Capitolo II – Il settore culturale e creativo in Europa Un’indagine statistico-economica
3 Settori culturali e creativi europei a confronto
Nel presente capitolo si ha osservato il crescente impatto economico del settore culturale e creativo in Europa, analizzando il contributo apportato da questo all’economia europea nel suo complesso nonché, soprattutto, ai diversi sistemi economici dei paesi dell’UE28.
A tal fine, in seguito ad una rassegna dei principali approcci internazionali di studio dell’argomento, si è scelto di improntare tale analisi statistico-economica ad un primo livello di profondità d’indagine, adottando tre principali «size indicators»96, ovverosia: l’occupazione
culturale e creativa, il valore aggiunto apportato dal settore della cultura e della creatività al PIL, il commercio internazionale di beni culturali.
In particolare, per capire il peso che il settore della cultura e della creatività ha in capo all’economia dei ventotto paesi dell’Unione Europea, si ha calcolato:
- La percentuale di occupazione culturale e creativa sul totale degli occupati nazionali; - La percentuale di ricchezza che il settore culturale e creativo apporta al PIL nazionale; - La percentuale di valore generata dalle esportazioni di beni culturali e creativi sul totale
della ricchezza apportata dall’export complessivo nazionale.
Per capire in quali dei ventotto Stati membri dell’Unione il settore culturale e creativo meglio contribuisca alla creazione di ricchezza ed occupazione- massimizzando cioè i tre indicatori economici analizzati- si ha rapportato tali diverse percentuali alla rispettiva media europea, producendo così, per ogni paese- per ognuno dei tre parametri impiegati- degli indici di specializzazione economica (ISP). Tali indici identificano un più forte o più debole97 contributo
del settore culturale e creativo di un paese nella generazione di occupazione, nell’ottenimento di ricchezza mediante la cessione di beni sui mercati esteri, nonché nell’apporto di ricchezza al PIL nazionale. Per evidenziare tali considerazioni, si sono dunque stilati tre diversi ranking che ordinano i ventotto Stati membri dell’UE sulla base del valore dei loro ISP e, dunque, della capacità del loro settore culturale e creativo di contribuire all’economia nazionale nei termini dei tre parametri considerati.
Stanti queste informazioni statistico-economiche, è possibile procedere ad un confronto tra i ventotto paesi dell’Unione Europea basato su due differenti considerazioni.
Innanzitutto, unendo i ranking dedicati ai tre ISP, è possibile effettuare una semplice categorizzazione dei diversi settori della cultura e della creatività europei sulla base del numero
96 UNCTAD (2010), Creative Economy Report, Ginevra. 97 Rispetto alla media europea.
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di parametri (sui tre considerati) per i quali questi dimostrano una capacità d’apporto, al proprio sistema economico nazionale, superiore alla media europea.
Nella Tabella a seguire, si accorpano i tre ranking degli indici di specializzazione e si evidenzia con una x la presenza di un’eventuale specializzazione.
Tabella 21 – Paesi dell’UE28 a confronto: specializzazione nel settore culturale e creativo secondo i tre indicatori di performance. Anni 2013 e 2014.
Specializzazione nel settore culturale e creativo secondo i tre indicatori di performance
Paesi UE28
% di occupazione culturale e creativa sul totale dell’occupazione
% di valore aggiunto apportato dal settore culturale e creativo al PIL nazionale
% di esportazione di beni culturali e creativi sul totale dell’export nazionale Regno Unito × × × Cipro × × Danimarca × × Svezia × × Germania × × Olanda × × Estonia × × Lettonia × × Austria × Lussemburgo × Finlandia × Slovenia × Lituania × Belgio × Repubblica Ceca × Malta × Irlanda × Ungheria × Slovacchia × Francia × Croazia Polonia Italia Spagna Romania Grecia Portogallo Bulgaria Fonte: Eurostat.
La precedente Tabella 21 e la successiva Figura 10 suggeriscono una categorizzazione dei ventotto Stati membri dell’UE in quattro insiemi distinti, a seconda di quanti indici di specializzazione i su tre essi dimostrano > 1 e, quindi, superiori alla media europea.
In questo senso, il Regno Unito si configura come l’unico paese avente un settore culturale e creativo capace di un apporto superiore alla media europea per tutti e tre i parametri di performance economica analizzati.
Figura 10 – Paesi dell’UE28 a confronto: specializzazione nel settore culturale e creativo secondo i tre indicatori di performance. Anni 2013 e 2014.
