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Giuseppe Porro

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1975 (pagine 58-68)

La politica regionale riveste, nel T r a t t a t o di Ro-ma, un aspetto che potremo senz'altro definire se-condario in relazione, ad esempio, a materie quali l'agricoltura ed i trasporti. A d eccezione, infatti, del p a r a g r a f o 5 del p r e a m b o l o e dell'articolo 2, che avremo occasione di esaminare, n o n è pos-sibile trovare, nel Trattato, altre disposizioni che indichino, n e p p u r e in termini generali, la volontà di indirizzare la politica regionale su linee pro-grammatiche b e n precise. Esistono invero, nel Trattato, tutta u n a serie di disposizioni, concer-nenti le regioni, m a esse, sparse in varie sezioni, sono reperibili senza che vi sia u n filo logico che testimoni u n a linea generale d'azione. Per com-prendere il motivo che indusse i compilatori del T r a t t a t o a regolare con tali criteri la problemati-ca regionale, è indispensabile ricordare come l'ac-cordo istitutivo della C E E , al c o n t r a r i o ad esem-pio del T r a t t a t o di Parigi istituente la C E C A che è composto da disposizioni cosi precise da essere i m m e d i a t a m e n t e applicabili, è u n T r a t t a t o - q u a d r o che ha bisogno di essere c o m p l e t a t o da disposi-zioni concrete ('). Q u i n d i le n o r m e relative alla azione in c a m p o regionale, a n c h e se collocate in ordine sparso nel T r a t t a t o , possono divenire base di u n a azione legislativa c o m u n i t a r i a ed assurgere a f o n d a m e n t o giuridico di u n a politica regionale c o m u n i t a r i a .

O c c o r r e r i c o r d a r e , poi, che il T r a t t a t o di R o m a , « come la maggior p a r t e degli accordi in-ternazionali conclusi nel d o p o g u e r r a , si colloca

in un contesto neo-liberale » (2) e risulta q u i n d i

u n « insieme di n o r m e che rispecchiano l'impo-stazione e c o n o m i c a liberale, ma contempla p e r ò la possibilità di vasti interventi p u b b l i c i » (3) (4). È d u n q u e un a c c o r d o che, s e b b e n e f o n d a t o sulla economia di m e r c a t o e sullo sviluppo degli scambi , ne attenua le conseguenze con u n a serie di disposizioni che si r i f a n n o a diverse m o t i v a z i o n i : necessità di codificazione delle regole di concor-renza, obbligo di tener conto di situazioni

con-giunturali dovute a fattori diversi, quali a p p u n t o quelli derivanti dal differente grado di sviluppo economico delle regioni europee.

N o n ci sembra p e r t a n t o errato affermare che le disposizioni relative al p r o b l e m a regionale, tenute nel T r a t t a t o di R o m a , d e b b a n o essere con-siderate come eccezioni alla logica economica

li-berale (5).

Alcune di queste disposizioni regionali h a n n o carattere generale, altre più particolare; le prime, infatti, m e t t o n o a f u o c o gli scopi essenziali cui deve t e n d e r e u n a politica regionale c o m u n i t a r i a ; le seconde, più particolari, sono reperibili nelle disposizioni relative alle diverse politiche comuni, tipo quella agricola, quella di trasporti ed altre.

T r à le disposizioni generali, va ascritto il pa-r a g pa-r a f o 5 del p pa-r e a m b o l o , in cui si legge che gli Stati firmatari si d i c h i a r a n o « solleciti di raffor-zare l'unità delle loro economie e di assicurare lo sviluppo armonioso r i d u c e n d o le disparità f r a le diverse regioni ed il r i t a r d o di quelle m e n o f a v o r i t e ». È i n d u b b i a m e n t e questo u n riconosci-m e n t o della necessità, ai fini di u n o sviluppo reale, di giungere ad u n a maggiore a r m o n i z z a z i o n e dei diversi territori della C o m u n i t à . « Q u e s t o para-g r a f o costituisce l'espressione più chiara e più precisa della v o l o n t à di integrazione territoriale d e l l ' E u r o p a in m a t e r i a e c o n o m i c a : il p r o b l e m a regionale è qui a f f r o n t a t o nel suo aspetto più evi-dente e generale: sviluppo armonioso, riduzione delle disparità f r a le differenti regioni e r i d u z i o n e del r i t a r d o di quelle m e n o favorite » (6).

