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79 Alle tettoie sono riconducibili tutti que

sistemi che tendono a proteggere il documento seguendo criteri di modularità, estensibilità e reversibilità, che spesso si esprimono in un linguaggio architettonico distante dal bene che proteggono, al quale, spesso frammento, è lasciato l'onere della restituzione del senso e della memoria dell'antico.

Dal punto di vista strettamente conservativo esse rappresentano una soluzione solo ad alcuni fattori di degrado, in quanto sono per propria natura una difesa solo alle aggressioni provenienti dall‟alto. Esse garantiscono la protezione rispetto ai raggi solari e alle piogge, ma non bastano a evitare eventuali problemi derivanti dall‟umidità proveniente dal suolo, dal vento , dalla presenza di vapore, dalla polvere, e neppure dalle formazioni vegetali la cui riproduzione sia fondata dalle trasmissioni di semi nell‟aria.

Allo stesso modo non bisognerà dimenticare che ulteriori fattori, non secondarie cause di danneggiamento per i resti archeologici, sono conseguenti alla presenza di animali e all‟operato umano, problemi la cui risoluzione viene demandata ad altri strumenti (recinzioni, presenza di sorveglianza, ecc.).

Nella progettazione di queste schermature orizzontali, i fattori che influenzano le scelte di carattere morfologico derivano anche da altre considerazioni.

Il primo dei problemi che la progettazione di

una tettoia deve porsi è il corretto

posizionamento degli appoggi, qualunque sia la loro natura: l‟intromissione di elementi puntuali che scaricano il peso dell‟intera struttura sovrastante, per quanto possa essere contenuto, hanno bisogno di uno studio preciso, che preveda di non andare ad intaccare proprio i rivestimenti e le strutture oggetto della protezione. Ciò non è sempre conciliabile, specie se le risorse non permettono di ipotizzare luci maggiori che allontanino il più possibile il contatto dalle zone più delicate e bisognose di tutela. Per cui le vie perseguibili sono due: nel caso in cui la consistenza e la qualità dei resti murari sia buona, eventualmente dopo un accurato restauro (che migliori la coesione e che provveda alla loro protezione con strati di sacrificio) possono essere riabilitati nella loro funzione portante, costituendo l‟appoggio per gli elementi puntuali che andranno a sostenere il piano di protezione, o direttamente la copertura. quando il livello delle murature sia tale da permetterlo; nel caso, invece, che le strutture antiche si presentino decoese al punto di non garantire un corretto apporto statico, allora sarà necessario uno studio dei punti di minor impatto archeologico, all‟interno del perimetro di scavo.

Ovviamente le strutture variano anche a seconda della propria natura ed il panorama che si presenta all‟interno delle aree

LE PROTEZIONI DELLE AREE ARCHEOLOGICHE.ARCHITETTURA PER L‟ARCHEOLOGIA 86 archeologiche è decisamente variegato sotto

questo aspetto.

Molto diffuso è l‟utilizzo del legno, facilmente reperibile e, soprattutto, lavorabile anche da

una manodopera di non elevata

specializzazione, che ha costi contenuti, pur

nella differente condizione di

approvvigionamento delle diverse località, come piuttosto contenuti sono si costi di manutenzione che questo materiale richiede nel tempo. Per quanto riguarda la durata, invece, è piuttosto limitata. Altro aspetto da considerare, nel caso in cui si ritenesse di adottare il legno, è quello relativo alla dimensione delle sezioni richieste da una copertura di questo tipo , che comunque non risulteranno ridottissime.

Nel caso in cui è necessario realizzare coperture ampie sostenute da appoggi radi talvolta è stata rivolta l‟attenzione alle strutture in legno lamellare, tecnologia che dal punto di vista strutturale permette una ampia gamma di possibilità, seppure va tenuto presente che , pur nella possibilità di ridurre i sostegni verticali, l‟ingombro visivo della struttura non diviene sostanzialmente più

ridotto rispetto a strutture in legno

tradizionale. Oltretutto va tenuto conto del peso stesso che una struttura lamellare comporta, per cui ne deriva che tra i reperti dovrà essere trovato posto per gli appoggi e per le fondazioni il cui impatto in rapporto ai reperti dovrà essere valutato.

