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LE DOMUS DELL’ORTAGLIA, BRESCIA

ROVINE DELLA CATTEDRALE, HAMAR, NORVEGIA

LE DOMUS DELL’ORTAGLIA, BRESCIA

SITO Localizzazione Complesso monastico di Santa Giulia, via dei Musei, Brescia, Italia

Coordinate 45,5°N 10,1° E Altitudine 149m s.l.m.

Inquadramento cronologico

I reperti sono datati tra il I e il IV sec. d.C.

I reperti portati alla luce dai primi scavi (1967-1971) erano stati coperti da una struttura provvisoria in ferro, legno e laterizio, chiusa perimetralmente attraverso una vetrata continua. La struttura, in trent’anni, si era molto deteriorata, consentendo l’infi ltrazione dell’acqua e non garantendo una adeguata condizione di temperatura ed umidità all’interno degli ambienti. Con la ripresa degli scavi, nel 2000, l’area venne protetta con una tettoia metallica, a campata unica, per poter consentire i lavori di scavo in piena libertà.

L’ultimo cantiere edilizio(2002-2004) ha visto la costruzione dell’involucro che oggi vediamo proteggere l’area.

Dati dimensionali

Superfi cie archeologica: 700 mq

Consistenza archeologica

Due domus romane di età imperiale (I-IV sec. d.C.): la più piccola delle domus, la domus di Dioniso, si estende per una superfi cie di 300 mq, di cui 190 visibili, si estende su un unico livello planimetrico; la più grande, la domus delle Fontane, ha un’estensione di 628 mq, di cui 510 visibili: i piani pavimentali sono, invece, in questo caso, a quote differenti. Le due abitazioni sono adiacenti.

Le domus, i cui piani pavimentali e i muri fi no ad una altezza compresa tra i cinquanta centimetri e un metro, si trovavano, al momento del rinvenimento, in ottimo stato di conservazione. Questa condizione ha reso possibile la lettura del reperto: oltre alla distribuzione funzionale e la destinazione degli ambienti, deducibile dagli apparati decorativi, come mosaici, pavimentazioni marmoree e pitture murali di differenti fatture e stili, è possibile la comprensione dei sistemi funzionali, come il riscaldamento, le soluzioni di deumidifi cazione e le modalità di adduzione e smaltimento delle acque.

1.Ambienti interni delle Domus delle Fontane; 3-4 Vano riscaldato e mosaico della Domus di Dioniso

CONDIZIONI DI RISCHIO

Dati climatici Temperatura Inv. 1,3-6,6C°; Prim. 7-17,8C°; Est. 16,9-28C°; Aut. 8,3-17,6C°

Umidità relativa Inv. 82,3%; Prim. 71%; Est. 69,3%; Aut. 77,7%

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Tipologia del rischio

ISCR-Carta del rischio

Pericolosità sismica nazionale: zona 3 Pericolosità turistica: classe 3 Pericolosità antropica classe 4 Pericolosità erosione: classe 4 Pericolosità annerimento: classe 4;

SISTEMA DI PROTEZIONE

Crediti Ente fi nanziatore:

Progetto architettonico e allestitivo: Giovanni Tortelli Roberto Frassoni Architetti Associati

Data realizzazione

Realizzazione della protezione archeologica defi nitiva: 2002-2004

Durata L’intervento risponde a requisiti di reversibilità, ma è a carattere permanente.

Le eventuali operazioni di smontaggio della copertura esistente presupporrebbero, però, un cantiere molto complesso.

