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Alfredo Salvo

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1975 (pagine 84-89)

« L'Italia ha f a m e di legno » ha dichiarato il direttore generale del Ministero agricoltura e fo-reste, Benvenuti, all'I 1° convegno sui problemi della m o n t a g n a di T o r i n o . « La nostra produzio-ne copre m e n o di u n terzo del fabbisogno nazio-nale, con u n onere di i m p o r t a z i o n e di 7 0 0 mi-liardi annui. Si tratta, come ordine di grandezza, della terza falla della bilancia dei p a g a m e n t i na-zionale, dopo gli olii di petrolio e le carni ».

Ed è magra consolazione constatare che la re-cessione nella p r o d u z i o n e legnosa è generale, al-m e n o in E u r o p a . N o n serve, infatti, coal-mpiacersi dei debiti altrui per pagare i p r o p r i .

Il costo delle materie legnose è più che rad-d o p p i a t o in rad-dieci anni erad-d ha segnato l'inrad-dice rad-di a u m e n t o più alto di qualsiasi altra m a t e r i a p r i m a ; i paesi t r a d i z i o n a l m e n t e rifornitori p r e a n n u n c i a n o notevoli restrizioni per t e m p i n o n lontani. L ' A u -stria, la Jugoslavia e i paesi scandinavi, che da anni riforniscono l'Italia, n o n sono insensibili alle pressioni di nuovi c o m p r a t o r i , più solventi; in A f r i c a , dove n o n esiste p r o g r a m m a z i o n e , l'indi-scriminata distruzione delle foreste e l'eccessivo s f r u t t a m e n t o delle risorse legnose, d e t e r m i n e r à tra breve u n a b r u s c a interruzione del flusso di uscita, con gravi ripercussioni sui mercati m o n d i a l i ; l'America sta già p r a t i c a m e n t e c h i u d e n d o le fron-tiere per l'esportazione a causa dell'uso i n t e r n o sempre più massiccio di legno.

Si p o r r à , quindi, per l'Italia, il p r o b l e m a di c o n t i n u a r e a godere delle risorse legnose f i d a n d o u n i c a m e n t e sulla p r o d u z i o n e n o s t r a n a .

Ma in che consiste il p a t r i m o n i o forestale italiano?

L ' I S T A T ha attribuito, nel c e n s i m e n t o forestale 1971: 3 0 7 mila ettari di bosco al d e m a n i o statale, 1 milione e 7 4 5 mila ettari ai C o m u n i , 3 5 5 mila ettari ad altri enti e 3 milioni 7 6 0 mila ettari ai privati.

In pratica si tratta di 2 milioni di bosco di pertinenza p u b b l i c a contro 4 milioni di p e r t i n e n z a privata; in Piemonte la statistica c o n f e r m a la

va-lutazione: il 3 3 % è al d e m a n i o e il 6 7 % è ai privati. Per u n b e n e di indiscutibile valore collet-tivo, i dati sono già estremamente significativi.

TABELLA 1. — D I V I S I O N E D E L L E P R O P R I E T À B O S C A T E I N P I E M O N T E ( 1 9 6 5 )

Superfice a boschi di proprietà Provincia

Statale Comun. Private Totale

T o r i n o 337 54.990 91.572 146.899 Vercelli 523 20.451 58.116 79.090 N o v a r a 2.075 59.774 57.003 118.852 C u n e o 100 54.830 114.209 169.139 Alessandria 489 3.165 53.065 56.719 Asti . 721 21.117 21.838 TOTALE 3.524 193.931 395.082 592.537 % 0,5 32,6 66,8 100

Anche qui, nel caso del legno, come per altri beni p r i m a r i , l'iniziativa è lasciata in u n a m b i t o privatistico, q u a n d o leggi ed interventi dello Sta-to d o v e v a n o assicurarsene la gestione e permettere alla collettività di disciplinarne l'uso, anche a scapito del t o r n a c o n t o del singolo.

