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Alcuni cenni storic

Nel documento Risk management & assessment (pagine 46-49)

Arthur Andersen25 afferma che: “la gestione dei rischi costituisce l’elemento caratterizzante la gestione d’impresa, di qualsiasi impresa: saper gestire adeguatamente tutti i rischi cui un’attività imprenditoriale è esposta, rappresenta l’elemento essenziale del successo”.

Il Risk Management è definito come: il processo che tende a salvaguardare il patrimonio

dell’impresa contro le perdite che possono colpirla nell’esercizio della propria attività, attraverso l’uso di strumenti di varia natura (prevenzione, ritenzione, assicurazione, ecc.) e nelle migliori condizioni di costo. (Urcioli, Cresca, 1989).

La gestione del rischio affonda le sue radici nella stessa storia dell’economia dei tempi moderni (Bernstein, 2002) e ha cominciato a trovare riconoscimento ufficiale già nei primi decenni del secolo scorso. Per esempio, già negli anni Trenta Fayol (Fayol, 1931), fra le funzioni attribuite al management, cita esplicitamente la funzione di sicurezza, intesa come protezione delle proprietà dell’impresa e delle risorse umane ivi operanti da eventi naturali o da comportamenti che possono recare danno al buon funzionamento dell’attività.

La gestione dei rischi d’impresa ha cominciato a prendere piede negli Stati Uniti tra il 1955 e il 1969. In quegli anni la motivazione principale nell’adozione di tecniche di gestione del rischio era la riduzione degli importi delle spese assicurative e, di conseguenza, la funzione

Risk Management coincideva con la ricerca di idonee coperture assicurative, (Urcioli e

Cresca, 1989). Infatti, tradizionalmente, la funzione Risk Management nasce come evoluzione dell’Insurance Management (cfr. Misani, 1994); il rischio identificato e valutato era esclusivamente quello “puro”26 per diverse ragioni. Innanzitutto, le principali competenze in ambito di gestione del rischio erano di natura assicurativa. In secondo luogo, l’impatto economico-finanziario che in quegli anni assumeva la tipologia di danni associati ai rischi

25 Fondò nel 1913 la società Arthur Andersen & CO che è stata per lungo tempo una delle principali società multinazionali di revisione di bilancio e consulenza a livello mondiale, parte delle "Big five", gruppo delle principali società di revisione di bilancio e consulenza per grandi aziende.

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Rischio puro o statico: è un rischio da cui può derivare solo un danno non controbilanciato dalla possibilità di ottenere un ritorno economico (per esempio incendi, distruzioni, rapine, danni durante il trasporto ecc.). I rischi puri sono imprevedibili, in quanto legati a eventi casuali o dolosi e presentano sempre una conseguenza negativa (perdite). In genere l’impresa si tutela da questa tipologia di rischi assicurando i propri beni, e adottando misure di protezione e prevenzione (es. sistemi antifurto, antincendio, ecc.).

puri (per esempio l’incendio dello stabilimento) era senza dubbio predominante, mentre risultavano scarsamente percepiti gli altri rischi, come i rischi finanziari o strategici.

L’elevato numero di articoli pubblicati sul “Journal of Risk and Insurance” negli anni ’60 segna l’avvenuta affermazione della disciplina nelle Università e nelle scuole di formazione e parallelamente induce gli studiosi a pubblicare i primi manuali. L’affermarsi della disciplina, anche dal punto di vista istituzionale, consentì di comprendere meglio gli scenari in cui il Risk

Management poteva inserirsi e la sua importanza all’interno della gestione dell’azienda.

Dagli anni sessanta in poi il Risk Management conobbe una crescita lenta ma costante, anche all’interno delle aziende statunitensi, fino ad arrivare agli anni ottanta, in cui una forte crisi del mercato assicurativo (con conseguenti notevoli incrementi tariffari), fece emergere la necessità di adottare tecniche diverse da quella assicurativa, (Misani, 1994). Tale progressivo cambiamento portò al delinearsi della moderna accezione di gestione del rischio, corrispondente ad una sempre più netta separazione dalla gestione puramente assicurativa; la copertura assicurativa divenne una delle modalità di trattamento dei rischi, chiamata comunemente trasferimento dei rischi a terzi.

