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aLeSSandro priSciandaro, Simona di paoLo

Nel documento FGM: un problema da porre (pagine 54-58)

Riassunto Il femminicidio è un fe-

nomeno sociale di grande disagio che negli ultimi vent anni sta sconvolgen- do il modo. Le cause sono tutte da ri- cercare in una società che sta perdendo di vista il valore di una educazione al rispetto tra pari, che sta depersonaliz- zando l’umanità rendendola schiava di stereotipi sociali distorti. al modo man- ca la comunicazione, il confronto leale, l’abitudine alla cooperazione e l’idea della valorizzazione dell’altro. In que- sto clima di grande caos viene a deline- arsi sempre più la figura di uomo allo sbando senza giuda. L’emancipazione femminile e la paura da parte dell’uo- mo di perdere il suo potere stanno cre- ando una situazione che necessita di un incisivo intervento pedagogico. si deve riportare al centro “L’UOMO” rieducare ai valori che un tempo hanno fatto forte la nostra società. Questo sarà possibile, solo riportando la pedagogia al centro del discorso sociale,economico e politico.

Abstract Violence against women is

a social phenomenon of great discomfort that in the last twenty years has shocked the world. The causes are to be found in a society that is losing sight of the va- lue of an education in respect of equals, which is taking away identity to huma- nity, making a slave of distorted of so- cial stereotypes. The world lacks com- munication, honest challenges, the ha- bit of cooperation and the ideas of en- hancement of the other. In this climate

of chaos, always it comes to take shape more the figure of man in disarray and without guidance. The emancipation of women and fear on the part of the man to lose the power, are creating a situa- tion that requires a decisive pedagogical intervention. We must return to the cen- ter « MAN «, educating the values that once made stronger our society. This will be possible only bringing pedagogy at the center of social discourse, economi- cal and political.

gloria 49 anni, Kamajit 63 anni, nelly 77 anni, valentina 29 anni, Loredana 41 anni, Slavica 37 anni, turista coreana gettata dal balcone dell’hotel, mariana 20 anni, Saman- tha 3 anni, giuseppina 41 anni, ashley 35 anni, annamaria 55 anni, annalisa 67 anni, emilia 66 anni, Larisa elena 12 anni, fio- rella 66 anni, elena 72 anni, alessandra 46 anni, federica 30 anni, michela 29 anni, maria teresa 40 anni, Sara 22 anni, anna 69 anni, deborah 25 anni, natalia 38, mi- chela 31 anni, assunta 50 anni, Liliana 51 anni, moira 43 anni, franca 81 anni, moni- ca 47 anni, Sabina iuliana 29 anni, rosa 59 anni, Laura 67 anni, mirella 64 anni, maria- na 24 anni, gisella 58 anni, maria 51 anni, rodica 31, anna maria 55 anni, mirela 41 anni, esterina 73, marinella 55 anni, Lua- na 41, anna 53 anni, patrizia 54 anni, isa- bella 55 anni, nadia 45 anni, bonaria 80 anni, Katia 4 anni, marina 30 anni, genna 68, Sara 22 anni, Luana 41anni, carla ile- nia 38 anni, fiorella 66 anni.

non è il resoconto di una strage per mano di un gruppo di terroristi. peggio, sono i nomi delle vittime di una strage sociale, una strage che tocca una sfera che dovrebbe essere quella dell’amore e della protezione. vite stroncate non dalla mano di uno sconosciuto psicoti- co, pazzo e violento, ma dalla mano co- nosciuta, familiare, quella stessa mano che dovrebbe essere tesa per aiutare, per proteggere, per curare. i fatti di cro- naca, dall’inizio dell’anno ad oggi, con- tano più o meno sessanta casi tra fem- minicidi e violenze sulle donne. un fe- nomeno che purtroppo è sempre in au- mento. donne punite per aver scelto di vivere la propria vita in modo diverso, donne la cui vita è stata stroncata per il solo motivo di non essere più innamo- rate del proprio partner.

questo è un fenomeno sociale che se- gnala un grande disagio nelle relazio- ni umane e una diseducazione alla re- lazione tra pari, al rispetto dell’altro e delle regole civili. quali sono le cause di tanto odio? frustrazione, incapacità di accettare un rifiuto, l’emancipazione femminile che fa vivere negli uomini la paura del confronto o la perdita del loro ruolo di predominanza nel sociale?

