorire lo sviluppo di investimenti e analisi di mercato nel settore agroalimentare, in particolar modo nel Made in Italy, dove attualmente vi è una forte mancanza di dati e una componente approssimativa di stime di mercato che frena sensibilmente tali due fattori e crea una protezione per il sostenimento di attività illecite. Altro punto presente nella petizione è inerente la formazione di uno stablecoin per gli agricoltori utilizzando parte dei fondi PSR; l’obiettivo è quello di creare un token su blockchain pubblica corrispondente a un valore su valuta FIAT, in questo caso l’euro. Questo per “evitare volatilità negli investimenti su blockchain pubblica, evitare lo spreco di fondi e coinvolgere direttamente i consumatori al supporto dei loro prodotti e territori preferiti”. Al fine di creare una rete importante di investimenti in tale settore e verso la direzione delle blockchain, si propone anche di non tassare i capitali in cryptovalute inferiori ai 35.000 euro.

Ulteriore difficoltà incontrata da Devoleum, nonché uno dei motivi dell’ancora mancata commercializzazione della soluzione progettata, riguarda l’ambito normativo. Se è vero che il Decreto Semplificazioni ha legiferato riguardo le tecnologie DLT e riconosciuto valore normativo agli smart contrats, ancora non sussiste una normativa europea applicabile a tutti gli Stati dell’Unione Europea e, ancora più grave, non si sa come regolare i rapporti correnti su blockchain in Paesi non facenti parte dell’Unione Europea: elemento di cruciale importanza, se si pensa che i nodi di una blockchain pubblica come Ethereum sono sparsi in tutto il mondo e concentrati per la maggior parte in determinate zone geografiche extra-europee. Questa incertezza normativa si pone come ostacolo concreto verso chi voglia fare impresa nel campo delle blockchain, poiché non esiste una chiarezza a livello comunitario che tuteli i rapporti giuridici internazionali.