La legislazione in Italia è tuttora b a s a t a su di u n vecchio decreto del '23, la cosiddetta « legge forestale » (R.D. 30 d i c e m b r e 1923 n. 3 2 6 7 ) . Se, c o m m i s u r a t a alla sua età, n o n ha da essere c o m p l e t a m e n t e osteggiato, v'è invece da chiedersi come p u ò u n o r d i n a m e n t o di tale i m p o r t a n z a vegetare t a n t o a lungo, nel m u t a r e dei t e m p i e delle esigenze.

C'è da c r e d e r e che negli a n n i '20 l'esistenza del p a t r i m o n i o boschivo e il suo s f r u t t a m e n t o fossero di tale portata da n o n richiedere eccessive p r e m u r e e che queste n o n dovessero a n d a r e al di là della semplice conservazione dell'esistente. L ' A z i e n d a forestale dello Stato ed i Consorzi per la salvaguardia dei boschi tra Stato, p r o v i n c e e C o m u n i , colà istituiti, infatti, n o n ricevevano — n o n o s t a n t e l'etichetta affidatagli dalla legge — indicazioni che li spingessero ad attività

vera-mente di tipo « aziendale », cioè attive, imprendi-toriali; esse invece venivano favoriti come sem-plici riunioni di proprietà diverse, in q u a n t o « insiemi » a cui chiedere un atteggiamento che valesse si su dimensioni territoriali più vaste, m a sempre ed u n i c a m e n t e di tipo c conservativo

Una immagine esemplare dell'atteggiamento conservatore del legislatore dell'epoca è il vincolo idrogeologico, anche questo istituito nello stesso decreto ed ancor oggi n o r m a di legge. Il vincolo, che per molti versi ha avuto notevoli pregi, vieta gli interventi sui terreni « di qualsiasi n a t u r a e destinazione suscettibili di subire d e n u d a z i o n i , perdere la stabilità o t u r b a r e il regime delle acque ». Nelle zone vincolate sono proibite, sen-za il benestare delle C a m e r e di commercio, la tra-sformazione dei boschi, la soppressione dei cespu-gli aventi f u n z i o n i protettive, il pascolo indiscri-m i n a t o . Se n o r indiscri-m e di questo tipo, e s e indiscri-m p l a r indiscri-m e n t e « passive », si sono dimostrate indiscutibilmente utili p e r conservare il p a t r i m o n i o e assicurare la sua presenza in m o d o stabile, c'è da chiedersi come m a i oggi siamo a dolerci di tanti d a n n i e lutti sofferti per l'instabilità del suolo, di tanti costi p e r l ' a p p r o v v i g i o n a m e n t o delle m a t e r i e le-gnose, di tanta carenza di verde di servizio.

Il m o t i v o è da ricercarsi nell'essersi fermati ad u n a semplice « disciplina » forestale e nel n o n essere invece passati ad u n a vera « politica » del v e r d e . C o m e qualsiasi p a t r i m o n i o , a n c h e il bosco deve essere gestito in via evolutiva, a u m e n t a t o m a s o p r a t t u t t o migliorato, p u r u s a n d o l o ; e questo in u n ' o t t i c a assai più vasta che n o n sia il m a n t e n i m e n t o di u n a c o p e r t u r a verde, p u r c h e s s i a : u n ' o t -tica territoriale, u n ' o t t i c a — m i scuso del t e r m i n e a b u s a t o — ecologica.

La stessa Corte costituzionale in u n a sua sen-tenza del '72 a r i g u a r d o del d e c r e t o delegato n. 11 che ha t r a s f e r i t o alle Regioni le f u n z i o n i a m m i n i -strative c o n c e r n e n t i , tra l'altro, « i b o s c h i e le foreste, i r i m b o s c h i m e n t i e le attività silvo-pasto-rali », h a sottolineato c o m e le m a t e r i e a t t e n g o n o « allo svolgimento di u n a politica n a z i o n a l e eco-logica, che non p o t r e b b e riuscire proficua se n o n poggiasse sulla base di u n ' o r g a n i c a p r o g r a m m a -zione valevole per l ' i n t e r o territorio n a z i o n a l e ».

