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DOMUS DEI MOSAICI DI CLATERNA, OZZANO DELL’EMILIA

CHIESE COPTE, LALIBELA (ETIOPIA)

DOMUS DEI MOSAICI DI CLATERNA, OZZANO DELL’EMILIA

(ITALIA)

SITO Localizzazione Claterna, regio VIII, Aemilia - (località Maggio) Ozzano dell’Emilia, Bologna, Italia

Coordinate 44,5° N 11,5° E Altitudine 67 m s.l.m.

Inquadramento cronologico

La città sorse verso l’inizio del II sec a.C. (uffi cialmente il 187 a.C.) e se ne perdono le tracce poco dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel V secolo d.C.

Il ritrovamento casuale di primi reperti diede la spinta a una serie di scavi effettuati tra il 1891 e il 1933. La guida fu affi data a Edoardo Brizio, direttore del Museo Civico di Bologna, e poi a Salvatore Aurigemma, commissario della Soprintendenza alle Antichità. Altre ricerche, dirette da Guido Achille Mansuelli, si svolsero nel corso degli ‘50 e ‘60.

Da allora le occasioni di scavo furono molto limitate, e circoscritte in massima parte alla fi ne degli anni ‘80; altri interventi di scavo furono più che altro rinvenimenti casuali dovuti alla realizzazione di nuovi impianti. Dagli anni ottanta un gruppo archeologico organizzato da volontari e appassionati in collaborazione con archeologi professionisti, ha riavviato le campagne di scavo

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Consistenza archeologica

L’area urbana di Claterna assume una forma quasi trapezoidale, con sviluppo da est ad ovest per circa 600 metri. Si collocava a cavallo della via Emilia, che ne costituiva il decumanus

maximus, per un’estensione di circa 150 metri, tanto a nord quanto a sud della stessa. Nel

momento di massima espansione, occupava dunque un’area di circa 18 ettari.

1-2-3-4. Gli ambienti pavimentati a mosaico bicromo a sinistra e quelli in cocciopesto decorato a destra, dopo lo scavo del 1959 e come apparivano nel 2007, prima dell’intervento di protezione.

Oggetto della protezione è solo una prima parte delle cd. Domus dei Mosaici: per il momento non è possibile capire se rispecchiasse lo schema classico delle residenze romane, modulato sugli esempi di area campana in atrio e peristilio, oppure se le varie stanze fossero organizzate solo attorno ad un peristilio. Quel che è certo è che si tratta di uno dei migliori esempi di edilizia privata conservati a Claterna, come già compresero i primi archeologi che individuarono il complesso fra gli anni 50 e 60.

La domus venne costruita in età repubblicana, forse nel I secolo a.C., quando la città fu testimone di un primo grande sviluppo urbanistico; è a questo momento che risalgono i due ambienti pavimentati a cocciopesto, impreziosito da motivi geometrici a meandro e da piccoli fi ori disegnati da serie ordinate di tessere musive bianche e nere. Già nel I secolo d.C., compaiono pavimenti a mosaico geometrico bianco e nero, che in parte riprendono gli schemi decorativi dei cocciopesti; fra questi, quello meglio conservato è un ampio tappeto rettangolare suddiviso in due settori: ad ovest, un fondo nero con decorazioni puntiformi in bianco, ad est un complesso motivo geometrico a quadrati e rombi inscritti. Gli ultimi interventi consistenti sono stati documentati negli scavi degli anni Sessanta, con il rinvenimento della pavimentazione a cocciopesto di un ambiente termale, databile entro la metà del III secolo d.C.

5-6.Dettaglio della pavimentazione in cocciopesto decorata e quella in mosaico bicromo della domus . 7. Copertura provvisoria durante le campagna di scavo del 2005-2006-2007

CONDIZIONI DI RISCHIO

Dati climatici Temperatura Inv. 1-8,6 C°; Prim. 12 – 18 C°; Est. 17 – 28 C°; Aut. 4,6 - 12C°

Umidità relativa Inv. 77%; Prim. 69%; Est. 67%; Aut. 81%

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Tipologia del rischio

Carta del rischio

Pericolosità sismica nazionale: zona 2

Pericolosità concentrazione antropica: classe 2 Pericolosità ambientale aria (erosione): classe 1

Pericolosità ambientale aria (annerimento): classe 2

SISTEMA DI PROTEZIONE

Crediti Ente fi nanziatore: Soprintendenza Archeologica Emilia Romagna

Progettazione architettonica: Tasca Studio

Data realizzazione 2009-2010.