A n c h e l'articolo 2 del T r a t t a t o fissa direttive generali c o m u n i t a r i e in m a t e r i a di sviluppo regionale: « la C o m u n i t à ha il c o m p i t o di p r o m u o -vere, m e d i a n t e l ' i n s t a u r a z i o n e di un m e r c a t o co-m u n e ed il g r a d u a l e r i a v v i c i n a co-m e n t o delle politi-che e c o n o m i c h e degli Stati m e m b r i , u n o sviluppo a r m o n i o s o delle attività e c o n o m i c h e nell'insieme della C o m u n i t à , u n ' e s p a n s i o n e c o n t i n u a ed equi-librata, u n a stabilità accresciuta, u n

migliora-mento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni f r a gli Stati che ad essa parteci-p a n o ». Ci parteci-pare, infatti, che il contenuto di questo articolo, sebbene il termine regione n o n c o m p a i a nel testo, indichi u n a concezione di f o n d o del T r a t t a t o per q u a n t o riguarda la materia regionale. Parlare, infatti, di sviluppo armonioso delle at-tività economiche e sottolineare la necessità di u n a espansione continua ed equilibrata, indica con chiarezza la volontà di f a r si che l'area co-m u n i t a r i a n o n sia caratterizzata da squilibrii eco-nomici e sociali tra i suoi diversi territori. So-p r a t t u t t o il termine « armonioso », ci So-p a r e esSo-pri- espri-m e r e la consapevolezza da p a r t e dei coespri-mpilatori del T r a t t a t o , che l'integrazione economica euro-p e a d e b b a essere realizzata con misure tese a p r o m u o v e r e un a v a n z a m e n t o g r a d u a l e e costante del livello economico e sociale dell'intera comu-nità.

In definitiva l'esigenza di u n o sviluppo armoni-co delle attività e c o n o m i c h e in tutta la C o m u n i t à (e q u i n d i la volontà di r i d u r r e lo scarto f r a i di-versi livelli economici e sociali delle aree europee) è la p r o v a più evidente della « affinità tra gli obiettivi che il T r a t t a t o si prefigge e l'esistenza

di u n a politica regionale » (7).

Le varie disposizioni a c o n t e n u t o regionale, che il T r a t t a t o p r e v e d e e che a v r e m o occasione di analizzare — la possibilità di deroga alle re-gole della c o n c o r r e n z a q u a n d o si tratti di o p e r a r e in f a v o r e di situazioni particolari, la possibilità di a d o t t a r e particolari aiuti s t r a o r d i n a r i da p a r t e della Banca e u r o p e a d ' i n v e s t i m e n t i — t r o v a n o qui u n a loro giustificazione: esse, infatti, lungi dall'inficiare lo spirito neo-liberale del T r a t t a t o , f a c i l i t a n o il r a g g i u n g i m e n t o degli obiettivi che p r o p r i o l'articolo 2 si prefìgge.

La politica regionale è c o n c e p i t a , a l m e n o que-sta è l ' i n t e r p r e t a z i o n e che a noi p a r e si possa ri-c a v a r e dall'analisi di q u e s t o artiri-colo, n o n ri-c o m e mezzo p e r i n t e r v e n i r e d i r e t t a m e n t e sul contesto e c o n o m i c o e sociale delle regioni e u r o p e e ed in vista di u n a loro r i s t r u t t u r a z i o n e , q u a n t o p i u t t o s t o c o m e m e z z o atto a realizzare i maggiori risultati e c o n o m i c i .

N o n interessa, d u n q u e , la r a g i o n e di p e r sé: n o n è infatti visibile alcun a c c e n n o che i n d u c a a lasciar c r e d e r e che i c o m p i l a t o r i del T r a t t a t o a b b i a n o visto in essa un n u o v o s t r u m e n t o c o m u -n i t a r i o di o r g a -n i z z a z i o -n e sociale od e c o -n o m i c a ; la politica regionale, cosi c o m e è c o n c e p i t a nel T r a t t a t o , si prefigge c o m e fine s o p r a t t u t t o q u e l l o

di f a r si che eventuali squilibri economici all'in-terno della Comunità, non si ripercuotano negati-v a m e n t e sulla crescita economica comunitaria; la regione non è d u n q u e protagonista, ma destina-taria di azioni che rientrano nella logica generale del T r a t t a t o , che come scopo primo si prefigge il raggiungimento del massimo benessere

econo-mico per gli Stati-membri (s).