Dati dimensionali

Area della superfi cie coperta: 1100 mq

Costo dell’intervento

Dato non reperito

Linee guida progettuali

“La straordinaria vicinanza del sito alle sezioni archeologiche del Museo di santa Giulia, ha suggerito da subito l’integrazione con il percorso del pubblico” spiega Tortelli in occasione del convegno tenutosi presso il complesso di Santa Giulia nel settembre 2003. “La compresenza di aspetti distributivi e tipologici man mano che lo scavo proseguiva ha favorito l’idea di un percorso di visita volto a facilitare la lettura dell’impianto generale, della successione dei vani e delle loro relazioni architettoniche e funzionali. La qualità e la rarità delle testimonianze archeologiche dell’Ortaglia, hanno orientato in maniera decisiva le scelte progettuali, rivolte certamente alla protezione ed alla conservazione degli elementi strutturali e decorativi, ma anche fi nalizzate allo studio, alla fruizione ed alla comunicazione didattico - scientifi ca e quindi alla musealizzazione del sito. […] Per l’Ortaglia l’impegno progettuale era reso più arduo dalla consapevolezza di dover operare in un contesto ambientale molto delicato[…].

Nessuna scelta gestuale, avulsa da riferimenti contingenti, dettata da soluzioni impiantistiche o strutturali, ma un’attenta mediazione sul recupero di una porzione della città antica nel luogo in cui la città contemporanea ha sperimentato come leggere in modo nuovo la città. Il nuovo volume, dalla geometria rigorosa ed essenziale, è in pietra arenaria grigia , quella stessa pietra di sui cono lastricate le strade ed i cortili dei palazzi sorti sui resti delle città romana […]”. L’immagine del Museo “esce dagli spazi monastici e si affaccia sulla città, diventandone il manifesto. A questo vuole contribuire anche il sistema di copertura del tetto, piano, foderato di tappeto erboso, con un disegno in lastre in pietra grigia che recupera, in scala al vero, la pianta del sito archeologico e ne consente la riconoscibilità anche nelle viste aeree. L’interno è fortemente caratterizzato dall’uniformità materica e cromatica di pareti e soffi tti, che annulla la percezione geometrica dello spazio e favorisce il concentrarsi dell’attenzione sui resti archeologici. […] Un’unica grande fora vetrata orienta intenzionalmente la vista in direzione

delle mura augustee, consentendo ai visitatori di recuperare il rapporto con lo spazio esterno allestito con i monumentali frammenti architettonici e funerari di Brixia.”

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Descrizione strutturale

Il nuovo volume è defi nito da murature perimetrali che insistono, a nord e sud, su fondazioni costituite da murature antiche considerate suffi cientemente robuste. Le superfi ci murarie sono state realizzate in cls alveolare portante, rivestite all’esterno con lastre di sarnico ed all’interno con ferro verniciato. La copertura dei 1100 mq è una piastra continua, realizzata con travi reticolari di altezza variabile tra i 120 e i 160 cm.

5. La prima copertura; 6.La tettoia provvisoria montata nel 200; 7 Stralcio della sezione di progetto: è evidente il “riutilizzo” delle vecchie strutture come fondazione del sitema di protezione. 8-9. Realizzazione dei muri perimetrali dell’involucro protettivo.

183 Documentazione

grafi ca e fotografi ca

10. Modello del progetto; 11.Vista dal giardino; 12-13. Vista del tetto giardino con le riproposizione in scale dei tracciati murari: in alto è visibile il grado di deterioramento.

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14-15. Pianta e sezione di progetto; 16-17-18 Viste della spazialità interna determinata dalla costruzione della protezione

VALUTAZIONI TECNICO- PRESTAZIONALI

Manutenibilità e reversibilità

Il grado di reversibilità è ottimale: le strutture e tutti gli apparati sono pensati in maniera discontinua rispetto quelli antichi: la loro eventuale rimozione non comporterebbe danni alle preesistenze.

Effi cacia Il confi namento in un involucro chiuso, escludendo le azioni atmosferiche, ed il controllo

microclimatico attraverso un monitoraggio attento, garantiscono una adeguata protezione dei documenti dagli agenti di degrado.