M a c o m e o p e r a r e p e r r a g g i u n g e r e questi am-biti di o p e r a t i v i t à , c o m e fare per p a s s a r e da u n a « disciplina » ad u n a « politica » del v e r d e ?

N a t u r a l m e n t e , e p r e g i u d i z i a l m e n t e , bisogna invertire quel r a p p o r t o n u m e r i c o r i c o r d a l o p r i m a .

Bisogna arrivare ai 4 milioni di ettari di compe-tenza pubblica contro i 2 milioni di compecompe-tenza privata. Soltanto potendo contare su u n demanio forestale il più vasto possibile, per tipi di legno, età degli alberi, zone di produzione, si potrà poi correttamente impostare u n piano economico di assestamento a livello — almeno — comprenso-n a l e , i comprenso-n q u a d r a t o icomprenso-n u comprenso-n piacomprenso-no agricolo zocomprenso-nale.

* * *

Che cosa consentono di fare questi due tipi di p i a n o ?

I piani di assestamento boschivi sono dei pro-g r a m m i che repro-golando la utilizzazione del bosco per u n certo n u m e r o di anni e t e n e n d o conto delle caratteristiche di età e qualità delle piante, per-m e t t o n o di seguire il suo evolversi, di controllarlo e di p l a s m a r l o nel m o d o più o p p o r t u n o e conve-niente. Sono, a tutti gli effetti, dei p r o g r a m m i a m e d i o e lungo termine a d o t t a n d o i quali si p u ò razionalizzare l'utilizzazione e gli interventi alle colture legnose. Con il p o r t a r e — in questo mo-do -— g r a d u a l m e n t e il bosco verso lo stato di mas-sima efficienza e p r o d u t t i v i t à , si ottiene anche il m i g l i o r a m e n t o ed il p o t e n z i a m e n t o delle sue carat-teristiche.

Significative, a questo proposito, sono state alcune esperienze dell'Istituto di Ricerche Econo-mico-Agrarie e Forestali dell'Università di Parma che h a n n o consentito ad alcuni C o m u n i della Val-le Stura di D e m o n t e , della Val Chisone e dalla Valle Susa di dotarsi di Piani di Assestamento, a cui — da dieci anni — f a riferimento lo stesso C o r p o Forestale.

Con i p i a n i agricoli zonali, poi, è possibile risolvere i p r o b l e m i della difesa del suolo, dello sviluppo delle aree forestali e della costituzione di parchi n a t u r a l i , attraverso il r i d i m e n s i o n a m e n t o delle aziende e la dotazione di servizi.

La validità di un piano agricolo zonale, espres-s a m e n t e previespres-sto — del reespres-sto — dal p r i m o Piano V e r d e , è stata verificata dall'Ires, per conto del C R P E piemontese, in u n a zona dell'astigiano.

È f u o r di d u b b i o che azioni p r o g r a m m a t o r i e di questo valore non possono che c o m p e t e r e alla Regione, ed è o l t r e m o d o indiscutibile che l'azione si dovrà a p p o g g i a r e sui C o m p r e n s o r i e sulle Co-m u n i t à Co-m o n t a n e : sui Co-m o d i con cui ottenere il c o o r d i n a m e n t o tra i d u e enti, già m o l t o è stato detto: al C o m p r e n s o r i o spetterà lo sviluppo glo-bale del territorio m e n t r e alle C o m u n i t à m o n t a n e

TABELLA 2. — S U P E R F I C I E A B O S C H I N E I T E R R I T O R I M O N T A N I I N P I E M O N T E (1970)

Ha di bosco 71.867 36.953 78.199 77.928 ^ 13.517 278.466

. • totale in territori m o n t a n i .

in nrovineia di T o r i n o Vercelli N o v a r a C u n e o Alessandria in

F m o n t a g n a

spetterà quello inerente gli specifici aspetti del-ie aree montane. Ora, per sua n a t u r a , la foresta-zione sarà di specifica competenza delle C o m u n i t à m o n t a n e .

