CAMERA DI COMMERCIO
S P E D I Z I O N E IN A B B . P O S T A L EINDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA
G R U P P O , , 7 0 S É M .DI TORINO » / O ANNO 1975
tradizione
ed efficienza
al servizio
della clientela
in Italia e all'estero
ISTITUTO BANCARIO
SAN PAOLO DI TORINO
Cosa sono capaci di fare te Fiat
Ogni anno si investono nel mondo somme
enormi per studi sull'automobile: si cerca il
sistema per costruirle meglio e le ragioni
tec-niche dei guasti meccanici, si vuole
stabili-re la loro durata e si studia c o m e stabili-renderle
più sicure. Lo scorso anno da queste
indagi-ni svolte in tutto il m o n d o sono emerse
valu-tazioni estremamente positive per le vetture
Fiat.
Le Fiat sono capaci di durare di più. Una prova condot-ta dal Governo Svedese ha rivelato che una Fiat
com-prata oggi ha la probabilità di durare in Svezia almeno 10 anni e m e z z o (e la Svezia è un Paese dove l'inverno dura 6 mesi).
Le Fiat sono capaci di dare meno fastidi meccanici. In
un'altra prova effettuata dal Touring C l u b svizzero é ri sultato che delle 34 marche di automobili esaminate, l'80% aveva a c c u s a t o guasti meccanici, nel corso di un anno, con maggior frequenza delle Fiat.
Le Fiat sono capaci di fare concorrenza alle migliori marche del mondo. In un terzo studio in cui si mettevano
a c o n f r o n t o tutte le automobili attualmente vendute sul mercato americano, la Fiat 128 veniva classificata la mi gliore " s u b c o m p a c t " oggi in circolazione.
Le Fiat sono capaci di consumare meno delle altre. In
una prova appena ultimata in Finlandia, la Fiat 126 ha realizzato il minor costo per chilometro che sia mai stato registrato in questa prova. In un articolo pubblicato re centemente in Francia, é stato sottolineato che le Fiat, prese in g r u p p o , c o n s u m a n o meno benzina delle auto-mobili di qualsiasi altra m a r c a ; si badi bene: non questo o quel modello, ma l'intera g a m m a Fiat nel suo insieme.
Perchè sono capaci di farlo
Perché oggi le Fiat sono difese in tutte le parti principalidella carrozzeria mediante nuovissimi ed efficaci tratta-menti antiruggine e anticorrosione.
Perchè le Fiat sono oggi le uniche vetture in Europa ad essere prelevate ogni giorno a caso dalle linee di montag-gio e collaudate su strada per 5 0 km.
Perché ogni nuovo motore Fiat, prima di essere messo in produzione, viene sottoposto ad una prova "non stop" di 1000 ore: si tratta del collaudo più lungo e severo del mondo.
Perchè la Fiat é la prima delle industrie automobilistiche
a rendere ogni lavoratore responsabile per il controllo di qualità: il c o s t o di questo tipo di controllo, personalizza-to al m a s s i m o , è il più alpersonalizza-to.
Un computer
BANCA NAZIONALE
non basta
Ci dobbiamo servire ormai di molti cervelli elettronici per amministrare a livello nazionale e internazionale mezzo milione di conti. Ma nell'era della tec-nologia è l'unico modo per essere ra-pidamente al servizio di coloro che ci hanno voluto dare fiducia. Tuttavia non ci siamo inariditi e crediamo che i contatti umani sono ancora un mezzo importante per attivare una raccolta totale di quasi tremila miliardi. 1 nostri cinquemila dipendenti lo sanno. F i l i a l e d i T o r i n o , v i a S. Fr. d a P a o l a 2 7 - T e l . 5 1 8 . 0 0 1 - B o r s i n o T e l . 5 1 9 . 9 4 1 - A g e n z i e i n v i a P. M i c c a , S t r a d a S. M a u r o , e a C o l l e g n o ( B o r g a t a L e u m a n n ) .
Di
LnDELL'AGRICOLTURA
L'IMPRESA
Rivista di Scienze e Tecniche Manageriali
D i r e t t a da F E R R E R - P A C C E S
S p e c i a l e : i d e n t i k i t del m a n a g e r (i\l. 7 - 8 / 1 9 7 5 )
Il N. 7 / 8 de « L ' I M P R E S A » c h i u d e il ciclo d e d i c a t o alla « r i v o l u z i o n e culturale dei m a n a g e r s » , in un direttoriale sulla d e m o -crazia industriale. Il prof. F. M. Nicosia, dell'Università di Berkeley, s t u d i a il c o m p o r t a m e n t o del c o n s u m a t o r e , rilevando l'in-s u f f i c i e n t e c o n v e r g e n z a delle l'in-s c i e n z e e c o n o m i c h e e delle l'in-s c i e n z e c o m p o r t a m e n t a l i nella ricerca. G. C. Ravazzi a f f r o n t a il problema della f o r m a z i o n e dei prezzi al dettaglio; G. Faina e M. R. Berta d e s c r i v o n o i nuovi rapporti fra industria e ingrosso. Un a r g o m e n t o p r e s s o c h é inedito in Italia o c c u p a la parte centrale del f a s c i c o l o : il s e g r e t o nei rapporti fra a z i e n d e e a m b i e n t e e nelle relazioni e n d o a z i e n d a l i . li s e g r e t o p u ò r a p p r e s e n t a r e un valore e c o n o m i c o , ma p u ò essere altresì l'effetto d i s t u r b a n t e di impedimenti psicologici alla t r a s m i s s i o n e di c o n o s c e n z e . Difendere l ' u n o e difendersi dall'altro è c o m p i t o di strategia d ' i m p r e s a .
Una r a s s e g n a sullo s t a t o della dottrina nel c a m p o del controllo, c o m p i l a t a da Maurizio Scaramuzzi, e u n o s c e n a r i o p r o p o s t o d a Marco Vitale sulle misure d ' i n f o r m a z i o n e e di controllo da attuarsi in periodi di inflazione, c o m p l e t a n o il ciclo delle m o -nografie p u b b l i c a t e sul N. 5 / 6 sui nuovi strumenti decisionali e del controllo amministrativo.
« L ' I m p r e s a » è la r i v i s t a c h e c o m p l e t a l ' o p e r a d i f o r m a z i o n e a t t u a t a d a l l ' I S T M A N , I s t i t u t o d i S c i e n z e e T e c n i c h e M a n a g e r i a l i : la s o l a o r g a n i z z a z i o n e i t a l i a n a p e r la f o r m a z i o n e d e i q u a d r i c h e d i s p o n g a d i l a b o r a t o r i d i r i c e r c a e d i p r o g r a m m a z i o n e d e i c o r s i .
cronache
economiche
sommario
rivisfa d e l l a c a m e r a di c o m m e r c i o industria artigianato e a g r i c o l -fura di f o r i n o n u m e r o 7 / 8 a n n o 1 9 7 5 C o r r i s p o n d e n z a , m a n o s c r i t t i , pubblicazioni d e b -b o n o essere indirizzati alla D i r e z i o n e della Ri-vista, L ' a c c e t t a z i o n e degli articoli d i p e n d e dal giudizio insindacabile della D i r e z i o n e . Gli scritti firmati o siglati rispecchiano s o l t a n t o il p e n -siero d e l l ' A u t o r e e non i m p e g n a n o la D i r e z i o n e della Rivista né l ' A m m i n i s t r a z i o n e C a m e r a l e . Per le recensioni le pubblicazioni d e b b o n o es-s e r e inviate in duplice copia, È vietata la ri-p r o d u z i o n e degli articoli e delle n o t e senza l ' a u t o r i z z a z i o n e della D i r e z i o n e . I m a n o s c r i t t i , a n c h e se non pubblicati, non si r e s t i t u i s c o n o .G. Dondi
3 Leonardo, il Piemonte e i piemontesi F. Forte
24 Energia, regolamentazione comunitaria e rapporti con i paesi terzi A. Russo Frattasi
37 Ha un futuro l'automobile? G. Cansacchi
46 Gli attuali problemi giuridico-economici del mare
G. Porro
54 I fondamenti della politica regionale nel trattato istituente la CEE A. Frignani
64 Concorrenza e consorzi in Italia: 10 anni di dibattiti G. Biraghi
75 Considerazioni sul tema della diversificazione dell'economia pie-montese
E. Garibaldi
77 Fra le tante preoccupazioni degli agricoltori, la grandine A. Salvo
80 La forestazione nel bilancio delle Comunità montane G. Carone
85 Recupero e valorizzazione dei centri storici P. Condulmer
90 La ferrovia che arranca per la strada imperiale G. Tagliacarne
95 « Col sudore della tua fronte otterrai il tuo cibo » 99 Tra i libri
113 Dalle riviste
Figura in copertina :
C A M E R A DI C O M M E R C I O I N D U S T R I A A R T I G I A N A T O E A G R I C O L T U R A E UFFICIO P R O V I N C I A L E I N D U S T R I A C O M M E R C I O E A R T I G I A N A T O Sede: P a l a z z o d e g l i A f f a r i - V i a S. F r a n c e s c o d a P a o l a , 2 4 Corrispondenza: 10123 T o r i n o - Via S. F r a n c e s c o d a P a o l a , 2 4 10100 T o r i n o - C a s e l l a P o s t a l e 4 1 3 . Telegrammi: C a m c o m m . Telefoni: S 7 I 6 I (10 l i n e e ) . Telex: 2 1 2 4 7 C C I A A T o r i n o . C/c postale: 2 / 2 6 1 7 0 . Servizio Cassa: C a s s a di R i s p a r m i o di T o r i n o - S e d e C e n t r a l e - C / c 5 3 . BORSA V A L O R I 1 0 1 2 3 T o r i n o - Via San F r a n c e s c o da P a o l a , 2 8 . Telegrammi: B o r s a . Telefoni: Uffici 5 4 . 7 7 . 0 4 - C o m i t a t o B o r s a 5 4 . 7 7 . 4 3 - I s p e t t o r e T e s o r o 5 4 . 7 7 . 0 3 . B O R S A M E R C I 1 0 1 2 3 T o r i n o - Via A n d r e a D o r i a , IS. Telegrammi: B o r s a M e r c i - Via A n d r e a D o r i a , 15. Telefoni: 5 5 . 3 1 . 2 1 (5 l i n e e ) . G A B I N E T T O C H I M I C O M E R C E O L O G I C O
(presso la Borsa Merci) - 1 0 1 2 3 T o r i n o - Via A n d r e a D o r i a , 15.
