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7. Allegati

7.18. Allegato 18: intervista docente D.9

1. A me risulta che il/la bambino/a …. è stato/a definito/a come bambino/a ad alto potenziale intellettivo. Lei è d’accordo?

Si, sì assolutamente.

2. Prima di avere questo/a bambino/a aveva ricevuto alcune informazioni da qualcuno? Da chi?

Ho cominciato a sentire parlare di lui alla fine della primavera dell’anno scorso quando si iniziava a pensare che forse si faceva la richiesta di saltare la classe. Quindi la maestra che aveva ce ne aveva parlato un po’ perché o veniva nella nostra classe o in quella parallela. Quindi aveva parlato un po’ a tutte e due spiegando i motivi per cui si iniziava a parlare del salto di classe. Prima di lui avevo sentito alcune trasmissioni radiofoniche sull’argomento, però è la prima volta che conosco un bambino o che ho in classe un bambino ad alto potenziale cognitivo.

3. Quali sono, secondo lei, le caratteristiche principali di un bambino superdotato?

La caratteristica principale è: la capacità di memorizzare tutto in brevissimo tempo. Per esempio so che a inizio anno, quando è arrivato, doveva imparare le tabelline è bastato che lei (la docente che lavora al 50% con me) gli spiegasse che cosa fossero e lui le sapeva fare tutte. È successa la stessa cosa con i calcoli in colonna, cioè le ha spiegato brevemente la tecnica e poi non ha avuto più difficoltà. Inoltre lui ha una grande memoria soprattutto visiva visto che, per esempio, disegna le cartine geografiche (paesi, confini, ecc.) senza neanche vederle mentre le rappresenta.

4. Ho letto molti libri e articoli in cui si sostiene che i bambini ad alto potenziale intellettivo hanno anche dei problemi di socializzazione con i coetanei. Hai riscontrato nel bambino dei problemi (o difficoltà) relazionali?

Allora in questa classe lui ha un anno in meno e questo comunque fa tanto. È anche vero che all’interno di questa classe ci sono diverse età: si passa da lui, che ha nove anni, a altri che ne hanno quasi dodici. Quindi sono in un periodo d’età in cui un anno fa molta differenza. Lui a ricreazione gioca volentieri con i compagni, per esempio gli piace tanto il calcio e quindi ci gioca spesso e volentieri. È un bambino che nelle attività di gioco si inserisce bene, però non è un bambino leader che propone lui cosa fare. Devo dire che

all’interno della classe va bene, anche perché fin quando è arrivato abbiamo spiegato che sarebbe arrivato un nuovo compagno ed è stato accolto bene. Però, durante le attività in classe, lui è il bambino che preferisce fare da solo Anche quando vengono proposti lavori di gruppo il bambino preferisce lavorare da solo. Io a volte insisto perché ci tengo che faccia le attività con gli altri. Penso che questo è un punto su cui lavorare perché a livello intellettivo non ha nessuna difficoltà. La sua difficoltà è questa, cioè collaborare con gli altri e creare dei lavori con i compagni.

5. L’allievo superdotato ha avuto anche dei “problemi” comportamentali? Cioè eseguiva delle azioni non molto consuete in un bambino della sua età?

No, problemi comportamentali no.

6. Quale approccio didattico utilizza per aiutare il bambino a non annoiarsi in classe?

Lui ogni tanto fa delle attività un po’ più difficili perché altrimenti si annoierebbe. Non sempre e neanche tutti i giorni gli faccio fare delle cose a parte perché altrimenti risulterebbe un po’ estraniato rispetto al gruppo classe. E quindi molte attività le fa anche lui, per esempio le attività di scrittura e così, e se lui finisce prima gli do qualcosa in più. E quindi lavora individualmente. È quando ci sono lavori di gruppo che collabora un po’ meno, è meno stimolato. Per esempio se vede che è finito in un gruppetto con un bambino un po’ debole non è il bambino che cerca di aiutare quello in difficoltà. Quando invece facciamo delle discussioni alza la mano spesso e volentieri per dire la propria opinione. Sostanzialmente c’è una differenziazione nelle richieste.

