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Capitolo II – Il settore culturale e creativo in Europa Un’indagine statistico-economica

4 Alcune considerazioni finali

Stante la consapevolezza della crescente rilevanza dell’economia della cultura e della creatività in capo all’assetto economico europeo, le considerazioni e i confronti elaborati in tale sede consentono di offrire una generale panoramica delle dimensioni e dell’impatto che il settore culturale e creativo ha assunto e avuto, in questi ultimi anni, in capo all’assetto economico dei diversi paesi dell’UE28.

Fondamentali per un inquadramento minimo dell’economia della cultura e della creatività in Europa, tali considerazioni si configurano per essere frutto di un’analisi economico-statistica che per svariati motivi non ha potuto essere particolarmente approfondita. In quanto tali, necessitano di essere dunque inquadrate alla luce di due importanti criticità.

Innanzitutto- per una questione di complessità dell’argomento, e di conseguente difficile reperimento delle informazioni statistiche- non si è potuto indagare sulla totalità di settori e sotto-settori ed attività economiche afferenti- o meglio, a seconda dell’approccio definitorio adottato, riconducibili- al mondo della cultura e della creatività.100

Nel caso dell’occupazione culturale e creativa, per esempio, al fine di un più esaustivo inquadramento delle potenzialità occupazionali della cultura e della creatività, oltre ad una rilevazione del numero di occupati attivi in contesti e mansioni culturali e creativi, si dovrebbe inoltre analizzare il numero di occupati con mansioni culturali e creative in contesti lavorativi non afferenti alla cultura e alla creatività, nonché il numero di addetti con mansioni non culturali e creative nel settore della cultura e della creatività. Gli esperti in materia di economia della cultura e della creatività101 evidenziano come il non tenere conto di tali aspetti possa comportare una sottostima del valore e dei tassi di occupazione della cultura e della creatività, ma sottolineano altresì l’attuale difficoltà di studi economici così approfonditi. Le stesse attività NACE Rev.2 culturali e creative considerate da Eurostat ai fini delle rilevazioni occupazionali sono state analizzate parzialmente e, se si adotta una definizione estesa di settore culturale e creativo- tali attività rappresentano una sola parte, seppur ampia, del vasto e diversificato contesto dell’economia della cultura e della creatività.

La raccolta di dati circa l’occupazione culturale e creativa, comunque sia, non ha di fatto presentato grosse problematiche, in quanto Eurostat fornisce informazioni statistiche rilevate ed

100 Si rammentano a tal proposito le considerazioni sviluppate nel Primo Capitolo della presente trattazione circa la difficoltà di effettuare analisi d’indagine del settore culturale e creativo, a causa dei diversi approcci di sua definizione e, dunque, di delineazione delle attività e realtà in cui esso si sostanzia.

elaborate ad hoc, nell’ottica di specifiche riflessioni sul settore della cultura e della creatività. Purtroppo, lo stesso non avviene per le informazioni riguardanti il valore aggiunto del settore culturale e creativo all’economia dell’UE e dei singoli ventotto Stati membri. Non essendo inoltre praticabile la via della raccolta e della comparazione di dati offerti dai diversi contesti nazionali, l’unico modo per valutare tale parametro di performance è stato estrapolare, all’interno del database statistico di Eurostat, i dati sul valore aggiunto di attività NACE Rev.2 rientranti nel settore culturale e creativo. Per non rischiare, così facendo, di valutare attività che di fatto non sono né culturali né creative, bisogna stabilire attentamente cosa rientri e cosa non rientri nell’ambito del settore culturale e creativo, e quindi analizzare il valore aggiunto delle sole categorie NACE Rev.2 che a livello 2-digits (il solo per il quale Eurostat fornisce informazioni disaggregate) sono interamente riconducibili all’economia della cultura e della creatività. Così facendo si evita l’imputazione, alla ricchezza generata della cultura e dalla creatività, di valori determinati da attività non culturali e creative. Ci si trova dunque costretti ad analizzare una sola parte (ovverosia le categorie NACE Rev.2 58, 59, 60, 90, 91, 92) dell’ampio e vario contesto della cultura e della creatività, tralasciando altre attività con le rispettive potenzialità economiche (ovverosia, ad esempio, le attività alle categorie NACE Rev.2 47, 63, 71, 73, 74, 77, 85)102. E’ quindi soprattutto per quanto concerne il valore aggiunto che, nell’osservare le comparazioni tra i diversi paesi dell’UE28, bisogna tenere da conto che non si è potuto misurare molti contesti produttivi culturali e creativi, contesti in cui un paese può essere più performante che in quelli qui analizzati.