Atteggiamento questo, perfettamente in linea con lo spirito neo-liberistico del Trattato: per la logica liberale, infatti, benessere economico vuol a n c h e dire benessere sociale; l'apertura delle fron-tiere ed il libero gioco delle forze di mercato sa-r a n n o condizioni sufficienti pesa-rché gli scopi del-l'articolo 2 v e n g a n o raggiunti. Visione questa che è f r a n c a m e n t e difficile da accettare, non foss'al-tro che nulla f a s u p p o r r e che la « distribuzione delle ricchezze segua u n a logica di equità » ('). Q u a n t o alle n o r m e più particolari che il Trat-tato contempla a proposito della politica regiona-le, occorre premettere che il catalogarle in u n or-d i n e logico n o n è impresa facile. Ci troviamo, infatti, a dover considerare molteplici articoli e paragrafi in cui, più o m e n o esplicitamente, è c o n t e n u t o u n indirizzo di politica regionale. Ar-d u o sarebbe, nell'analizzarli, seguire l'orAr-dine nu-merico, cosi come si presenta nel T r a t t a t o . Ci t r o v e r e m m o a dover r i p r e n d e r e più volte in con-siderazione p r o b l e m i già esaminati; come abbia-mo già detto, n o n c'è, infatti, u n a sezione parti-colare dedicata ai p r o b l e m i regionali, m a u n a serie di disposizioni rilevabili di volta in volta nelle varie sezioni e nei vari articoli. S ' i m p o n e d u n q u e la necessità di seguire altri criteri; ad esempio o p e r a n d o u n a distinzione tra le disposizioni del T r a t t a t o , il cui c o n t e n u t o è riassumibile in u n a serie di deroghe e dispense alla logica di f o n d o del T r a t t a t o stesso, la libera concorrenza, cioè, e le disposizioni invece che p r e v e d o n o la possi-bilità di esplicare t u t t a u n a serie di interventi nelle varie sezioni della politica economica co-m u n i t a r i a .

P r i m a di e s a m i n a r e le d u e categorie di dispo-sizioni, è o p p o r t u n o s o f f e r m a r e l'attenzione sul-l'articolo 3 del T r a t t a t o che possiamo c o n s i d e r a r e a p a r t e ed il cui c o n t e n u t o ha g r a n d e i m p o r t a n z a per la politica regionale, a n c h e se il t e r m i n e re-gione n o n vi è m e n z i o n a t o .

L ' a r t i c o l o 3, ne r i a s s u m i a m o i punti salienti, indica i settori e le m o d a l i t à d ' i n t e r v e n t o nei quali la C o m u n i t à deve o p e r a r e per raggiungere u n a effettiva integrazione e c o n o m i c a . Essi sono noti:

l'abolizione f r a gli Stati-membri degli ostacoli alla libera circolazione delle merci e dei capitali, l'in-staurazione di u n a politica c o m u n e nel settore del-l'agricoltura ed in quello dei trasporti, l'applica-zione di procedure che p e r m e t t a n o di coordinare le politiche economiche degli Stati m e m b r i e di ovviare agli squilibrii delle loro bilance di paga-mento, l'istituzione di u n a Banca europea per gli investimenti, destinata a facilitare l'espansione economica della Comunità.

Tutte queste misure presentano, con toni di-versi, delle implicazioni, assai evidenti, sulla po-litica regionale. Basti pensare alle ripercussioni p r o f o n d e sulle economie regionali derivanti dal-l'impegno comunitario di coordinare le politiche economiche degli Stati; o, ancora più evidente-mente, come si analizzerà in seguito, le possibilità che s'offrono alle regioni dall'istituzione di u n a Banca europea per gli investimenti.

V e n e n d o a considerare le n o r m e del T r a t t a t o relative alla politica regionale il cui contenuto prevede deroghe al diritto della libera concor-renza, è o p p o r t u n o ricordare che il T r a t t a t o fin dall'origine si proponeva l'instaurazione sul ter-ritorio dei sei paesi m e m b r i di « u n ordine econo-mico f o n d a t o sulla soppressione delle f r o n t i e r e economiche ed il rispetto di u n a sana concor-renza » (10).

