Ogni volta che si vuole puntare al risparmio, qualunque sia la struttura interessata, si cerca sempre di giocare con le risorse tecnologiche e umane (come al Monopoli) dimenticando che il “buco”, che tutti cercano, è altrove.
Di certo non stiamo parlando di trasferimento di fondi in piena regola ma quello che costa all’Azienda (e che non permette di rientrare nella razionalizzazione delle spese sanitarie cosi come definito dalla Regione Campania il 30 marzo 2007, numero 514) è l’uso indiscriminato di materiale scadente passato per accentuazione del risparmio (contenitori rifiuti speciali, guanti monouso, ecc.).
Ad ogni circolare, ad ogni ordine di servizio sembra di leggere le istruzioni per il “disuso e la rottamazione” di una struttura che, nonostante i problemi, esprime ancora potenzialità e professionalità significative.
Nella fase di miglioramento continuo della qualità la stessa TQM (Total Quality Management) rileva la grande importanza che deve essere posta nella gestione delle risorse umane diventando priorità per una Azienda che guarda seriamente ai risultati.
Una gestione delle risorse umane, orientata a rendere credibili le potenzialità, concorre a porre e consolidare le basi della competitività di una Azienda ed al raggiungimento degli obiettivi che diventano visibili grazie a persone motivate e coinvolte anche su prerogative individuali.
L’origine del contendere non passa dalle Scienze Sociali e non può essere applicata alla Professione Infermieristica, tantomeno sembra avere capacità di prevedere e capacità di controllare.
Basti pensare che gli orari dei turni di lavoro sono stati strutturati da persone che i reparti non li hanno visti mai a meno che non siano stati costretti a rivolgersi alle Unità Operative per qualche favore personale.
Praticamente la nostra dirigenza è colpevole di apostasia ed è ricca, per mascherare ogni disimpegno, di statistiche pescate altrove e suggerite da criteri e modelli non applicabili. Diceva un famoso statista che “la morte di un uomo è una tragedia … la morte di un milione di uomini è una statistica” per cui esistono tre tipi di bugie: le bugie, le grandi balle e le statistiche.
Ben sapendo che “l’atto di osservare influisce su ciò che si è osservato” (Principio di Hessenberg per equazioni matriciali lineari) qualcuno dei nostri dirigenti, arroccandosi su posizioni settarie e provinciali, non vuole comprendere che la diversità non è nei ruoli, nei compiti, nelle funzioni, nei profili ma solo nelle persone.
In questa volgare gestione c’è chi preferisce “non ricevere gli Infermieri” perché è più facile parlare solo con chi annuisce e acconsente e, quando noi ci ritroviamo davanti al judicium
feretri paragonabile solo alle barbarie dell’Alto Medio Evo, si riaprono veramente ferite
lacerate dalle continue offese agli Uomini ed alla Professione.
Ci si appella alla legge, c’è chi minaccia di ricorrere ai NAS o all’Ispettorato del Lavoro, chi rincorre i “pompieri” sindacali per dimostrare a se stesso di essere capace di fare (omettendo di essere) ma tutti, indistintamente, pronti ad offendere una Legge che non può essere un’azione di rappresaglia né un corpo contundente nascosto dietro un ingannevole cartello su cui è scritto “reserved: do not enter” pronto a colpire.
La Legge in cui noi crediamo è un’azione di riequilibrio del naturale rispetto e tiene le sue porte sempre aperte per accogliere i suggerimenti anche se questi arrivano da Infermieri che lavorano invece che da aracnidi parassiti.
Vogliamo elencare i risparmi fatti dagli Infermieri? E presto detto!
Lasciando da parte le più che scontate considerazioni sul “non risparmio” fatto con gli appalti privati (che qualcuno maschera dietro la definizione insignificante di
esternalizzazioni) di pulizia ordinaria della struttura aziendale, manutenzione piante e
giardini, lavanderia, preparazione e distribuzione pasti che, di fatto, oltre ai “naturali interessi distribuiti” hanno il solo scopo di favorire l’indotto ciò che salta agli occhi sono tante domande lasciate, spesso, senza risposte.