oggi si tende, sempre più spesso, ad attribuire tali atti a cause di natura psi- cologia o psicotica. può mai essere che sessanta casi in poco più di sei mesi sia- no da attribuire tutti a delle patologie? non è forse da andare a ricercare le cau- se in un momento sociale dove l’ordine del sistema valoriale è stato sovvertito da una crescente crisi umana? un di- sorientamento sociale ma soprattutto affettivo e comunicativo. una deperso- nalizzazione dell’essere umano visto e vissuto come oggetto da possedere e ge- stire, spogliato di ogni umanizzazione.

oggi c’è la tendenza, sempre più marca- ta, a voler medicalizzare i soggetti che si allontanano dalle norme, che siano esse civili o relazionali.

questo fenomeno è anche dovuto al frenetico lavoro di psicologi e psichiatri che vanno a ricercare le cause in distur- bi mentali o nevrosi. i colleghi in que- stione si prodigano nel formulare ipo- tesi che nessuno va a confutare, e con questo, vorrei aggiungere, riportano il sociale ad anni luce indietro, ( basti pen- sare al fenotipo del criminale che addi- rittura individuava in quel soggetto, con determinati parametri fisici, le caratte- riste del delinquente). questo atteggia- mento crea grande confusione e rallen- ta il sistema di prevenzione necessario per porre fine, o almeno limitare, il rei- terarsi di certi delitti.

di certo la società, impaurita e af- flitta da tali accadimenti, chiede rispo- ste, vuole motivazioni, ha necessità di comprendere. gli organi deputati a tale tutela si avvalgono di specialisti per po- ter trovare delle cause. ora la pedago- gia più di ogni altra scienza dovrebbe far sentire la sua voce, una voce, oltre- tutto, autorevole in campo sociale. una scienza che porta con sé la chiave di vol- ta per porre fine ad una crisi sociale che sta sovvertendo l’ordine del vivere civi- le. il pedagogista ha un grande potere nelle sue mani, quello di nutrire e pla- smare, quello di fornire gli strumenti per pensare, per agire. una società che si dica davvero democratica e libera do- vrebbe investire soprattutto in campo educativo per assicurarsi cittadini utili alla crescita del proprio paese.

questa professione meriterebbe ascolto in tutti i campi del sociale, me- riterebbe il riconoscimento da parte del- lo Stato e la tutela. oggi forse siamo vi-

cini a questa svolta. Si dovrebbe torna- re a fare ricerca sul campo e non nelle aule accademiche. fuori dalle univer- sità ci sono migliaia di uomini e don- ne, pedagogisti di valore, che non han- no la possibilità di svolgere la propria professione e, in alcuni casi, devo dire è una grande perdita per la nostra socie- tà. pedagogisti ed educatori che affron- tano ogni giorno problematiche di casi reali, ricavando nuove strategie messe in atto sul campo che portano a risulta- ti eccellenti, ma che non sono documen- tate per mancanza di ascolto da parte delle istituzioni.

L’on. boschi afferma che la preven- zione e il contrasto alla violenza sul- le donne sono una priorità del gover- no, ma ribadisce che c’è bisogno di ri- sposte concrete. La domanda è “in che modo il sociale si impegna in questa prevenzione?”

in quanto pedagogista mi chiedevo se la risposta, efficace ed efficiente, non sia da ricercare in un approccio educa- tivo, che ponga le sue radici alla base dell’evoluzione sociale. una società na- sce dalla Scuola alla quale è deputato il compito di formare gli uomini e le don- ne del domani in sinergia con le fami- glie che andrebbero supportate nel dif- ficile ruolo genitoriale. Si sente più che mai forte il bisogno di rafforzare il lavo- ro educativo in tutti gli ordini di scuola, a partire dalla Scuola dell’infanzia, in cui educare con particolare attenzione alla vita democratica, all’ascolto empa- tico, al trovare “insieme” le soluzioni, al dare a tutti la parola, ai lavori di grup- po, quella che viene definita “Educazio- ne cooperativa” in cui forgiare, nel ri- conoscimento dell’altro come tuo pari, i nuovi cittadini europei.

troppo spesso il ruolo di pedagogisti

ed educatori viene sottovalutato e anzi, a volte, spodestato da altre scienze che hanno, si, il loro grande valore ma che impropriamente operano in campi non di loro pertinenza. grande è l’attenzio- ne della società per questi terribili de- litti, ma occorre superare l’emergenza e lavorare dal basso, ricostruendo ade- sione sociale sui valori che hanno fatto grande, accogliente e inclusivo, il nostro paese. vi è stato un tempo in cui i geni- tori educavano i figli grazie ad un mo- dello condiviso, forse in questo clima di grande crisi l’inserimento di pedagogi- sti ed educatori all’interno delle scuole e degli enti sociali può essere un rispo- sta concreta per recuperare una socie- tà allo sbando.