Leonardo, il Piemonte e i piemontesi
Giuseppe Dondi
Non c'è località che non am-bisca ricordare di essere stata vi-sitata, anche solo di passaggio, dai più leggendari personaggi della nostra storia. Si pensi a Garibaldi che potrebbe vantarsi di aver riposato all'ombra di quasi tutti i più annosi alberi d'Italia, oppure a Colombo, nato o originario da almeno cento muni della Liguria. La stessa co-sa è succesco-sa e sta ripetendosi, sia pure su scala minore, per Leo-nardo, passato per mille luoghi
non sempre chiaramente defini-bili dalle indicazioni degli stessi autografi. Per quanto riguarda il Piemonte si deve persino aggiun-gere che c'è incertezza se il Vinci abbia mai visitato le località ci-tate nei suoi manoscritti, perché le descrizioni valgono, quasi sem-pre, tanto nel senso della visione diretta che in quello per inter-posta persona. Comunemente si pensa che ogni qualvolta si sia dovuto recare in Francia (') egli sia passato attraverso la nostra
regione; ma ciò potrebbe anche non corrispondere a verità esi-stendo altre vie non meno age-voli per raggiungere, da Milano, la corte di Luigi XII o di Fran-cesco I.
D'altra parte non si può pro-prio dire che il Piemonte (*)
ab-(*) Per « Piemonte » si intende qui la regione grosso m o d o compresa nei confini geografici e amministrativi at-tuali, incluse quindi anche le terre che all'epoca di Leonardo erano propria-m e n t e lopropria-mbarde.
Fig. 3 - Incisione di Giuseppe Benaglia « p r e s a da una copia fatta dal signor Raffaello Albercolli ». — Fig. 4 - Incisione di Carlo Giuseppe Gerii d e l l ' a u t o r i t r a t t o di Leonardo visto di profilo, posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana.
bia rappresentato, tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, un polo di attrazione per uno spirito come quello eli Leonardo! Sta di fatto che le località piemontesi citate nei suoi codici sono estre-mamente poche e nemmeno tutte di grande rinomanza.
MOMBRACCO: Monbracho sopra Saluzo, sopra la certosa un miglo, a pie di Monveso [h] a una miniera di pietra faldata, la quale e biancha come marmo di Carrara, sanza ma-ciulle, che e della dureza del porfido ob più, delle quali il compare mio maestro Benedecto scultore [h] a in-promesso mandarmene una tavolet-ta per li colori. Adi 5 di genaro 1511 (2).
IVREA: Navilio d'Ivrea, facto dal fiume della Doira. Montagne d'Ivrea nella sua parte silvagia produce di verso tramontana (3).
MONTEROSA: E questo vedrà come vid io chi andra sopra Monboso gio-go dell'Alpi che dividono la Francia
dalla Italia, la qual montagnia [h] a la sua basa che parturisce li 4 fiumi che rigan per 4 aspetti contrari tutta 1 Europa e nessuna montagnia [h] a le sue base in simil altezza. Questa si leua in tanta altura che quasi pas-sa tutti li nuvoli e rare volte vi cade neve, ma sol grandine d'istate quan-do li nuvoli sono nella maggiore al-tezza, e questa grandine vi si conser-va in modo che se non fusse la reta del caderui e del montami nuvoli che non accade 2 volte in una età, egli ui sarebbe altissima quantità di diac-cio inalzato dali gradi della grandine, il quale di mezzo luglio vi trouai grossissimo; e vidi l'aria sopra di me tenebrosa e '1 sole che percotea la montagnia essere pili luminoso quivi assai che nelle basse pianure, perché minor grossezza d'aria s'interpone
in-fra la cima d'esso monte e '1 sole(4).
ALPI: Quella parte della terra s'è più alienata dal centro del mondo, la qual s'è fatta più lieve; ... E si è adunque fatta più lieve quella parte donde scola più numero di fiumi, co-me l'alpi che dividono la Magnia e la Francia dalla Italia, delle quali
escie il Rodano a mezzodì e il Reno a tramontana, il Danubio over Da-noia a greco e '1 Po a levante con innumerabili fiumi che con lor s'ac-compagnano, i quali senpre corran torbidi della terra da lor portata al mare... Come le alpi galliche son la più alta parte dell'Europa (5).
C A N D I A L O M E L L I N A : I n C a n d i a d i
Lombardia presso Alessandria della Paglia, facendosi per messer Gual-tieri di Candia uno pozzo, fu trovato uno principio di navilio grandissi-mo sotto terra, circa a braccia 10, e perché il legname era nero e bello, parve a esso messer Gualtieri di fare allungare tal bocca di pozzo in for-ma che i termini di tal navilio si sco-prissino (6).
ALESSANDRIA: Alessandria della Paglia in Lombardia non [h]a altre pietre da far calcina se non miste con infinite cose nate in mare, la quale oggi è remota dal mare più di 200 miglia (7).
V A R A L L O P O M B I A : A V e r a l d i P o n
-bio presso a ssessto sopra Tesino sono
Fig. 5 - Biblioteca Reale, Torino - 15572. Busto di giovane donna. Studio per l'angelo della
Vergine delle Rocce.
TORINO: (il suo n o m e è legato a
un) Arottino (9) da Turino che « n [ h ] a alcune [pietre] che ssono berettine forte dure » (10).
E questo è tutto ciò che Leo-nardo ricorda delle terre piemon-tesi; se è poco non occorre far-gliene colpa: anche i piemontesi non furono generosi con lui du-rante la sua vita!
A parte l'ignoto « arottino, Teottino, Perottino » di Torino e il poco conosciuto « compare Be-nedetto » Briosco, scultore lom-bardo che documenti piemontesi del 1510-12 dicono residente e
attivo proprio in Saluzzo (n),solo
un poeta alessandrino e due no-bildonne furono i primi che, tra i subalpini, manifestarono a lui vivente simpatia e ammirazione.
L'alessandrino Baldassarre Taccone, autore, tra l'altro, di
Fig. 6 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15574, 15576. D u e disegni riuniti in un singolo foglio. Studi p e r le p r o p o r z i o n i della t e s t a e dell'occhio (a d e s t r a ) e studi di p r o p o r z i o n i dell'occhio (a sinistra).
/ 1 1 "J i / , " * • . . • ' ' / . ; IJj-aÌ.S,'-K /t" wQkt,
Ma
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j f • HA- 'V^tTi&iFig. 7 - Biblioteca Reale, T o r i n o - T e s t a virile c o r o n a t a di lauro.
una favola sugli amori di Giove e Danae, per la quale sembra che Leonardo abbia preparalo
l'orga-nizzazione scenica C2), nel 1493
scriveva un poemetto in onore di Ludovico il Moro e di Bianca Maria e, parlando del monumen-to a Francesco Sforza, cosi can-tava in lode del Vinci: E se più presto non se principiato la uoglia del Signor fu sempre pronta non era un Lionardo ancor tremato qual di presente tanto ben
[limpronta (13).