7. Spesso quando si parla di scuola si pensa solamente ai bambini che hanno delle difficoltà, tralasciando gli allievi “bravi”. Come ha fatto a far sentire a proprio agio l’allievo? Come ha sfruttato questa “dotazione”?

Allora spesso lo chiamo come d’aiuto nelle discussioni per chiedere a lui se ha qualcosa in più da aggiungere. Quello che cerco di fare spesso è quello di farlo lavorare a coppie per coinvolgerlo, aiutarlo nella sua difficoltà e per dare un contributo agli altri.

8. Quali difficoltà avete dovuto affrontare nel avere un “superdotato” in classe?

Difficoltà non ce ne sono state. Più che altro la mia difficoltà è legata al fatto che lui non vuole partecipare alla settimana montana, e questo mi dispiace. Abbiamo parlato con la

mamma di cercare a convincerlo a farlo venire almeno due giorni. È peccato che lui perde questo momento proprio perché è un’occasione appunto per stare con gli altri.

Ma all’interno della classe non ci sono particolari difficoltà anche perché è un bambino che non crea, per il momento, problemi particolari.

9. Quali sono invece i lati positivi della sua presenza?

Conosce tante cose e comunque può essere da stimolo in classe. Devo dire che ci sono alcuni allievi che vedendo che lui sa molte cose stanno cercando di migliorare anche loro. Quindi è stato un stimolo maggiore anche per gli altri.

10. A quali strutture (o persone) ci si può rivolgere in caso di bisogno?

Al servizio di sostegno e al docente incaricato che mi consiglierebbe una documentazione o un libro. Poi mi rivolgerei ai genitori se inizio a vedere qualcosa di particolare. Io inizialmente non mi sono rivolta a nessuno. In caso mi fossi resa conto che c’erano delle difficoltà mi sarei documentata, ma non è stato il caso.

11. I compagni di classe come si relazionano con lui? Durante le lezioni? Durante i lavori a gruppi? Durante i momenti di ricreazione?

Lui nella classe è un bambino normale a livello relazionale: lo cercano come cercano altri e per altre attività non lo cercano. È una situazione normale cioè non è che spicca positivamente o negativamente.

12. Chi ha proposto il salto di una classe?

Non lo so, so che lui, prima di avere l’autorizzazione per avere il salto di classe, era seguito da una psicologa da Milano. Però questo sinceramente non lo so.

7.19. Allegato 19: intervista genitori E.9

1. Quando vi siete accorti che vostro figlio ha un alto potenziale intellettivo? E da cosa l’avete capito?

Noi non lo pensavamo. Ma era strano che la bambina a tre anni era capace a leggere da sola, poi ha imparato il francese da sola con le sue cugine che parlavano francese (in un mese di vacanze assieme la bambina parlava già perfettamente, con l’accento corretto il francese). Noi pensavamo che tutti i bambini sono come una spugna e quindi questi aspetti non ci hanno fatto pensare a questo alto potenziale. Finché ha iniziato a non dormire più di notte: durante il giorno era eccitata e poi di notte approfittava del tempo per leggere, cioè si svegliava o faceva finta di dormire per poter leggere durante tutta la notte (a volte alle cinque di mattina era sveglia). Allora abbiamo parlato con la pediatra dicendo che la bambina era sana, ma che di notte non dormiva e si svegliava per leggere. Allora lei ci ha consigliato di andare da un’ergoterapista e lei per lavorare coi bambini fa sempre un test del Q.I. perché in base al risultato può proporre una terapia adatta alle capacità del bambino. Ed è lì che è uscito questo risultato. Poi l’ergoterapista ci ha detto che lei non poteva fare niente in quanto non c’è una terapia per questi bambini, ma anzi è una cosa molto buona e che bisogna stimolare queste capacità. Allora siamo andate dalla pediatra che ci ha detto di parlarne a scuola perché sapeva che molti bambini che hanno un alto potenziale cognitivo soffrono di un disagio scolastico, e ci ha anche consigliato di parlare con il Dottor Galli, che ha creato l’associazione “Tanti Talenti”. Perché se si sarebbe presentato un disagio sarebbe stato pericoloso per la bambina perché non avrebbe avuto più voglia di andare a scuola, di studiare.