Impatto archeologico e ambientale

L’intento dei progettisti di ridurre al minimo l’impatto visivo dell’involucro trova realizzazione grazie all’omogeneità materica e cromatica delle fi niture metalliche all’interno ed l’uso di una illuminazione bassa e concentrata sui reperti che permette di distinguere facilmente i vari nuclei abitativi antichi e di osservare in maniera ottimale pavimentazioni e partiti decorativi. L’invasività fi gurativa è di fatto ridotta.

La grande teca che ingloba le strutture si pone come una giustapposizione rispetto al complesso monastico di Santa Giulia, non cercando nei suoi confronti una organicità. Signifi cativa è la mediazione che si cerca della grande superfi cie coperta con le circostanti zone a verde per mezzo del tetto giardino, che permette dall’alto di escludere il grande volume dalla lettura dei fabbricati originari.

Contributo alla comprensione / trasmissione

Il progetto è fortemente ispirato da chiari criteri allestitivi che permettono una distinzione immediata dei vari nuclei abitativi antichi, consentendo di leggerne le qualità e le peculiarità; tuttavia per un pubblico non attento non è di facile comprensione la distinzione, all’interno di ogni nucleo, tra i vari ambienti (interno-esterni, tipo di attività svolta, etc,). La volontà di garantire una sensazione di sotterraneità e di “scoperta” ha portato ad escludere il rapporto tra le abitazioni e il contesto, non permettendo di avere o suggerire le visuali originali: la continuità percettiva con le mura augustee è dato solo in punto, Infi ne , resta del tutto singolare l’idea di riproporre le trame murarie in copertura, come a voler suggerire una presenza antica ad una eventuale visione dall’alto.

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Museo con vista antica sulla città, in Il Giornale dell’architettura, aprile 2003

G.Tortelli, Le domus dell’Ortagilia: dallo scavo al museo. Architettura per l’archeologia, in Morandiini F., Rossi F, (a cura di) Domus romane: dallo scavo alla valorizzazione, Atti del Convegno di Studi presso Santa Giulia – Museo della città, Brescia, 3-5 Aprile 2003, Milanio 2005, pp.63-83

G. Tortelli, R. Frassoni , Musealizzazione delle domus romane dell’Ortaglia, Brescia, in A.Piva e P.Galliani , “Architetti Italiani under 50. Ricerca, formazione, progetto di architettura”, Atti del Convegno, Politecnico di Milano, 4 maggio 2005, Venezia 2005.

G. Tortelli, R. Frassoni , Museo di Santa Giulia, Domus dell’Ortaglia Brescia, in, “Identità dell’Architettura Italiana” , Atti del Convegno, Firenze, 29-30 giugno 2006, Reggio Emilia2006.

A.Pergoli Campanelli, La musealizzazione delle domus romane a Brescia, in “L’architetto italiano”,n.12, feb-mar 2006.

M.Castagnara Codeluppi, Santa Giulia, Brescia. Dalle domus romane al museo della città. Milano 2009

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SCHEDA

13 CASE A TERRAZZA, EFESO (TURCHIA)

SITO Localizzazione Area archeologica dell’antica città di Efeso presso Selçuk, Turchia

Coordinate

Altitudine 23m s.l.m.

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Inquadramento cronologico

Le prime frequentazioni, seppur di carattere sepolcrale, della cosiddetta collina Bulbul risalgono al VII/VI sec a.C. Durante il periodo ellenistico si confi gura l’andamento a terrazze, mentre gli alloggi vengono costruiti più tardi, durante il primo periodo imperiale (circa il 20 d.C.).

Una serie di terremoti nel III sec ha messo fi ne alla vita nel centro città, come è testimoniato dai numerosi utensili domestici rinvenuti negli strati di crollo.

Nella tarda antichità, le rovine furono adattate e utilizzate in modo decisamente modesto, vista la perdita di centralità dell’intera città. Una riorganizzazione dell’area si ha all’inizio del VII secolo quando sulle strutture romane si insedia un quartiere artigiano bizantino con mulini, fucine e forni da ceramista.

Dati dimensionali

Superfi cie archeologica: 3500 mq circa.

