• Non ci sono risultati.

Natura dei dat

Nel documento Risk management & assessment (pagine 100-102)

DIRETTRICI CARATTERISTICA CHIAVE

4) MONITORAGGIO/AUDITING (revisione applicabilità, controllo risultati)

3.5 Valutazione del rischio

3.5.6 Natura dei dat

È fondamentale che le analisi siano razionali e svolte con diligenza. La stima delle probabilità e dell’impatto del rischio è spesso determinata utilizzando dati relativi a eventi già accaduti (storici), che costituiscono una base più obiettiva rispetto a stime totalmente soggettive. I dati di provenienza interna, basati sulle esperienze maturate dall’azienda, possono risultare meno svalutati da valutazioni soggettive e forniscono, generalmente, risultati migliori rispetto ai dati di provenienza esterna (dati ISTAT, benchmark …). Anche nei casi in cui i dati di provenienza interna costituiscono la fonte primaria dell’informazione, i dati esterni possono comunque risultare vantaggiosi se utilizzati per convalidare i primi e per migliorare così le analisi. Si deve prestare particolare attenzione quando si utilizzano eventi passati per prevedere gli accadimenti futuri, dato che i fattori che influenzano gli eventi possono variare nel tempo.

Nelle aziende, a differenza di quanto accade nei mercati finanziari, il recepimento di un nuovo

set di attese è un fatto organizzativo costoso i cui tempi di realizzazione sono ben maggiori di

quelli che si osservano nei mercati finanziari. Così mentre per l’analisi dei rischi in un mercato finanziario si pone solo un problema di una loro eventuale percezione distorta, a livello aziendale di pone anche un problema dei tempi con cui le aspettative sono aggiornate, spesso legata a quella dello scorrimento dei budget.

A ciò si aggiunge che la gestione dei rischi è attività che presupporrebbe un atteggiamento ex-

ante alla variabilità dato che la realizzazione di un possibile risultato, rispetto ai tanti probabili

ed impliciti nella distribuzione, elimina per definizione il rischio. Nella realtà delle imprese – specie quelle di più piccole dimensioni – l’atteggiamento nei confronti del rischio è invece di tipo ex-post: il rischio viene rilevato solamente nel momento in cui produce «danni» economici, ovvero risultati inferiori alle aspettative (solitamente fatte uguali alle previsioni di

budget o di piano), più frequentemente quando produce perdite economiche, specie quelle in

grado di mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’impresa.

I manager spesso esprimono dei giudizi soggettivi sull’incertezza e nel farlo devono riconoscere i limiti insiti in questi giudizi. I risultati degli studiosi psicologi dimostrano che le persone che prendono decisioni, con vari ruoli, sono spesso eccessivamente fiduciose delle loro capacità di formulare stime corrette e non riconoscono le numerose incertezze che realmente esistono. Questa tendenza di eccessiva fiducia nella stima delle incertezze può essere attenuata con un utilizzo efficace di dati empirici generati all’interno e all’esterno dell’azienda. In assenza di questi dati, solo la consapevolezza dell’esistenza pervasiva di tale inclinazione può mitigare gli effetti che ne potrebbero derivare.

Le tendenze nel processo decisionale si possono manifestare in un altro modo, e cioè nelle diverse scelte effettuate nel caso si persegua un guadagno e nel caso, invece, si voglia evitare una perdita. Consapevoli di queste tendenze umane, i manager possono elaborare l’informazione in modo tale da rafforzare il rischio accettabile e influire sui comportamenti. Il modo in cui l’informazione è presentata può significativamente incidere sul modo in cui essa è interpretata e i rischi o le opportunità sono considerati, (CoSO, 2006).

3.5.7 Indicatori

La misura della rischiosità che si adatta alla gestione delle aziende necessita anzitutto di indicatori facilmente utilizzabili da tutta la struttura aziendale e non solamente da quei dipartimenti che sono maggiormente impegnati nelle scelte di gestione dei rischi (solitamente direzione generale e finanza). Ciò in conseguenza del fatto che la multidimensionalità dei rischi rende la loro gestione un fatto non esclusivo di una funzione aziendale (in particolare della finanza) bensì un fatto diffuso nella struttura dell’azienda con conseguente esigenza di disporre di misure di facile comprensibilità oltre che di sufficiente sostenibilità scientifica. La difficoltà che le organizzazioni mostrano ad uscire dai canoni imposti dalla contabilità generale rende il tentativo di introduzione di nuovi indicatori molto complesso35.

Il management utilizza spesso indicatori di performance per determinare la misura in cui un obiettivo è stato o sarà conseguito e normalmente utilizza le stesse unità di misura quando deve determinare l’impatto potenziale di un rischio sul conseguimento di un obiettivo specifico; tale impatto è meglio determinato se si adottano le stesse unità di misura degli obiettivi a cui si riferisce.

Gli indici servono a :

 evidenziare una evoluzione e a confermare una tendenza;

 raffrontare i dati economici dell’impresa con i dati economici di altre imprese aventi la stessa mission;

 situare l’impresa nel contesto economico generale.

Gli indici devono essere utilizzati con precauzione, nella misura in cui permettono di fare il punto più che dare un giudizio. Devono essere significativi, semplici, comprensibili e poco numerosi, ma in perfetta coerenza con la struttura economica e finanziaria dell’impresa. La definizione di una misura scientificamente adeguata e contemporaneamente utilizzabile dalle aziende a supporto della gestione dei rischi è ad oggi purtroppo improponibile.

35 In generale per l’introduzione di qualunque nuova misura della performance, come dimostrano le difficoltà che le imprese oggi incontrano nel riorientare i propri sistemi di controllo della gestione in funzione del valore.

La scelta di una misura adatta alla gestione dei rischi è anzitutto un problema organizzativo; essa condiziona infatti le modalità con cui le decisioni aziendali sono adottate e quindi anche il livello di rischio che qualificherà l’azienda. La selezione di un adeguato indice deve dunque rispondere sia a criteri di solidità scientifica sia a principi di specificità aziendale, (Copeland- Weston, 1988).

I rischi d’impresa frequentemente non sono normali in senso statistico, così che la loro assunzione da parte dell’impresa dipende da situazioni di contesto specifiche. Fra queste un ruolo essenziale è rappresentato dalle aspettative dell’impresa (non del mercato): l’esposizione al rischio dell’impresa andrebbe anzitutto misurata in termini di dispersione dei risultati rispetto alle attese di budget (legate cioè ad uno specifico scenario) e non rispetto alle attese medie.

La difesa dei risultati di budget è una componente organizzativa fondamentale dell’impresa in quanto permette di uniformare il comportamento delle diverse funzioni intorno ad un obiettivo comune.

Nel documento Risk management & assessment (pagine 100-102)