Delle due nobildonne, una era la figlia del duca eli Savoia,
Fili-berta, che qualcuno, ancora di recente, ha creduto di identifi-care nella misteriosa Giocon-da (14)- Leonardo, senza
nominar-la espressamente, nominar-la ricorda co-me sposa di Giuliano de'
Medi-ci C5): alla sua corte il Maestro
visse, sia pure brevemente, e con lei fece il viaggio fino a Bologna in occasione dell'incontro di Leo-ne X e Francesco I (l6); l'altra era
la consorte del marchese Ludo-vico II di Saluzzo, Margherita di Foix, che, secondo la tradizio-ne, promosse la pittura del
Cena-colo di Revello (17), da taluni
Jroppo affrettatamente attribuita allo stesso Leonardo (1S).
L'accenno a questa «
grosso-lana » (19) copia di uno dei più
famosi affreschi vinciani, fa ve-nire alla mente il nome di un al-tro pittore piemontese, certo più noto dell'anonimo autore della Cena revellese: il valsesiano
Gau-denzio Ferrari, in cui gli influssi leonardeschi non si esaurirono in una semplice attività di copia di qualche dipinto, ma si estrin-secarono nello studio delle forme e nel modo di presentare scene e figure (20).
Accanto a questi più o meno illustri personaggi non si può di-menticare il saluzzese Gioffredo Caroli, noto bibliofilo e uomo di
cultura (2l), che con tempestività
intervenne, di rincalzo a Charles d'Amboise, per ottenere una pro-roga al ritorno del Maestro a Fi-renze, e che in altre occasioni fu in diretta corrispondenza con lui per questioni eli derivazioni di acque e per dipinti eseguiti per-ii re di Francia .
alme-no ualme-no(24). Questi però, che
al-l'atto di farsi barnabita aveva di-viso tra i fratelli Alessandro e Guido quanto gli era stato dona-to, saputo che i sette codici dati ad Alessandro erano già stati ar-raffati dal Leoni, si rivolse a Gui-do perché «ne compiacesse [di uno] quell'Altezza ». L'anno in cui la cessione sarebbe avvenuta non è indicato, ma tenuto conto che nel 1605 lo stesso Guido aveva donato a Federico Borro-meo un volume di 28 carte in foglio riguardante la luce e l'om-bra (24bls), è da supporre che allo
stesso periodo risalga anche l'of-ferta a Carlo Emanuele. Il Ma-zenta non aggiunge altro, ma tra le righe fa capire che non si è trattato di un omaggio come nel caso del cardinale di Milano o
del pittore Ambrogio Figino (25),
che pure ebbe in regalo, e forse
nella stessa occasione, un altro manoscritto leonardesco. La con-ferma di ciò è in una seconda te-stimonianza del padre Sebastiano Resta, noto collezionista della fine del Seicento, che nella Galle-ria p o r t a t i l e cosi scrive di Leo-nardo e dei manoscritti vinciani: « veramente sono state celebratis-sirne in Milano le anatomie eli ca-valli, e tutti i moti di un cavalier combattente a cavallo che [Leo-nardo] fece per il signor Gentil Borrii26), parte delle quali
furo-no vendute in un libro ad ufuro-no de' Sig. Prencipi di Savoia in tre milla scudi ed altri passarono in casa dei signori Magenta e per mezzo d'un Pedante passarono nel Cav. Leone Leoni... » (27).
Raffrontandole, le due testi-monianze concordano su di un fatto: Carlo Emanuele ebbe tra le mani un codice leonardesco,
che una fonte descrive nel conte-nuto (anatomie di cavalli e moti di un cavaliere combattente), mentre l'altra lo definisce sem-plicemente come libro. Movendo da queste indicazioni, parecchi tentarono di rintracciare il volu-me o quanto volu-meno di individuar-lo cercando nei cataindividuar-loghi a stam-pa e manoscritti di epoca sette-centesca dell'attuale Biblioteca Nazionale Universitaria di Tori-no, che nel 1725 era stata preva-lentemente costituita con fondi dell'antica « libreria » ducale (2S).
L'esito non fu però favorevole, perché partendo da un'ipotesi valida, non si è tenuto conto del-le varie peripezie della bibliote-ca nel troppo lungo periodo in-tercorso tra la data presunta di arrivo del cimelio all'istituto bi-bliografico e quella di pubblica-zione del relativo inventario.
Fig. 8 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15630. Figura di Ercole in piedi, v i s t o di s c h i e n a con l e o n e n e m e o accovacciato ai piedi. — Fig. 9 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15577. Studi di c o m b a t t e n t i ignudi. Schizzi p e r la Battaglia di A n g h i a r i .
fi • J '
Fig. IO Biblioteca Reale, T o r i n o s. n u m . inv. T e s t e g r o t t e s c h e a c c o s t a t e (copia). — Fig. Il -Biblioteca Reale, T o r i n o - 15579. Studi d e l l ' a n a t o m i a e s t e r n a del cavallo.
V
Ma anche il controllo su elen-chi di epoca più vicina a quella
di consegna non ha dato risultati migliori: l'inventario del 1659, redatto da Giulio Tonini (29) po-co più di 50 anni dopo la proba-bile offerta del codice, registra sì dei Leonardo, ma uno è un me-dico pesarese cultore di uno Spe-culimi l a p i d u m (30), che ha avuto
una discreta fortuna ancora nel sec. XVII; l'altro, compilatore
di una Geometria practica (31),
forse rimasta manoscritta (32), si identifica con un francescano di
Cremona (33) ; il terzo, scrittore
di Quaestiones aliquae, è un me-dico tedesco che ha in comune con il Vinci solo il nome (M).
Dall'esame di altre voci: Li-bro di Architettura (35), una
Par-te d'un libro d'ArchiPar-tettura C6),
Libi 'o grande di dissegni (3/), Li-bri 5 di dissegni (38), Libro
gran-de bislongo d'imagini (39) o di
Fig. 12 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15580. Studi di g a m b e a n t e r i o r i di cavallo. — Fig. 13 - Bi-blioteca Reale, T o r i n o - 15582. Studi di c o j c e
e g a m b e p o s t e r i o r i del cavallo.
Del resto occasioni di smarri-menti o di perdite non manca-rono nella breve vita dell'istituto anteriore alla compilazione del-l'inventario Tonini; trasferita in una nuova sede, appositamente costruita nel 1608, pochi anni dopo, sotto la direzione del pro-tomedico Pietro Boursier (1635-1658), fu funestata da furti e sottrazioni, in parte addebitabili allo stesso bibliotecario, che qua-si a sua giustificazione scriveva « ils [les dessins] seroint plus assurés dans la rue tant est pu-blique l'accès de la Gallerie, non obstant que l'on serre soir et matin d'une part et d'autre » C4).
Purtroppo la notizia dell'arri-vo del codice non ha trovato conferma, almeno per il momen-to, nemmeno nella serie archivi-stica dei cosidetti controroli (45). Ma poiché l'esito negativo della ricerca non può significare anco-ra che l'informazione è destituita eli fondamento, occorrerà dare ugualmente credito alle due testi-monianze d'origine lombarda e considerare come pervenuto il
volume C6), che sarebbe poi
an-dato smarrito in circostanze mi-steriose.
Gaspa-una galleria, ben più celebre del-la torinese Accademia di belle 'arti, rivendica qui preme
soltanto mettere in evidenza la fama raggiunta in Piemonte dal grande Maestro e l'interesse che la sua opera suscitava. Del resto pare proprio che alla corte pie-montese ci dovesse essere un cul-to e una venerazione speciali per Leonardo, se il milanese Giovan-ni Paolo Lomazzo, appassionato vinciamo del sec. XVI (55) dedi-cava a Carlo Emanuele I le
Ri-me (36) e la sua opera più
impor-tante: il T r a t t a t o dell'arte della
pittura (57), dal quale Hilaire
Pa-der traduceva, nel Seicento, un brano per il Traité de la propor-tion naturelle et artificielle des choses, che a sua volta dedica-va al principe Maurizio di Sa-voia (5S).