Consistenza archeologica

La cosiddetta “Casa a terrazza 2” è un’ insula che comprende sette unità abitative disposte su tre terrazzamenti tra la via dei Cureti, che prende avvio dalla celebre biblioteca di Celso verso la collina di Bulbul, ed una strada sommitale a sud. Due strade perimetrali fi ancheggiano lo sviluppo dell’insula e descrivono il dislivello che si supera, pari a 26metri. L’andamento non ortogonale di via dei Cureti rispetto al discendere delle terrazze defi nisce un profi lo trapezoidale dell’insula.

Mentre sulla strada a nord si presentano locali di carattere commerciale, gli ingressi alle case si dispongono sulle strade laterali e conducono ai vari nuclei che si organizzano intorno alle corti interne dotate di peristili. Si tratta di abitazioni su due livelli del primo periodo imperiale che vedevano ai piani inferiori disporsi gli ambienti di rappresentanza, riccamente decorati, e in alto le parti più private. Tutte le abitazioni erano dotate di acqua corrente ottenuta da pozzi e ramifi cata in un sofi sticato sistema di canalette.

CONDIZIONI DI RISCHIO

Dati climatici Temperatura Inv. 6,1-13,3C°; Prim. 15,3-25,9C°; Est. 21,9-32,3C°; Aut. 10,6-18,4C°

Umidità relativa Inv. 69%; Prim. 60%; Est. 49%; Aut. 70%

Precipitazioni Inv. 307mm; Prim. 79mm; Est. 27mm; Aut. 280mm

Tipologia del rischio

Piogge a danneggiare i delicati reperti conservati. Pressione turistica forte.

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SISTEMA DI PROTEZIONE

Crediti Ente fi nanziatore:

Progetto architettonico: Architekt Otto Häuselmayer

Data realizzazione

2000

Durata L’intervento risponde a requisiti di reversibilità, ma è a carattere permanente.

Dati dimensionali

Superfi cie coperta: 4000 mq circa

Costo dell’intervento

Dato non reperito

Linee guida progettuali

Rinterrata dopo la scoperta degli anni ’50 poi e poi nuovamente portata alla luce e protetta con pesanti interventi in cemento armato e tetti tradizionali che non consentivano un’aerazione accettabile, le Case a terrazza 2 videro un’accelerazione nelle condizioni di degrado negli affreschi, al punto da non essere per decenni visitabili se non da parte di studiosi.

L’attuale soluzione adottata va a sostituire l’intervento parziale sulle unità 1 e 2, con una copertura che permette di cogliere all’interno, con un unico colpo d’occhio, l’insieme dellae abitazioni, unitariamente protette, cosi da consentire agevolmente la prosecuzione dei lavori di restauro e di conservazione dei pezzi.

Fin dall’inizio l’orientamento è stato quello di adottare una soluzione discontinua rispetto ai resti antichi, sperimentando materiali e soluzioni che dichiaratamente si discostano dalle tecniche antiche.

6-7. Vista della collina Bulbul prima e dopo l’intervento sulle “Case a terrazza 2” degli anni ’80.

Al fi ne di isolare il bene dalle contaminazioni atmosferiche circostanti si è optato per una soluzione che si confi gura come una grande teca che confi na il bene dal resto della città antica, in modo da poter garantire condizioni misurabili per il controllo ambientale interno.

La conformazione della struttura si articola su quattro salti di quota in modo da assecondare la naturale conformazione della collina e l’andamento a terrazza dell’insula.

Le istanze da soddisfare sono molteplici: le strutture devono essere suffi cientemente leggere da non gravare eccessivamente sulle parti antiche allo stesso tempo devono avere il minor numero di appoggi possibili, in modo da interferire il meno possibile con le preesistenze e garantire un buon grado di permeabilità visiva interna. L’estrema leggerezza della strutture e dei sistemi di tamponatura rispondono non solo a queste esigenze ma diventano anche una scelta voluta e perseguita per la sua dichiarata contemporaneità formale che si pone come obiettivo quello di ottenere un involucro caratterizzato dalla omogeneità luminosa al suo interno.

