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Altari: le dedicazioni mariane.

GLI INDICATORI DELLA DEVOZIONE

Grafico 10. Altari: le dedicazioni mariane.

Al di sotto di questo primo raggruppamento troviamo le grandi festività mariane tradizionali59, anch‟esse in leggero calo nel raffronto tra i due secoli. A prevalere tra di esse lungo tutto l‟arco cronologico è la ricorrenza dell‟Annunciazione della Vergine. Nei primi decenni del Seicento quest‟ultima, con

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Le festività mariane celebrate a Roma fin dall‟epoca medioevale sono sette. Quattro sono attestate fin dal VII secolo: Purificazione, 2 febbraio; Annunciazione, 25 marzo; Assunzione, 15 agosto; Natività, 8 settembre. Altre tre furono aggiunte fra il XIII e il XIV secolo: Visitazione, 2 luglio; festa di S. Maria delle Neve, 5 agosto; Concezione, 8 dicembre (cfr. V. SAXER, Il culto dei

martiri romani durante il Medioevo centrale nelle basiliche Lateranense, Vaticana e Liberiana, in Roma antica nel Medioevo. Mito, rappresentazioni, sopravvivenze nella „Respublica Christiana‟ dei secoli IX-XIII [Atti della XIV Settimana internazionale di studio. Mendola, 24-28 agosto 1998],

3. Gli indicatori della devozione

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14 altari su 23 totali, è di gran lunga più ricorrente dell‟Assunzione (appena 4 occorrenze), che per antica tradizione di ascendenza medioevale rappresentava a Roma la più importante tra le festività cittadine60, e della Concezione (3 occorrenze). Seguono, con un‟unica menzione, la Visitazione e la Natività. Gli inventari settecenteschi evidenziano come gli equilibri interni della categoria si ristabiliscano nel corso del secolo: troviamo ancora il primato dell‟Annunciazione (9 altari su 26), seguita dappresso tuttavia dall‟Assunzione (7), mentre rivelano menzioni plurime anche la Concezione (4), la Visitazione (3) e la Natività (2). Nel Settecento fa inoltre la sua comparsa un altare riferito alla festività della Purificazione, la cui assenza nel rilevamento secentesco desta stupore visto il rilievo che tale ricorrenza possedeva nell‟ambito dei peculiari ritmi dell‟associazionismo romano. La festività della Purificazione, ovvero la celebre Candelora della tradizione popolare, era infatti un‟occasione fondamentale per le associazioni romane, in ragione degli specifici significati assunti dalla cerimonia della distribuzione delle candele benedette. La cerimonia, infatti, aveva generalmente almeno due funzioni. Da un canto vi era quella di richiamare i confratelli ai propri obblighi contributivi nei confronti della

fraternitas, dal momento che soltanto quanti risultassero in regola con il versamento

della tassa annuale potevano usufruire del riconoscimento in questione; in tal maniera la ricorrenza diveniva un‟occasione fondamentale di verifica di uno dei criteri fondamentali del principio associativo, oltre ad offrire la possibilità di perpetuare una pratica devota assai cara ai fedeli. D‟altro canto, grazie alla distribuzione delle candele al pontefice ed ai cardinali più eminenti, essa costituiva un momento fondamentale per rafforzare i legami tra il sodalizio stesso ed i suoi più insigni benefattori61. Lo scarso rilievo attribuito a questa festività, tuttavia, deve forse essere interpretato proprio alla luce del largo spazio concesso alla solennizzazione di tale ricorrenza da tutte le confraternite romane: ritenuta un riferimento devozionale largamente condiviso, la Madonna della Purificazione non poteva inscriversi entro quella strategia di diversificazione cultuale alla luce della quale è generalmente possibile interpretare la scelta delle dedicazioni degli altari.

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ESPOSITO, Apparati e suggestioni, pp. 313-314. 61

Cfr. PAGLIA, «La pietà dei carcerati», p. 143. Mi permetto di rimandare, su questo aspetto, anche a SERRA, L‟arciconfraternita di S. Maria dell‟Orazione e Morte, pp. 103-104n.

Parte seconda – Spazi, devozioni, identità

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La grande frammentazione che caratterizza la devozione mariana cittadina, che si concretizza nel costituirsi nello spazio cittadino di una molteplicità di piccoli “santuari” urbani, spesso facenti capo proprio a confraternite, si rispecchia evidentemente nel moltiplicarsi di appellativi più specifici della Vergine62, che risultano in aumento nel Settecento. Tra di essi si segnala particolarmente il ricorrere dell‟appellativo di S. Maria delle Grazie (3 menzioni nel Seicento, 2 nel Settecento), che generalmente si ricollega alla festività della Visitazione63. Per converso, questa tendenza sembra contribuire a ridurre la portata tra gli altari confraternali di dedicazioni che rimandino alle grandi devozioni mariane ampiamente diffuse dalla predicazione degli ordini religiosi. Se negli anni 1624-1630 troviamo esclusivamente menzione della Madonna del Carmine e della Vergine dei Sette Dolori, nel corso del secolo al quadro si aggiungono anche la Madonna del Rosario e quella della Mercede. In termini percentuali, il rilievo di tali devozioni triplica, passando dal 2,3% al 6,3, senza tuttavia divenire mai molto significativo. Tale sviluppo si lega con ogni probabilità alla spinta ulteriore impressa nel Seicento a tali devozioni, che sarebbe culminata tra la fine del Seicento e i primi decenni del successivo nell‟ottenimento di un ancor più solenne riconoscimento da parte della Chiesa romana, vale a dire l‟inserimento nel calendario liturgico universale. La festa della Beata Vergine della Mercede (24 settembre), propria dell‟ordine dei mercedari, fu approvata infatti nel 1696, quella del Rosario (prima domenica di ottobre), invece, nel 1716, mentre l‟inserimento della ricorrenza della Vergine del Carmelo (16 luglio) e di quella dei Sette Dolori di Maria (venerdì successivo alla domenica di Passione) giunse rispettivamente nel 1726 e nel 172764.

Una sorte analoga pare potersi delineare anche per quelle dedicazioni di altari che rimandano alla devozione nutrita nei confronti di santuari mariani oggetto di una devozione sovra-regionale. Ciò vale, in particolare, anche per quello di Loreto, per il quale era ampiamente diffusa in città, ed in particolare nell‟ambiente delle

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Sull‟argomento cfr. il paragrafo successivo. 63

Cfr. RUSSO, Chiesa e comunità, p. 420. 64

C. MAGGIONI, voce Liturgia, in Mariologia, a cura di S. DE FIORES,V.FERRARI SCHIEFER e S.M. PERRELLA, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2009, pp. 726-737, a p. 729.

3. Gli indicatori della devozione

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confraternite, una notevole venerazione65. Il peso di queste categoria si accentua leggermente lungo il Seicento, passando dal 2,3 al 5,4% –.

3.2.3. Le dedicazioni: i santi

Più ampia e complessa, anche nel caso degli altari, è la questione relativa al culto dei santi. L‟impressione di generale chiusura che si poteva trarre dall‟analisi del quadro delle intitolazioni sembra infatti dover essere rivista ed in parte sfumata.