Infatti, in Piemonte — ad esempio — nel 1970, su 445 mila ettari di bosco, più della metà (278 mila ettari) erano localizzati in territori montani.

Basta questa elementare statistica per attri-buire alla m o n t a g n a il maggior onere nella ge-stione del p a t r i m o n i o boschivo. O r a , a parte gli ormai consunti Consorzi di bonifica, l'unico ente che abbia sufficienti requisiti di efficienza e di democraticità per r a p p r e s e n t a r e le collettività m o n t a n e , è la C o m u n i t à m o n t a n a della legge

1102.

* * *

Il p r o b l e m a ha da essere risolto con u r g e n z a e tempestività. 1 dati c o n d u c o n o con evidenza a v a l u t a r e u n a p r e o c c u p a n t e stasi n e l l ' i n c r e m e n t o

boschivo, che d u r a o r m a i da più di dieci anni. Possiamo ancora notare come, dei 5 9 6 mila et-tari di bosco, le provincie di Cuneo e T o r i n o ne possiedono più della metà, m e n t r e del restante 4 7 % , u n a gran parte ( 3 2 % ) è nelle due provincie a n o r d , più p r e t t a m e n t e alpine (Vercelli e No-vara).

* * *

La legge 1102, nel capitolo 2° all'articolo 9 consente « alle Regioni, C o m u n i t à m o n t a n e e C o m u n i di acquistare o p r e n d e r e in affitto terreni n o n più utilizzati a coltura agraria o n u d i o ce-spugliati o anche p a r z i a l m e n t e boscati per desti-narli alla f o r m a z i o n e di boschi, p r a t i , pascoli o riserve n a t u r a l i . In m a n c a n z a di accordo per l'acquisto possono a n c h e procedere ad espropriare i terreni sopraindicati ».

È questo senz'altro u n m o d o corretto di consi-d e r a r e il p r o b l e m a . La collettività, a tutti i livelli, ha necessità di aree boscate, per i motivi

ricor-V A R I A Z I O N E D E L L A S U P E R F I C I E A BOSCHI IN P I E M O N T E A N N I ETTARI 1953 521.025 1956 523.588 1959 526.252 1963 558.681 1965 581.462 1967 582.048 1968 595.887 1969 595.672 1970 595.592 1971 595.875 1972 596.634 6 0 0 590

/

i f 580 r 570

/ /

560

/

/

5 5 0 f

/

540

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f 630 y

/

6 2 0 s CT>

¥

I 195 2 1 1195 3 I s CT>

¥

I 195 6 I I 195 7 I I 195 8 1 1195 9 1 I96 0 196 1 196 2 196 3 s o> 196 5 co co OJ 196 7 8961 1 1196 9 1197 0 I I 197 1 I 197 2 Fig. I.

SUPERFICIE A BOSCHI NELLE PROVINCE IN PIEMONTE (1972) PROVINCE Ha bosco

%

Torino 148.138 25 Vercelli 77.077 13 Novara 119.172 19 Cuneo 171.614 28 Asti 22.326 3,7 Alessandria 58.307 11,3 Piemonte 596.634 100 Fig. 2.

dati: economici, a m b i e n t a l i , ecologici. Per rispon-dere a q u e s t o bisogno gli enti locali d e v o n o di-sporre della legge, al limite d e l l ' e s p r o p r i o . È, chia-r a m e n t e , u n a t t e g g i a m e n t o n u o v o , cechia-rto divechia-rso dalla cautela conservativa del ' 2 3 .

