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agpatezza cJre niuno veffà a rapirci"»2

Nel documento VITA DI (pagine 182-187)

8.6. I

giovani << che

si

awiano

al

mondo

del

lavoro »

(art.

11

§

1)

Un'altra

categoria

di

giovani

a cui i

Cooperatori pre-stano un'attenzione privilegiata, seguendo anche

in

questo le Costituzioni

dei

SDB che rispondono

a

precise indicazioni

di

don Bosco, sono

i

giovani « che

si

awiano al mondo del

lavoro »r.

Al

riguardo così recita

il

corrispettivo articolo delle Co-stituzioni salesiane: «

I

giovani degli ambienti popolari che si awiano al lavoro e

i

giovani lavoratori spesso incontrano dif-ficohà

e

sono facilmente esposti

a

ingiustizie. Imitando la

t62

u

ACGS 48; MB

X\II

272' 207

sollecitudine

di

don Bosco

ci

rivolgiamo ad essi per renderli idonei

ad

occupare

con

dignità

il loro ruolo in

vista della trasformazione cristiana della

vita

sociale »> D.

1r.7. I

giovani .,che danno segni

di

una vocazione

aposto-lica

speciftca (laicale, consacrata, sacetdotale) r,

(art. 1, §

1)

Don

Bosco s'è sempre molto preoccupato

di quei

gio-vani, poveri

o riccli,

che manifestavano disposizioni

o

anche

solo

indizi di

vocazione sacerdotale

o

religiosa.

I

suoi

obiet-tivi

concreti erano quelli

di

fare maturare

tafi

vocazioni in ambienti organazai

a

questo scopo.

Attomo a lui, e per

il suo

vivo e

costante interessamento, fiorirono vocazioni per

le

sue opere,

per le

diocesi

e per

altre Congregazioni.

Nel

suo Regolamento ha assegnato questi destinatari alle

molte possibili iniziative

dei

Cooperatori ra.

Questa

loro

ca-ratteristica

dwe,

evidentemente, rimanere. Oggi, anzi, dopo

i

richiami del Vaticano

tr

riguardanti I'wgenza

di

questo im-pegno 15

in

considerazione della crisi

di

vocazioni che questo periodo postconciliare atEaversa, essa

è

quanto mai atnrale:

sono

in

giuoco

la

vrta e la missione del popolo

di Dio

degli anni 2000.

È

doveroso precisare che l'evoluzione della Chiesa

conci-liare

verso

un

diversificazione delle vocazioni,

in

coererìza con la promozione del laicato, e la fedeltà a17a traduione

sa-lesiana esigono che

i

Cooperatori indirizzino

le loro

attività anche verso

quei

giovani capaci

di

divenire apostoli laici.

Questo obiettivo

va

petseguito specialmente negli ambienti

di

lavoro, nella scuola, tra

i

lavoratori come

tra gli

studenti

e, in

particolare,

ua gli

universitari, destinati

a

divenire

i

leaders cristiani

del

domani.

Con riferimento

ad un

orientamento del Capitolo

gene-D Cosr SDB

l9M

art. 27.

14 Cf RDB IV, 2.

u

Cf ad es., PO 11; OT 2; CD l5c; PC 24.

L6)

rale speciale

e

dei successivi Capitoli te,

il

Regolamento

allar-ga l'oizzonte

dell'impegno vocazionale

dei

Cooperatori ed enurnera

tutte le

vocazioni specifiche

oggi

possibili: quelle laicali; quelle consacrate mediante

la

professione pubblica (con

voti

ed almi impegni stabili) dei consigli evangelici,

tan-to

nelle diverse forme

di

vita religiosa che nei differenti

Isti-tuti

secolari; quelle

al

ministero del presbiterato.

Non

sarà superfluo, ancora, segnalare che

in

questi

ulti-mi

anni non

pocli

episcopati

si

sono intensamente

preoccu-pati di

questo settore nevralgico della pastorale ecclesiale.

I

loro documenti e le loro direttive troveranno particolarmente disponibili

i

Cooperatori.

Di

questo stesso argomento

si

so-no occupati ripetutamente

i

recenti Capitoli generali salesiani aggiornando orientamenti dottrinali

e

operativi che

interessa-no

direttamente anche l'Associazione

dei

Cooperatori 17.

1r.8.

<(

Si

dedicano, inoltre,

a

promuovene

la

famigilia »

(art. ll §

2)

Don

Bosco

si è

interessato

in

modo diretto anche degli adulti. Questa sua missione appare soprattutto come un'inte-grazione

ed uno wiluppo del

suo apostolato giovanile.

<<

In molti

casi

-

annota

il

Capitolo generale speciale

-l'educazione

dei

giovani

è

tanto legata alle condizioni con-crete dell'ambiente familiare, sociale, anche politico, che non si può fare qualche cosa

di

utile per

loro

senza lavorare an-che

per il

progresso collettivo

di

questo ambiente,

e

quindi degli adulti » 18.

Il

Regolamento indica questo legame

di tipo

integrativo

tra

missione giovanile

e

missione popolare con l'espressione:

<<si dedicano, inolffe... ».

Elencando

poi i

destinatari adulti, pone

al primo

posto

la

« famiglia

». A

differenza del Regolamento

di don

Bosco che non include esplicitamente questo settore tra le forme di

t6 Cf ACGS 736, 50; ACG21 106-119; Cosr SDB 1984 artt. 6, 28,

)7,58.