Il T r a t t a t o si sforza q u i n d i di proteggere tale « ordine » e prevede u n a serie di disposizioni (ar-ticolo 91 e articoli da 9 5 a 99) contro le p r a t i c h e d u m p i n g e verso tutto ciò che p u ò alterare le re-gole di u n a libera c o n c o r r e n z a ; c o n t e m p l a , però, a n c h e la possibilità che tali rigide disposizioni contro ogni c o n d i z i o n a m e n t o della libera concor-renza, n o n si a p p l i c h i n o sistematicamente e indi-s c r i m i n a t a m e n t e . La C o m u n i t à d u n q u e richiama a sé il potere d ' i n t e r v e n i r e su casi e situazioni particolari, a p p l i c a n d o le misure che riterrà ido-nee. E p r o p r i o in questo caso r i c a d o n o alcune delle n o r m e a carattere regionale previste nel Trat-tato e p r e c i s a m e n t e gli articoli 80 paragrafi 2, 92, 2 2 6 del protocollo annesso e negli atti finali della C o n f e r e n z a intergovernativa per il M e r c a t o C o m u n e e l ' E u r a t o m , istituita a Venezia, nel mag-gio 1956, dai ministri degli esteri dei sei paesi della C o m u n i t à .

E s a m i n i a m o ora più dettagliatamente questi ar-ticoli. L'articolo 80 p a r a g r a f o 2 autorizza la Com-missione, a t t e n u a n d o cosi la p r o i b i z i o n e di appli-care misure di sostegno alle imprese di trasporti, a concedere condizioni di incentivazione alle

im-prese, tenendo conto degli interessi delle regioni depresse e di quelli delle regioni investite da particolari problemi politici, in u n a parola te-n e te-n d o cote-nto delle esigete-nze di u te-n a politica ecote-no- econo-mica regionale a p p r o p r i a t a (") (12) (13).

L'articolo 92 (14), d o p o aver messo in rilievo

che gli aiuti concessi all'economia di determinate regioni della R e p u b b l i c a federale tedesca, non sono incompatibili con il mercato c o m u n e , visto che tali regioni risentono gravemente della divi-sione della G e r m a n i a , rileva che nulla osta a che siano destinati aiuti per favorire lo sviluppo eco-n o m i c o di quelle regioeco-ni ieco-n cui sussistoeco-no coeco-ndi- condi-zioni di vita « a n o r m a l m e n t e » basse o vi sia ca-renza di occupazione.

L'articolo 2 2 6 (15) prevede, d u r a n t e il periodo transitorio, l'adozione di misure di salvaguardia a f a v o r e di quelle regioni che versano in gravi difficoltà economiche.

L'esame di queste disposizioni ci dà il q u a d r o degli interventi che la C o m u n i t à p u ò o p e r a r e in materia di aiuti alle regioni c o m u n i t a r i e interes-sate da particolari p r o b l e m i di n a t u r a economica. D a esso risultano evidenti gli a m p i poteri spettanti alla C o m u n i t à in materia di deroghe alle disposi-zioni statutarie.

Le n o r m e ora esaminate p e r m e t t o n o di verifi-care l'entità del controllo che la C o m u n i t à p u ò esercitare sulle politiche regionali; n o r m e che pos-siamo definire negative in q u a n t o non p r e v e d o n o u n ' a z i o n e c o m u n i t a r i a diretta ad o p e r a r e in u n a certa direzione per il raggiungimento di un certo scopo, ma solo u n potere di controllo c o m u n i t a r i o , utile sf m a n o n sufficiente per impostare u n a poli-tica generale di a m p i o respiro e di concreta por-tata.

Il T r a t t a t o , però, non poteva rifarsi, in materia di sviluppo regionale, ad u n a concezione mera-m e n t e statica e negativa, mera-m a doveva, anche in questa m a t e r i a , possedere gli strumenti per poter efficacemente o p e r a r e .

L'agricoltura ed i trasporti sono i d u e settori in cui è più possibile reperire n o r m e che preve-d a n o un intervento c o m u n i t a r i o a livello regio-nale.