« Si tratta di u n a vasta e costosa o p e r a di rias-setto silvo-pastorale di g r a n d e respiro territoriale che n o n p u ò più essere richiesta all'iniziativa dei singoli privati e n e m m e n o a t t u a t a i s o l a t a m e n t e n e l l ' a m b i t o di m o d e s t e p r o p r i e t à p u b b l i c h e , m a che — viceversa — p u ò essere solo a f f r o n t a t a a t t r a v e r s o u n ' a t t e n t a p r o g r a m m a z i o n e territoriale c o n

— l ' a z i o n e di s t r u m e n t i specializzati,

— n e l l ' a m b i t o di aziende dotate di un'ade-guata d i m e n s i o n e ,

— con finalità p u b b l i c h e ».

Cosi si e s p r i m e v a , nel '72, U m b e r t o Bagna-resi, i n c a r i c a t o di selvicoltura all'Università di Bologna e c o n s i d e r a t o u n o dei massimi esperti del settore.

Gli s t r u m e n t i specializzati, a b b i a m o visto, po-t r e b b e r o essere — ad esempio — i piani di asse-s t a m e n t o ; le d i m e n asse-s i o n i più adeguate delle azien-de agricole e silvo-pastorali, si d o v r e b b e r o poter raggiungere attraverso l ' a d o z i o n e dei piani agri-coli zonali, di cui i p i a n i di assestamento potreb-bero essere p a r t e integrante.

Per q u a n t o concerne le finalità pubbliche, lo stesso Bagnaresi suggerisce tre possibilità:

1) gli enti locali si appoggiano al servizio forestale;

2) in ogni C o m u n i t à m o n t a n a si istituisce u n a sezione apposita per la gestione boschiva;

3) in ogni Comunità m o n t a n a si costitui-scono degli organismi a u t o n o m i per la gestione.

La prima ipotesi (è lo stesso Bagnaresi a no-tarlo) « ripropone quel tipo di gestione a cura dello Stato che h a prevalso fino ad oggi e che n o n ha certo favorito quella partecipazione attiva delle amministrazioni locali e delle popolazioni locali alla gestione delle risorse ».

Migliori risultati offrirebbero le altre d u e ipo-tesi, valide — or l ' u n a or l'altra — a seconda delle diverse situazioni, realtà e necessità re-gionali.

Le sezioni (cioè uffici, con personale apposito) e gli organismi a u t o n o m i (cioè Consorzi tra pro-prietari, enti ed aziende...) che si incaricano della gestione d o v r e b b e r o però, a m i o avviso, essere scaricati dagli oneri delle C o m u n i t à m o n t a n e ed essere invece espressione di u n « E n t e regionale di sviluppo agricolo ».

È utile ricordare che l'Ente, auspicato a più riprese dall'Ires in suoi documenti, è oggi presen-te in tutpresen-te le regioni-italiane tranne il Piemonpresen-te, la L o m b a r d i a , e la Liguria.

L ' E n t e regionale di sviluppo agricolo consenti-rebbe di n o n « provincializzare » problemi che, come a b b i a m o visto nel caso della forestazione, sono di portata assai vasta; nel suo ambito si r e c u p e r e r e b b e quel q u a d r o di p r o g r a m m a z i o n e regionale a cui si f a costante riferimento e al qua-le d o v r e b b e r o riferirsi gli stessi Comprensori e qua-le stesse C o m u n i t à m o n t a n e , m a di cui si continua a l a m e n t a r e l'assenza; nella sua esistenza si confi-gurerebbe come « organo propulsore delle tra-s f o r m a z i o n i tra-strutturali in agricoltura » tra-senza le quali è impossibile prevedere alcun miglioramen-to delle condizioni e c o n o m i c h e e sociali attuali nel m o n d o r u r a l e .

Attraverso l ' E n t e regionale di sviluppo agri-colo si possono i n d i v i d u a r e quegli incentivi e quelle iniziative che possono incidere fattivamen-te nelle situazioni delle diverse aree e per le di-verse p r o d u z i o n i : è n e l l ' a m b i t o delle sue finalità, q u i n d i , che si collocherebbe il servizio tecnico per l ' a m m i n i s t r a z i o n e di tutto il p a t r i m o n i o fore-stale.

Recupero e valorizzazione

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1975 (pagine 84-89)