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2.2. IGIENE DEL LATTE OVINO

2.2.3. Le mastiti ovine

2.2.3.1. Agenti eziologici delle mastiti Genere Pseudomonas.

Il genere Pseudomonas appartiene alla famiglia delle Pseudomonadaceae, al gruppo dei batteri Gram-negativi aerobi/microaerofili, gruppo molto eterogeneo di microrganismi comprendendo cocchi e bacilli, con metabolismo respiratorio.

Pseudomonas aeruginosa è un batterio a forma di bastoncello diritto, con lunghezza

di 1,5±3 μm e larghezza compresa tra 0,5 e 0,7 μm, mobile, aerobio, ossidasi e catalasi positivo, con metabolismo respiratorio e temperatura ottimale di crescita intorno ai 42°C; inoltre è caratterizzato da un’elevata capacità d’adattamento.

L’attività patogena è da attribuire alla sua capacità invasiva e alla produzione di sostanze extracellulari, quali tossine emolitiche, enterotossine e l’esotossina A.

Pseudomonas aeruginosa è un tipico patogeno opportunista, in quanto sfrutta

l’immunodepressione dell’ospite per provocare infezione (Ruiu et al., 2005).

Una mammella in condizioni anatomo-funzionali non perfette, ad esempio per un non corretto utilizzo della mungitrice, rappresenta un tipico bersaglio per l’azione di germi opportunisti quali Pseudomonas aeruginosa. Può provocare negli ovini sia mastite acuta parenchimatosa (Las Heras et al., 1999) con interessamento generale, sia infezioni croniche caratterizzate da riacutizzazioni intermittenti. I quadri clinici sono molteplici, mammelle con le sole alterazioni dei caratteri organolettici del latte e tumefazione dei linfonodi sopramammari, sino ad arrivare a quadri molto gravi assimilabili alla mastite gangrenosa (Crossman et al., 1995). Questo microrganismo, in allevamento, è regolarmente isolato da acqua contaminata, suolo,

feci, paddock e mungitrici non adeguatamente pulite. Genere Mycoplasma

Al genere Mycoplasma appartengono microrganismi privi di parete cellulare, microaerofili, circondato da una membrana plasmatica composta da proteine, glicoproteine, glicolipidi e fosfolipidi; l’assenza della parete permette al germe di assumere forme diverse (pleomorfismo).

Al genere Mycoplasma appartiene M. agalactiae microrganismo responsabile, sia

nelle pecore che nelle capre, della agalassia contagiosa che rappresenta una delle mastiti più temute negli allevamenti ovini, il cui decorso è soltamente subacuto o cronico. L'agalassia contagiosa dei piccoli ruminanti è una sindrome che presenta fenomeni infiammatori a carico della ghiandola mammaria talvolta associati alla presenza di cheratocongiuntiviti ed artriti (Caldora et al., 1996).

I micoplasmi più frequentemente coinvolti in episodi di agalassia nelle pecore e nelle capre sono: Mycoplasma agalactiae, M.mycoydes subsp. mycoides e M. capricolum subsp. capricolum, quest’ultimo soprattutto nelle capre (Bergonier et al., 1997).

L'agalassia contagiosa è presente nei cinque continenti ed è spesso enzootica. Lo sviluppo dell'infezione tende ad essere cronico negli animali e nei greggi affetti e gli animali “ristabiliti”, pur non presentando sintomi manifesti, possono rimanere eliminatori di micoplasma per molto tempo, soprattutto con il latte.

La via principale di contagio è rappresentata dal contatto tra soggetti sani ed infetti, soprattutto durante il trasporto e la vendita, mentre in allevamento il contagio è dovuto soprattutto al contatto madre-lattante.

Queste infezioni, proprio per il decorso subdolo ed insidioso, sono difficili da diagnosticare e controllare (Bergonier D. et al., 1997).