Non sono gli Infermieri a gestire Unità Operative Semplici e Complesse, strutture delicate ad alta tecnologia ma, soprattutto, ad alto rischio con appena il 50% di organico a pieno regime? E chi si “accontenta” di fare il cambio d’abito in spogliatoi fatiscenti e maleodoranti, con armadietti personali fuori norma e servizi igienici improponibili? Non sono gli Infermieri a provvedere alla movimentazione dei pazienti anche senza gli ascensori quasi sempre guasti? A lavorare in ambienti di cui non si conosce la corretta funzionalità degli impianti di aria condizionata ed i cambi dei relativi filtri? A sopperire a tutte le figure anomale “promosse sul campo” e sparite nel nulla? Non sono gli Infermieri a fare da tutor, coaching, trainer o quant’altro a personale interinale pagato a caro prezzo (naturalmente alle agenzie appaltatrici) e allievi che, una volta individuati i propri interessi, volano verso altri lidi? E quanti Infermieri sono osteggiati, vessati, offesi, boicottati, isolati, additati (e chi più ne ha più ne metta) per le loro continue richieste dell’applicazione della Legge 626 sia per la salvaguardia della personale integrità fisica che per la sicurezza degli ospiti (che farebbe economizzare molto nella riduzione degli infortuni) ma, subito, esposti ai provvedimenti disciplinari qualora si ravvisano violazioni della stessa Legge.
Eppure ricordiamo di colleghi che di sprechi ne hanno denunciati tanti.
Quante Ginecologie, nelle strutture pubbliche, non decollano nonostante nelle strutture private rappresentano una notevole fonte di ricchezza? E, a proposito di Ginecologie, perché i tagli cesarei riescono ad essere in percentuale maggiore dei parti spontanei? Quanti progetti trapianti, o di qualsiasi altro nome, hanno elargito soldi a chi non si è mai avuto il piacere di conoscere? E da quanti altri progetti hanno attinto funzionari regionali, aziendali e “para- amministrativi”? Quanti pazienti vengono ricoverati con una diagnosi e dimessi con più diagnosi? Eppure le statistiche internazionali citano gli Italiani tra le popolazioni meglio in salute.
Quante consulenze esterne mascherano altre finalità e potrebbero essere evitate? E, a prescindere dai soliti discorsi sugli appalti privati, quanto viene speso per una formazione che non c’è mai stata? E i bilanci, specie in strutture pubbliche, non dovrebbero essere visibili?
Quando ci parlano di attività Intramoenia nelle strutture pubbliche ci viene, spontaneamente, di pensare al denaro messo in circolazione per ottenere, profumatamente pagate, le stesse prestazioni che le mutue (volute parassitarie prima e distrutte poi) davano gratis all’incirca quarant’anni addietro.
Certo nei tempi moderni è più facile ottenere una zona video controllata e non segnalata (e i costi?), una guardiania privata invece dei custodi (e i costi?) piuttosto che dei letti multifunzione per la corretta gestione dei pazienti in Area Critica.
E, a proposito delle infezioni ospedaliere, non sono proprio gli Infermieri a ridurre i problemi legati al Risk Management con il controllo continuo dell’igiene dei pazienti e della appropriatezza delle procedure a dispetto di organizzazioni sorde alle necessarie risposte organizzative?
E, ancora, non sono gli Infermieri a segnalare, più volte, l’uso a dir poco improprio e poco corretto di molte attrezzature (come, ad esempio, il passaggio dello stesso fonendoscopio su più pazienti anche trattati chirurgicamente)?
Gli Infermieri sanno bene che la sterilizzazione delle sonde per esami invasivi può ritenersi utile solo per i batteri ed i virus lasciando nascosta l’identificazione dei prioni per cui sarebbe il caso di limitare alcuni esami endoscopici allo stretto necessario. Non a caso un sito Internet (Swiss Noso) segnala che, in Svizzera, non vengono accettati donatori di sangue
Gli infermieri conoscono i protocolli (anche se datati e insufficienti) e non solo quelli che servono ad arricchire le multinazionali della Sanità e i gestori degli appalti.
Sempre gli Infermieri hanno una ricchezza che non è divisibile né cedibile.
E’ la ricchezza della loro Opera, la coscienza di una continuità assistenziale evidente, la semplicità del proprio credo, la genuinità di ogni comportamento che accompagna i pazienti. Per questo, da protagonisti responsabili e coerenti dicono: “No, grazie. Abbiamo già dato!”