Ma tanto interesse non pote-va essere frutto soltanto del cla-more suscitato da collezionisti avidi: il Vinci era ormai diven-tato un personaggio popolare, og-getto di citazioni letterarie che ne divulgavano il nome per ogni dove. All'inizio del Cinquecento avevano parlato di lui nelle loro opere a stampa, tra gli altri, l'Ariosto (®) e il Castiglione C60); nella seconda metà del secolo si aggiungeva all'accresciuta schie-ra degli artisti, dei letteschie-rati e de-gli scienziati, anche un novelliere alessandrino, Matteo Bandello. Egli ricorda nella lettera dedica-toria a Ginevra Rangona Gonza-ga, premessa alla novella 58 della Parte / , d'aver visto il Maestro dipingere in Santa Maria delle Grazie « il miracoloso e famosis-simo Cenacolo », e fa raccontare i casi di fra Filippo Lippi dallo stesso Leonardo ("). Al principio del Seicento è invece Giovanni Botero da Bene, già segretario di Carlo Borromeo e precettore dei figli di Carlo Emanuele I. a
dif-S H / T V
-Fig. 14. - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15581. Schizzi di i n s e t t i : c e r a m b i c e e libellula.
re Mola O aveva pagato 10 scu-di per « le cornici con la con-duta », mentre eia un elenco elei 1651 (50) si apprende che in Ca-stello si trovava un « Ceirtone della Madonna in grembo a Sein-t'Anna, di Leonardo da Vinci». La notizia risulta confermata da un successivo inventario elei
1655, reeleitto da un antiquario allora celebre, Antonio Della Corgna, che cosi descrive l'arti-colo: « Cartoni di disegni di chia-ro e scuchia-ro
« S. Anna e la Madonna che tie-ne il Bambino, il quelle abbrac-cia la testa dell'agnello. Figure intiere. Di Leonardo eia Vinci: Rarissima opera ».
E subito sotto aggiunge: « L'istesso. Di mano elei Geiu-dentio [Ferrari]. Copiato esqui-sitamente.
2 Angeli con l'ali aperte, che fan scherni; in tela. Di Leonardo eia Vinci. Belli »(51).
Della stessa mano del Maestro fiorentino si ricordano anche due altri quadri, regolarmente de-scritti in inventari del sec. XVII: « La Madonna a sedere con ca-pelli bruni sparsi, e 7 Bambino che fa faccia, e guarda fiso una croce che tien tra le mani, in tavola. Di Lionardo da Vinci, antico. Buono. A [Ito] p[ieeli]
1.2; L[argo] p[iedi] 0.9 » (52),
e « Quadro grande di San Dome-nico et della Madalena col vaso in mano, meza figura, in tauola, del Leonardo, alto piedi 2 e lar-go 1.1/2 » (a).
fondere il nome del Vinci nei suoi famosi Detti memorabili di personaggi illustri nei quali, ac-creditando la leggenda del di-verbio con il Priore delle Grazie, presenta un Leonardo spaval-do, spigliato, spiritoso che incon-tra il gusto del popolo (62).
Poco più tardi è il bibliofilo torinese Cassiamo Dal Pozzo, di-scendente di antica famiglia ver-cellese, che si acquista la fama di grande conoscitore e di divul-gatore delle opere vinciane. Viag-giando in Francia al seguito del card. Francesco Barberini «quantunque... non vedesse al-tro che cortigiani... non lasciò di osservare le raccolte curiose di cose naturali, di far ritrarre ani-mali singolari e stravaganti, e delineare marmi antichi » (®) tut-to annotando in un suo Diario,
divenuto prezioso per i leonardi-sti perché contiene, tra l'altro, la più antica memoria di una visita al « ritratto d'una tal G i o c o n d a », conservato allora a Fontaine-bleau (M) e « il primo giudizio di insoddisfazione morale » davanti al S. G i o v a n n i nel deserto: « ope-ra delicatissima, ma [ che] non piace molto perché non rende punto di devozione, né ha deco-ro ovvedeco-ro similitudine » (6S). Me-riti maggiori il Dal Pozzo si gua-dagnò offrendo nel 1640 a Paul Chantelou i66) una copia del
Trat-tato della Pittura illustrata da Niccolò Poussin e tratta da un codice apografo di proprietà del card. Barberini: di essa si servi-rono Raffaele Du Fresne per stampare la prima edizione del-l'opera apparsa a Parigi nel 1651 e Charles Fréart Chantelou de
Chambray, fratello di Paul, per pubblicare la traduzione france-se dello stesso anno. Ma la sua attività di trascrizione andò ben oltre questo caso; direttamente 0 indirettamente a lui si devono 1 nove libri Del moto e misura
dell'acqua (67), compilati da
Fran-cesco Luigi Maria Arconati sugli originali allora posseduti da Galeazzo Arconati C), i 3 ma-noscritti ambrosiani segnati H 227. 228, 229 inf. O, la copia di quest'ultimo eseguita per il Barberini (!"), il codice della Bi-blioteca della Facoltà di
Medi-cina di Montpellier (7I), che è
quanto dire il maggior numero di esemplari settecenteschi delle opere di Leonardo.
In contrapposizione a questo simpatico personaggio sta il ca-valiere novarese Gaetano
Cac-Fig. 15 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15583. C a r r i d ' a s s a l t o con falci.
y ; -'"(-" V" J.II . >'" '•>:./, À" I. | < |'
r»/J Ir ti. I CO, 6>, ,rr a.:-a :
Fig. 16 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15635. Busto di angelo (copia). — Fig. 17 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15584. Vecchio s e d u t o (copia).
eia, che, possessore di un auto-grafo vinciano, non trova di me-glio che venderlo al principe don Carlo Trivulzio (72). Il patri-zio milanese cosi ricorda l'avve-nimento in una nota al principio del volume:
« 1783. 3. Gennaro.
Questo coclicetto di Leonardo eia Vinci era del Signor Don Gae-tano Caccia Cavaliere Novarese, ma domiciliato in Milano, morto l'anno 1782 alli 9 di Gennaro sotto la Parrocchia di S. Damia-nino La Scala, fo Carlo Trivul-zio l'acquistai dal detto Cava-liere intorno l'anno 1750 unita-mente a un quinario d'oro di Giulio Majorino e a qualche al-tra cosa che non più mi ricordo dandoli in cambio un orologio d'argento di ripetizione che io due anni avanti aveva comperato usato per sedici gigliati ma che
in verità era ottimissimo, che però questo coclicetto mi viene a costare sei in sette gigliati » (73).
Il gesto poco simpatico del patrizio novarese è stato riscat-tato circa duecento anni dopo dall'iniziativa del « trinese » pro-fessor Vittorio Viale, direttore dei Musei civici di Torino, che tramite l'antiquario torinese Pie-tro Accorsi indusse il principe Luigi Alberico Trivulzio, discen-dente di Carlo, a cedere al Comu-ne di Torino gran parte delle sue raccolte artistiche e bibliografi-che, compreso il citato codice vinciano, le H e u r e s de Milan con miniature dei Van Eyck, la G r a m m a t i c a miniata del De Pre-dis, codici danteschi e numerosi altri pregevoli volumi manoscrit-ti e a stampa. Il 12 febbraio 1935 veniva firmato dal Trivul-zio l'atto di opTrivul-zione con il quale il principe si impegnava a
(con quasi tutto il resto) rimase a Milano (74).
Nel secolo XIX la ripresa de-gli studi leonardeschi in Piemon-te avviene auspice Carlo Alberto.
Questi che nel 1831 (75) aveva
affidato al conte Michele Saverio
Provana del Sabbione (76) e poi,
alla sua morte, a Domenico Pro-mis la direzione della ricostituita biblioteca « di palazzo », forma-ta da quanti libri erano sforma-tati rin-tracciati negli alloggiamenti rea-li, mise a disposizione dei suoi bibliotecari larghi mezzi (?) per acquistare in Italia e all'estero tutto ciò che poteva soddisfare la sua ambizione di creare pres-so la corte un complespres-so cultura-le analogo a quello di Windsor. Fu cosi che quando l'antiquario chierese Giovanni Volpato, cu-riosa figura di autodidatta (78) di-venuto ispettore della R. Galleria
di pittura, professore dell'Acca-demia eli belle arti e conservato-re delle raccolte di stampe della Biblioteca Universitaria (75), pre-sentò ed Promis una collezione « di circa 2000 disegni antichi, tra' quali 20 di Leonardo da Vin-ci, ed altri di Raffaello, di Cor-reggio, di Tiziano, ecc. » (80), l'oc-casione non fu lasciata sfuggire e nel 1840(Si) la raccolta fu
as-sicurata per 40.000 lireC2) alla
Biblioteca Reale. Quali fossero i 20 pezzi allora considerati vin-ciani non è più possibile sapere con sicurezza, perché non esisto-no inventari del tempo e l'antico ordine delle cartelle nelle quali la raccolta era divisa è stato più volte rimaneggiato. Si crede tut-tavia che nel novero rientrassero almeno tutti quelli che dopo il 1879 (83) furono descritti sotto i numeri 15571-15583, cioè i 13
successivamente elencati dal pro-fessor Aldo Bertini (M), più 3 che già erano indicati come « copie da Leonardo» (nn. 15584-15586), 1 considerato della scuola (n. 15587) e altri 2 giu-dicati contraffazioni (nn. 15634-15655).