2. A quale età è stato definito che suo figlio aveva (e ha) un alto potenziale intellettivo? Nel 2011 aveva 8 anni e aveva già fatto la prima e la seconda elementare.

3. Come ha/hanno individuato questa dotazione in suo figlio? Vedi domanda 1

4. Quali difficoltà avete dovuto affrontare?

Parlarne con la scuola, abbiamo trovato un blocco molto marcato da parte della direzione del Cantone nei confronti di questo tema. Viene visto come un tabù, e quindi è stato molto difficile parlarne. Abbiamo dovuto informarci e investire molto del nostro tempo per

permetterle di svolgere dei corsi dopo la scuola: l’abbiamo iscritta a un corso di cinese, ai corsi di piano, ecc. Poi abbiamo dovuto prenderle il piano e il tutto risulta anche abbastanza caro. Le difficoltà sono dunque a livello materiale e al consumo di tempo. 5. Come avete fatto a dimostrare che vostro figlio era veramente un “superdotato” e non che

erano solo i genitori a vederlo come tale?

Perché purtroppo la figlia provava a non far vedere questo talento. Anche adesso è così, lo nasconde, cioè vuole essere uguale agli altri. Per esempio, per non farsi vedere diversa dagli altri, fa apposta a fare la pasticciona o a non essere concentrata. Solo adesso inizia a farsi vedere più avanti degli altri.

6. Voi come avete affrontato questa situazione? Chi vi ha aiutato ad affrontare tutto questo? Ci hanno aiutato tanto i consigli del Dottor Galli e della Dottoressa Donati, e poi, noi abbiamo deciso di parlarne direttamente con le docenti per collaborare con loro.

Adesso cerchiamo di vedere la situazione in maniera positiva perché se ci mettiamo a leggere iniziamo a preoccuparci vedendo tutte le conseguenze che ci possono essere. Abbiamo letto diversi libri per informarci sull’argomento e per sapere come affrontare il tutto per fare il nostro meglio a livello famigliare, per arricchire e diversificare le attività della bambina.

7. A quali strutture vi siete rivolti?

Abbiamo parlato con il Dottor Galli che, visto che lui è di un altro settore, ci ha consigliato di parlare con il sostegno pedagogico. Poi abbiamo visto con il docente che non c’era nessun disagio scolastico e allora abbiamo deciso di non fare niente fino a quando non si presenterà un vero e proprio disagio. Perché ha ottime note a scuola, si trova bene e ha delle amiche. Allora abbiamo anche concordato che a scuola le facevano sviluppare individualmente un tema, come la vita delle coccinelle, che poi presentava ai compagni. E questo l’ha aiutata a superare un po’ il disagio, legato alla demotivazione di andare a scuola, che aveva.

8. Come ha agito la scuola? Come è intervenuta per soddisfare le esigenze di suo figlio?

L’inizio il blocco da parte del ispettorato della scuola è stato molto pesante, infatti la conversazione è stata molto chiusa e negativa. Così ho scritto una lettera chiedendo un altro incontro con i docenti, per riparlare del tema. Allora lì abbiamo deciso tutti assieme

che avremmo aspettato il momento che si presentava un disagio per poi fare un progetto straordinario. Perché se si considera che i bambini che hanno questo potenziale sono il 2% della popolazione, e che non tutti hanno un disagio, risulta molto costoso, a livello economico, sviluppare questi mezzi. Quindi siamo rimasti d’accordo così.