Durata L’intervento,risponde a requisiti di reversibilità, ma è a carattere permanente

Dati dimensionali Superfi cie coperta: 500 mq circa

Costo dell’intervento

Dato non disponibile

Linee guida progettuali

Il progetto di TascaStudio è vincitore di un concorso di progettazione, a procedura aperta, svoltosi nel 2008, che prevedeva la realizzazione di una serie di interveti volti alla valorizzazione del parco archeologico di Claterna. Nella relazione di progetto, il capogruppo Federico Scagliarini spiega: “le coperture sono elementi stereometrici bianchi traslucidi sospesi: volumi che risultano di un carattere astratto che silenziosamente si inserisce nel paesaggio agricolo circostante. Le proprietà del materiale di rivestimento consentono il riparo dei reperti dagli agenti atmosferici e dal soleggiamento diretto, pur garantendo una condizione di luminosità diffusa e la conseguente buona leggibilità dei reperti stessi. Gli scavi sono attraversati da un camminamento in tavole di legno di castagno, il cui tracciato coincide con una linea di terreno in cui i reperti risultavano già asportati da un precedente impianto di alberi da frutto. La lettura planimetrica tra gli spazi interni ed esterni della villa è garantita utilizzando ghiaie colorate. Un percorso perimetrale in terreno stabilizzato, un rilievo “panoramico” costituito dal terreno di scavo e una recinzione in pali di castagno con un cancello all’ingresso dell’area, completano l’intervento. E’ previsto un sistema d’illuminazione artifi ciale a neon posto al di sotto delle coperture per ampliare il periodo di fruizione degli scavi e consentirne così anche visite serali”.

Descrizione strutturale

Due coperture, primo stralcio di un intervento più ampio che si defi nirà in relazione ai ritrovamenti, a protezione di reperti rinvenuti negli anni 60 ed oggetto delle campagne di scavo del 2007. Quattro sostegni in legno lamellare “sospendono” le due tettoie, fondando su dei plinti in cemento armato cilindrici posti, quasi completamente fuori terra, in prossimità dei tracciati. Le travature reticolari primarie e secondarie, sempre in legno lamellare, formano un grigliato spaziale, rivestito da policarbonato opalino, che lateralmente permette la fuoriuscita

delle arie calde accumulate nell’intradosso.

Documentazione grafi ca e fotografi ca

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8. Inquadramento dell’area della domus rispetto il perimetro del parco; 9-10-11. Disegni relativi alla fase concorsuale; 12-13-14.,Schemi di posizionamento degli appoggi, piante dell’intervento e stralcio della sezione di progetto.

15. Vista da sud-est dell’area; 16-17. I due “volumi sospesi”; 18. Percezione del paesaggio agricolo da sotto una delle coperture; 19-20. Viste dell’intradosso reticolare.

VALUTAZIONI TECNICO- PRESTAZIONALI

Manutenibilità e

reversibilità Il grado di reversibilità è ottimale, perché le strutture sono facilmente smontabili in maniera

meccanica a secco e, parimenti, tutti gli i plinti appoggio sono stati realizzati in punti che non intaccano parti antiche: la loro eventuale rimozione non comporterebbe alcun danno alle preesistenze.

Effi cacia Considerando l’assenza di particolari fattori degradanti al di fuori di quello dell’azione diretta

delle piogge il grado di effi cienza delle strutture messe in campo è buono, anche considerando l’economicità dell’intervento. L’ottimale capacità di espellere le arie riscaldate per mezzo delle lamelle poste su due dei fi anchi di ogni tettoia permettono di scongiurare l’effetto serra. Inoltre, il sollevamento dal suolo dei due volumi consente un buon livello di ricircolo d’aria, eliminando eventuali accumuli di umidità, particolarmente dannosi nei mesi invernali. Il materiale scelto permette di ottenere una schermatura ai raggi solari diretti ed allo stesso tempo un buon grado di luminosità interna, ottimale per la visione delle pavimentazioni.

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Impatto archeologico e ambientale

La presenza della protezione sicuramente incide nel rapporto tra scavo e contesto, ma non lo esclude, permettendo cioè una continuità visiva tra interno ed esterno. La scelta di non mascherare il reticolo strutturale ligneo sovrastante distrae, però, in una lettura di insieme, cosi come è da rilevare che il posizionamento degli appoggi, per quanto ridotti al loro numero minimo, si frappone ad una visione unitaria dei resti.

La presenza dei due volumi bianchi nella campagna bolognese, non incide negativamente nel contesto, rimandando a costruzioni funzionali all’attività agricola, dato anche il suo essere isolato nei campi.

Contributo alla comprensione / trasmissione

Le strutture non hanno alcuna capacità evocativa dell’antico; svolgono strettamente la funzione protettiva, delegando ai sistemi allestitivi il compito didattico del progetto. Il loro posizionamento non suggerisce nessuna delle caratteristiche dell’abitato: solo per mezzo della colorazione delle terre poste all’interno ed all’esterno dei reticoli murari, che permettono di distinguere tali qualità.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

R. Susini, Genesi storica di Claterna, in Culta Bononia, 1970, II

P. De Santis, R. Michelini, C. Negrelli(a cura di), Scoprire Claterna. I primi scavi archeologici nella città romana, Ozzano dell’Emilia 2006.

www.archeobo.arti.beniculturali.it (sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna)

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SCHEDA

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