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1.3 Agency theory

1.3.2 Agency theory e altruism

Schulze et al. (2001) introducono il concetto dell’altruismo e del self-control nello studio delle aziende di famiglia. Essi mostrano come proprietà e gestione della famiglia possono esporre le imprese a problemi di agenzia che non sono stati anticipati nel quadro standard della teoria dell'agenzia sviluppato da Jensen, Meckling (1976). Il loro studio contribuisce alla letteratura in diversi modi. In primo luogo, essi forniscono la prova che i problemi di agenzia esistono anche in imprese familiari dove la proprietà e la gestione sono concentrate. In secondo luogo, introducendo il concetto di altruismo, attirano l'attenzione su un attributo univoco delle imprese familiari che rischia di influenzarne il comportamento e le prestazioni. Infine, il loro studio aiuta a spiegare perché i sacrifici e l’impegno dei dipendenti sembrano coesistere con conflitti interpersonali e con un monitoraggio e un controllo inefficace nelle imprese familiari.

I principi che sottostanno all’altruismo differiscono se ci spostiamo dall’ambito religioso a quello della ricerca. I teologi tendono a vedere l'altruismo come un valore morale che spinge gli individui a intraprendere azioni che beneficiano gli altri senza alcuna aspettativa di ricompensa esterna (Batson 1990). L'altruismo è quindi esterno o esogeno all'uomo, acquisito attraverso l'educazione morale, e visto come una manifestazione della grazia e la prova della fede di Dio. I sociologi, al contrario, tendono a considerare l'altruismo come un tratto endogeno dell'uomo basato, almeno in parte, su istinti e sentimenti (Lunati 1997). Gli economisti hanno una visione simile a questa secondo la quale l'altruismo è modellato su una funzione di utilità in cui il benessere di un individuo è positivamente legato al benessere degli altri (Bergstrom 1989), quindi gli sforzi per massimizzare la propria utilità permettono all'individuo di soddisfare contemporaneamente sia il suo lato altruistico, sia quello egoista. I genitori, ne consegue, non solo sono generosi e caritatevoli con i loro figli perché li amano, ma anche perché il loro proprio benessere si ridurrebbe se agissero in altro modo (Becker 1981). Simon (1993) e Eshel et al. (1998) asseriscono che l'altruismo

costringe i genitori a prendersi cura dei loro figli, incoraggia i membri della famiglia a essere rispettosi gli uni degli altri e rende l'appartenenza alla famiglia un fattore prezioso poiché permette di rafforzare il legame che lega i familiari. Questo legame, a sua volta, crea una storia e un’identità precisa della famiglia stessa che la rende unica. La profonda conoscenza tra i membri della famiglia facilita la comunicazione e il processo decisionale (Gersick et al. 1997). Infine, l'altruismo favorisce anche la fedeltà e l'impegno per la famiglia e per la sua prosperità (Ward 1987).

L'altruismo, tuttavia, può creare problemi di agenzia all'interno della famiglia. Ad esempio, dal momento che l'altruismo è almeno in parte motivato dal desiderio dei genitori di migliorare il proprio benessere, i genitori hanno incentivo a essere generosi, anche se che la generosità può causare nei figli comportamenti distorti quali il “free ride” (evitare di svolgere i lavori più duri o noiosi lasciandone l’incombenza ad altri), “shirk” (sperperare i soldi dei genitori senza svolgere alcun tipo di mansione all’interno dell’azienda), e/o rimanere dipendente dai genitori. I genitori sono quindi di fronte a un '' dilemma del Samaritano '' (Buchanan 1975) secondo il quale i beneficiari delle loro azioni hanno incentivo a intraprendere comportamenti pregiudizievoli o a prendere decisioni che possono danneggiare, in ultima analisi, il benessere degli stessi genitori.

