• Non ci sono risultati.

7. Allegati

7.17. Allegato 17: intervista genitori D.9

1. Quando vi siete accorti che vostro figlio ha un alto potenziale intellettivo? E da cosa l’avete capito?

Quando aveva tre anni. L’avevo in braccio e siamo andati all’asilo e mi ha detto “mamma che schifo, ancora una volta il minestrone”. E allora gli ho chiesto “ma come fai a saperlo?”, e lui mi ha risposto “l’ho letto qua sul menù”. Da li abbiamo iniziato a capire che avevamo a che fare con un bambino un po’ particolare.

2. A quale età è stato definito che suo figlio aveva (e ha) un alto potenziale intellettivo?

L’anno scorso gli abbiamo fatto fare la valutazione cognitiva, però l’unico motivo non era legato a misuragli l’intelligenza ma era perché ci serviva per farli fare il salto di classe. Perché lui, e l’unico motivo per cui gli abbiamo fatto fare il salto di classe, aveva dimostrato un sintomo di un fortissimo disagio: non voleva più andare a scuola, si annoiava, lo riteneva, anche giustamente, inutile. Mi diceva che “erano due anni che andava a scuola e aveva imparato solo a scrivere in corsivo e il resto lo sapeva già”. Lo facevano solo disegnare “come se fosse all’asilo”, sosteneva lui. Per cui abbiamo deciso di iniziare l’iter a scuola chiedendo cosa bisogna fare per aiutarlo. Noi non abbiamo pensato al salto di classe però poi è venuto fuori che era l’unica cosa che si poteva fare per aiutarlo. 3. Come ha/hanno individuato questa dotazione in suo figlio?

Io sono andata a parlare con la maestra per vedere se anche lei aveva le mie stesse sensazioni e per come lo vedeva lei. Perché io non sono a scuola e la mia percezione era legata a ciò che lui mi raccontava. Poi ci hanno indirizzato alle persone del servizio del sostegno pedagogico e poi io vedendo che le cose avevano tempi lunghi sono andata a parlare con il direttore, che mi ha indirizzata verso la psicologa dei servizi scolastici che però in quel momento era impegnata a fare le valutazioni dei bambini che eventualmente avrebbero potuto bocciare. Ci hanno indirizzato verso i servizi psichiatrici, ma non mi sembrava il caso. Per cui alla fine ci siamo informati e c’è questa dottoressa in Italia che segue questi bambini un po’ particolari e allora siamo andati da lei. Anche perché a me interessava che lui non si sentisse spaventato da questa cosa e che la persona che gli somministrava il test fosse una persona che aveva una certa esperienza. Inoltre, da quello che ho capito, per misurare il quoziente intellettivo ci vuole comunque una buona esperienza. E questa dottoressa è veramente bravissima, ha anche una lunghissima

esperienza e poi riesce ad entrare molto in sintonia con questi bambini. Noi ci siamo trovati veramente bene, infatti ogni tanto andiamo ancora a trovarla.

4. Quali difficoltà avete dovuto affrontare?

Ma lui ha dei grossissimi problemi, secondo me, di socializzazione. Perché lui è diverso e si sente diverso. Ha degli interessi e dei modi di fare che non sono di un bambino di 9 anni per cui ha molte difficoltà. E poi comunque anche se non avesse un quoziente intellettivo così alto ha comunque delle limitazioni, secondo me, a livello di intelligenza emotiva. Io vedo i miei due figli che sono proprio molto diversi e che hanno delle capacità legate alla socializzazione molto diverse. Devo dire che quest’anno, rispetto all’anno scorso, sia per il salto di classe che perché le docenti erano più preparate a avere in classe una persona come lui (non è sempre facile da gestire) va molto meglio. L’anno scorso c’era proprio il rifiuto totale e l’isolamento totale. Quest’anno va molto meglio.

5. Come avete fatto a dimostrare che vostro figlio era veramente un “superdotato” e non che erano solo i genitori a vederlo come tale?

Che lui fosse molto particolare lo vedevamo dagli interessi che aveva, dal fatto che ha imparato a leggere da solo a tre anni. E poi appunto abbiamo avuto il certificato della valutazione. Inoltre lui ha saltato un anno, non avendo fatto francese, le tabelline, non gli abbiamo fatto fare assolutamente niente quest’estate, non ha fatto una piega. Infatti quello che ci aveva detto la dottoressa, la psichiatra che l’aveva visto, è che per il livello intellettivo potevamo mandarlo alle medie. Ma poi le ho fatto notare che non mi sembrava il caso di mandare un bambino di 8 anni, con i problemi sociali che ha lui, in un contesto dove i bambini hanno il 50% d’età in più.

6. Voi come avete affrontato questa situazione? Chi vi ha aiutato ad affrontare tutto questo? È stata una cosa, per noi, tranquilla perché per noi è sempre stata una cosa positiva, un arricchimento, uno stimolo in più. Le domande che lui ci pone, che sono domande che non ci si aspetta da un bambino, le abbiamo sempre accolte in maniera positiva. È stato un periodo non semplice, l’anno scorso, quando lui ha manifestato questo disagio e abbiamo dovuto trovare una soluzione. Abbiamo deciso di fargli fare la valutazione, non per farlo correre, perché tanto ha tutta la vita per correre, ma per rimediare a un disagio che lui

provava. Però a livello di famiglia è sempre stato qualcosa in più piuttosto che un qualcosa in meno.

7. A quali strutture vi siete rivolti?

No, in Ticino non ci sono delle strutture, so che c’è uno psicologo, il signor Galli che si è interessato al tema. C’è una scuola per bambini ad alto potenziale cognitivo a Zurigo, però in tedesco. Anche se per lui non sarebbe stato un problema, ma avendo un'altra figlia spostarsi a Zurigo sarebbe diventato abbastanza impegnativo. Poi so che in Italia c’è questa associazione che è stata fondata da questa dottoressa che ogni tanto fanno delle attività, soprattutto per il sostegno dei genitori. Ma non c’è moltissimo.