Nel settore agricolo, ad esempio, il p a r a g r a f o 2 dell'articolo 3 9 O , esprime il concetto che l'in-d i v i l'in-d u a z i o n e l'in-di linee p r o g r a m m a t i c h e per u n a politica c o m u n i t a r i a agricola, n o n possa prescin-dere da considerazioni quali le disparità struttu-rali e n a t u r a l i f r a le diverse regioni agricole. A r e n d e r e concrete tali posizioni, interviene poi

l'ar-ticolo 40 che prevede, al p a r a g r a f o 4, l'istituzione di u n o o più f o n d i agricoli di garanzia.

In materia di trasporti, la politica regionale as-sume il ruolo di c o m p o n e n t e p r i m a . La salvaguar-dia delle situazioni regionali a p p a r e in tutta evi-denza al p a r a g r a f o 3 dell'articolo 75 ove si legge che, « in deroga alla p r o c e d u r a prevista dal

pa-r a g pa-r a f o I (17), le disposizioni riguardanti i

prin-cipi del regime di trasporti e la cui applicazione p o t r e b b e gravemente pregiudicare il tenore di vita e l'occupazione in talune regioni, come p u r e l'uso delle attrezzature relative ai trasporti, sono sta-bilite dal Consiglio, che delibera a l l ' u n a n i m i t à , a v u t o riguardo alla necessità di u n a d a t t a m e n t o allo sviluppo economico d e t e r m i n a t o dalla instau-razione del m e r c a t o c o m u n e ».

Sulla base di questo articolo la C o m u n i t à ha d u n q u e la possibilità di p o r t a r e avanti, in materia di trasporti, u n a politica in grado di f a r benefi-ciare l'insieme delle regioni europee.

Circa i p r o b l e m i concernenti gli aspetti sociali, l'articolo 4 9 stabilisce che, fin d a l l ' e n t r a t a in vi-gore del T r a t t a t o , il Consiglio decide, su propo-sta della Commissione e previa consultazione del C o m i t a t o e c o n o m i c o e sociale, m e d i a n t e direttive e regolamenti, « le m i s u r e necessarie per attuare p r o g r e s s i v a m e n t e la libera circolazione dei lavo-ratori in p a r t i c o l a r e istituendo m e c c a n i s m i idonei a m e t t e r e a c o n t a t t o le offerte e le d o m a n d e di lavoro, ed a facilitare l'equilibrio a c o n d i z i o n e che evitino di c o m p r o m e t t e r e g r a v e m e n t e il tenore di vita ed il livello d e l l ' o c c u p a z i o n e nelle di-verse regioni ed i n d u s t r i e ». Tali misure, che n o n p o s s o n o n o n avere u n a larga ripercussione sulle regioni, e tra queste in p a r t i c o l a r e quelle sotto-sviluppate, (si pensi ad e s e m p i o al p r o b l e m a delle correnti migratorie), sono p e r ò a l m e n o a nostro giudizio, insufficienti e n o n p e r m e t t o n o un ade-g u a t o s v i l u p p o di u n a politica sociale r e a l m e n t e incidente a l l ' i n t e r n o della C o m u n i t à . I n f a t t i , sulla base dell'esperienza di questi a n n i , non si p u ò non accorgersi che u n a politica sociale n o n p u ò limitarsi a t u t e l a r e i lavoratori che si r e c a n o in altre z o n e di l a v o r o , m a deve altresì p r o m u o v e r e u n a politica di f o r m a z i o n e p r o f e s s i o n a l e dei la-v o r a t o r i stessi. La m o b i l i t à della m a n o d ' o p e r a non p u ò essere disgiunta da u n a politica di f o r m a -z i o n e p r o f e s s i o n a l e e da u n a politica di

egua-glianza delle condizioni di vita e di l a v o r o (,8).

Si p o t r à o b i e t t a r e che l ' a r t i c o l o 117 p r e v e d e che « gli Stati m e m b r i c o n v e n g a n o sulla necessità di p r o m u o v e r e il m i g l i o r a m e n t o delle condizioni

di vita e di lavoro della m a n o d'opera che con-senta la loro parificazione nel progresso; ma lo stesso articolo, subito dopo, aggiunge che « gli Stati m e m b r i ritengono che u n a tale evoluzione risulterà sia dal f u n z i o n a m e n t o del mercato co-m u n e , che favorirà l'arco-monizzarsi dei sisteco-mi so-ciali, sia dalle procedure previste dal Trattato stesso e dal riavvicinamento delle disposizioni

le-gislative, regolamentari ed amministrative » (19).