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Descrizione strutturale

Il progetto è composto di soli tre materiali: politetrafl uoroetiline, policarbonato e acciaio inox. Per la maglia strutturale si sceglie di operare con leggere travi a traliccio in acciaio inox per i suoi grandi vantaggi manutentivi a formare un orditura di quattro settori di 25x11m, ognuno di due campate, all’interno delle quali è fi ssata una membrana leggermente ricurva di materiale tessile derivato dall’industria aerospaziale, la cui tensione per mezzo di cavi e puntoni, contribuisce alla stabilità generale. La membrana è sicuramente tra i materiali più innovativi utilizzati nel campo conservativo: è leggero (1kg per mq), resistente (resistenza di carico 8000kg per m), traslucido, e garantisce ottime prestazioni nei confronti delle intemperie e dell’esposizione ai raggi UV, oltre ad essere scarsamente infi ammabile ed auto-pulente.

Il basso peso di tutta la struttura (appena 25kg /mq compresa la costruzione in acciaio) ha permesso di ridurre il numero degli appoggi: due linee di supporto sono situate in corrispondenza della strade che risalgono la collina a est e a ovest dell’insula e una sola fi la centrale di appoggi grava all’interno del complesso andando ad insistere sui punti meno sensibili della preesistenza. La conformazione geometrica è estremamente rigorosa e ricalca con tre salti in altezza la naturale pendenza dei terreni.

La trasparenza generale della facciata, poi, è in congiunzione con il tetto in modo da creare una piacevole illuminazione naturale. La scelta del policarbonato risponde all’esigenza di trasparenza, al fi ne di garantire la continuità visiva tra interno ed esterno, e di resistenza ai raggi UV, ma al tempo stesso soddisfa la necessaria stabilità alla pressioni del vento e alle eventuali alterazioni esterne (atti vandalici). Alcuni pannelli, in particolar modo sul lato sud, non sono trasparenti ma opalescenti in modo da migliorare la protezione contro l’irraggiamento solare diretto. La disposizione a grandi lamelle garantisce una permeabilità per la micro-ventilazione costante, immettendo aria dall’esterno su tutto il perimetro e smaltendo quella calda in eccesso tra i salti di quota tra i piani di copertura.

Documentazione grafi ca e fotografi ca

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16. Vista del fronte ovest del complesso; 17. Particolare del sistma di facciata: da notare è la perdita di trasparenza dovuta alla scarsa manutenzione delle superfi ci; 18 vista del fronte nord che affaccia su via dei Cureti.

19. Vista del laboratorio di restauro del marmo all’interno della casa 5; 20-21-22. Viste d’insieme dello spazio interno. VALUTAZIONI TECNICO- PRESTAZIONALI Manutenibilità e reversibilità

L’alto grado di sperimantazione nella ricerca dei materiali è rivolto in larga parte a soluzioni che tendono a garantire un livello di manutenzione piuttosto semplifi cato nel tempo che sono ridotte al controllo nel tiraggio dei teli di copertura e alla pulizia delle superfi ci perimetrali, cosa che però non avviene con la corretta periodicità, quindi compromettendo il grado di piacevole scambio di visuali tra interno ed esterno.

La scelta dei materiali ha tenuto conto di sistemi che controllano l’eccessivo soleggiamento diretto (le coperture presentano aggetti e nelle zone più esposte a sud i panelli sono opalini, attenuando il grado di permaabilità ai raggi UV) utilizzando soluzioni tecnologiche che permettono una estrema permeabilità alle microventlazioni che abbattano i rischi di formazione di muffe superfi ciali.

La discontinuità strutturale rispetto ai resti è garantità in gran parte e permette un grado ottimale di reversibilità senza che questa comporti compromissioni del monumento, visto che le srutture sono del tutto indipendenti da quelle antiche in quanto solo i pochi appoggi nella zona centrale insistono all’interno dell’area dell’insula.

