Nella teoria di Arrow (1996) tutta l’incertezza viene generata esogenamente. L’incertezza nasce dall’evoluzione stocastica degli eventi definiti come sottoinsieme dello spazio degli
Incertezza Minima
Incertezza Radicale Massima Roulette Corsa dei Cavalli
«Incertezza debole» «Incertezza forte» Mondo poco familiare
stati di natura. Ciò che non dobbiamo fare è agire come se l’avessimo già compreso e che il laboratorio sia il mondo.
Gobbi (1974) individua nel concetto di tempo uno dei fattori determinanti dell’incertezza. Questa posizione nasce dalla constatazione empirica di come vi sia sempre un intervallo tra il momento in cui un soggetto formula delle aspettative e il momento in cui queste ultime si manifestano. Il concetto di incertezza acquista pertanto una doppia caratterizzazione in relazione al se un evento si verifica e al quando si verifica. L’esistenza di questa discrepanza temporale tra il momento di accadimento di un evento e la manifestazione dei suoi effetti non è però condizione necessaria e sufficiente affinché si possa parlare dell’incertezza e del rischio. Si incontra un secondo fattore: la mancanza di informazioni relativamente all’accadimento di un determinato evento e si pone tale fattore in relazione alla capacità di previsione di un evento futuro.
Citando Rudyard Kipling, autore de “Il libro della giungla”:
“Io dispongo di sei onesti servitori, essi mi hanno insegnato tutto ciò che conosco. I loro nomi sono Cosa, Perché, Quando, Dove, Come e Chi”.
Questo significa che se si conoscono il momento dell’accadimento di un fatto, le cause che lo determinano e gli effetti che produce, non si è più in presenza di incertezza.
Ferrero (1968) individua nella stessa incertezza l’esistenza di condizioni soggettive e oggettive. Le prime riguardano l’insufficienza di informazioni che porta alla mancata – o errata – formulazione di ipotesi relativamente agli eventi futuri che avranno i loro effetti sull’azienda. Le secondo si differenziano a loro volta in interne ed esterne. Quelle interne fanno riferimento alla presenza di vincoli di carattere sia economico che tecnico che determinano dei limiti alla conoscenza degli individui; quelle esterne sono relative alla dinamicità ambientale e alla conseguente non conoscibilità in senso assoluto dei potenziali eventi futuri.
Per Simons, le incertezze strategiche sono le minacce e le opportunità emergenti, in grado di invalidare le ipotesi su cui si basa l’attuale strategia di business. Le incertezze strategiche riguardano i cambiamenti nelle dinamiche competitive e nelle competenze interne che devono essere individuati e compresi affinché il business possa evolvere efficacemente nel tempo; non sono note in anticipo ed emergono inaspettatamente nel corso del tempo. Eventi
favorevoli o sfavorevoli, possono rendere necessaria una correzione della strategia e del sistema di offerta attuali18.
I manager devono costantemente interrogarsi su come riallineare la strategia per approfittare di opportunità emergenti o per neutralizzare minacce impreviste. Le incertezze strategiche innescano la ricerca di nuove informazione e di nuovi scopi, piuttosto che la rapida verifica che tutto stia procedendo come previsto dai piani. Le incertezze strategiche focalizzano l’attenzione su domande, anziché su risposte.
Ipotizzare scenari prospettici, fondare su questi le decisioni che determineranno l’impostazione strategica di un’azienda, formulare piani e programmi aziendali sono elementi che assumono un ruolo tanto più importante quanto più la situazione ambientale si presenta incerta. Le modalità con le quali si presentano i cambiamenti dell’ambiente esterno di riferimento possono avere diverse caratteristiche, (Simons, 2004):
incertezza ridotta nella quale le dinamiche evolutive sono sufficientemente chiare, turbolenza stabile;
scenari alternativi nella quale è possibile identificare una serie di stati ambientali non egualmente probabili e alternativi l’uno all’altro, turbolenza anticipatoria;
scenari continui nella quale non si evidenziano degli stati ambientali alternativi, ma solamente un insieme di possibili esiti per le variabili più significative, turbolenza esplorativa;
massima incertezza, nella quale non esistono informazioni per formulare previsioni e analisi preventive attendibili, turbolenza creativa.
L’aumento o la riduzione dell’incertezza dell’ambiente esterno può mutare a favore o a sfavore dell’azienda in relazione agli stili direzionali, alle resistenze al cambiamento, agli strumenti disponibili per il monitoraggio, alla capacità di individuare i segnali deboli ecc; in sostanza, a seconda di come l’azienda è in grado di relazionarsi al proprio ambiente di riferimento valutandone gli elementi di opportunità e i vincoli sulla base delle proprie caratteristiche, punti di forza e di debolezza.