17 Si vedano

i

riferimenti della nota precedente.

lE ACGS

,],'.

tu

cooperazione,

il

Regolamento rinnovato

lo

nomina

espressa-mente, seguendo

in ciò

una precisa indicazione capitolare le.

Il testo

regolamentare

motiva tale

scelta riconoscendo nella famiglia una << realtà fondamentale della società

e

della

Chiesa

». [n

effetti,

la flmtglrr è la

prima cellula fondamen-tale e insostituibile del tessuto sociale: dalla sua buona salutè dipende

in

larga parte quella della società.

La

famiglia

cri

stiana

è una

" chiesa domestica

",

che genera

figli a[a

più ampia comunità ecdesiale e

li

prepara per svolgervi la

coÀu-ne

missione con differenti ministeri.

{vendg

un'esperienza vissuta della

vita

coniugale

e

dei problemi che pone l'educazione dei

figli,

la

loro

sòelta voca-zionale, professionale e la loro preparazione al matrimonio, i Cooperatori sposati sono

in

grado

di

offrire

un

servizio uni-co e insostituibile nel promuovere

il

bene della famiglia. Do-po

il

Sinodo dei vescovi sulla famiglia,

il

Rettor Ma§giore ha

fatto

notare

la

profonda relazione che esiste

ta

pastorale

giovanile

e

pastorale familiare20.

Lr,9.

<<Si dedicano

a

sostenere

ed illuminare

evangel.ica-mente

i

ceti popolari

» (art. 1, §

2)

Come per don Bosco, così per la sua Famiglia apostolica

e per

ciascuno

dei suoi Gruppi

vocazionah, nella propria missione verso

gli

adulti, la preferenza va a quelli dellè clàssi

più umili

e povere,

ai

<< ceti popolari », al pròletariato

e

sot-toproletariato, agli immigrati, agli emarginati perché

più

in-difesi da un punro

di

vista ideologico

J più

bisognosi

di

.r-sere aiutati

in

vista della loro promozione umana e cristiana.

Chi oggi si propone

di

impegnarsi

in

questo campo,

do-wà

avere innanzitutto una sufficiente conoscenza del nuovo contesto

in

cui vive

il

'popolo'.

Non

è

più

la gente semplice

dei tempi di don

Bosco, che aveva bisogno

-di ,rn po'

di cultura,

di pn po' di

catechismo

e di

esiere avvrata

a

pie devozioni.

È

o-rmai

una

categoria socio-economica, .o.^io-politica

e

socio-culturale.

In

questo senso

il

popolo possiede

19 Cf ACGS 7]6.

20 Cf ACS 299 (gennaio-marzo 1981) l-10.

r65

la

'coscienza

di

classe'

e

talvolta

è

allettato dalla

'lotta

di dasse'; è consapevole

di

essere non semplicemente

destinata-rio di

servizi caritativi

e

sociali, ma anche protagonista della propria cultura

e

liberazione integrale2l.

<< Sostenere

e

illuminare evangelicamente

i

ceti popolari »>

vuol dire porsi al loro fianco

e

accompagnarli nei loro sforzi

di

promozione umana

e

cristiana,

nel

senso ampiamente spiegato dall'Euangelii nuntiand.i

di

Paolo

VI e

dai documenti dell'episcopato locale,

ad es. di

Puebla

per

l'America lati-naZ.

1r.10. La

coopemzione missionaria

(art. 1l §

2)

Don

Bosco

coltivò

l'ideale missionario

e

partecipò in

modo

concreto all'opera missionaria

della

Chiesa

del

suo

tempo. Secondo

la

sua volontà esplicita, l'apostolato missio-nafio

fa

parte essenziale della naflrra

e

del

fine

della Società salesiana

e

dell'Istituto delle

FM{ la

cooperuzione

missiona-ria

investe

l'intero

movimento salesiano

e vi

occupa

un

po-sto non marginale ma

vitde. Don

Bosco ne tratta

espressa-mente

nel

Regolamento

dei

Cooperatori

per

evidenziarne l'importanza

e la

necessità21.

L'azione missionaria assume oggi una crescente rilevanza per

il

suo stretto legame con

i

problemi

più

gravi del nostro tempo: la pace,

lo

wiluppo, la concordia e gh scambi

positi-vi tra

nazioni, tazze

e

religioni differenti.

D'altra parte,

i

decisivi orientamenti

dati

dal Vaticano

II in

tema

di

missioni hanno aperto un vasto oizzonte

all'azio-ne di tutta la

Famiglia salesiana

e ne

hanno stimolato un profondo rinnovamento, specialmente

in

vista

di un

poten-iiamento delle diverse forme

di

solidarietà missionaria

e

di incremento della cooperazione

dei

giovani

e dei

laici2a.

In

piena sintonia

con la

6zdizione salesiana

e con

le 2t Cf ACGS 54; DP lD4-1,165.

22 Cf EN specialmente

i

capp II-IV, VIs; DP Ll34-L165

2' Cf RDB tr, 24 CI AG 41,

t66

nuove

prospettive

conciliari e dei Capitoli

generali dei

Nel documento VITA DI (pagine 182-187)