L’effetto combinato di globalizzazione, accelerazione e innovazione ha creato un contesto di cambiamento dinamico e complesso in cui il rischio diventa un elemento chiave da identificare, misurare, gestire e controllare: tutto questo tenendo presente che il tradizionale rischio finanziario (di credito, di tasso, di valuta, di liquidità, ecc.) non è più l’unico focus della gestione; il Risk Management infatti deve essere ampliato per controllare un più vasto range di rischi di business, che include anche i rischi di mercato, i rischi operativi e i rischi di

innovazione.

Il punto chiave di una buona gestione del rischio è quindi di considerare sempre i fattori di rischio come parte integrante del processo decisionale strategico; per fare questo in modo efficace è indispensabile conoscere quali rischi mitigare e quando mitigarli, sviluppando una conoscenza del rischio.

La gestione del rischio, da tecnica di valutazione delle possibilità alternative di copertura assicurativa, si trasforma gradualmente nel processo di identificazione e valutazione dei diversi rischi cui l’azienda è esposta, per deciderne poi la strategia di fronteggiamento, sulla scorta di adeguate valutazioni costi/benefici.

Si compie in tal modo il percorso che conduce dall’Insurance Management (che vede l’assicurazione come soluzione normale e la ritenzione o la non copertura del rischio come fatto eccezionale), al Risk Management, approccio che per un verso affronta esplicitamente la

gestione dei rischi non assicurabili, per altro verso vede l’assicurazione non già come soluzione standard, bensì come alternativa da valutare in termini di convenienza economica. Nei tempi più recenti il Risk Management si è sviluppato secondo approcci e ambiti applicativi molto diversificati, ed è tuttora in fervente sviluppo.

Nell’intraprendere una ricerca bibliografica riguardante le pubblicazioni e i contributi scientifici e manageriali rilevanti degli ultimi quarant’anni, utilizzando la parola chiave “Risk

Management”, si è riscontrata la presenza di molte aree di studio teoriche e applicative, le

quali, pur rientrando in un contesto generale di gestione del rischio, mantengono caratteristiche indipendenti e finalità diverse. Una delle maggiori difficoltà di avvicinarsi alle tematiche inerenti alla gestione del rischio d’impresa è dunque orientarsi tra i numerosi filoni di studio e le corrispondenti applicazioni. Infatti, il termine “gestione del rischio” assume una connotazione così generica, da rendere spesso necessaria una descrizione più precisa e dettagliata dell’oggetto di studio.

Il risultato dell’analisi approfondita della letteratura scientifica e manageriale, e dei principali manuali divulgativi, ha portato all’identificazione di nove principali direttrici di sviluppo appartenenti alla tematica generale di Risk Management:

1. Gestione del rischio strategico – Strategic Risk Management (SRM); 2. Gestione del rischio finanziario – Financial Risk Management (FRM); 3. Gestione integrata del rischio – Enterprise Risk Management (ERM); 4. Gestione assicurativa del rischio – Insurance Risk Management (IRM); 5. Gestione del rischio nei progetti – Project Risk Management (PRM);

6. Gestione del rischio ingegneristico – Engineering Risk Management (EnRM);

7. Gestione del rischio della filiera di fornitura – Supply Chain Risk Management

(ScRM);

8. Gestione del rischio catastrofale – Disaster Risk Management (DRM); 9. Gestione del rischio clinico – Clinical Risk Management (CRM).

Tali direttrici si differenziano non solo per la diversa definizione di gestione del rischio sostenuta dai rispettivi autori, ma in particolare per l’approccio utilizzato nell’affrontare tale tematica, per i rischi oggetto di analisi, per le tecniche e metodologie proposte e per gli ambiti di applicazione.

Nel documento Risk management & assessment (pagine 46-49)