Genere Pasteurella

Al genere Pasteurella appartengono venti specie tra queste Pasteurella,

P.multocida e P. haemolytica dal 1999 rinominata Mannheimia haemolytica,

rappresentano le maggiori responsabili di gravi patologie in diversi animali (bovini, suini, ovini e polli) con ripercussioni negative negli allevamenti interessati. P.

haemolytica è un microrganismo Gram negativo, delle dimensioni di 1,0-2,0 μm di

lunghezza e 0,3-1,0 μm di larghezza, immobile, asporigeno, aerobio-anaerobio facoltativo, di forma coccobacillare, con metabolismo di tipo fermentativo.

Anche se questo microrganismo viene solitamente ritrovato nelle vie respiratorie di diverse specie animali, dove spesso si rende responsabile di gravi patologie, non si può tralasciare la sua partecipazione nell’insorgenza di mastiti ovine, manifestandosi in forma acuta o in forma nodulare cronicizzante (Grumberger, 2005).

Pasteurella haemolytica si trova normalmente nelle vie respiratorie e nella cavità

orale delle pecore e, nelle prime ore dopo il parto, viene trasmessa agli agnelli neonati in seguito al contatto stretto con le madri (Scott et al., 1998). L’agnello a sua volta, attraverso la suzione del latte, trasferisce il microrganismo sul capezzolo materno favorendo quindi la contaminazione della mammella per via ascendente (capezzolo → ghiandola mammaria). In Italia le mastiti dovute a questo agente eziologico, si attestano tra l’1 e il 2% (Grumberger 2005).

Nella situazione in cui la mastite si presenta nella forma acuta, la ghiandola mammaria si appare aumentata in volume, con cute tesa, calda, dolente e linfonodi sopramammari ingrossati (El-Masannat et al., 1991). Alla spremitura dei capezzoli fuoriesce una secrezione sierosa, giallastra, spesso emorragica.

Generalmente gli animali colpiti presentano ipertermia (40-42°C), disappetenza e abbattimento. Nella maggior parte dei casi si assiste a morte dell’animale, ma in caso di sopravvivenza la mammella va incontro a sclerosi e necrosi con conseguente compromissione della produzione lattea.

In taluni casi si può assistere a forme nodulari, dove si denota un aumento del volume della mammella con presenza di noduli sia superficiali che profondi. Il latte si presenta di tipo sieroso, con filamenti o fiocchi biancastri. Sebbene non si rilevino altri sintomi generali, anche in questa forma si ha perdita della produzione (Grumberger, 2005).

Genere Staphylococcus.

Il genere Staphylococcus comprende cocchi Gram-positivi del diametro di 0,5-1,5 μm, aerobi facoltativi ed immobili; catalasi positivi, coagulasi positivi e negativi (capaci o meno di trasformare il fibrinogeno in fibrina, con conseguente coagulazione), generalmente raggruppati in aggregazioni simili ad un grappolo d’uva, anche se non di rado possono essere organizzati in tetradi (Caldora et al., 1996). Sono molto diffusi in natura: si ritrovano nel terreno, nella lettiera, nell’acqua, nell’aria, nella polvere e sui muri con notevole capacità di resistenza e sopravvivenza nell’ambiente.

Tra le specie di Staphylococcus che rivestono interesse veterinario, in quanto responsabili di mastiti negli ovini, si annoverano: S. aureus, S. epidermidis, S.

simulans, S. sciuri, S. xylosus.

L’attività patogena è da attribuire a fattori cellulari ed extracellulari posseduti in misura variabile, infatti, molte di queste componenti cellulari sono esclusive di S.

aureus, considerato il maggiore patogeno; le altre specie sono considerate patogene

opportuniste.

Fra le componenti cellulari si ricorda la proteina A, prodotta maggiormente da S.

aureus, che si lega al frammento delle IgG umane e possiede attività antifagocitarie

(Caldora et al., 1996); il glicocalice, presente in S. aureus e S. epidermidis, che ha capacità antifagocitaria.

Fra i fattori extracellulari prodotti dai batteri, che concorrono nella patogenicità degli stessi, ricordiamo la coagulasi, che provoca la trasformazione del fibrinogeno in fibrina (con conseguente coagulazione); la catalasi, che permette la conversione del

perossido di idrogeno in acqua ed ossigeno (crea interferenze nel meccanismo di difesa dell’ospite); la betalattamasi, costituita da diversi enzimi, che inattiva antibiotici betalattamici. Inoltre sono prodotte quattro diverse emolisine, denominate α-, β-, γ- e δ-emolisina che oltre ad avere azione litica sugli eritrociti, presentano attività biologiche come ad esempio l’α-emolisina che, agendo sul sistema nervoso centrale, ha effetto letale per gli animali e per l’uomo.

