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pali si sono pronunciatd con testi ufficiali sull'argomento

Nel documento VITA DI (pagine 154-157)

Ogni

cattolico sa

di

essere tenuto

a

seguire

le

direttive

pa-storali del proprio

vescovo

e della

Conferenza episcopale della propria regione

o

nazione anche

in

questo settore.

Awà

anche presente quanto dichiara ancora

la

Gaudiun et spes: <<

Dai

sacerdoti

i

laici

si

aspettino luce

e

forza spiri-tuale.

Non

pensino

però che i loro

pastori siano sempre esperti a

tal

punto c}re ogni nuovo problema che sorge,

an-dre a

quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta

o

che

proprio a

questo

li

chiami

la loro

missione:

assumano, invece essi, piuttosto, la propria responsabilità,

al-la

luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispetto-sa alla dottrina del Magistero. Per

lo più

sarà la stessa visio-ne cristiana della realtà che

Ii

orienterà,

in

certe circostanze,

ad una determinata soluzione. Tuttavia

alui

fedeli dtrettanto sinceramente potranno esprimere

un giudizio

diverso sulla medesima questione, ciò che succede abbastanza spesso e le-gittimamente. Che se

le

soluzioni proposte da un lato

e

dal-l'altro anche oltre

le

intenzioni delle parti, vengono

facilmen-te

da

molti

collegate con

il

messaggio evangelico,

in tali

casi ricordino essi che

a

nessuno

è

lecito rivendicare esdusiva-mente

in

favore della propria opinione l'autorità della

Chie-sa.

lnvece cerchino sempre

di

illuminarsi vicendevolmente attraverso

il

dialogo sincero, mantenendo sempre

la

mutua carità

e

avendo cura

in primo

luogo del bene comune »> 6.

5 Basti qui ricordare le encicliche: Rmtm nouarum (15 magglo l89L) di Leone

ffi;

Q,ud.ragesimo anno

()l

maggro 1911) di Pio

)il;

Mater et Magistra (15 maggio 1961) e Pacem in teffis

(ll

aprile 1963) di Giovanni

W;

Populoram progressio (25 marzo 1967)

e

Oaogesima aàoeniens

(maggio l97l) & Paolo VI; Laboren exerce?ts (14 settembre l98L) e

blli-cituda rei socialis

00

dicembre 1987) di Giovanni Paolo tr.

6 GS 4lbc, 75e.

t34

11.5. Impegni del

Coopratore

singolo

(art.

11

§

1)

ll.5.l.

.,Sr ronu.a, UNA coscrENZA RETrA», (anr. 11

§

1)

Un primo

impegno

{el

Cooperatore singolo

in riferime-nto al

suo apostolato nella realtà sociale riguarda

la

sua for-mazione: <r

Il

Cooperatore

-

recita

il §

1 dell'articolo

-

si for-ma una coscienza retta della propria responsabilità e parteci-pazione oJla vrta sociale negli ambiti della cultura, dell'econo-mia, della politica ».

Anche se

in

un recente passato si sono compiuti lodevoli

sforzi al

riguardo,

purroppo a tutt'oggi tale

fotmazione è

piuttosto carente

in

larghi strati

di

cosiddetti « cattolici prati-canti

». D'altra

parte,

non è

concepibile volere wolgere un servizio salesiano valido, particolarmente

in

questo campo, sicuramente

non

facile, senza una

prwia

adeguata prepara-zione:

si

sarebbe facilmente manipolati

e

strumentalizzati da persone

o

gruppi

più

preparati,

più

agguerriti

in

campo

po-litico,

economico

e

sociologico;

ci si

esporrebbe

al fallimen-to,

come l'esperienza incauta

di

numerosi gruppi ha già am-piamente dimostrato.

Il

Vaticano

tr

ha rimarcato la necessità

di

un'educazione

civile e politica

specialmente

dei

giovariT

e, per

fortuna,

non

sono

pochi oggi i

lCooperatori

e le

Cooperatrici che sentono l'urgenza

di

una tale formazione.

I

contenuti

di

tale formazione sono sostrutzialmente

i

se-guenti: la

conoscenza

del

messaggio sociale presente nel Vangelo

e

della

dotrina

della Chiesa

in fatto di

giustizia e

di

liberazione;

la

conoscenza aggiomata delle responsabilità

dei

cristiani

laici in

campo sociale

e

delle varie forme con

cui

possono parteciparvi;

la

preparuzione

a

responsabilità

ci-vili,

sociali, politiche; la conoscenza della realtà sociale

in

cui

si vive

(sistemi economici, sociali

e

culturali, esigenze, mali sociali, ideologie, forze operative...)

e la

sua valutazione alla

luce del Vangelo.

GE obiettiui

di

tale formazione sono

non

semplicemente avere un'informazione aggiomata, certamente

da non

sotto-valumre, ma

più

specificamente acquisire una << coscienza

ret-7 Cf GS 7rf.