Di tutti è stato eletto che pro-venivano da antiche collezioni francesi e inglesi messe in ven-dita sui mercati d'antiquariato di Parigi e Londra e rintrac-ciate dal Volpato in vent'anni di fatiche e viaggi (85); in realtà due soli hanno tuttora segni eli pro-venienza: il n. 15581 — ceram-bice e libellula disegnate separei-tamente su carta rosa apposita-mente preparata poi ritagliati e incollati su altra carta dello stes-so tipo — con timbri, all'angolo di sinistra in basso, della
colle-zione Reynolds C6), e a destra
Fig. 18 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15585. Testa di vecchio (Scuola di Leonardo). — Fig. 19 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15586. Testa di fanciulla (copia).
""Sto-Fig. 20 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15587. Busto di Bacco. — ""Sto-Fig. 21 - Biblioteca Reale, T o r i n o - 15716/10. Busto di giovane d o n n a con cuffia (Scuola di L e o n a r d o ) .
della collezione Richardson
se-nior (87); e il n. 15635 — busto
eli angelo — con timbro della collezione del conte Bardi nel-l'angolo a sinistra in basso O e sigla G B 197/025 [?] a de-stra. Di tutti i rimanenti né il Volpato né altri lasciarono scrit-to o detscrit-to dove come e quando furono acquistati e tentare di ri-costruirne la storia sulla base di certe sporadiche annotazioni O è oggi impresa disperata. Ne è un ulteriore esempio il disegno n. 15575 — testa virile corona-ta eli lauro — che pur avendo sul recto l'indicazione numerica « 98 » e la scritta « L. eia Vinci », riconducibili quanto a grafia al collezionista Pompeo Leoni, ce-la ogni altro successivo passag-gio fino al Volpato.
Solo dell'Autoritratto è stata tentata una ricostruzione storica
del come sia pervenuto alla Bi-blioteca Reale, ma anch'essa è estremamente incerta e ovvia-mente non trova tutti concordi. Eccola:
Quando le truppe francesi il 19-24 maggio, il 10 e 25 giugno 1796 sequestrarono all'Ambro-siana d'ordine del Direttorio, pit-ture, disegni, manoscritti, incuna-boli e pezzi d'antichità, portaro-no via anche « una testa di Leo-nardo da Vinci grande al natura-le, bellissima, che fu poi incisa da Girolamo Mantelli » O e « una testa con barba, di Leo-nardo da Vinci, che credesi il proprio ritratto grande al natu-rale »("). Nel 1810 il pittore Giuseppe Bossi, pubblicando il suo famoso Cenacolo di Leonar-do da Vinci, lo faceva precedere da una incisione raffigurante una testa di vecchio barbuto con il
seguente commento : « Testa di vecchio calvo con capelli e ciglia lunghe: credo sia il ritratto di Leonardo per un passo del Lo-mazzo che ho fatto incidere sotto di essa. Questa stampa, di man del Sig. Giuseppe Benaglia, n o n f u presa dal disegno originale di L e o n a r d o (che ora si ignora do-ve esista) ma da u n a copia fat-tane dal sig. Raffaello Alber-elli » C2).
A chiarimento dell'inciso: che ora si ignora dove esista, va ri-cordato che le casse contenenti i materiali sequestrati all'Ambro-siana impiegarono circa sei mesi per arrivare da Milano a Parigi e che acl un certo momento si te-mette persino si fossero
perdu-te (93). Luca Beltrami suppose
riap-parire dell'autoritratto di Leo-nardo nella nostra regione per essere offerto a Carlo Alberto po-trebbe appunto ricollegarsi al-l'ipotesi che il disegno fosse quel-lo dell'Ambrosiana, menzionato nell'elenco della requisizione e sottratto lungo il viaggio C). La questione è però complicata da un altro fatto: nel 1815 la Fran-cia restituiva qualcuno dei tesori rapinati e tra questi, secondo il Galbiati (95), anche la « testa con barba di Leonardo da Vinci, che credesi il proprio ritratto al na-turale ». Secondo il Beltrami in-vece il disegno restituito è quello indicato immediatamente prima nell'elenco di requisizione, cor-rispondente, secondo lui, al ri-tratto di profilo a matita rossa, colla scritta Leonardus Vincius, inciso da Carlo Giuseppe Gerii
nel 1784 (%) e ripubblicato da
Giuseppe Vallardi nel 1830 O, mentre secondo Giuseppe Capo-ne, pittore calabrese che studiò a Napoli e a Parigi, sarebbero ri-tornati in Italia entrambi i dise-gni: il primo, da identificarsi con il « profilo », copia dell'originale ora a Windsor, sarebbe stato con-segnato al legittimo proprietario, l'Ambrosiana, che tuttora lo con-serva; il secondo invece, che pu-re avpu-rebbe dovuto essepu-re pu- resti-tuito alla Biblioteca milanese, sa-rebbe stato donato, per volere dell'imperatore d'Austria e tra-mite il principe Metternich,
al-l'Accademia di Venezia (98).
Ma anche questa è una bel-la ipotesi non suffragata da fatti sicuri e perciò valida quanto le infinite altre che chiunque po-trebbe formulare. Ora è evidente
che tali supposizioni si fonda-no sul preconcetto che entrambi gli autoritratti di Torino e Vene-zia provenissero dall'Ambrosia-na e che si identificassero con la « testa con barba », di cui all'at-to di requisizione. In realtà rileg-gendo attentamente il documen-to, si scopre che il primo disegno non potendo confondersi con un autoritratto perché il Mantelli non l'ha mai riprodotto nella sua Raccolta, doveva corrispondere alla testa di donna, di cui alla tavola n. 1 delle riproduzioni dell'incisore cannobino (") e che il secondo non poteva essere che il ritratto eli Leonardo di « pro-filo » sequestrato e poi restituito dai francesi alla biblioteca milei-nese.
I elue supposti autoritratti di Torino e Venezia avevano
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^ questo effatto p(er)trovare ilcentro della gra ujta dello vcello senza^^ilcjuale strume(n)to • pocha valtudine arebbe esso strume(n)to
Quando luccello chala allora ilcentro della gravita delluccello effori del centro della sua resistentia come sei centro della gravita fussi sop(r)a la linja ab elcentro della resiste(n) tia sop(r) lalinja ed •
Esselo vccello vole inalzarsi allora ilce(n) tro della gra vita sua ressta indirieto al centro della sua resisstentia
Come in fg. fussi ilcentro della gravita
p(r)edetta hein .eh. sarebbe ilce(n)tro della suaresiste(n) tia
p u ò luccello. stare infrallaria sanza tenere lesue alie [s] nel sito della equalita p(er)che nonavendo luj ilcentro della gravita sua nelmezo del polo chome a n n o lebi lance n o n e p(er) neciessita chonstretto atte nere lesue alie chonequale alteza come le dette bilance Ma sse esse alie sara(n) fori desso sito dequalita allora luccello dissce(n) dera p(er)la linja dellobbliqujta desse alie esse lubbliqujta sara conpossta eoe doppia come dire lubbliqujta dellalie declina a meridio ellobbliqujta della tessta e choda declina alleva(n) te allora luccello dissce(n)dera colla obbliquj ta asscirocho. E ssellobbliqujta dello vccel Ho fia doppia alla obbliqujta dellalie sue allo
ra lucello dissce(n)dera in mezo infra scirocho elleva(n)te ella [sua o] obbliqujta del suo m o t o fia infra le 2 dette obbljqujta
Fig. 24 - Biblioteca Reale, T o r i n o - Ms. Varia 95. Codice sul volo degli uccelli c. 15 verso (A fianco trascrizione diplomatica).
que provenienza diversa, e poi-ché manifestamente rappresenta-vano lo stesso personaggio, nello stesso atteggiamento e con le stes-se caratteristiche, o discendeva-no entrambi da un unico proto-tipo scomparso o uno era copia dell'altro.
La polemica durò a lungo tra gli opposti schieramenti e vela-tamente resiste tuttora perché, pur dopo il consenso quasi una-nime dei maggiori vinciani a fa-vore del disegno torinese, un in-terrogativo è rimasto ancora da risolvere, la data dell'esemplare
veneziano (m). Nella diatriba non
entrarono i piemontesi: essi igno-rarono la questione, in cuor loro convinti che solo l'esemplare del-la Reale era l'originale, e si limi-tarono a dare e ripetere le solite informazioni paghi di poter
ad-ditare ai forestieri, tra le cose belle da vedere in Torino, « 20 disegni di Raffaello, molti di Leo-nardo, di Michelangelo ed una grandissima, magnifica miniatu-ra miniatu-rappresentante la
Circoncisio-ne, del Mantegna (1M).