Più in generale, il dilemma del Samaritano rappresenta un problema di agenzia connesso all'esercizio o meno dell’autocontrollo da parte del principale. I problemi di autocontrollo sorgono ogni volta che le parti di un contratto hanno sia l'incentivo che la capacità di intraprendere azioni che danneggiano sé stessi e le persone intorno a loro (Jensen 1994). Mentre molti problemi di autocontrollo sono banali, sorgono problemi di agenzia quando una perdita di self- control provoca la violazione dei termini o dello spirito di un contratto o accordo esistente. I genitori riconoscono il dilemma del Samaritano e tentano di affrontare il problema attraverso l'auto-disciplina e l'istruzione o con contratti che legano il trasferimento dell’impresa agli eredi a particolari condizioni come, ad esempio,

l’assunzione di determinati comportamenti e possono essere utilizzati sia nel breve che nel medio e nel lungo termine. Ai genitori piacciono i contratti che legano il trasferimento dell’azienda a particolari condizioni perché gli permettono di continuare ad essere generosi senza danneggiare i loro figli o le relazioni che hanno tra di loro e con i loro genitori. La speranza che questi schemi possano essere efficaci, tuttavia, si basa su due presupposti: che i bambini riconoscano che essi staranno meglio se si conformano ai desideri dei genitori e che questi ultimi possano intraprendere azioni che impediscono ai loro figli di migliorare il proprio benessere a spese di un altro membro della famiglia.

Bergstrom (1989), tuttavia, ha dimostrato che queste ipotesi sono false. In primo luogo, i problemi di agenzia a cui i genitori cercano di porre rimedio spesso derivano dal fatto che i bambini possono manipolare i genitori indulgenti lavorando troppo poco o spendendo troppo. Questa manipolazione crea asimmetrie informative che rendono difficile per i genitori identificare i piani di trasferimento che avranno l'effetto desiderato sulla condotta dei loro figli. Queste asimmetrie aumentano anche le probabilità che qualsiasi piano che i genitori potrebbero offrire ai loro figli sarà inefficiente nel senso che sarà troppo o troppo poco rispetto a quello che è necessario per motivare i loro figli e/o è in contrasto con le loro preferenze. Una seconda ragione per cui questi piani falliscono è che i bambini riconoscono che l'altruismo può rendere difficile ai genitori far rispettare le condizioni che vi sottostanno. I bambini imparano molto presto che possono persuadere i loro genitori ad ammorbidire i criteri a cui il trasferimento è stato originariamente legato. Infine, i piani di trasferimento possono non produrre i risultati desiderati in quanto non sempre i genitori sono in grado di valutare le preferenze dei figli e ciò che produce in loro una certa utilità, ragion per cui possono non essere in grado di motivare adeguatamente il beneficiario e, all’estremo,potrebbero anche innescare un conflitto o la gelosia tra fratelli e all'interno del nucleo familiare.

L'altruismo rende ogni membro della famiglia impiegato nell’impresa, di fatto proprietario della ditta, nel senso che ciascuno agisce nella convinzione di avere un diritto sul business.

Secondo la teoria dell'agenzia, la proprietà dovrebbe indirizzare gli interessi degli agenti verso le opportunità di crescita, riducendo così il costo di raggiungere e far rispettare gli accordi, in modo che si presenti un minor bisogno di monitorare le loro prestazioni. L'altruismo dovrebbe anche aumentare la comunicazione e la collaborazione all'interno dell'azienda familiare riducendo le asimmetrie informative tra gli agenti e aumentando l’uso di accordi informali. Infine, l'altruismo dovrebbe creare un senso di interdipendenza tra i membri della famiglia, dal momento che il fatto di essere occupati nell’azienda collega direttamente il loro benessere alla performance aziendale.

I problemi derivanti dall’altruismo sono portati all’estremo quando i proprietari prendono il controllo delle risorse dell’azienda e le utilizzano a suo piacimento per estrarre benefici privati dando vita a dei costi di agenzia. In primo luogo, essi possono aumentare la necessità di monitorare il lavoro dei membri di famiglia poiché la loro assunzione non è basata sulle loro qualifiche professionali quindi l'altruismo espone le imprese familiari a processi di selezione avversa ed il monitoraggio risulta necessario per assicurare che le decisioni e le attività intraprese siano adeguate e commisurate con la posizione e il livello di autorità dell’agente. In secondo luogo, l'altruismo riduce la capacità del proprietario di monitorare efficacemente l’agente. Inoltre, gli agenti tendono, come abbiamo già detto, ad adottare comportamenti tipici del “free- ride”. Infine, la capacità del proprietario di disciplinare gli agenti di famiglia è compromessa dalle ramificazioni che tali azioni potrebbe avere sulle relazioni familiari all'interno dell'azienda e al di fuori della società.