A n c h e da altri articoli si p u ò ricavare l'idea che il T r a t t a t o n o n p r e v e d e l'avvio di u n a vasta poli-tica sociale all'interno della Comunità, tramite in-terventi a carattere regionale. T r o p p o generale è

l'articolo 128 (20) per vedere in esso direttive per

u n a politica regionale comunitaria. Più specifici, dal nostro p u n t o di vista, gli articoli 125 e 127 (21), che p r e v e d o n o l'istituzione di u n f o n d o sociale avente come fine quello di p r o m u o v e r e , all'in-terno della C o m u n i t à , n u o v e occupazioni produt-tive; attraverso contributi di n a t u r a finanziaria (ad esempio con l'assunzione da parte della Co-m u n i t à degli oneri sociali), il F o n d o opera per consentire la rieducazione ed il rimpiego della m a n o d ' o p e r a ; interviene inoltre, c o n c e d e n d o in-d e n n i t à salariali ai lavoratori t e m p o r a n e a m e n t e a causa di misure di riconversione delle imprese in cui l a v o r a n o . S o p r a t t u t t o quest'ultimo p u n t o ci p a r e rilevante ai fini della politica regionale; c o n s i d e r a n d o , infatti, che molte regioni europee necessitano, al fine di u n loro rilancio economico, di m u t a m e n t i strutturali delle loro economie, sarà possibile per la C o m u n i t à intervenire a sostegno t e m p o r a n e o dei lavoratori di quelle regioni du-r a n t e il p e du-r i o d o necessadu-rio pedu-r la lodu-ro du-ristdu-ruttudu-ra- ristruttura-zione e c o n o m i c a .

Q u a n t o poi alla politica di armonizzazione delle condizioni di vita e di lavoro, all'interno del territorio della C o m u n i t à , il T r a t t a t o auspica che tali misure v e n g a n o a d o t t a t e , m a n o n indica al-cun vincolo, a tale proposito, per gli Stati m e m b r i .

P a s s a n d o ad u n ' a l t r a m a t e r i a , quella degli in-vestimenti, è o p p o r t u n o n o t a r e che la C o m u n i t à , o p e r a n d o dei controlli in m a t e r i a di aiuti, re-stringe l ' a u t o n o m i a degli Stati m e m b r i . Essi, in-fatti, arbitri unici in m a t e r i a d ' i n v e s t i m e n t o na-zionale, subiscono ora delle restrizioni alla loro s o v r a n i t à . Gli investimenti che la C o m u n i t à potrà o p e r a r e s a r a n n o q u a l i t a t i v a m e n t e diversi: non fi-nalizzati dall'ottica nazionale, ma da quella co-m u n i t a r i a ; in definitiva più consoni ad u n o svi-l u p p o a r m o n i c o di tutti i territori c o m u n i t a r i . Ma p e r c h é ciò si realizzi, la C o m u n i t à abbisogna di

organismi atti a tale scopo. A questo fine viene

istituito, oltre al Fondo Sociale ed al F E O G A

destinati ad operare in campi specifici, il primo in quello sociale, il secondo in quello agricolo, un organo comunitario adatto a svolgere u n a po-litica generale d'investimenti: la Banca E u r o p e a d'Investimenti (BEI). Il titolo I V del T r a t t a t o stabilisce quelli che devono essere i principi rego-latori della Banca stessa: la Banca deve favorire, e questo solo basta a dimostrarci la sua impor-tanza sotto il profilo dello sviluppo regionale eu-ropeo, il finanziamento, attraverso prestiti e ga-ranzie, di progetti interessanti lo sviluppo delle aree comunitarie, t e n e n d o conto delle necessità di sviluppo delle singole regioni europee. L'esistenza di questi mezzi finanziari, n o n p u ò d u n q u e che essere u n « prezioso strumento » per u n a politica

regionale europea (22).

