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Tra Allegoria e Apostasia

Nel documento Le riflessioni di Ciro (pagine 58-61)

Si è conclusa, senza “incidenti”, la manifestazione artistica monaldiana per l’anno 2008. Grossa delusione c’è stata in chi si aspettava di trovare il “mercatino di Portobello” e facce imbronciate abbiamo notato tra coloro che, in qualità di “dirigenti di tutto”, aspettavano di trovare il loro nome stampato a caratteri cubitali sui manifesti.

Abbiamo già detto che la spontaneità, l’autogestione, l’autodeterminazione, la volontà di stare insieme e di incontrare altri colleghi è stata la coesione primaria della Mostra mettendo da parte sponsorizzazioni opportunistiche e ricattatorie e comportamenti da “mercato degli stracci”.

Sono stati, invece, cinque giorni di Allegoria in cui la rappresentazione di idee, concetti, stili e stilemi, fatti veramente vissuti e raccontati con ironia mediante figure e simboli hanno reso possibile un alto livello di comunicazione sentito e accettato da chi si affacciava alla Mostra timidamente per diventare, subito dopo, partecipe e protagonista di tanti attimi di vita pulsanti.

I ventuno artisti che hanno aderito hanno, di sicuro, dimostrato di sapersi compattare, di sapersi amalgamare a prescindere dagli stili e dagli interessi personali, di essere rappresentativi di un ruolo al di sopra della propria qualifica professionale.

Infermieri, Tecnici di laboratorio, Geometri, Amministrativi ed altri in un coro che condannava l’Apostasia di chi continua a rinnegare lo spirito di una professione e l’origine di una persona.

Le opere esposte hanno suscitato interesse e curiosità.

Pittura, Scultura, Arte presepiale, Narrativa, Saggistica, Oggettistica hanno affascinato il pubblico (inaspettato!) e calamitato sguardi che vagavano per i corridoi dell’Azienda in cerca di un po’ di umanità.

E, mentre i “grandi assenti” si mordevano le dita nel chiuso dei loro “uffici” alla rag. Fantozzi Ugo, i nostri colleghi, artefici e realizzatori di un progetto credibile, si circondavano di un pubblico che, almeno per una volta, si dichiarava soddisfatto di una Istituzione.

Abbiamo iniziato un gioco per essere presenti e raccontare la nostra storia; ci siamo stretti nella costruzione di quello che volevamo realizzare e abbiamo avuto la sorpresa di trovare tutti voi che ci leggete e ci seguite.

Tutta questa gente è la storia della nostra professione, di tanti professionisti che lavorano in anonimato e muoiono senza che nessuno li ricordi mai ed è la storia che vive su binari diversi da quelli percorsi dagli opportunisti del potere.

Vergogna !

(ovvero: Chi non occupa, preoccupa!)

Questa volta è andata male ai vari baroni universitari che avevano già collocato i propri figliocci nei posti vacanti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia.

Ma sarà vero? Mica tanto trambusto sarà servito solo a far lievitare i prezzi delle tangenti? Noi, per la verità, siamo abbastanza scettici che la lezione sia servita a dare la possibilità “ai figli dei poveracci” di essere uguali (almeno nelle selezioni universitarie) ai tanti, troppi, super raccomandati a pagamento.

Ormai è evidente che alla vecchia e rispettosa raccomandazione si è sostituita una “doverosa e abbondante” tangente che viene riscossa alla stessa stregua di come farebbe un camorrista con il commerciante e con un atteggiamento becero che ha superato anche il “favore di scambio”.

Dopo lo scandalo dei test venduti a caro prezzo l’unica risposta possibile poteva essere quella di ammettere tutti gli studenti, penalizzando chi si aspettava di ricevere il “pizzo” che, naturalmente, sarebbe sfumato con le iscrizioni in massa.

Il ministro Mussi, invece, si limitò (durante il suo mandato) ad affermare che ci sono troppi sbarramenti e lui, poveretto, non aveva il potere di annullare tutti i test.