Il DIMAT ha aiutato un po’. In fondo, secondo noi, la più grande aiuto-cura, viene direttamente del docente, che ha avuto successo a stimolarla a scuola a modo suo: tramite, per esempio, la presentazione di temi e permettendo a ogni bambino di scegliere quale aspetto (storico, naturalistico, ecc.) approfondire E con nostra figlia specificamente, assegnandole compiti “speciali”.

9. Secondo voi la scuola come avrebbe dovuto affrontare questi problemi? Nel suo caso come è stata affrontata la situazione di suo/a figlio/a?

La scuola avrebbe dovuto prendere in considerazione il caso con maggiore apertura. Vedi domanda 8.

10. Spesso quando si parla di scuola si pensa solamente ai bambini che hanno delle difficoltà, tralasciando gli allievi “bravi”. Secondo voi il docente è in grado di soddisfare le esigenze di vostro figlio.

Sì, certo, ma dipende fortemente dal docente e dalle sue capacità a stimolare il bambino con alto potenziale. Nel nostro caso comunicare con il docente, durante ogni periodo di demotivazione o irrequietezza, è sempre funzionato.

11. Ho letto molti libri e articoli in cui si sostiene che i bambini ad alto potenziale intellettivo hanno anche dei problemi di socializzazione con i coetanei. È stato il caso anche di vostro figlio?

Sono leggeri. Perché quando c’è un disagio lei si chiude e non parla più. Poi se non conosce delle persone si occupa con qualcosa e non parla con nessuno, per esempio non saluta. Lo stesso è successo anche con il basket perché finché doveva andare ad allenarsi andava tutto bene e invece durante le partite si bloccava perché non conosceva gli avversari. Siamo un po’ indietro a livello sociale, per esempio non le interessa la pulizia, il vestirsi, ecc. Penso che dipenda molto anche dal carattere e non solo dal potenziale cognitivo.

12. Suo figlio ha avuto anche dei “problemi” comportamentali? Cioè eseguiva delle azioni non molto consuete in un bambino della sua età?

Fino adesso non ha problemi comportamentali, perché si controlla. Per esempio ogni tanto quando è arrabbiata dice “vorrei picchiarlo”, però non ha mai alzato un dito verso nessuno. È capace a autocontrollarsi. Nostra figlia non è abituata ad avere difficoltà in quello che fa, quindi quando deve affrontare un ostacolo si arrabbia molto. Questo potrebbe causarle dei problemi in futuro.

7.20. Allegato 20: intervista docente E.9

1. A me risulta che il/la bambino/a …. è stato/a definito/a come bambino/a ad alto potenziale intellettivo. Lei è d’accordo?

Secondo me non è al di sopra della norma. A me l’hanno descritta come una che aveva potenzialità altissime e che avrebbero potuto farle fare il salto di classe. Io penso che già le maestre di prima e di seconda si sono accorte che è molto intelligente però non arriva a quel livello da poter saltare una classe o da risultare al di sopra della norma. È molto brava, però io ho avuto allievi ben più brillanti di lei.

Il problema suo, secondo me, è dato soprattutto dal fatto che lei si annoiava in classe. Si annoiava i primi anni di scuola perché lei era già capace di leggere, e quindi le mancavano alcuni stimoli. Anche adesso ogni tanto lei dice che si annoia. Però io più che un suo modo di annoiarsi penso che sia un po’ svogliata.

2. Prima di avere questo/a bambino/a aveva ricevuto alcune informazioni da qualcuno? Da chi?

Sì, quello sì, abbiamo ricevuto prima di tutto la sua analisi in cui venivano descritte le sue capacità (i suoi punti forti) e anche i punti deboli. Io penso che, riassumendo, quello che puoi fare con un bambino ad alto potenziale è la differenziazione. Io l’ho presa in terza e quindi per me è stato abbastanza facile, avendo il DIMAT. E nelle altre lezioni si possono espandere le proprie conoscenze in maniera esponenziale.

Sono stato informato anche dai genitori, che mi hanno detto cosa fare, cosa tener d’occhio e anche cosa non fare.