D5

ta »: quindi essere abilitati

ad

analizzare e criticare situazioni ingiuste esistenti nella società

ed

a ricercare nuove forme di vita collettiva

più

rispondenti alla dignità della persona uma-na; favorire

la

liberazione da molteplici situazioni

di

oppres-sione, emarginazione

e

violenza,

di cui

sono vittima special-mente

i più

indifesi

e

bisoghosi; divenire padroni delle

pro-prie

scelte superando l'ignorarza, l'ineruia,

la

pa'wa

infonda-ta e

acquistando fiducia

e

coraggio.

Benché prioritaria

e

indispensabile,

la

formazione non è

tutto e

deve essere fysliz.zata all'azione.

Gli alri

impegni

del

Cooperatore elencati

Regolamento riguardano futti

un

suo intervento

di tipo

operativo.

L1.5.2. <<RrrurA cIÒ cIIE pRovocA E AUMENTA L'rNGruSTZrA»>

(anr.

1l §

1)

In ogni

ambiente

ci

sono

purroppo

fenomeni

di

in-giustizia, oppressione, emarginazione

e

violenza. Assumono forme

ed

espressioni spesso assai differenti

da

continente a continente

e da

luogo

a

luogo.

Il

progresso tecnologico

so-vente ne crea delle nuove, forse meno appariscenti, ma non

per

questo meno reali

e

dolorose.

Di fronte a tali

fenomeni l'impegno

del

Cooperatore si esprime attraverso

il ifiuto

serio, motiaato e coragioso;

un ri-fiuto

che sa ricorrere, secondo

i

casi, ai modi, mezzi

e

cana-li più

opportuni ed efficaci che

la

situazione locale offre. È questa

la

forma

più

elementare

di

testimonianza evangelica

in

vista della creazione

di

una società

più

giusta

e

fraterna.

Si terrà presente che non

di

rado

il

coprire con

il

'silen-zio'

situazioni

di

ingiustizia, oppressione, ematginazione e

violenza, appellandosi

a

necessarie esigenze

di

prudenza

(spesso troppo umane!) o, peggio, per paufa, è già essere in qualche modo conniventi con coloro che provocano

tali

si-tuazioni disumane.

II.5.3.

<<Acrscr, coRArcrosAMENTE pER ruuÙovnnxp LE

cAU-sE» (ARr. 11

§

1)

Il rifiuto

attuato secondo l'esempio

di Cristo (i

famosi

"guai

a

voi" di cui in

Mt23,15-29)

è

già

un

passo impor-tante ed a volte una misura sufficiente per correggere deter-B6

minate situazioni inaccettabili

dal punto di

vista umano e

cristiano. Tuttavia,

in

molti casi esso non basta e richiede di

essefe accompagnato da vrr'azione efficace, diretta a << rimuo-vere

le

cause )>

di tali

situazioni ingiuste, come dichiara te-stualmente

il

Regolamento.

Tale azione può assumere le forme

più

diverse e

più

op-portune,

da

valutare

sul

posto, caso

per

caso.

A titolo

di esempio

si

possono ipotizzarc:

la

pressione sulle autorità re-sponsabili

o

comunque interessate;

la

sensibilizzazione del-I'ambiente

in

cui si opera

o

della

più

vasta opinione pubbli-ca tramite

gli

strumenti della comunicazione sociale;

il

porre gesti

conceti di

solidarietà che manifestino

il

proprio

impe-gno cristiano

a

favore degli oppressi8.

11.5.4. <<Sr rupr,cNa A RISANARE E RTNNovARE LE ÀIENTALITA ED r cosrum, LE LErcr E LE srRr.l'muRE

»

(anr. 11

§

1)

La

Gaudiurn

et

spes

ha

segnalato alcuni grossi fenomeni contemporanei

c}e si

ripercuotono, quali

più e

quali meno, nell'ambiente

più

piccolo

e

forse

più

modesto

in cui

opera-no oggi molti Cooperatori e Cooperatici: I'accelerazione della storia con

i

rapidi e profondi mutamenti che essa provoca in

rmti i

seffori dell'agire umano,

ivi

incluso quello religioso ed ecclesiale;

la

socializzazione che moltiplica

i

vincoli

e le

rela-zioni umane

di

ogni genere;

la

secolaizzazione e

la

connessa coscienza che l'uomo

ha

del suo dominio sulla natura, del-I'autonomia

dei valori

terrestri

e

della loro ,distinzione dai valori religiosi; la personaliuazione, cioè,la nuova consapevo-lezza che l'uomo moderno ha

di

essere al centro della storia

e di

essere protagonista del suo wiluppo

in

senso positivo o negativo.

Questi complessi fenomeni fanno percepire aspetti

relati vi e

mutevoli

di

mentalità, leggi, istituzioni e valori ereditati dal passato; mettono

a

nudo situazioni

di

anettatezza

e

di inadeguatezza, spesso

di

ingiustizia; creano situazioni

più

o meno diffuse

di

squilibrio,

di

contrasto

e di

conflitto e.

l4a, l8d; GS 7r.

4-8; inoltre Atnonr Va.m,

I

Segni dci tenpi,

n

Linee di

rin-8CfAA

Nel documento VITA DI (pagine 154-157)