Nemmeno nel 1888, quando furono riprodotti per la prima volta in fototipia (102) tutti i dise-gni allora attribuiti a Leonar-do (103) si trovò qualcuno dispo-sto a compromettersi: Pietro Car-levaris l'editore, riferendosi al-l'autoritratto parlò di « Testa a sanguigna su carta giallognola » e Vincenzo Promis, presentando la pubblicazione, tenne a preci-sare che dei 16 disegni riprodot-ti, 2 erano copie. « Degli altri quattordici — diceva — la mag-gior parte sono indubbiamente originali, per qualcheduno le
opi-nioni degli intelligenti non sono perfettamente d'accordo, cosa che assai sovente accade quando si hanno a dare giudizi su cimeli di tale natura ». Eppure a quel-l'epoca Gustavo Uzielli, un altro personaggio che deve essere qui citato pur non essendo piemonte-se di nascita (Eugène Muntz lo chiamava « le professeur de
Tu-rin » (104)), già aveva indicato
quali dovevano essere conside-rati autografi e quali copie C05), segnalando contemporaneamente l'importanza assunta
dall'autori-tratto della Reale nell'ambito del-la conoscenza delle vere sembian-ze di Leonardo. Sul suo catalo-go si fondarono i successivi elen-chi di fine secolo, del Loeser (106) e del Muntz (10?) e via via di tutti gli altri.
s
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VlWwJù f - l ' U & f w - n i j i v J ^ u — • i . ^ . ^ . W i f K . f r ^ i b ' i /cvrWv» %<1* f»* YOpjjk-mis ~ r. : r f » C > « , K 'A [Wfvw ^ mYfa» v i I / ^ r f ) I -f.w w U J « . K f,v. f J i u ^«N»- t. run^» Lrt h. V^'liv -- | . • • M H . r i ^ K ^(Iwr^ Crt>(T» ^jf.vV V r c o f u •^tivnw " • b - W r - viiMi./v ->(?.Questo è fatto per trovare il centro della gra vità dello ucello sansa il quale s t r u m e n t o poca valetudine arebbe esso strumento.
Quando l'uccello cala allora il centro della gravità dell'uccello è fori del centro della sua resistenzia come se '1 centro della gravità fussi sopra la linia A B e '1 centro della resisten zia sopra la linia C D.
E se lo uccello vole inalzarsi allora il cen tro della gravità sua resta indirieto
al centro della sua resistenzia.
C o m e in F G fussi il centro della gravità predetta e in E H sarebbe il centro della sua resisten zia.
Può l'uccello stare infra l'aria sanza tenere le sue alie nel sito della equalità perchè n o n avendo lui il centro della gravità sua nel mezzo del polo come h a n n o le bi lance n o n è per necessità constretto a te nere le sue alie con eguale altezza come le dette bilance. Ma se esse alie saran fori s'esso sito d'equalità allora l'uccello discen derà per la linia dell'obliquità d'esse alie e se l'obliquità sarà composta cioè doppia come dire l'obliquità dell'alie declina a meridio e l'obliquità della testa e coda declina a levan te allora l'uccello discenderà colla obliqui tà a scirocco. E se l'obliquità dello uccel lo fia doppia alla obliquità dell'alie sue allo
ra l'ucello discenderà in mezo infra scirocco e levante e la obliquità del suo m o t o fia infra le 2 dette obliquità.
(Da II adice sul volo desìi uccelli... trascrizione ... a cura di Jottl da Badia Polesine,
Milano, 1946, pp .52-53). Fig. 25 - R i p r o d u z i o n e speculare della figura p r e c e d e n t e .
nuovo ed eccezionale: ai primi del 1894 arrivava a Torino un manoscritto di appena 14 carte, che il russo Teodoro Sabach-nikoff e il piemontese Giovanni Piumati di Bra, avevano regala-to in solenne udienza a Umber-to I il 31 dicembre 1893. Si trat-tava del codice sul volo degli uccelli, la cui storia può essere cosi sinteticamente raccontata: pervenuto nelle mani di Pompeo Leoni dopo la dispersione delle opere vinciane al tempo degli eredi Melzi, passò per acquisto al conte Galeazzo Arconati che nel 1637 lo regalò insieme ad altri manoscritti alla Biblioteca Ambrosiana. Predato dai Fran-cesi nel 1796, fu trasferito alla Bibliothèque de l'Institut a Pa-rigi, da dove fu trafugalo dal fio-rentino conte Bruto Icilio
Timo-leone Libri Carnicci della Som-maia, noto più semplicemente come Guglielmo Libri, illustre scienziato ma pericoloso biblio-mane. Questi, sfasciato il volu-metto, vendette all'asta 5 delle 18 carte originarie, tenendo per sé il rimanente, finché, costretto dalla miseria, entrò in trattative con il conte Giacomo Manzoni di Lugo che se l'assicurò per 4000 lire. Nel 1892 gli eredi di questo illustre bibliofilo, patrio-ta e studioso della tipografia pie-montese del sec. XV, lo cedettero per 30.000 franchi al Sabach-nikofj che lo voleva riprodurre in facsimile. A questo punto
in-tervenne il Piumati C08), che curò
la trascrizione diplomatica e cri-tica del lesto. A pubblicazione quasi ultimala (m), fu rintraccia-la fortunosamente rintraccia-la
quattordi-cesima carta, che inserita nel codice, fu donata anch'essa al re (no).
Al Piumati, divenuto nel frat-tempo cittadino onorario di
Vin-ci(in), si deve anche il recupero
di un altro foglio del manoscrit-to manoscrit-torinese che, clonamanoscrit-to a Vitmanoscrit-to- Vitto-rio Emanuele III, fu spedito alla Biblioteca Reale nel febbraio
1903. A fame omaggio al sovra-no fu però il senatore Luigi Roux che nel 1901 era divenuto, con il socio Giuseppe Viarengo, lo stampatore elei Fogli B d e l l ' A n a -tomia di Leonardo pubblicati dal Sabachnikofj e trascritti e
anno-tali ancora dal Piumati(m).
Fig. 26 - Biblioteca Reale, T o r i n o - Ms. Varia 95. C o d i c e sul volo degli uccelli c. 18 e p i a t t o i n t e r n o della c o p e r t i n a .
Fcitio e successivamente depo-sitati presso la Biblioteca Rea-le (iu). Qui, fatto oggetto di par-ticolari cure, il manoscritto ridi-venuto completo fu consultato, insieme con i disegni, da parec-chi studiosi italiani e stranieri.
A interrompere i loro pacifici studi mettendo in pericolo persi-no la sopravvivenza degli stessi cimeli, venne la seconda guerra mondiale: nel grande salone sot-tostante la Galleria del Beaumont
trasformato in caserma (m) non
ci fu più posto né per il delicato angioletto della Vergine delle rocce né per i muscolosi guerrie-ri della battaglia cl'Anghiaguerrie-ri, e men che meno per l'autoritratto già intaccato da infezione di ori-gine microbica. Portati nel 1940 al Quirinale, i cimeli torinesi
fu-rono, durante la repubblica di Salò, seppelliti in una vasca eli cemento (115) e solo nel 1950 re-stituiti alla loro sede originaria. A salutarne il ritorno, fu allestita
una mostra C16), preparata dalla
prof. Marina Bersano Begey, che per oltre 20 anni sarà la solerte e appassionata custode dei tesori vincimi torinesi. Da allora altri studiosi trovarono nelle tranquil-le satranquil-le della Biblioteca, rimasta « reale », ospitalità per le loro ricerche: tra i più illustri che le-garono il loro nome a Leonardo, alcuni maestri dell'Ateneo pie-montese: Lionello Venturi, Anna Maria Brizio, Aldo Bertini, Luigi Firpo che proprio perché tutti in qualche modo e per diversi titoli « torinesi o piemontesi » non pos-sono essere qui dimenticati.
Il prezioso tesoro vinciano della Biblioteca Reale si è arric-chito nel 1952 di un manoscrit-to apografo di Leonardo, copia parziale del famosissimo Codice Atlantico, del quale già si è par-lato. È un bell'esemplare conte-nente disegni d'architettura mili-tare, eseguito nel 1841 a Milano da Giuseppe Francois, imperiale e regio primo tenente e da Luigi Ferrarlo, impiegato all'Archivio diplomatico. Era stato donato nel 1843 dall'arciduca Ranieri, vice-re del Regno Lombardo-Veneto, al nipote Ferdinando di Savoia, duca eli Genova C"), quindi ce-duto per eredità al figlio Tom-maso Alberto e infine a Ferdi-nando, che se ne disfece, venden-dolo con la biblioteca di Cesare
La manifestazione, che sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica e con la colla-borazione della Regione Piemon-te, della Provincia e del Comune di Torino e con il fattivo contri-buto dell'Ente Provinciale per il
Turismo, dell'Associazione Ami-ci della Biblioteca e di alcuni isti-tuti bancari cittadini il Ministero per i beni culturali e ambientali allestirà in onore di Leonardo nel grande salone della Reale, rien-tra in questa rien-tradizione di culto
elei piemontesi verso il grande artista e scienziato, e vuole es-sere una risposta concreta alla maggiore richiesta di fruizio-ne elei beni culturali avanzata da tutti gli strati della popola-zione.