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Sono stati infatti la cultura e la creatività britannici, negli anni 2013-2014- a dimostrare un maggiore generale impatto sull’economia complessiva della nazione, dimostrandosi capaci- rispetto a quanto avviene mediamente in Europa- di apportare sia una percentuale di ricchezza al PIL, sia una percentuale di occupati e un tasso di esportazioni culturali superiori alla media. Ragionando in questi termini, hanno seguito- parimenti- Danimarca, Cipro, Svezia, Germania, Olanda, Estonia e Lettonia, i cui settori culturali e creativi hanno contribuito all’economia nazionale in modo superiore alla media europea per due parametri su tre. Osservando la Tabella 21 (p.139), si nota come una più ampia parte dei loro indici di specializzazione > 1 sia da ricondurre al tasso di occupazione culturale e creativa.
Alla terza categoria afferiscono poi Austria, Lussemburgo, Finlandia, Slovenia, Lituania, Belgio, Repubblica Ceca, Malta, Irlanda, Ungheria, Slovacchia e Francia, in quanto hanno dimostrato, negli anni 2013-2014, di essere specializzati in cultura e creatività per un solo parametro su tre. Per due parametri su tre, dunque, hanno contribuito alla rispettiva economia nazionale in modo inferiore rispetto a quanto non avvenga mediamente nell’UE28.
Le worst performance sono infine parimenti da accordare a Croazia, Polonia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Bulgaria e Romania, in quanto non presentano alcun tipo di specializzazione nel settore culturale e creativo, stanti i tre parametri di performance analizzati in tale sede. Ciò significa che il loro settore della cultura e della creatività ha dimostrato, negli anni 2013-2014- una capacità di contribuzione all’assetto economico complessivo nazionale inferiore alla media europea per tutti e tre gli indicatori di performance considerati.
Nello sviluppare questa classificazione dei ventotto paesi dell’Unione Europea, ci si è basati sul numero di indici di specializzazione (ISP) su tre che gli Stati dimostrano > 1 e, dunque, si ha contato per quanti dei tre parametri di performance economica adottati i loro settori culturali e creativi hanno dimostrato una capacità d’apporto superiore alla media europea. Così facendo, gli ISP sono serviti per definire se un paese fosse più o meno specializzato nell’indicatore x rispetto alla media europea, ovverosia se fosse maggiore o minore di uno. Ai fini della classifica poc’anzi stilata, quindi, i valori delle performance non sono stati considerati. E, in essa, i singoli paesi sono stati organizzati in quattro categorie, senza che abbiano assunto una posizione precisa in una classifica.
Si ritiene interessante accostare, a quella poc’anzi elaborata, una seconda classificazione degli Stati membri dell’Unione Europea, sulla base- questa volta- di quelli che sono i valori percentuali da essi dimostrati nei tre parametri di performance utilizzati ai fini dell’indagine statistico-economica.
Nella Tabella 22 proposta a seguire, si riporta quindi un ranking dei ventotto paesi europei, la cui
ratio è il calcolo di un indice di performance culturale, ottenuto mediante l’impiego della
formula
MIN-MAX : IP_culturale = (𝑉𝑎𝑙_𝑚𝑖𝑠 − 𝑉𝑎𝑙 𝑀𝑖𝑛)
(𝑉𝑎𝑙 𝑀𝑎𝑥 − 𝑉𝑎𝑙 𝑀𝑖𝑛),
dove Val_mis è il Valore misurato, che corrisponde, per il paese x considerato, alla media dei valori per esso rilevati rispetto ai tre indicatori di performance; Val Max è il Valore massimo, ossia il valore medio più elevato tra i ventotto rilevati, mentre Val Min è il Valore minimo, pari alla media più piccola delle ventotto calcolate.
Gli indici di performance culturale così calcolati consistono in valori appartenenti all’intervallo
[1, 0] = i1 i 0,
dove il valore maggiore, pari a 1, è da ricondurre alla Repubblica di Malta, mentre il valore minore, pari a 0, attiene alle performance della Romania.
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Tabella 22 – Ranking: i paesi dell’UE28 secondo l’indice di performance culturale. Anni 2013 e 2014*.