La cosa che a me non sembra giusta della scuola è come se volesse dare le stesse cose a tutti in modo che tutti abbiamo gli stessi risultati, ma invece non è vero. Mentre sembra scontato che se un bambino può fare di meno, ha dei limiti, sembra giusto dargli le cose nella misura che ha bisogno aiutandolo, se uno ha qualcosa in più è come se ci fosse un tentativo di livellamento verso il basso. Se il bambino è appena sopra alla media magari riesce a essere gestito, ma se invece il divario è così alto è anche un peccato: è come un giardiniere che non da la stessa quantità d’acqua a tutti i fiori, ma anzi dà la quantità d’acqua che quel fiore ha bisogno. Invece non lo so, forse perché ci vogliono degli strumenti e delle capacità. Perché se ci si trova davanti un bambino così per stimolarlo e aiutarlo penso ci voglia una preparazione, perché non è sempre così facile. Infatti il peccato è che aveva, in prima e in seconda, una maestra che non sapeva motivare e coinvolgere un bambino che sapeva già fare diverse cose, ma anzi lo metteva a disegnare. E poi vai spegnerlo completamente.

8. Come ha agito la scuola? Come è intervenuta per soddisfare le esigenze di suo figlio?

Era come se la scuola non fosse pronta a gestire un bambino diverso. Avevo parlato con il docente di sostegno pedagogico e mi aveva detto che lui era completamente spiazzato perché mentre aveva tutti i programmi e le schede per aiutare i bambini in difficoltà non aveva la minima idea di come fare ad affrontare un disagio come questo. Inoltre non si era neanche mai posto il problema che ci potesse essere un bambino che avesse un disagio simile. Devo dire che una volta presentata la valutazione cognitiva e una volta sentito il parere della docente e del docente di sostegno pedagogico noi abbiamo fatto la richiesta ad aprile e a metà giugno abbiamo avuto la risposta. Sono stati veramente attenti a rispondere al disagio, per come era possibile e per i mezzi che c’erano, e quindi non posso che essere

contenta per questa cosa. E so che in altri casi l’iter si è allungato e che causavano disagi maggiori nei bambini.

9. Secondo voi la scuola come avrebbe dovuto affrontare questi problemi? Nel suo caso come è stata affrontata la situazione di suo/a figlio/a?

La scuola dovrebbe essere più informata e quello che non riesco a capire è che se ci sono degli strumenti che sono sotto la media ci dovrebbero essere quelli che permettono di vedere quelli che sono sopra. Anche perché nel suo caso era evidente, inoltre se non manifestava il disagio non avremmo chiesto il salto di classe, ma lui restava dov’era perché, secondo me, era il cammino più opportuno a livello di socializzazione. Mentre loro si sono accorti dell’isolamento sociale, ma non hanno fatto il collegamento con le sue capacità. Non avevano riconosciuto e neanche gestito la situazione.

10. Spesso quando si parla di scuola si pensa solamente ai bambini che hanno delle difficoltà, tralasciando gli allievi “bravi”. Secondo voi il docente è in grado di soddisfare le esigenze di vostro figlio.

Per quello che vedo quest’anno molto di più, anche perché sono state preparate e è stato messo in una classe di 12 allievi. Anche perché se dai un compito e lui ci mette un minuto e i compagni trenta bisogna comunque riuscire a occuparlo per i 29 minuti restanti. Quindi è comunque impegnativo. Ma anche per gli aiuti che stanno cercando di dargli a livello di socializzazione sono da ringraziare.

11. Ho letto molti libri e articoli in cui si sostiene che i bambini ad alto potenziale intellettivo hanno anche dei problemi di socializzazione con i coetanei. È stato il caso anche di vostro figlio?

Sì assolutamente. Più va avanti e anche lui si rende conto che gli interessi che lui ha, le letture che fa, lo portano sempre più ad allontanarsi dagli altri. Ma quello che stiamo cercando di fargli capire è che se anche se per certi aspetti è diverso lui è pur sempre un bambino di 9 anni. Quindi anche se ci sono delle cose che non gli piacciono fare deve comunque farle.

12. Suo figlio ha avuto anche dei “problemi” comportamentali? Cioè eseguiva delle azioni non molto consuete in un bambino della sua età?

No, lui è la bontà in persona. Ci sono altri bambini superdotati, che conosco, che hanno degli eccessi d’ira perché sono totalmente frustrati. Anche perché i bambini manifestano il disagio come possono. Lui invece è fin troppo buono, piuttosto lui si fa picchiare, anche se anche questo non è giusto.

13. Chi ha proposto il salto di una classe?

Noi visto che abbiamo notato il disagio che provava all’interno della classe. 14. Come si trova vostro figlio in questa nuova situazione?

A me sembra che comunque abbia dei problemi relazionali. Per esempio lui ha fatto la settimana bianca e adesso non c’è verso di mandarlo alla settimana verde. Anche perché lui ha manifestato in maniera esplosiva la necessità di stare con me o con suo papà. Mi sembra che gli altri compagni lo vedano un po’ come il pulcino da proteggere però lui non riesce a trovare una lingua per entrare in contatto con gli altri. La cosa strana è che ha un istinto molto protettivo nei confronti dei più piccoli ma le relazioni migliori ce le ha con i bambini più grandi o con gli adulti. Per il momento non è ancora riuscito a entrare in contatto con i pari d’età. Non so se questa cosa migliorerà nel tempo, ma ho i miei dubbi.