Effi cacia La tutela delle pavimentazioni musive, delle delicate stratigrafi e è garantita in tutte le sua parti

in maniera omogenea anche perchè il visitatore è tenuto lontano da un contatto diretto con esse. Il sistema adottato si rivela altamente effi cace a garantire un elevato standard di protezione oltre che permettere un buon grado di fruizioni dell’intero complesso, prima precluso, che coesiste oggi con le attività di restaurative presenti in specifi che aree.

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Impatto archeologico e ambientale

L’antica città di Efeso si presenta come un grande parco archeologico a cielo aperto dove sono state sperimentate varie tecniche per la restituzione dell’immagine antica ai visitatori, tra cui ampie ricostruzioni didattiche come quella della famosa Biblioteca di Celso. L’impatto della grande struttura è sicuramente molto forte nei confronti dei preziosi resti presenti al suo interno, confi gurandosi come una presenza del tutto estranea al contesto.

La priorità della tutela del bene e l’intento di renderlo fruibile al grande pubblico, dopo decenni di preclusione, hanno messo in secondo piano il suo inserimento nel paesaggio con il quale il grande involucro non cerca nessun tipo di realzione se non l’assecondamento a gradoni della naturale pendeza del terreno.

Signifi cativo è l’atteggiamento di Anton Bammer, in Paesaggio archeologico e contesto urbano in

Asia Minore, in Archeologia urbana e progetto di architettura (Atti del seminario id studi, Roma

2000), Roma 2002, p.38: « Le attività di restauro, così come praticate oggigiorno, ci inducono ad esigere dalle rovine uno stato per così dire museale: una concezione organica vedrebbe invece tanto rovine quanto architettura circostante incluse nel ciclo di nascita e passaggio come parte della vita. Questa discrepanza diventa evidente nella nuova copertura delle case a terrazzo a Efeso...Il desiderio di vedere la rovina come parte d’un paesaggio urbano perduto non può accordarsi con la preservazione dei resti attuata con le tecnologie moderne. Nelle abitazioni romane coperte, le condizioni sembrano piuttosto quelle di una clinica oppure di un laboratorio. L’interno sotto un tale tetto subisce un estraneamento anche in un altro modo. Non ci sono più ombre. (...) Il paesaggio dal di fuori viene portato in un museo immaginario. Ne risulta la contraddizione per cui il museo esiste per la storia ma toglie gli oggetti dalla storia. Una costruzione che mette sotto un tetto un intero paesaggio archeologico non può non sembrare un intruso dall’esterno. Ci accorgiamo così che la frase “Ein dach für Ephesos” (un “tetto per Efeso”) che servì a fare pubblicità per il fi nanziamento del tetto è stata messa in atto proprio letteralmente».

Contributo alla comprensione / trasmissione

La sua presenza in netto contrasto materico e formale con l’intorno, costringe ad interrogarsi sul signifi cato di tale chiusura rispetto al contesto, a domandarsi se sarà possibile visitare l’interno, per conquistare la visista così come un atto di volontà.

Il grande involucro non è però conformato in maniera da suggerire molto dell’antica spazialità: una volta dentro ci si trova in uno spazio indifferenziato dove la lettura delle unità abitative è facilitata dal percorso e dal materiale didattico-informativo. L’omogeneità della copertura non facilita la distinzioni tra gli ambienti: la percezione tra ambiente interni ed esterni è uniformata dall’omogenea ed indistinta condizione luminosa.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

AA.VV. Ephesos, Der Neue Führer, Vienna 1995, pp.102-105

F. Krinzinger F. (a cura di), Ein dach für Ephesos” Der Schutzbau für das Hanghaus 2, Istituto archeologico austriaco, Vienna, 2000

P. Gros , Le province orientali. Realtà e ideologia dell’urbanistica romana, in P. Gros. e M.