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Capitolo 2. La tecnologia blockchain: sviluppo, caratteristiche e funzionamento

2.1.3 Il problema di trust nelle relazioni economiche

Quando due soggetti effettuano una transazione di beni gioca un ruolo fondamentale il livello di fiducia che ognuno ripone nell’altro: maggiore è l’asimmetria informativa in capo a ciascuna delle parti, maggiore sarà il grado di accortezza e attenzione riposto nella controparte. Purtroppo, non è sempre sufficiente l’essere accorti e scrupolosi nel verificare l’operato di un soggetto per non incorrere in contraffazioni, falsi o inconvenienti qualitativi e quantitativi nel corso di una contrattazione; ciò sia per la mancanza di strumenti tecnici atti a verificare il contenuto effettivo di una transazione, sia per la presenza di fattori esterni che impediscono la piena conoscenza della controparte e la perfetta supervisione delle operazioni svolte.

La questione sulla trust, ossia sulla fiducia intercorrente fra le parti in uno scambio commerciale, è una problematica che è presente da molti secoli e che accompagna tuttora le relazioni fra due o più individui e l’attività economica delle imprese.

Il primo caso conclamato di falso presente in una relazione è riconducibile alla famosa Donazione di Costantino. Prodotta tra il 750 e l’850 d.C. probabilmente a Roma o nel monastero di Saint Denis, in Francia, in essa si attestava il conferimento da parte dell’imperatore Costantino al papa Silvestro I della giurisdizione civile su Roma e sull’Occidente, attribuendo inoltre alla Chiesa i poteri imperiali ed equiparando il clero romano agli ufficiali dell’Impero in merito a poteri e diritti. Il documento, sebbene in disaccordo con i civilisti che non lo consideravano proprio di valore giuridico poiché in contrasto con una glossa delle Institutiones sull’attribuzione dei poteri imperiali, venne incluso addirittura nel Decretum Gratiani, il testo ufficiale per l’insegnamento del diritto canonico. Solo nel 1440 d.C., dopo che anche Nicolò Cusano aveva espresso in precedenza dubbi sulla veridicità dell’atto, l’umanista e filologo Lorenzo Valla dimostrò la non autenticità del manoscritto con la pubblicazione dell’opera De falso credita ed ementita

Constantini donatione ponendo così fine a un falso che, a causa della mancanza di

trasparenza, era durato più di mezzo millennio.

Rimanendo nel passato e spostandosi verso una situazione più simile a una odierna transazione, appare esemplificativo il caso del Cupido Dormiente di Michelangelo Buonarroti. La statua creata in giovane età dal maestro aretino fu invecchiata artificialmente ad hoc e sotterrata, sotto il consiglio di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, al fine di renderla appetibile nel mercato delle sculture antiche a Roma; l’inganno prese piede quando, anche grazie all’intermediazione di Baldassarre del Milanese, l’opera fu venduta al cardinale di San Giorgio, Raffaele Riario. Anche se ai fini della trattazione ha scarsa rilevanza, è opportuno indicare che in realtà la vicenda ebbe una conclusione

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positiva: questo poiché il cardinale, scoperto l’inganno, inviò nelle botteghe fiorentine il suo banchiere di fiducia, Jacopo Galli, al fine di conoscere chi gli avesse perpetrato la truffa. Michelangelo, poste le scuse al cardinale, divenne artista presso la residenza del Galli e iniziò la sua splendida carriera.

I due avvenimenti sopra riportati evidenziano come sin dal passato la fiducia negli atti e nelle transazioni, siano queste di denaro o non, sia appannaggio di pochi e di come sia difficile per un soggetto potersi fidare completamente della controparte.

Nel corso degli anni il ruolo della fiducia all’interno della società occidentale è profondamente mutato. Se storicamente la fiducia nei rapporti commerciali o con le istituzioni si configurava come una forza diretta, tangibile e basata sulla reputazione di una singola persona o di un gruppo di persone di cui si aveva conoscenza, tra l’Ottocento e il Novecento si ebbe una profonda mutazione; a seguito della forte urbanizzazione e della nascita delle prime grandi città, si perse quel senso di territorialità che intercorreva nei rapporti citati precedentemente e si dovette riporre la fiducia nelle istituzioni e in terze parti che, nella maggior parte dei casi, non apparivano dirette e prossime alla popolazione. L’istituzionalizzazione della fiducia, presente per tutto il ventesimo secolo e in parte ancora oggi, ha però subìto forti ridimensionamenti e concitate critiche, in particolar modo dopo il verificarsi di alcuni scandali mondiali che hanno interessato principalmente l’economia e le grandi istituzioni come la crisi bancaria del 2008, i Panama Papers e il Dieselgate.