Sempre nell‟ambito dei materiali derivati dalla tradizione, numerosi sono i casi in cui specie in passato, si è ritenuto di poter conseguire un buon risultato mediante il ricorso al mattone. Se la predisposizione di murature richiede manodopera adatta, l‟elementarità, i bassi

costi e la notevole durata, nonché

l‟economicità nelle pratiche manutentive, fornisce nell‟insieme un consistente vantaggio, sia pur per la realizzazione dei soli appoggi verticali. In una considerazione generale, l‟uso delle strutture in mattone ha però lo

svantaggio di non risultare del tutto discreta rispetto al documento, e nei casi in cui il reperto sia realizzato in laterizio, può

insorgere un problema di riconoscibilità119.

Meno utilizzate rispetto a quelle in mattoni,

tuttavia pure abbastanza diffuse nella

realizzazione di coperture protettive, sono le strutture in cemento armato, materiale che ha una estrema facilità di messa in opera data la diffusione della conoscenza di tale tipo di tecnica costruttiva, oltre a permettere di coprire senza appoggi intermedi anche estese aree di scavo, con buone durate prestazionali. Il suo impiego ha, però, come contro di impattare troppo dal punto di vista percettivo e ambientale rispetto ai reperti, per la sua

presenza massiccia e spesso prevaricante120.

Le soluzioni costruttive che ricorrono

all‟acciaio hanno invece il vantaggio di utilizzare ridotte sezioni costruttive ed un alto livello di stabilità, per quanto necessitino di una manodopera più esperta e di attrezzature meno generiche. Inoltre i costi non sono trascurabili, considerato che hanno bisogno di una certa frequenza manutentiva al fine di scongiurare la formazione di ruggine. Va inoltre considerato che i vincoli operati con staffe, perni, piastre bullonati (utilizzati anche in caso di strutture lignee) generalmente

comportano una sia pure minima

manomissione del bene.

Resta in ultimo la possibilità di concepire delle strutture metalliche che siano da supporto a

strutture tenso-tese, caratterizzate dalla

leggerezza e dalla modularità, per cui estremamente semplici da modificare ed ampliare, oltre ad avere un ottima adattabilità ad eventuali movimenti di tipo sismico.

119 Cfr. par. 2.4

120

LE PROTEZIONI DELLE AREE ARCHEOLOGICHE.ARCHITETTURA PER L‟ARCHEOLOGIA 87 Soluzioni di questo tipo, per sistemazioni

definitive, sono piuttosto rare, sono piuttosto utilizzate di frequente, per le loro flessibilità, nell‟ambito delle fasi di indagine.

Passando ad analizzare le diverse possibilità di tamponamento, inteso come superficie di chiusura superiore non portante, finalizzata per l‟appunto alla protezione dei materiali archeologici sottostanti, possono distinguersi i materiali trasparenti, trai quali si annoverano il vetro in tutte le sue varianti, il policarbonato ed altri materiali plastici analoghi, e quelli non trasparenti, tra i quali i più diffusi sono i pannelli in lamiera, le lastre di eternit ondulate o piane, oppure materiali più tradizionali quali le tegole, l‟ardesia, i rivestimenti in legno protetti da fogli catramati o impermeabilizzati in altro modo, oltre i sistemi che prevedono il cemento a faccia vista.

Nella scelta di superficie protettiva, i criteri da utilizzare devono tener presente il tipo di luminosità che si vuole ottenere al di sotto di essa: le scelta di trasparenza piuttosto che opacità o riflettenza del piano protettivo dipende, in primo luogo dalle dimensioni della parte da coprire, visto che quanto più grande sarà la luce superata dalle strutture, tanto più sarà necessario garantire una luminosità alle parti meno periferiche, al fine di una corretta visione del reperto, sia per gli studiosi che per i generici fruitori. Inoltre, va detto, che la ricerca di soluzioni trasparenti è solitamente accompagnata da considerazioni di tipo evocativo e allestitivo, dalla volontà, cioè, di suggerire la stessa qualità di illuminazione propria degli spazi originariamente scoperti (atri, corti e patii), seppure debba essere mediata gli effetti microclimatici negativi

indotti dalla trasparenza121.

121

Ferroni, Laurenti, p.101; Schmidt, p.49; Ranellucci, p.84-101;

In generale, l‟immagine architettonica che la tettoia mostra, si esprime mediante un linguaggio tecnico fortemente caratterizzato, spesso distante dalla sensibilità e dal contenuto architettonico e costruttivo della cosa da proteggere. La sua natura auto- referenziale produce una estraneità rispetto ai luoghi, generando immagini architettoniche analoghe rispetto a contesti diversi.