L’incertezza è solo in parte riconducibile alle dinamiche ambientali, ma riguarda come l’organizzazione risponde di fronte alle nuove sfide. I livelli di incertezza ambientale esterna rendono più o meno complesso individuare o immaginare quali potranno essere le dinamiche future di mercato, le opportunità e le minacce ambientali.
18 Ad esempio, nuove tecnologie possono minare la capacità del business di creare valore, una politica dei prezzi particolarmente aggressiva da parte dei concorrenti può mettere a rischio il sistema di offerta esistente.
Ogni decisione aziendale viene assunta in condizioni di incertezza, essendo la certezza una condizione limite praticamente inesistente. Per poter realizzare i propri obiettivi strategici, l’azienda – o il singolo soggetto – da un lato dovrà cercare di analizzare e conoscere al meglio l’ambiente in cui agisce per ridurre la situazione di incertezza, dall’altra è necessaria l’identificazione e la valutazione dei rischi per poter aumentare il proprio vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti.
Questo dinamismo rende le operazioni aziendali incerte e non sempre ipotizzabili o – ancor peggio – attuabili.
1.4 Rischio
Nello studio del concetto di rischio, uno dei primi ostacoli che si incontra è la presenza in letteratura di un’abbondanza di significati e definizioni. Rischio è uno di quei termini sentiti una dozzina di volte e con una dozzina di differenti significati e interpretazioni. Vi sono delle ambiguità nascoste nelle nozioni di rischio e di incertezza. Questi due termini sono spesso utilizzati in maniera intercambiabile, ma, negli studi economici hanno significati sostanzialmente diversi.
In questa impostazione il rischio è esposto in stretta connessione con l’incertezza dalla quale deriva; infatti è l’esistenza dell’incertezza che rende un evento futuro non perfettamente prevedibile e le conseguenze favorevoli o sfavorevoli. Di conseguenza, l’esistenza di una conoscenza perfetta degli stati di natura, delle leggi causali che legano gli eventi annullerebbero sia l’aleatorietà sia il rischio, in quanto ogni fatto diventerebbe completamente prevedibile.
Secondo Gobbi è nelle differenze tra evento sfavorevole e evento favorevole che si caratterizzano i concetti di rischio e di incertezza: gli effetti che producono gli effetti favorevoli o indipendenti sono individuati dal termine alea; il rischio, viceversa, viene messo in stretta relazione con l’accadimento di eventi futuri apportatori di conseguenze sfavorevoli. Lo stesso Zingarelli19, associa al termine rischio la possibilità di conseguenze dannose o negative a seguito di circostanze non sempre prevedibili.
D’altra parte è sempre il soggetto che valuta gli effetti generati da un fatto e quindi la differenza tra rischio e incertezza viene ad essere fondata su una dimensione puramente soggettiva. Molte impostazioni basano la definizione del rischio sulla caratteristica della
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dualità: tra queste sono da menzionare la scuola austriaca con Oberpaileiter (1955) e quella italiana con Sassi (1940).
L’origine della parola rischio è attribuibile sia alla parola araba risq che alla parola latina
risicum, (Kedar, 1970). In arabo significava “qualcosa che ti è stato dato da dio e dal quale tu
trai profitto” ed ha una connotazione di evento fortuito e favorevole. Il latino risicum originariamente si riferiva al risultato che produce l’impatto di una barca sullo scoglio, aveva quindi una connotazione di un evento fortuito ma sfavorevole.
In tempi più recenti si è inteso il rischio come la combinazione delle probabilità di un evento su un orizzonte di tempo prestabilito dovuto al variare di elementi critici. In tutti i tipi di imprese, vi sono eventi e conseguenze che costituiscono opportunità positive (upside) o minacce al successo (downside). Il rischio quindi non deve essere visto come un qualcosa di prettamente negativo, e parafrasando un proverbio italiano “chi non risica non rosica”20, o meglio non produce valore e quindi non guadagna, per questo il rischio deve essere visto anche come un’opportunità.
Quando si parla di rischio vi sono altri due termini assai importanti, l’esposizione e l’incertezza. Con il termine esposizione si intende la suscettibilità ad una perdita o la percezione di una minaccia al patrimonio di un’azienda o ad un’attività produttiva. L’esposizione può essere sia positiva che negativa. Se non c’è esposizione non c’è rischio. L’incertezza (già ampiamente discusso) sorge quando non conosciamo in anticipo il peso e la direzione del cambiamento a cui la nostra fonte di valore (ad esempio l’innovazione tecnologica) è esposta. Così intesa essa è estremamente correlata alla probabilità di accadimento di un evento. Ultima parola è conseguenza, forse lo si dà per scontato ma molti di noi quando pensano al rischio ragionano in termini di conseguenze piuttosto che di pura probabilità. Le conseguenze quindi sono i risultati tangibili del rischio sulle decisioni, eventi e processi. Non possiamo vedere il rischio intangibile, ma possiamo anticipare ed osservare le conseguenze del rischio.