Diceva Isaac Asimov (che con Clarke e Bradbury rappresenta la più bella trilogia della letteratura di fantascienza) che aveva avuto modo di guardare più lontano degli altri perché stava sulle spalle di giganti.
Tutti hanno un segreto e certe persone, come Asimov, più di uno come conseguenza della loro continua ricerca nei sentieri della vita.
Nella nostra Azienda guardare lontano è molto difficile.
Gli studi sul management definiscono l’Organizzazione come “un insieme di persone che si associano per obiettivi condivisi e standardizzati in virtù di regole e compiti”. Ma se gli obiettivi sono condivisi perché imporre regole e compiti?
E se queste regole e compiti necessitano di essere ufficializzate con una formazione poco credibile, una “formazione apparente” ben distribuita per non “allarmare” nessuno, allora il dubbio diventa certezza.
Qualsiasi criterio formativo che non abbia un minimo di ritorno visibile e una credibilità riconosciuta rischia di diventare il lato oscuro del potere dove si dovrebbe far credere che ci sia partecipazione, che il potere, quello vero, non è una ideologia fatta di arroganza e sopraffazione.
Il confine tra potere e camorra è labile, si nasconde dietro un voto politico o nel vuoto della politica e allunga i suoi tentacoli sui bisogni di esistenza della gente che, ingenuamente, si trova coinvolta ed è portata a legittimarla con la falsa promessa di una democrazia del consenso.
Potere, consenso, legittimazione, credibilità, non ingerenza, negazione dell’essere sono tutti paradigmi che, poco per volta, si vogliono imporre nel mondo della Sanità mettendo da parte la convinzione che la salute sia un bene primario e relegandola ad essere un bene tutelato in ragione delle risorse economiche.
Da qui escono fuori affermazioni, come quelle fatte da un funzionario regionale ad un incontro scientifico-culturale, in cui dice che un anziano di età superiore a 75 anni consuma, in farmaci, 4 volte rispetto ad un bambino di 1 anno; che un anziano di età superiore a 75 anni consuma, in spesa ospedaliera, 8 volte in più di un giovane tra i 15 e i 24 anni; che in Inghilterra si nega il trattamento dialisi ai pazienti che hanno superato i 75 anni di età (definendola “scelta drastica”) e che in USA si comincia a disincentivare la donazione di organi (definendola “scelta subdola”) perché i costi sono troppo elevati; che in Italia i malati terminali sono 400.000 con un costo pro-capite di circa 60.000 euro (attivando lo scontro inevitabile tra Bioetica e Bioeconomia); che nel ventennio di scelte strategiche (fino al 2020) si penalizzerà la politica sanitaria del “tutto a tutti”.
La prima impressione su tali affermazioni è che si comincia a parlare di eutanasia prima ancora che una qualsiasi legge riesca ad ufficializzare tale “selezione non naturale”; la seconda impressione, invece, è che la fonte e la gestione dei dati (cioè i flussi informativi) sono impropri.
Da alcuni grafici, che molti “economisti” improvvisati si apprestano a presentare velocemente, si evince che c’è stato un periodo storico (dal 1992 al 1997) in cui la spesa sanitaria, a parità di prestazioni sanitarie, è calata significativamente. Pochi, invece, degli stessi economisti dice che il periodo in questione rappresenta la fase storica di Tangentopoli e che, i controlli e gli arresti fatti, non permettevano i veri sprechi e le vere ruberie.
Ma cosa fare dei “vecchi” che consumano troppo?
Abbiamo avuto modo di frequentare la città di Budapest (capitale dell’Ungheria) dove le “unità lavorative pensionabili” (quelli che noi definiamo “vecchi”) mantengono un ruolo sociale alto, non pesano sulla spesa sociale, non entrano nelle “depressioni da abbandono” e limitano i loro malesseri agli accidenti inevitabili.
Come è possibili tale miracolo? Semplice!
Sono stati impiegati in compiti poco gravosi ma, nello stesso tempo, credibili e responsabilizzanti come prestare attenzione che i visitatori dei musei non tocchino le opere esposte, controllare i biglietti ai viaggiatori sul trasporto pubblico, essere presenti ai punti di raccolta delle materie riciclabili, ecc. assicurando, a loro stessi e alla società tutta, la dignità negata ai rappresentanti di una fascia d’età già troppo mortificata nonostante una memoria storica da riutilizzare e un patrimonio culturale accumulato nel corso degli anni che si vorrebbe distruggere in nome di un falso dato economico.
I tossicodipendenti del potere continuano a gonfiarsi le tasche ed evitano di pensare al Pil come processo valutativo in cui l’unico momento di “tendenziale oggettività” è l’applicazione corretta di tecniche e strumenti perché il compito essenziale, specie degli operatori della Sanità, è colmare la distanza tra la sofferenza della persona che si affida e l’organizzazione che si appresta a riceverla offrendo un prodotto che la persona stessa ha abbondantemente pagato nel corso della sua esistenza.
Nella serie televisiva del dott. House vi sono affermazioni per bocca del protagonista, condivisibili, che rimettono in discussione tutta la politica americana e i nostri prossimi errori sulla Sanità.
“Occorre dedurre, occorre ipotizzare e, naturalmente, occorre rischiare” specie dove il fantasma dell’indifferenza sociale comincia a diventare il perno della globalizzazione dando al costo del superfluo un valore inferiore del costo del necessario.
C’è un principio che caratterizza il nostro mondo lavorativo e con il quale siamo chiamato a fare i conti ogni giorno: “se pensiamo solo ai costi, ogni volta che ci avviciniamo ad un paziente, probabilmente stiamo pensando di fare un altro lavoro”.
La cosa peggiore, però, è che la modernizzazione regressiva della società ci spinge sempre più a dover scegliere tra “qualcuno che tiene la mano al paziente mentre muore o che lo ignora durante la fase della guarigione” facendo finta di non vedere che, in entrambi i casi, prevale solo una scelta di opportunità.
E, allora, quale è la formazione credibile e realizzabile?
Ci dicono che lavando le mani è possibile ridurre le infezioni ospedaliere e lo dicono con il sorrisetto di chi ha scoperto l’elisir di lunga vita (ricordiamo che negli anni 1854-1855 Florence Nightingale, introducendo la metodica del lavaggio delle mani, ridusse la mortalità dell’esercito inglese, impegnato nella guerra di Crimea, dal 42% ad appena il 2%); ci dicono quale dovrebbe essere la vera comunicazione e come trattare i nostri ospiti (e lo dicono a noi perché loro sono troppo lontani dai posti dove si lavora) come se noi fossimo fermi agli ospedali medioevali in cui i pazienti venivano ospitati e non curati.
Gli infermieri hanno la pazienza dei saggi e la fermezza dei folli, dura scorza fuori e morbida mollica dentro, e restano legati ai veri valori di chi allunga una mano sapendo di trovare altre mani pronte a sfiorarlo, a toccarlo, a fare di un concetto filosofico un sogno realizzato.