Nel caso del commercio estero, infine, i dati statistici che si è potuto raccogliere in un’ottica di comparazione internazionale afferiscono unicamente agli scambi di beni culturali e creativi, e non di servizi. In questo senso, ad esempio, non è stato valutato il valore delle esportazioni di performance teatrali o di esposizioni d’arte visiva, rispetto ai quali un certo paese può dimostrare performance più virtuose rispetto a quelle registrate per la cessione, sui mercati esteri, di beni dal valore culturale e creativo.

La seconda criticità è ancora una volta da imputare alla difficile reperibilità di informazioni statistiche e alla loro non comparabilità. Se vi fosse infatti una migliore disponibilità di dati statistici confrontabili, sarebbe utile approfondire la analisi sull’impatto economico-sociale della cultura e della creatività qui condotta mediante l’adozione di ulteriori parametri d’indagine, che aiutino a meglio rilevare quelle che sono le dinamiche interne del settore. Si cita in questo senso

102 Le attività culturali e creative, per le quali si sono potuti rilevare dati statistici in termini di ricchezza generata e apportata al PIL, rappresentano una sola parte dell’ampio e vario sistema culturale e creativo. Ciò nonostante, ne rappresentano gli aspetti più tipici.

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la produttività media, un indicatore che, rapportando valore aggiunto ed occupazione, misura la quantità di prodotto ottenuto con l’impiego di un’unità di lavoro, individuando la capacità di un sistema produttivo di generare ricchezza. Si potrebbe così capire se un numero elevato di occupati nel settore rappresenti un reale punto di forza oppure un elemento di debolezza.

Il grado di apertura internazionale, rapportando importazioni ed esportazioni culturali al valore aggiunto del settore, permetterebbe inoltre di misurare la diversa dimensione internazionale dei settori culturali e creativi europei. La propensione all’export, inoltre, evidenzierebbe quanto la ricchezza generata dalla cultura e dalla creatività sia determinata dalla domanda estera e, dunque, quanto il valore prodotto dal settore culturale e creativo di un paese sia dipendente dai mercati internazionali.

Nella presente trattazione, tali indicatori non possono essere correttamente calcolati perché non si dispone di informazioni statistiche internazionali comparabili: ad esempio, il campo d’indagine su cui si sono rilevati i dati sul valore aggiunto- ovverosia le attività culturali e creative previste alle categorie NACE Rev.2 58, 59, 60, 90, 91, 92 a livello 2-digits- non è lo stesso su cui invece si sono potuti rilevare i valori delle esportazioni e delle importazioni culturali oppure il numero di occupati. In pratica, non c’è stato modo di applicare gli indicatori di performance ad un medesimo campo d’indagine- su uno stesso set di settori culturali e creativi con le rispettive attività economiche caratterizzanti- e ciò non ha consentito di produrre ulteriori indagini e osservazioni incrociando quanto qui rilevato.

Ad ogni modo, le analisi statistico-economiche circa la percentuale di occupazione culturale creativa sul totale degli occupati, la percentuale di valore aggiunto apportato al PIL dalle attività culturali e creative considerate, e il tasso di esportazioni di beni culturali e creativi hanno consentito di elaborare un primo giudizio circa le diverse attitudini dei settori della cultura e della creatività europei a contribuire all’assetto economico nazionale.