Ma, a prescindere dal comportamento omissivo del ministro che si limitava a constatare la situazione, ciò che appare in tutta la sua evidenza è che il diritto allo studio viene negato, nonostante sia sancito dai principi fondamentali della nostra Costituzione, anche in presenza di illegalità riconosciute come i test preparati da illustri luminari ma sbagliati; l’illegittimità del numero chiuso; quesiti contestati e corretti; buste con i test aperte prima delle prove; illeciti che durano da anni; le indagini che cominciano ma non si riesce mai a sapere come finiscono; le prove annullate ma rimandate nella loro arroganza a “quando tutto è dimenticato”.

Per non parlare del “colonialismo” dei baroni universitari.

Non sempre la “sistemazione” è per i figli e i figliocci. A volte serve “occupare” il territorio per non permettere “ad altri” di essere presenti come concorrenti che rubano i pazienti. L’Italia è divisa in zone di influenza e nessuna di esse è esclusa dalla lottizzazione.

Quando si parlava di malasanità a Napoli o a Palermo c’erano, anche, gli arresti eccellenti di Padova, Verona e Torino per non parlare dello scandalo del Policlinico di Roma.

Tutto ciò, però, è servito a mettere in moto altri soldi, a permettere il frazionamento di altri appalti. Più scandali, più soldi per mettere le cose a posto, più furti di risorse collettive, più corruzione.

Con gli investimenti fatti, con la continua espansione dell’edilizia universitaria, con la capacità di fagocitare soldi che hanno le tante Facoltà ed i vari Dipartimenti ci dovrebbe essere abbastanza posto per tutti al punto da pensare di abbandonare già da tempo la politica del numero chiuso.

Invece, nonostante le “cattedrali” universitarie sono degli enormi buchi neri dove spariscono miliardi di euro alla faccia dell’economia richiesta a chi è costretto a ricorrere alle cure di queste strutture e al piano di recupero aziendale imposto alle risorse umane che in esse operano, si continua a giocare al monopoli, al mercante in fiera, umiliando tanti giovani, limitando il loro futuro sulla domanda e sull’offerta, tanto ai corsi universitari di medicina quanto alle scuole di specializzazione.

Ad altri, invece, baronato e frazionamento degli insegnamenti.

Allora a cosa servono i test e chi li decide? Chi organizza lo squallore delle prove e chi li gestisce? Chi è responsabile di tanti futuri professionisti della sanità oggi “venduti al mercato delle carni” e domani pronti per l’intramoenia, per le cliniche private, per la diagnostica a caro prezzo o per un qualsiasi altro “mercato della salute”.

La situazione dell’Università di Messina lascia pensare che si vuole fare tacere chi potrebbe avere “voce in capitolo” nell’eventuale costruzione del ponte sullo stretto, che si vuole, preventivamente, evitare che escano fuori documenti (oggi fatti sparire!) che dimostrino che in una zona sismica è difficile realizzare un’opera rimandata da oltre quarant’anni.

“L’onda anomala” degli studenti aveva già dato segni di vita nei vari concorsi in cui tutti imbrogliavano e imbrigliavano le naturali speranze di successo sociale, le soddisfazioni di un’onestà riconosciuta. Ed era un’onda in cui non c’era volontà di esprimere violenza ma evidenziava solo un grande disagio per le offese continue perpetuate dai falsari delle leggi dello Stato.

Siamo più che convinti che in tale situazione poco possa fare qualsiasi ministro ma tanto potrebbe fare la magistratura; non per un pur normale desiderio di rivalsa verso la mafia della sanità quanto per permettere, all’utenza che crede ancora nella possibilità di soddisfare dignitosamente un proprio bisogno di salute, di scendere dal Golgota delle umiliazioni. Diceva William Faulkner in Sartoris: “Sognate e mirate sempre più in alto di quello che ritenete alla vostra portata. Non cercate solo di superare i vostri contemporanei o i vostri predecessori. Cercate, piuttosto, di superare voi stessi.”.

Nel documento Le riflessioni di Ciro (pagine 58-61)