Nei riguardi del miglioramento delle situa-zioni economiche regionali, il T r a t t a t o di R o m a dà d u n q u e alla Commissione, tramite la Banca E u r o p e a d'Investimenti la possibilità di inter-venire finanziariamente al fine di p r o m u o v e r e investimenti nelle regioni europee. Negli arti-coli 129 e 130 del T r a t t a t o , si coglie la volon-tà degli Stati m e m b r i di voler n o n più singo-larmente, m a collettivamente, addossarsi l'onere di svolgere u n a politica c o m u n e di sviluppo re-gionale. Secondo q u a n t o esposto dall'articolo 130, alla BEI è affidata u n a triplice missione: assicu-rare lo sviluppo regionale m e d i a n t e progetti con-templanti la valorizzazione delle regioni m e n o sviluppate; intervenire per aiutare le i m p r e s e che necessitano di a m m o d e r n a m e n t o ; finanziare pro-getti di c o m u n e interesse a più stati e che per la loro ampiezza non possono essere finanziati da u n solo Stato (23). Q u e s t ' u l t i m a condizione n o n è richiesta, ai sensi dell'articolo 130, q u a l o r a si tratti di finanziare progetti relativi a regioni sot-tosviluppate. La Banca è u n istituto a statuto spe-ciale, che si prefìgge come fine quello di c o m p i e r e delle operazioni che si i n q u a d r i n o nelle n o r m e bancarie, ma limitati ai fini c o n t e n u t i nel T r a t t a t o .

I suoi interventi sono d u n q u e p r e v a l e n t e m e n t e concentrati su operazioni che c o m p o r t i n o u n a qualificazione regionale b e n precisa. Senza pretese di voler a d d e n t r a r c i in un'analisi a p p r o f o n d i t a del f u n z i o n a m e n t o della Banca, è sufficiente osser-vare, sotto il profilo dell'incidenza dell'azione della Banca sulle situazioni regionali e u r o p e e , che essa deve esclusivamente indirizzare i suoi sforzi nel c o n t r i b u i r e al finanziamento di progetti

sin-goli; in altre parole, la Banca non p u ò contribuire, se n o n indirettamente, alla realizzazione di pro-getti coordinati in u n vasto piano d'investimenti e progettazioni. Essa n o n deve finanziare che pro-getti che assicurino u n utile economico ed u n a redditività certa; la realizzazione del progetto deve infatti f a v o r i r e l'accrescimento della produt-tività economica generale e deve contribuire alla realizzazione del m e r c a t o c o m u n e .

La f u n z i o n e della BEI è d u n q u e b e n precisata nel T r a t t a t o ; sarebbe p e r t a n t o inesatto voler ve-dere in essa un ente con fini filantropici, operante al di f u o r i delle leggi di mercato. N e sarebbe esatto attribuire agli organi direttivi della Banca, u n potere discrezionale assoluto per q u a n t o con-cerne la determinazione del finanziamento di pro-getti; basti ricordare, ad esempio, che essa n o n p u ò in alcun caso finanziare un progetto al quale si o p p o n g a lo Stato m e m b r o sul cui territorio il progetto stesso d o v r e b b e realizzarsi. In definitiva, d u n q u e , gli Stati m e m b r i m a n t e n g o n o u n vero e p r o p r i o veto sulle attività della Banca; n o n è q u i n d i ipotizzabile che la BEI possa sviluppare, in u n o Stato m e m b r o , u n a politica regionale di-versa da quella stabilita dagli organi nazionali. Il che se per u n lato è giustificabile — fino a q u a n d o m a n c h i u n a effettiva integrazione politica f r a gli Stati m e m b r i è inipotizzabile che possano sorgere conflitti di c o m p e t e n z a tra la BEI e gli organi di p r o g r a m m a z i o n e nazionale — , dall'altro p o n e in risalto c o m e si sia ancora b e n lontani dal p e r s e g u i m e n t o dei fini degli articoli 129 e 130 del T r a t t a t o che, r i c o r d i a m o , auspicano so-luzioni c o m u n i t a r i e e n o n nazionali per la politica regionale e u r o p e a .

