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Banche “soft” e banche “non-soft”

3.2 Accesso al credito nel periodo di crisi

3.2.2 Banche “soft” e banche “non-soft”

Nella sezione precedente abbiamo osservato che, a seguito di ottobre 2008, la contrazione del credito è stata significativamente più bassa per le imprese di famiglia, coerentemente con l'idea che le informazioni soft acquisite attraverso l'interazione personale dei manager delle imprese con i responsabili l’erogazione dei prestiti, ha giocato un ruolo importante nello spiegare la differenza tra imprese familiari e non familiari. In particolare, ha permesso alle banche di valutare meglio il rischio dei mutuatari, rivelando che era più basso, in media, per le imprese di famiglia.

Per verificare questa ipotesi, D’Aurizio et al. (2012) si sono basati su un sondaggio speciale condotto dalla Banca d'Italia nel 2009 e, in particolare, sulla variabile riferita all’utilizzo delle informazioni soft nelle decisioni di erogazione dei prestiti dopo settembre 2008, scoprendo che c’è stato un aumento nell’uso delle informazioni soft per circa il 35% delle banche intervistate (che rappresentano circa il 36% del totale del credito complessivo), mentre una diminuzione nel 5% dei casi.

L’aumento dell’importanza di questo tipo di informazioni a seguito di uno shock negativo che ha colpito l’economia a livello aggregato, è coerente con l'idea, recentemente formalizzata da Bolton et al. (2013), che le informazioni soft raccolte a livello di filiale possono parzialmente sostituire le informazioni hard nella valutazione del rischio del mutuatario, in quanto vengono continuamente aggiornate grazie ai frequenti contatti con la società. Allo stesso tempo, il grado in cui tale cambiamento viene applicato nelle operazioni di screening, dipende dalla struttura organizzativa esistente all’interno delle banche stesse. In particolare, la raccolta delle informazioni soft è molto costosa: nel caso estremo di una banca che prima della crisi utilizzava solamente hard informations, un improvviso cambiamento nelle tecnologie di screening basate sulle informazioni soft sarebbe probabilmente irrealizzabile.

Gli interventi normativi hanno avuto un ruolo importante nel modellare il corretto mix di informazioni hard e soft che avrebbero dovuto utilizzare le banche prima della crisi, per esempio, la riforma di Basilea II nel 2004 ha raccomandato un’espansione nell'utilizzo dei criteri standardizzati per la valutazione del rischio di default delle imprese, al fine di aumentare la trasparenza e la comparabilità dei settori bancari nazionali. Per il caso italiano, Albareto et al. (2008) mostrano che le pratiche basate sulle informazioni hard sono state conseguentemente adottate da quasi tutte le più grandi banche italiane e dalla maggior parte di tutte le altre banche.

Analizzando il campione preso in esame da D’Aurizio et al. (2012), gli autori hanno diviso gli istituti bancari tra “soft” e “non soft” e hanno stabilito che non vi erano differenze a livello di capitalizzazione, interessi o durata dei rapporti con le imprese nel periodo pre-crisi. Inoltre, si nota che non ci sono differenze neanche per quanto riguarda l’esposizione verso le imprese familiari e che queste rappresentano una quota elevata sul totale del credito concesso sia dalle banche soft che da quelle non soft, in quanto rappresentano circa il 60% del campione di riferimento e sono mediamente più indebitate delle imprese non familiari.

In figura 13 sono rappresentate le banche che hanno deciso di aumentare l’utilizzo delle informazioni soft e quelle che, invece, non l’hanno fatto; le linee tratteggiate si riferiscono alle imprese non familiari, mentre le altre alle imprese familiari. Il tasso di crescita del credito appare molto diverso prima e dopo la crisi per i due tipi di banche. Ciò implica che la decisione di cambiare la modalità di erogazione del prestito è probabilmente correlata con la gravità dello shock subito da tali banche.

Mentre il credito concesso dalle banche "non-soft" era già in declino nel periodo precedente a Ottobre 2008, il tasso di crescita del credito concesso dalle banche "soft" è in aumento fino alla fine del 2008 e poi, al momento della comparsa della recessione, ha iniziato a contrarsi.

In particolare, si può osservare che per le banche soft non vi era alcuna differenza tra imprese familiari e non familiari prima dello shock derivante dal fallimento della Lehman Brothers; dopo Ottobre 2008, invece, emergono delle discrepanze. Per il gruppo "non-soft", sembra che la differenza tra le imprese familiari e non familiari esistesse già prima della crisi e che, dopo lo shock, questa abbia pian piano iniziato ad allargarsi.

Figura 13: I prestiti bancari e l'eterogeneità nelle tecnologie di screening

I risultati di D’Aurizio et al. (2012) suggeriscono che la differenza tra imprese familiari e non familiari è statisticamente significativa solo per quelle banche che hanno aumentato l’utilizzo delle informazioni soft a seguito dello shock avvenuto ad Ottobre 2008.

In particolare, le imprese familiari hanno sperimentato un calo del tasso di crescita del credito che era di circa 6 punti percentuali in meno rispetto alle imprese non familiari, ceteris paribus. Questo risultato conferma il fatto che l'informazione soft ha giocato un ruolo cruciale nello spiegare la differenza osservata in materia di accesso al credito bancario per le imprese familiari.

Quanto appena detto è anche in linea con Garcia-Appendini (2011) in quanto asseriscono che, per le banche che non hanno accesso alle informazioni soft, la propensione a concedere un prestito è più sensibile alle variazioni dei valori delle variabili a disposizione del pubblico. Pertanto, possiamo credibilmente sostenere che le informazioni soft, dal momento che possiedono un elevato grado di affidabilità, hanno aiutato le aziende familiari a mitigare le conseguenze negative della crisi finanziaria.