a-k- kålam t„r å-k-um alkul-å¬ mikk-a
questo tempo carro essere-2T-PRT.F pube-3FSG essere in eccesso-INF
51. Quando la brezza che spira da sud cessava di soffiare, il suo pube
era il carro dell’auriga che governa le direzioni, dopo aver catturato un pesce.
Il pube della donna è paragonato al carro del dio auriga delle quattro direzioni cardinali, il cui vessillo è un pesce; il riferimento è chiaramente al dio Kåma, al quale la brezza che spira da sud (te˜Âal, TL 2046) fa da veicolo insieme al pappagallo (Vettam Mani
19935: 379). Come spiega il commento, la brezza del sud non soffia durante tutto l’anno, ma soltanto in primavera (v„˜i kålattiÂkup piÂaku te˜Âal aritu “la brezza del sud
è rara quando finisce la primavera”, p.12); quando questa cessa di soffiare, il pube della donna prende il suo posto, divenendo il carro del dio dell’amore.
t„r-ؘ: “quello dal carro” quindi “auriga”, nome personale formato dal sostantivo t„r
“carro, veicolo” (TL 2059) + il suffisso personale arcaico di 3° persona maschile singolare -ؘ.
te˜Âal: v. distico 27.
ta˜: per il valore, v. distico 50.
kaÒi-nt-ål: per il valore del participio condizionale, v. distico 50.
å-k-um: “che è”, forma classica di futuro in cui il suffisso temporale zero si unisce al
secondo tema di un verbo debole (å) (v.§3.2).
mikk-a: lett. “essendo in eccesso”, può essere tradotto con l’avverbio “molto”.
to†ai
Le cosce
52' kalavita˜il v„Âå∫ kalaiv„lik ku¬¬„
kalavi ta˜-il v„Âå-m
rapporto sessuale PRON-LOC essere sciupato-PRT.F
kalai- v„li-kk-u¬-¬-„
vestito protezione-LOC-LOC-PRTC
52" kulavuki˜Âa våÒaik kuÂa∫kå¬; - alava˜aiyØr
kulavu-k-i˜Â-a våÒai- kuÂa∫k-å¬ alava˜-ai-y-Ør
piegarsi-2T-PRS-PRT våÒai coscia-3FSG granchio-ACC-PRTC52. Durante i rapporti sessuali le sue cosce, simili a tronchi di våÒai, si piegavano nel vestito, loro custodia, che si sgualciva molto.
Conformemente alla tradizione letteraria più antica, nella quale gli arti femminili sono spesso descritti per mezzo di similitudini che coivolgono elementi naturali (v. ad esempio il paragone delle braccia con i bambù al distico 31), le cosce della donna, tornite e ben fatte, sono qui paragonate al tronco dell’albero di banano (Musa
la parte superiore, richiama, ma l’immagine è speculare, le gambe femminili piú formose all’altezza delle cosce e piú sottili verso il polpaccio, v. ad esempio CiÂupåˆ
19-21). La similitudine è più ampia: il vestito è una protezione per le cosce, da esso custodite, proprio come il recinto (v„li ha anche questo significato, TL 3838) custodisce
le piantagioni di alberi di banano. Il riferimento allo sgualcirsi del vestito durante il rapporto sessuale, richiama, ed ancora una volta il paragone è con il mondo vegetale, le piante rovinate dagli elefanti (v. ad esempio KuÂu 179 e 348) o dalle ruote del carro
dell’uomo che va di notte ad incontrare la sua donna (v. ad esempio Aka 80 e160; KuÂu
189, 227, 336) e le ghirlande che appassiscono nell’abbraccio tra i due amanti (v. ad esempio PuÂa 73), entrambi metafore che convenzionalmente simboleggiano il
godimento sessuale.
kalavi ta˜-il: locativo di kalavi 1.“unione”, 2.“unione sessuale” (TL 779), la marca di
locativo è costituita dalla forma obliqua del pronome riflessivo tå˜ + il suffisso di locativo –il (per il valore v. distico 3), ad essa aggiunto senza il regolare raddoppiamento della consonante finale di monosillabo breve chiuso, probabilmente per motivi metrici.
kalai-v„li-kk-u¬-¬-„: lett. “nella protezione del vestito”, composto formato dalla base del sostantivo kalai (TL 786) + il sostantivo v„li 1.“recinto, barriera”, 2.“muro”,
3.“custodia, vigilanza” (TL 3838); il vestito protegge e custodisce il corpo della donna ma durante i momenti d’amore lascia, scoprendo le gambe, che ella si abbandoni al rapporto amoroso. La parola v„li è marcata da una doppia suffissazione di locativo
(suffissi -kku e -u¬¬„, per i significati dei quali v. Rajam 1992: 334 e 352), probabilmente per motivi metrici.
kaˆaikkål
La parte anteriore della gamba
53' po∫kuvarål mu††uvatu pØlamuÒan tå¬um
po∫ku- varål mu††u-v-atu pØl-a muÒantå¬-um
essere abbondante varål attaccare-FUT-3NSG assomigliare-INF ginocchio-PRTC53" ta∫kukaˆaik kålum tarumaÒakå¬; - i∫kitañc„r
ta∫ku- kaˆaikkål-um tar-um aÒak-å¬ i∫kitam c„r-
essere stabile stinco-PRTC dare-PRT.F bellezza-3FSG dolcezza unirsi53. Il suo stabile stinco e il suo ginocchio erano belli
e assomigliavano al massiccio pesce varål che attacca un granchio.
Di nuovo il poeta fa ricorso ai topoi della letteratura più antica per descrivere il corpo della donna. In questo distico la similitudine coinvolge ancora una volta due elementi naturali, il granchio, a cui è paragonato il ginocchio, e il pesce varål, la cui coda ricorda
per forma lo stinco femminile; in particolare, la giuntura tra stinco e ginocchio è simbolicamente paragonata alla lotta tra un granchio e un pesce varål che lo sta
attaccando.
po∫ku-varål: “il pesce varål che è abbondante” quindi “grasso, massiccio, prospero”,
composto formato dalla radice del verbo po∫ku 1.“incrementare, crescere”, 2.“essere
abbondante, fiorente” (TL 2911) + il sostantivo varål che designa il pesce Ophiocephalus marulius o striatus (TL 3514). Il pesce massiccio e pingue (così
descritto anche in alcuni componimenti del Ca∫kam, v. ad esempio PuÂa 18.10 “varål
massicci” e PuÂa 249.7 “i varål pregni di uova come chiuse foglie di borasso”, v.
traduzioni in Panattoni 2002: 19 e 219) richiama alla mente l’immagine delle cosce ben tornite della donna (v. distico 52), non esili ma simili a “massicce proboscidi di grosse elefantesse” (Poru 43, v. Panattoni 1995: 31). E’ possibile un’altra interpretazione:
po∫ku significa anche “saltare” e potrebbe caratterizzare il pesce come “vivace,
sguizzante”, caratteristica che potrebbe riferirsi alle gambe di una donna. La prima interpretazione è, comunque, da preferirsi.