Proseguendo su tale onda ma soffermandosi sulle dinamiche commerciali che interessano in questo scenario le imprese operanti sul mercato, appare evidente come dal punto di vista economico la fiducia sia un elemento tanto fondamentale quanto arduo da ottenere e riporre per le imprese.

Nel contesto competitivo attuale le supply chain sono composte da una moltitudine di aziende differenti tra loro per struttura e conoscenze, con aspetti culturali e sociali diversi, localizzate in luoghi geografici spesso distanti fra loro e sottoposte a numerose ed eterogenee policies di regolamentazione delle attività economiche. Questi fattori determinano, oltre una lontananza fra i soggetti che il più delle volte è sia fisica che culturale, la non cooperazione fra le imprese e la conseguente competizione all’interno di un rapporto commerciale; in un ambiente competitivo avente tali tratti distintivi la soluzione per acquisire fiducia e sentirsi tutelati nel corso di una transazione, o di uno scambio, può essere rappresentata dal ricorso agli intermediari.

Gli intermediari sono tutte quelle figure che si interpongono fra due parti nel corso di una transazione, al fine di mediare e riporre su sé stesse, attraverso la propria opera, parte della responsabilità di una contrattazione e possono essere di vario genere, a seconda del settore e della funzione in cui operano.

I più rilevanti sono gli intermediari finanziari, quelle figure che facilitano l’incontro fra la domanda e l’offerta di capitali gestendo investimenti per conto terzi, come le banche, le istituzioni creditizie e le imprese di investimento.

Altrettanto importanti sono gli intermediari operanti nelle transazioni di mercato, ovvero gli agenti di commercio: tale figura, individuata dall’articolo 1742 c.c. è “il soggetto, persona fisica o società, stabilmente incaricato di promuovere, salvo approvazione della

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ditta mandante, la conclusione di contratti in una zona preliminarmente definita per conto di una o più ditte proponenti”.

Il vantaggio insito nella scelta di un soggetto di affidarsi a un intermediario risiede, oltre che nella competenza e nell’esperienza nel settore della figura professionale individuata, dalla minor probabilità che la controparte metta in atto comportamenti lesivi o non ottemperanti in quanto, se ciò accadesse, si sarebbe comunque assicurati dall’operato dell’intermediario come soggetto super partes.

Se da un lato il sistema basato sull’intermediazione ha condotto le redini dell’economia per più di un secolo in forza di quanto affermato, oggi appare vulnerabile e di minor affidabilità rispetto al passato agli occhi della popolazione e delle imprese; ciò anche a seguito degli eventi sopra citati che hanno evidenziato come l’approccio centralizzato nella gestione di una relazione sia difficile, dispendioso e pertanto inefficiente.

Inoltre, il sistema basato sull’impiego degli intermediari nella gestione delle transazioni racchiude un problema di disuguaglianza, dal momento che non tutti i soggetti hanno la possibilità economica per farvi ricorso: ne consegue che il sistema centralizzato non può presupporre una scelta ottima in termini di risorse ed efficacia per la verifica e il controllo delle transazioni.

Tali motivazioni sono alla base del passaggio dai sistemi centralizzati e decentralizzati, operanti con l’ausilio di intermediari specializzati in vari settori a seconda della funzione a loro richiesta, all’adozione di sistemi innovativi di controllo e auditing che non presuppongano l’intervento di terze parti nella gestione di un rapporto o di una relazione. Si può dunque affermare che nel ventunesimo secolo la fiducia, riposta precedentemente negli intermediari per più di un secolo, si stia spostando verso la tecnologia, la quale rappresenta oggi l’elemento su cui i soggetti fanno affidamento nella gestione delle transazioni.

Prima di proseguire su questa strada e scendere più nel dettaglio, appare opportuna una breve digressione sul funzionamento dei sistemi centralizzati, dei sistemi decentralizzati e di quelli distribuiti e della loro conseguente evoluzione, in particolare nella gestione delle transazioni di denaro e di dati sensibili al fine di comprendere meglio le differenze fra i diversi modelli e di introdurre adeguatamente la blockchain, il sistema che rappresenta il cardine di questo lavoro.