D ' a l t r o n d e se le disposizioni relative al pro-b l e m a regionale, c o n t e n u t e nel T r a t t a t o di R o m a , possono s e m b r a r e insufficienti e carenti, un raf-f r o n t o con q u a n t o disposto a tale proposito, nel T r a t t a t o di Parigi istituente la C E C A , ci dà la m i s u r a delle innovazioni che la C E E ha a p p o r t a t o in tale m a t e r i a . Ci p a r e infatti che il T r a t t a t o di Parigi n o n p r e n d a in considerazione l'opportu-nità di f o r n i r e alla C E C A gli s t r u m e n t i operativi per ottenere u n più a r m o n i c o sviluppo regionale. L'articolo 2 del T r a t t a t o , ad esempio, auspica, secondo la logica di u n o sviluppo e c o n o m i c o ba-sato sul libero gioco delle forze di m e r c a t o , l'in-s t a u r a z i o n e progrel'in-sl'in-siva di condizioni che al'in-sl'in-sicu- assicu-r i n o da sole la assicu-ripaassicu-rtizione più assicu-razionale della p r o d u z i o n e al più alto livello. Ben d i v e r s a m e n t e d u n q u e , c o m e a b b i a m o visto, da q u a n t o a u s p i c a n o

p r o p r i o dall'articolo 2 del T r a t t a t o di R o m a che precisa l'interesse della Comunità affinché si in-stauri, sull'insieme del suo territorio, u n o sviluppo

equilibrato ed armonioso (24).

L'analisi c o m p a r a t a di altri articoli evidenzia la diversa impostazione data alla problematica regionale nei Trattati C E E e C E C A .

Mentre, ad esempio, il T r a t t a t o C E E contempla deroghe al principio della libera concorrenza, l'ar-ticolo 4 del T r a t t a t o di Parigi proibisce q u a l u n q u e aiuto o sovvenzione che possa alterare il libero gioco delle forze di mercato. A n a l o g h e conside-razioni si possono d ' a l t r o n d e f a r e in m a t e r i a di trasporti. Se il T r a t t a t o di R o m a , agli articoli 80 e 82, p r e v e d e deroghe in f a v o r e delle regioni sotto-sviluppate della C o m u n i t à , l'articolo 70 del Trat-tato di Parigi esclude in m a n i e r a tassativa qualsi-voglia sovvenzione destinata a favorire, con l'im-piego di speciali tariffe relative al trasporto del c a r b o n e e dell'acciaio, u n o sviluppo economico. La lettura del T r a t t a t o di Parigi n o n rivela d u n q u e u n a volontà di a c c o r d a r e alcuna partico-lare attenzione alla p r o b l e m a t i c a regionale; se ne ricava anzi la convinzione che i suoi compi-latori n o n già ignorassero la realtà, d ' a l t r o n d e evidentissima, delle sperequazioni regionali esi-stenti in E u r o p a , m a che attribuissero ai mecca-nismi di m e r c a t o , i m p e r g n a t i sulla libera concor-renza, la capacità di c o m p e n s a r e tali squilibri. N o n si p u ò , però, n o n rilevare, a n c h e se ciò ci p o r t a m o m e n t a n e a m e n t e lontani dai fini che il nostro lavoro si p r o p o n e , che, n e l l ' a m b i t o dei suoi interventi, la C E C A n o n ha p o t u t o (secondo al-cuni « voluto »), ignorare i p r o b l e m i regionali che f a t a l m e n t e gli si p o n e v a i n n a n z i . Sulla base di i n t e r p r e t a z i o n i estensive, la C E C A ha a v u t o i mezzi p e r esplicare alcuni interventi in c a m p o re-gionale. I paragrafi 2 3 , 2 6 e 2 7 della c o n v e n z i o n e

relativa alle disposizioni transitorie (25),

autoriz-z a n o infatti la C E C A ad interventi sia per q u a n t o r i g u a r d a la r i c o n v e r s i o n e delle i m p r e s e , sia per la creazione di attività in f a v o r e di quei lavoratori colpiti da tali m i s u r e ; è previsto inoltre un a i u t o n o n r i m b o r s a b i l e e q u i v a l e n t e al 5 0 % del totale delle s o m m e loro spettanti. È d ' a l t r o n d e da sot-t o l i n e a r e che fin dall'inizio del p e r i o d o sot-transisot-torio, la C E C A è i n t e r v e n u t a sul p r o b l e m a del riadat-t a m e n riadat-t o dei lavorariadat-tori licenziariadat-ti dalle m i n i e r e di c a r b o n e o dalle i m p r e s e s i d e r u r g i c h e . Q u e s t o è stato, in o r d i n e cronologico, il c a m p o in cui si è espletato per p r i m o l ' i n t e r v e n t o della C E C A (26). Nei c o n f r o n t i delle gravi c o n s e g u e n z e di o r d i n e

sociale ed economico che derivano dalla

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1975 (pagine 58-68)