Staphylococcus aureus, coagulasi positivo, è il principale agente eziologico di

mastite nelle pecore e nelle capre (Mǿrk et al., 2005), con incidenza del 35% nell’America settentrionale (Menzies et al., 2001); in Norvegia, come si evince da un recente studio, S. aureus è responsabile del 68% dei casi di mastite clinica accertati (Mǿrk et al, 2004).

Nel caso di mastite stafilococcica si ha presenza del microrganismo nel canale del capezzolo nonché sulla superficie della ghiandola mammaria; tale infezione porta ad ipogalassia e all’aumento delle Cellule Somatiche (Somatic Cell Count) (Bray e Shearer, 1996).

Predominano le forme sub-cliniche e croniche con formazione di ascessi che possono arrivare a fibrosi e dare origine a mastiti gangrenose.

S. aureus risulta essere molto invasivo e resistere al sistema immunitario dell’ospite,

fino a determinare la morte del soggetto.

La presenza di stafilococchi coagulasi-negativi quali, S. simulans, S. epidermidis, S.

hyicus e S. xylosus è frequentemente rilevata nelle pecore affette da mastite sub-

clinica (Hariharan et al., 2004), e ad avvalorare ciò, in una recente indagine, è stato riportato che S. simulans, S. xylosus e S. hyicus sono predominanti nel latte di pecore da carne, mentre S. epidermidis risulta predominante nel secreto mammario di pecore da latte (Buriel, 2004).

Genere Streptococcus .

Il genere Streptococcus include batteri Gram-positivi, di forma coccacea del diametro di 0,5-1,5 μm, aerobi facoltativi, asporigeni, catalasi negativi, immobili e solitamente raggruppati in catenelle (Caldora et al., 1996).

La patogenicità di questi batteri è da attribuire all’azione di fattori cellulari ed extra- cellulari. Tra i primi ricordiamo la presenza di una capsula, formata da acido jaluronico, che impedisce la fagocitosi degli stessi; inoltre presentano fimbrie che ne

favoriscono l’adesione alle cellule epiteliali. Tra i fattori extra-cellulari, che sono tutti immunogeni, ricordiamo la streptolisina - responsabile dell’attività emolitica su terreni solidi (es. Agar Sangue); la jaluronidasi che, proprio per la capacità di depolimerizzare il tessuto connettivale, è associata alla virulenza e, nella fattispecie, alla capacità degli streptococchi di diffondere nei tessuti; la streptochinasi, responsabile della trasformazione del plasminogeno in plasmina, che provoca a sua volta la dissoluzione dei coaguli di fibrina (Caldora et al., 1996).

Gli streptococchi, coltivati su Agar Sangue, possono mostrare tre tipi di attività nei confronti degli eritrociti:

· α-emolisi (o emolisi parziale), caratterizzata da un alone a margini sfumati attorno alle colonie; gli streptococchi che producono questo tipo di emolisi sono chiamati “viridanti”;

· β-emolisi (o emolisi totale), caratterizzata da un alone trasparente a margini netti intorno alle colonie; in genere, questi streptococchi sono i più patogeni per gli animali;

· non-emolisi (o γ-emolisi) caratterizzata da nessuna apparente attività emolitica.

Streptococcus agalactiae, β-emolitico, è responsabile della mastite catarrale negli

ovini con decorso sub-clinico o cronico.

E’ una delle forme di mastite più temute a causa della sua alta contagiosità; inoltre porta all’atrofia e perdita della funzionalità della mammella colpita, con conseguente proliferazione connettivale (Caldora et al., 1996).

Streptococcus dysgalactiae e S. uberis, nelle pecore provocano una forma di mastite

subclinica poco contagiosa e sporadica, anche se non da sottovalutare, in quanto i soggetti non tempestivamente trattati possono incorrere ad ipofunzionalità della mammella o, in casi estremi, ad agalassia.