Rank Paesi UE28 % occupazione culturale e creativa sul totale nazionale
% di valore aggiunto apportato al PIL
% di export culturale sul totale nazionale Indice di performance culturale UE28 2.9 1.83 0.59 / 1 Malta 2.9 9.08 0.33 1 2 Irlanda 2.7 5.87 0.15 0.62 3 Regno Unito 3.5 2.59 2.13 0.56 4 Lussemburgo 5.2 1.06 0.42 0.40 5 Danimarca 3.8 2.16 0.49 0.37 6 Svezia 4.1 1.91 0.3 0.36 7 Olanda 3.9 1.51 0.7 0.34 8 Lettonia 3.2 1.78 0.93 0.32 9 Finlandia 3.9 1.68 0.17 0.30 10 Estonia 3.4 1.54 0.68 0.28 11 Slovenia 3.6 1.67 0.31 0.28 12 Germania 3.0 1.88 0.43 0.25 13 Francia 2.8 1.78 0.66 0.25 14 Cipro 2.3 1.92 0.9 0.23 15 Austria 3.1 1.41 0.5 0.22 16 Rep. Ceca 3.0 1.48 0.43 0.21 17 Croazia 2.7 1.60 0.57 0.20 18 Ungheria 2.7 1.91 0.14 0.19 19 Lituania 3.2 1.2 0.29 0.18 20 Spagna 2.5 1.80 0.37 0.18 21 Slovacchia 2.0 2.37 0.26 0.18 22 Belgio 3.1 1.12 0.22 0.16 23 Grecia 2.3 1.67 0.41 0.15 24 Polonia 2.5 1.31 0.55 0.15 25 Italia 2.7 1.17 0.49 0.15 26 Bulgaria 2.1 1.57 0.16 0.10 27 Portogallo 2.2 0.84 0.22 0.03 28 Romania 1.1 1.70 0.13 0 Fonte: Eurostat.
Nota: * I dati sull’occupazione e sulle esportazioni attengono all’anno 2014. Per il valore aggiunto, invece, è stato possibile risalire ad informazioni statistiche al più tardi riferite al 2013.
Rispetto al primo confronto stilato sulla base del numero di indici di specializzazione che i ventotto paesi dimostrano maggiori di uno, questa seconda elaborazione considera i loro diversi e specifici valori di performance e associa una precisa posizione ad ogni nazione.
Stanti i tre indicatori analizzati, il calcolo della loro media e l’elaborazione degli indici di performance culturale, si sono ottenuti ventotto valori compresi tra lo 0 e l’1.
Il valore massimo è da ricondurre alla Repubblica di Malta, seguita, con un evidente scarto, dall’Irlanda. Dalla Figura 10 (p.140) si evince come entrambe possiedano un solo indice di
specializzazione ISP > 1, ovverosia quello inerente la percentuale di valore aggiunto apportata dal settore al PIL. Tale percentuale è, in entrambi i casi, evidentemente molto superiore alla media: è così elevata da far scalare Malta in prima posizione e Irlanda in seconda, prima del Regno Unito. Quest’ultimo, nel ranking alla Tabella 22 (p.143), si situa in terza posizione ma- come da Figura 10 (p.140)- rispetto ai primi due classificati presenta tre indici di specializzazione su tre superiori alla media europea. Il contributo della cultura e della creatività all’assetto economico del Regno Unito- seppur di fatto non sia il più elevato in tutti e tre i parametri98- è superiore alla media europea in termini di percentuale di occupati, di ricchezza apportata al PIL e di incidenza sulle esportazioni. Il rilevante apporto del settore culturale e creativo britannico all’economia del paese è di fatto il più uniforme, un aspetto, questo, che non ritorna in nessun altro Stato dell’Unione Europea.
Ritornando a Malta e Irlanda, il loro settore culturale e creativo apporta al PIL una percentuale di ricchezza evidentemente elevata e superiore agli altri paesi, ma in termini di occupazione e ricchezza generata dalle esportazioni il suo contributo è ridimensionato. Un discorso simile vale per Lussemburgo. Si ritiene che, per meglio definire l’intelligenza dell’economia culturale e creativa, tali singole elevate percentuali occupazionali e di valore aggiunto al PIL necessitano di essere inquadrate mediante considerazioni statistico-economiche più dettagliate, nonché all’interno di quelli che sono i specifici assetti economici dei paesi in questione.99
Viene infine confermato il particolarmente debole contributo del settore culturale e creativo alle economie di Grecia, Polonia, Italia e, soprattutto, di Bulgaria, Portogallo e Romania, le cui percentuali di apporto all’occupazione totale, al PIL nazionale e all’export complessivo conduce alla rilevazione di indici di performance culturale evidentemente esigui.
98 Osservando i tre ranking basati sugli indici di specializzazione, si nota come il Regno Unito abbia totalizzato il valore in assoluto più elevato in termini di tasso di esportazioni culturali e creative. Presenta poi il terzo ISP più alto per quanto concerne il valore aggiunto al PIL, mentre il settimo per quanto riguarda il tasso di occupazione culturale e creativa.
99 Assumendo Lussemburgo come esempio, si nota come ad un’elevata percentuale di occupati nella cultura e nella creatività si accosti un debole apporto di ricchezza al PIL. Stante la disponibilità di dati statistici comparabili, sarebbe interessante calcolare la produttività media, ovverosia la capacità del singolo addetto di generare ricchezza. Un settore può infatti annoverare un elevato numero di occupati che tuttavia generano ciascuno poco valore.
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