(') N o n c'è unanimità tra gli stu-diosi sui soggiorni vinciani in Francia. Dell'argomento h a n n o trattato tra gli al-tri: L. DOREZ, Léonard de Vinci au
ser-vice de Louis XII et de Francois I in: Per il IV centenario della morte di Leo-nardo da Vinci, 2 maggio 1919,
Berga-m o , 1919, pp. 359-376; P. GAUTHIEZ,
Léonard de Vinci en France (1516-1519),
in « Gazette des b e a u x arts », 61, 1919, pp. 113-128; E. SOLMI, Documenti sulla
dimora di Leonardo da Vinci in Fran-cia nel 1517 e 1518, in Scritti vinFran-ciani,
Firenze 1924, p p . 347-358; L'Art et la
pensée de Léonard de Vinci.
Communi-cations du Congrès International du Val de Loire, 1952, Paris - Alger, 1953-54 (particolarmente pp. 83-135); C. PEDRET-TI, Leonardo at Lyon, in « Raccolta Vin-c i a n a » 19, 1962, p p . 267-272.
(2) C . R A V A I S S O N - M O L L I E N , Les
Ma-nuscrits de Léonard de Vinci. MaMa-nuscrits G, L et M de la Bibliothèque de l'Insti-tut, Paris, 1890, folio 1 v. Su questo
passo in particolare si veda anche: M . BRESSY, Leonardo da Vinci e Saluzzo
-Monviso - Mombracco, in « Bollettino
della Soc. per gli studi storici, archeo-logici e artistici nella provincia di Cu-neo », 38, 1957, p p . 26-35.
(3) Il codice atlantico di Leonardo
da Vinci nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, Milano, 1894, folio 211 v.
(p. 741). Si veda anche: E. SOLMI,
Leo-nardo da Vinci ad Ivrea, in «
Bolletti-no storico - bibliografico s u b a l p i n o » , 17,
1 9 1 2 , pp. 1 - 2 4 .
(4) G . CALVI, Il codice di Leonardo da Vinci della Biblioteca di Lord Lei-cester in Holkham Hall. Milano, 1909,
c. 4 r. Il passo è stato a m p i a m e n t e com-m e n t a t o d a G . Uzielli, Leonardo da
Vin-ci e le Alpi, in « Bollettino del Club
Alpino I t a l i a n o » , 23, 1890, pp. 81-156. Il prof. L. Firpo ( L e o n a r d o a Torino, in « Disegni di L e o n a r d o d a Vinci e della sua scuola alla Biblioteca Reale di T o r i n o » , Firenze, 1975, p. X I I I ) , ri-p r e n d e n d o u n a ri-precedente interri-pretazio- interpretazio-ne di M o m b o s o = m o n t e b u c a t o , ritieinterpretazio-ne che il passo d e b b a riferirsi al Monviso. (5) G . CALVI, Codice Leicester, cit.,
c, 10 r.
N O T E
(6) Ibid., c. 9 v.
(7) Ibid., c. 10 v.
(8) C . R A V A I S S O N - M O L L I E R , M s . G ,
c. 1 r. A. M. BRIZIO, Leonardo da
Vin-ci, Scritti scelti, Torino, 1952, p. 685.
(9) Su questa lettura sono concordi
il Solmi (op. cit.) e M. Bressy (op. cit.). C. Ravaisson-Mollien (op. cit.) p o n e su-bito dopo la parola « Arottino » u n pun-to interrogativo; A. M. Brizio (op. cit., p. 686) suggerisce Teottino; L. Firpo
(op. cit., p. XII) legge Perottino.
L'inter-pretazione è molto incerta.
(, 0) G . R A V A I S S O N - M O L L I E N , M S . G . ,
c. 1 r.
(u) S u d i l u i : L . B E L T R A M I , Il «
com-pare mio maestro Benedetto scultore » di Leonardo da Vinci e la tomba di Ambrogio Grifo, in « Miscellanea
vin-ciana », V I I , Milano, 1923; O . ROGGIE-RO, La Zecca dei marchesi di Saluzzo (Studi saluzzesi), Pinerolo, 1901, pagi-ne 193-195.
(12) M. HERZFELD, La rappresenta-zione della « Danae » organizzata da Leonardo, in « R a c c o l t a V i n c i a n a » , 11,
1922, pp. 226-228.
(13) B. TACCONE, Coronazione e spo-salizio di Bianca Sforza e Ludovico Sforza, Milano, L e o n h a r d Pachel, 1493
(Igi 9254). Su di lui: F. BARIOLA,
L'At-teone e le rime di Baldassarre Taccone.
Per nozze Bellotti-Bariola. Firenze, 1884 (ree. da R. Renier, in « G i o r n a l e storico della letteratura i t a l i a n a » , 5, 1885, pa-gine 234-242); Ad. e Al. Spinelli, Bal-dassarre Taccone, La Danae.
Comme-dia, Bologna, 1888.
(H) F. AZZALI, La misteriosa Giocon-da è una palliGiocon-da principessa di Savoia,
in « Settimana Incom » del 16-XI-1953. Di un p r e s u n t o ritratto di Filiberta ese-guito da L e o n a r d o aveva già parlato C. Amoretti in Memorie storiche su la
vita, gli studi e le opere di Lionardo da Vinci, Milano, 1804, p. 107.
(15) L e o n a r d o stesso aveva a n n o t a t o
non senza una punta di nostalgia la data di p a r t e n z a di G i u l i a n o da Roma nel verso della copertina del manoscritto G delPInstitul de France: « Partissi il ma-gnificilo Giuliano de' Modici addi 9 di
gennaio 1515 in sull'aurora da Roma per andare a sposare la moglie in Sa-voia... » (C. Ravaisson-Mollien, cit.).
(16) C. PEDRETTI, Documenti e me-morie riguardanti Leonardo da Vinci a Bologna e in Emilia, Bologna, 1953,
pa-gine 93-130.
(17) M. BRESSY, Il palazzo dei Mar-chesi di Saluzzo a Revello, in « L'Arte »,
5 7 , n.s. voi. 2 3 / 4 , 1 9 5 8 , p p . 1 - 3 1 .
(18) M. V. MALACARNE, Lettera del 15
marzo 1808 a D. Muletti in « Il Pie-monte », 8 agosto 1903.
(19) A. M. BRIZIO, La pittura in Pie-monte dall'età romanica al Cinquecento,
Torino, 1942, p. 175.
(2° ) S u d i l u i : A . MARAZZA, I «
Ce-nacoli » di Gaudenzio Ferrari. Note cri-tiche, in « A r c h i v i o storico d e l l ' a r t e » ,
5 , 1 8 9 2 , p p . 1 4 5 - 1 7 5 ; A . M . B R I Z I O ,
Stu-di su Gaudenzio Ferrari, in « L'Arte »,
2 9 , 1 9 2 6 , p p . 1 0 3 1 2 0 , 1 5 8 1 7 8 ; L . M A L
-LÉ, Incontri con Gaudenzio, Torino,
1 9 6 9 .
(21) E. PELLEGRIN, Les manuscrits de Geofjroy Carles, président du Parlement de Dauphiné et du Sénat de Milan, in Studi di bibliografia e di storia in ono-re di Tammaro De Marinis, voi. III,
Verona, 1964, pp. 309-327.
(22) Su d i lui: M. BRESSY, Gioffredo Caroli, cittadino saluzzese del Cinque-cento, in « Bollettino della Società per
gli studi storici, archeologici ed artistici nella Provincia di Cuneo », n. 35, 1955, pp. 32-39; A. PIOLLET, Étude historique
sur Geofjroy Charles, président du Dau-phiné et tlu Sénat de Milan (1460 à 1515). Avec notes et documents,
Gre-noble, 1882; L. BELTRAMI, Notizie su
Giafjredo Carli, in « Miscellanea Vin-ciana », II, Milano, 1923.
t23) Sulla cultura e l'arte in
Piemon-te all'epoca di questo Principe: G. RUA,
Poeli alla corte di Carlo Emanuele di Savoia, Torino, 1899; A. MANNO, I prin-cipi di Savoia amatori d'arte, in « Atti
dalla Società di archeologia e belle arti per la provincia di Torino, 2, 1878,
p p . 1 9 7 - 2 2 6 ; G . CLARETTA, Inclinazioni
So-cietà di archeologia e belle arti », 5,
1 8 8 7 , p p . 3 3 9 - 3 6 0 ; A . BAUDI DI V E S M E ,
L'arte negli Stati sabaudi ai tempi di Carlo Emanuele I, di Vittorio Amedeo I e della reggenza di Cristina di Francia,
in « Atti della Società piemontese di Archeologia e belle arti », 14, 1932.