3. Quali sono, secondo lei, le caratteristiche principali di un bambino superdotato?

Sono molto intuitivi, per loro diventa tutto normale e facile, sia da capire e soprattutto da sviluppare. Nel senso che sono sempre un passo più avanti degli altri in molte cose.

Cosa che però in questo caso non sempre succede.

4. Ho letto molti libri e articoli in cui si sostiene che i bambini ad alto potenziale intellettivo hanno anche dei problemi di socializzazione con i coetanei. Hai riscontrato nel bambino dei problemi (o difficoltà) relazionali?

No, lei a livello di relazione mi sembra abbastanza nella norma, ha i suoi amici e i suoi nemici come tutti. Più che altro quello di cui ha difficoltà a fare è spiegarsi: per esempio lei,

ogni tanto, finisce prima i lavori e allora le dico di andare ad aiutare i compagni in difficoltà. Ma lei fa molta fatica a gestire questa situazione. Non so se è perché non vuole mettersi in mostra o se non ha le capacità di spiegare quello che lei riesce a svolgere. 5. L’allievo superdotato ha avuto anche dei “problemi” comportamentali? Cioè eseguiva delle

azioni non molto consuete in un bambino della sua età?

No, da quel lato a scuola è sempre gentile, educata. Sì, ogni tanto ha dei momenti in cui è più passiva, nel senso che è svogliata, però non ha problemi comportamentali.

6. Quale approccio didattico utilizza per aiutare il bambino a non annoiarsi in classe?

Principalmente cerco di differenziare. Però visto che lei in certe materie rientra nella norma non devo sempre farlo. Per esempio io ho già avuto bambini che avevano già finito il DIMAT dopo Natale e lei ha iniziato adesso (marzo) a fare i livelli D.

7. Spesso quando si parla di scuola si pensa solamente ai bambini che hanno delle difficoltà, tralasciando gli allievi “bravi”. Come ha fatto a far sentire a proprio agio l’allievo? Come ha sfruttato questa “dotazione”?

Principalmente tramite la differenziazione per fare in modo che non si annoiasse e che non si sentisse neanche esclusa dal resto dalla classe.

8. Quali difficoltà avete dovuto affrontare nel avere un “superdotato” in classe?

Non ci sono state difficoltà. Più che altro mi sono posto il problema quando la mamma mi ha detto che si annoiava. Ma è durato una settimana, che coincideva con altre situazioni extrascolastiche, e quindi poi si è sistemato il tutto senza che dovessi fare qualcosa di particolare.

9. Quali sono invece i lati positivi della sua presenza?

Come prima cosa lei è un aiuto: certe volte posso contare su di lei, per spiegare. Per esempio quando io non riesco a trasmettere qualcosa ai bambini tante volte è più facile farli comunicare tra di loro. Lei mi aiuta in questo senso. La sua caratteristica è di essere abbastanza timida e quindi non è quel “dotato” che trascina tutta la classe.

10. A quali strutture (o persone) ci si può rivolgere in caso di bisogno?

In caso di bisogno noi possiamo contare tantissimo sul direttore, che si impegna sempre molto per aiutarci. Poi lui fa capo all’ispettore che è un altro aiuto. E infine ci sono i servizi di sostegno pedagogico, che sono formati anche per gestire queste situazioni e non solo per i bambini in difficoltà.

11. I compagni di classe come si relazionano con lui? Durante le lezioni? Durante i lavori a gruppi? Durante i momenti di ricreazione?

No, i compagni non hanno difficoltà nel relazionarsi con lei, anche perché come dicevo è una bambina tranquilla. A ricreazione non è quella che va a giocare a pallina o a calcio, però ha comunque le sue compagne con cui fa dei giochi. Lei mi sembra molto fantasiosa, gioca ancora molto a livello mentale, per esempio con dei piccoli pupazzetti inventano dei paesaggi e delle storie. Quindi sono ancora molto infantili, che non per forza è negativo, ma anzi a volte è anche positivo.