ora la domanda fondamentale da porsi è, perché la scienza pedagogica un tempo cosi incisiva, tanto da forma- re menti e uomini che hanno dato vita al mondo civile, oggi sia cosi dimenti- cata e soppiantata da altre scienze? Si avverte sempre più, da parte di molti, il voler preconizzare la “fine” della pe- dagogia, essendo questa considerata or- mai una disciplina marginale e super- flua. Questo stato di considerazione è da far risalire ad una crisi generalizza- ta di un sistema valoriale che sta mu- tando cosi velocemente da non lasciare spazio alla ricerca di mettersi in pari. possiamo certamente notare che la re- sponsabilità di tutto ciò sia da attribu- ire a tre fattori principali:

• alle ideologie di cui essa si è im- brigliata ( un esempio palese ne è il liberalismo economico-finanzia- rio e la sua pretesa di aziendaliz- zare l’educazione)

• al riduttivismo scientista che è venuto a caratterizzarla ( con la correlativa deriva della tecnolo-

gizzazione massiva dell’educativo) • al corrente dibattito interdisci- plinare dove la pedagogia occu- pa uno spazio del tutto margina- le nell’ambito delle scienze umane e ancor più in quello delle scienze pedagogiche.

cosa è accaduto dunque? è pur vero che di pedagogia si continua a parlare, anche se forse restando un discorso rele- gato al campo accademico, questo sta a significare che essa non è “morta“anche se vive uno stato di crisi, una crisi da ricercare tutta nella sua disorganicità epistemologica. da qui la questione del- la sua identità che riemerge ogni qual- volta si avverte l’assenza di rigore epi- stemologico. La pedagogia, oggi più che mai, ha, secondo me, il dovere di riorga- nizzare se stessa per imporsi sullo sce- nario scientifico e soprattutto sociale. una professione che non è tutelata da nessuna legge a differenza di altre pro- fessioni che hanno saputo farsi spazio e farsi rispettare e riconoscere.

La sua identità debole, questo stato di crisi latente, l’assenza di uno statuto scientifico ben definito, non le consento- no di avvedersi di tre grandi parados- si . il primo e che la pedagogia non ha preso coscienza della sua irrilevanza

sociale in quanto completamente fuori

dal dibattito economico, politico e giuri- dico, ma anche perché non si è mai inte- ressata di correggere l’idea falsata della pubblica opinione che la relega a disci- plina che si occupa dell’allevamento o dell’educazione scolastica in senso lato. ancor più grave è la poca conoscenza di colleghi laureati che non sanno di esse- re pedagogisti, e questo è da imputare alla scarsa informazione da parte del mondo accademico. il terzo elemento è l’assenza di una classe di professionisti

di area pedagogica ed educativa, libe- ri da condizionamenti e tentativi di co- lonizzazione scientifica di altre scienze che impongono il loro punto di vista per raccoglierne i benefici economici.

Di contro la pedagogia porta in sé un grande, anzi gradissimo potenziale, essa è la scienza del uomo e della sua interazione con l’altro, è la possibilità che viene data agli individui di cresce- re, di trasformarsi e trasformare a loro volta il sociale. è quella disciplina ne-

cessaria alla costruzione di una società

intrisa di valori, una società proiettata verso il benessere collettivo, verso la co- operazione, verso gli abbattimenti degli interessi personali a favore degli altri. Senza pedagogia il mondo va allo sbando, ed è forse propri quello che sta succedendo oggi nella società mondiale. più che mai oggi, in questo caos emozio- nale e in questa confusione valoriale, i pedagogisti hanno il dovere di alzarsi e portare il loro sapere, le loro strategie, le loro ricerche in giro, hanno il diritto/ dovere di farsi ascoltare nel mondo po- litico, economico e sociale.

qualche piccolo passo è stato fatto, riconoscendo alle associazioni professio- nali (L.4/2013) di “professionalizzare” i loro affiliati e fare cosi da apri pista ad un approccio pedagogico ai problemi so- ciali . ma ancora tanto c’è da fare. ri- portiamo la pedagogia al centro.

Web-grafia www.pourfemme.it/articolo/femminicidio- le-donne-uccise-nel-2016-foto/59209/ w w w . r e p u b b l i c a . i t / a r g o m e n t i / femminicidio www.corriere.it/cronache/speciali/2016/ la-strage-delle-donne/ www.rai.it/dl/tgr/articolo/ContentItem- 80494956-cf85-4230-8c8a-95f284cf7df3.html

Videosorveglianza nelle scuole:

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