Genere Actinomyces

Il genere Actinomyces comprende bacilli Gram positivi, dritti o leggermente ricurvi, di dimensioni 0,2-1 x 2-5 μm. Possono presentarsi in forma bastoncellare (a coppie o brevi catene, con disposizione ad Y o V) o in forma filamentosa, con estremità claviformi (Caldora et al., 1996). Sono batteri principalmente aerobi, talvolta anaerobi facoltativi, asporigeni, immobili, capaci di fermentare i carboidrati (senza formazioni di gas).

Actinomyces pyogenes (attualmente Archanobacterium pyogenes) è responsabile di

mastiti sub-cliniche negli ovini, nonché agente eziologico della cosiddetta “mastite estiva” nelle bovine. Non presentando manifestazioni cliniche evidenti, molto spesso questo tipo di mastite viene sottovalutato, o meglio non diagnosticato, compromettendo parzialmente i parametri chimici del latte.

Genere Corynebacterium

Il genere Corynebacterium comprende batteri Gram positivi, pleomorfi (generalmente bacilli con estremità ingrossate), di dimensioni 0,3-0,8 x 1,5-8 μm; sono immobili, asporigeni, aerobi, catalasi positivi, ossidasi negativi. Sono batteri ubiquitari comunemente riscontrabili in suolo, acque e sulla cute dei mammiferi. Ad eccezione di poche specie, nella maggior parte dei casi, i corinebatteri sono considerati saprofiti che possono trasformarsi, in talune circostanze, in patogeni opportunisti.

Negli allevamenti ovini Corynebacterium spp. è occasionalmente responsabile di mastiti a decorso sub-clinico, ma proprio per la difficoltà ad attribuire la patogenicità alla specie (non possono essere utilizzate le normali prove per essere identificati) molto spesso viene grossolanamente sottovalutato (Lafi et al, 1998). Tra le specie di

Corynebacterium che rivestono interesse nell’ambito veterinario, sono comprese: Corynebacterium afermentans subsp. lipophilum, Corynebacterium urealyticum, Corynebacterium mastitidis (Fernandez-Garayzabal et al., 1997) e Corynebacterium camporealensis (Fernandez-Garayzabal et al., 1998).

2.2.4. Mungitura

Nel territorio della Garfagnana e generalmente in Toscana, gli allevamenti di ovini di razza Massese e Garfagnina sono rimasti legati alla pastorizia tradizionale; gli animali vengono condotti al pascolo per quasi tutto l’anno integrando l’alimentazione invernale con fieno e granaglie e la mungitura viene effettuata manualmente nell’ovile.

Prima di descrivere i tipi di mungitura occorre precisare che le fasi di pre e post- mungitura (sotto riportate) sono comuni ad entrambi i metodi e fanno riferimento al Reg. CE 853/04.

Fase di pre-mungitura:

• gli amimali devono essere calmi;

• l’ordine di mungitura deriva dallo stato sanitario degli animali (gli animali malati devono essere munti per ultimi);

• si devono eliminare i primi getti di latte dai capezzoli già ben puliti e asciutti;

• preferire l’acqua tiepida nella fase di lavaggio;

• l’uso di sostanze detergenti prima della mungitura consente la pulizia e l’idratazione della cute del capezzolo proteggendolo da piccole lacerazioni che potrebbero favorire l’ingresso di agenti microbici;

• preferire la carta monouso nella fase dell’asciugatura;

utilizzare guanti in lattice per evitare il trasferimento di germi come lo S.

aureus dalle mani dell’operatore alla mammella dell’animale;

• eliminare i primi getti di latte in un contenitore nero al fine di verificare la presenza di alterazioni macroscopiche del latte (coaguli, fiocchi, piccoli grumi, tracce di sangue ecc) che potrebbero indicare la presenza di mastiti.

Fase di post-mungitura:

In questa fase si attua la disinfezione dei capezzoli con prodotti specifici antibatterici che proteggono dall’ingresso dei microrganismi tramite il dotto papillare che subito dopo la mungitura rimane aperto per un certo tempo costituendo un pericolo di penetrazione batterica.