(24) L. GRAMATICA, Le Memorie su
Leonardo da Vinci di Don Ambrogio Mazenta, Milano. 1919.
(24bis) Si tratta del ms. C ora al-l'Institut de France.
(25) Il Figino, amico del cav. G . B . Marino, era alla corte di Carlo Ema-nuele I. Su di lui, oltre alla notizia del Baudi di Vesme in L'Arte negli Stati
sabaudi, cit., pp. 262-264, si veda A. E.
POPHAM, Ori a book of drawings by
Ambrogio Figino, in « Bibliothèque
d'humanisme et Renaissance», 20, 1958, pp. 266-276. Del manoscritto da lui pos-seduto e poi passato a Joseph Smith si è persa la traccia dopo la dispersione (1759) della celebre raccolta.
(26) Di un manoscritto di questo ge-nere parla Giovanni Paolo Lomazzo, che, essendo in dimestichezza con Fran-cesco Melzi, erede dei codici leonarde-schi, ha potuto esaminarlo presso di lui: a Gentile dei Borri ... « Leonardo Vinci disegnò tutti gl'huomini a cavallo, in qual modo potevano l'uno da l'altro di-fendersi con uno à piedi, et ancora quelli ch'erano a piedi come si poteua-no l'upoteua-no et l'altro difendere et offendere per cagione delle diverse armi. La qual opera è stato veramente grandissimo danno che non sia stata data in luce per ornamento di questa stupendissima arte » (G. P. LOMAZZO, Trattato
dell'ar-te della pittura, Milano, 1584, p. 384).
(27) A. MARINONI, Inediti di
Leonar-do da Vinci nella Biblioteca Ambrosia-na: il loglio « Resta » e il disegno an-notato della Pinacoteca, in «
Convi-v i u m » , 24, 1956, p. 336. Sul Resta si veda in particolare L. Grassi, Ricerche
intorno al Padre Resta e al suo codice di disegni all'Ambrosiana, in « Rivista
del R. Istituto d'archeologia e storia d e l l ' a r t e » , 8, 1941, fase. 2-3, pp. 151-188.
(28) S. BASSI, La Biblioteca
Nazio-nale di Torino. Formazione delle rac-colte e sistemazione nella nuova sede,
in: Associazione Italiana Biblioteche, «Bollettino d ' i n f o r m a z i o n i » , n.s. 15, 1975, p. 9.
f29) Torino - Archivio di Stato -
Se-zione I - Gioie e mobili Mazzo 5 d'addi-zione n. 30: « Recognitione osia Inuen-taro de libri ritrouati nelle G u a r d a r o b b e della Galleria di S.A.Rle doppo la Mor-te del Signor Protomedico Boursier fatta in Marzo del 1659 dal signor Protome-dico Torrini et Signor Secretaro Girau-di d'orGirau-dine Girau-di S.A.R. Con auuertenza che doue gli auttori descritti h a n n o le opere in diversi tomi, questi si sono
espressi nel loro numero, e tutti gli al-tri doue non è espresso il numero non s'intenda esserui ch'un tomo solo se bene il titolo importasse l'opera in-tiera ».
(30) Inventario Torrini, pp. 33 e 34:
« L e o n a r d i Speculum l a p i d u m » . Il ti-tolo completo dell'opera è il seguente:
Speculum lapidum clarissimi artium et medicinae doctoris Camilli Leonardi Pi-saurensis, Venetiis, per Joannem
Bapti-stam Sessam, 1502; Parisiis, apud C. Sevestre et D. Gillium, 1610. Notizie su questo personaggio si trovano in: F. VECCHIETTI-T. MORO, Biblioteca
Pice-na o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori Piceni, T o m o V, Osimo,
1796, pp. 281-282.
(31) Inventario Torrini p. 39: «
Leo-nardi Geometria practica ».
(32) L'opera è identificabile con il
manoscritto della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino K. V. 30, già descritto da G. Pasini (Codices
manu-scripti Bibliothecae Regii Taurinensis Athenei... Pars altera, Taurini 1749,
pa-gina 306) al n u m e r o MXXXVI e alla segnatura 1. I. 14 con questo titolo:
Magistri Leonardi Cremonensis ex Or-dine Minorum Artis mensurativae pra-cticae compilatio, e bruciato
nell'incen-dio del 1904.
(33) G. G. SBARAGLIA, Supplementum et castigatio ad scriptores Trium Ordi-num S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos... Editio nova, Pars II,
Ro-mae, 1921, p. 172.
f34) Inventario Torrini, p. 29: «
Leo-nardi fucsij quaestiones alique ». N o n v'è dubbio che l'autore debba identifi-carsi con Leonhart Fuchs (Membdingen. 1501 - Tubingen, 1566), anche se né il catalogo del Pasini né i cataloghi delle grandi biblioteche e VIndex-Catalogue
of the Library of the Surgeon-General's office United States Army, 2 ser., voi. 5,
Washington, 1900, p. 1108 non registra-no alcun volume maregistra-noscritto o a stam-pa con il titolo Quaestiones aliquae.
(35) Inventario Torrini, p. 56. (36) Inventario Torrini, p. 60. (37) Inventario Torrini, p. 61. (3S) Inventario Torrini, p. 62. (39) Inventario Torrini, p. 69. (40) Inventario Torrini, p. 70. (41) Inventario Torrini, p. 70. (42) Inventario Torrini, p. 71.
(43) Inventario Torrini, p. 71. Vi
so-no qui segnalati 22 tomi; altri 8 soso-no citati (p. 76) tra i libri consegnati dopo la morte del medico Boursier (pp. 75-77).
(44) G. RODOLFO, Di manoscritti e
rarità bibliografiche appartenenti alla Biblioteca dei duchi di Savoia,
Cari-gnano, 1912, p. 15.
(45) Ringrazio vivamente gli amici
prof. Isidoro Soffietti e dott. Isa Ricci -•dell'Archivio di Stato di Torino per le numerose attenzioni usatemi e la fattiva collaborazione nel corso di questa ri-cerca. Colgo l'occasione per ringraziare anche la dott. Piera Bouvet della Bi-blioteca Nazionale per i numerosi con-trolli bibliografici effettuati sempre con tanta prontezza e precisione.
(46) È tuttavia sorprendente che né
i numerosi letterati e artisti allora alla Corte di Carlo Emanuele I, né i tanti visitatori della celebre Galleria, autori di memorie o di relazioni in proposito, abbiano mai parlato della presenza di questo codice, mentre esaltavano la bel-lezza e grandiosità del locale e la ric-chezza e preziosità delle collezioni. Si vedano, per esempio, in aggiunta al-l'» Inventare delle statue, busti, bassi rilleui et altri m a r m i di S.A.Ser.ma stanti nella Galleria et altri luoghi li 4 settembre 1631 », pubblicato da A. An-gelucci (Arti e artisti in Piemonte.
Do-cumenti inediti con note, in « Atti della
Società di archeologia e belle arti per la provincia di Torino » voi. 2, 1878, pp. 53-83) e alle note di N . Bianchi cir-ca le « Lettere relative ad acquisti fatti per la Galleria del D u c a di Savoia »
(Documenti inediti per servire alla sto-ria dei Musei d'Italia.... voi. II,
Firenze-R o m a 1879, pp. 397-423) le lettere di Aquilino Coppini pubblicate nei suoi
Epistolarum libri sex (Mediolani 1613,
pp. 11, 38-39) o la descrizione fattane da Federico Zuccari ne II passaggio per
l'Italia (Bologna, 1608, p. 44) o ancora
le segnalazioni di Giovanni Battista Spaccini. pubblicate da G. Campori nel-la Raccolta di cataloghi ed inventarli
inediti di quadri, statue ecc. dal seco-lo X V al XIX (Modena, 1870, p. 74)
e di altri visitatori ricordati da A. Bau-di Bau-di Vesme (L'Arte negli stati sabauBau-di, alla voce Zuccaro Federico e partico-larmente alle pp. 560-573). Si p u ò anche aggiungere che il fatto è rimasto igno-rato da tutti gli storici sabaudi, a co-minciare da G. F. Galeani Napione, che per primo forse narrò le vicende delle antiche biblioteche di casa Savoia
(No-tizia delle antiche biblioteche della Real Casa di Savoia, in « Memorie della
Rea-le Accademia delRea-le Scienze di Torino », Classe di scienze morali, storiche e filo-logiche, tom. 36, 1833. pp. 41-62) fino ai biografi di Carlo E m a n u e l e I (I. Rau-lich, Carlo Emanuele I, Milano,
1896-1902; R. Bergadani, Carlo Emanuele I. Torino, 1938).
(47) A. MAZENTA, Le Memorie, p. 41.