È figura astratta, quasi trascurabile sul piano percettivo ed estetico rispetto al corpo dell‟archeologia: la lastra bidimensionale scivola inconsistente e leggera sopra i ruderi, lasciando l‟impronta della sua esistenza attraverso l‟ombra proiettata a terra.

La lastra assolve al compito di protezione e lascia al rudere gli oneri e la complessità della restituzione del senso e della memoria dell‟antico.

Spesso, tuttavia, tale capacità di racconto è limitata: l‟intensità della restituzione del senso è infatti proporzionale alla qualità ed alla consistenza fisica del rudere stesso.

Generalmente i reperti restituiscono con

chiarezza lo sviluppo dell‟impianto

planimetrico scavato, oltre a restituire con qualità e ricchezza l‟apparato decorativo delle pavimentazioni interne laddove siano presenti. Tuttavia, la struttura spaziale dei resti, è solo

vagamente intuibile: soltanto attraverso

un‟approfondita analisi dell‟assetto tipologico e costruttivo dei reticoli geometrici, è possibile iniziare a distinguere le parti, ordinandole in una logica complessiva ed organica.

Identificare le relazioni tra gli ambienti interni ed esterni, distinguere i valori di chiusura rispetto a quelli di apertura, stabilire gerarchie e ruoli tra le diverse parti, in poche parole comprendere il funzionamento spaziale ed architettonico della struttura e il suo significato funzionale e rituale, è cosa da destinare ad un pubblico di specialisti.

Le creste murarie, eccetto casi eccezionali (come quelli vesuviani), hanno elevazioni

LE PROTEZIONI DELLE AREE ARCHEOLOGICHE.ARCHITETTURA PER L‟ARCHEOLOGIA 88 contenute dal piano di scavo, descrivono una

struttura assimilabile ad un grande basso- rilievo: una chiara immagine planimetrica, poco più di una figura bidimensionale, definita dalla consistenza e qualità geometrico- costruttiva degli reticoli murari, all‟interno dei quali si attestano ampi campi di figurazione connotati da materia e da colore.

Questa immagine risulta percepibile e

comprensibile solo da una visione dall‟alto e molto ambigua e contraddittoria se vissuta dal dentro.

Una percezione del sito dall‟alto svolgerebbe una importante funzione descrittiva ed esplicativa: quanto di più naturale se riferito alla lettura di un basso-rilievo; quanto di più concettuale ed astratto se utilizzato come espediente per comprendere e leggere lo spazio architettonico.

Muoversi tra i resti archeologici protetti da una tettoia all‟interno del sito archeologico della villa, per le sue caratteristiche specifiche, non costituisce una esperienza conoscitiva significativa per tutti: è necessario introdurre degli elementi di completamento in grado di

aiutare la comprensione spaziale ed

architettonica dell‟impianto originario.

Una tettoia, tuttavia, ha tuttavia la possibilità di rievocare con la propria forma, l‟originaria geometria della copertura antica o, al contrario, comportarsi come una forma libera e indipendente, dettata dal puro pragmatismo. A tale scelta consegue quella di stabilire l‟altezza a cui si sceglie di porre il suo piano di imposta: nel momento in cui non si ricalchi la quota antica, si potrà essere influenzati da valutazioni sul microclima che si andrà a generare dalla nuova relazione, oltre che la necessità di avere una fruibilità di studiosi o visitatori in tutte le parti.

In questo quadro di valutazioni rientrano anche quelle relative all‟opportunità di realizzare coperture di parti limitate del bene, cioè quelle maggiormente interessate da

apparati decorativi, piuttosto che l‟intero complesso. È chiaro che in tale scelta, rientrano chiaramente fattori relativi alle risorse a disposizione, ma spesso si assiste a soluzioni limitate alla protezione di più episodi di dimensioni limitate disperse su un medesimo edificio, privilegiando la protezione delle parti “di maggior pregio” rispetto ad altre

considerate di minore importanza,

ostacolando, in una visione olistica, la lettura

unitaria del reperto122.

Si tratta di aspetti che investono, più che al livello formale, quello conoscitivo, ed in questo caso le scelte risultano difficilmente prevedibili e pertanto difficilmente operabili a priori.

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