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Intitolazioni: l’eredità del Medioevo.

GLI INDICATORI DELLA DEVOZIONE

Grafico 5. Intitolazioni: l’eredità del Medioevo.

A partire dal Cinquecento, la situazione muta notevolmente (cfr. grafico 6). Nel contesto del fermento delle nuove fondazioni che caratterizza soprattutto la seconda metà del XVI secolo, è in due categorie di intitolazioni che si produce una più evidente impennata: quelle relative alle Persone divine, la cui presenza precedentemente era molto limitata, e soprattutto quelle dedicate ai santi.

A spiegare il primo dato concorre anzitutto la grande stagione cinquecentesca delle confraternite del SS. Sacramento, la cui fondazione si concentra in modo particolare nel periodo che va dagli anni Sessanta alla fine del secolo. Da questo momento in avanti, l‟incremento delle confraternite dedicate alle Persone divine

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G. CRACCO, Culto mariano e istituzioni di Chiesa tra Medioevo ed età moderna, in Arte,

religione, comunità nell‟Italia rinascimentale e barocca (Atti del convegno di studi in occasione del

V centenario di fondazione del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno [1498-1998]. Saronno, 9 maggio 1998), a cura di L. SACCARDO e D. ZARDIN, Milano, Vita e Pensiero, 2000, pp. 25- 52, alle pp. 39-40; ID., Prospettive sui santuari. Dal secolo delle devozioni al secolo delle religioni, in

Per una storia dei santuari cristiani d‟Italia: approcci regionali, a cura di ID., Bologna, Il Mulino, 2002 (Annali dell‟Istituto Storico Italo-germanico in Trento. Quaderni, 58), pp. 7-61, alle pp. 16-21.

3. Gli indicatori della devozione

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proseguirà in maniera costante: si tratta infatti dell‟unica categoria di intitolazioni che risulti rappresentata con almeno una nuova fondazione in ciascuna delle sezioni cronologiche considerate.

Grafico 6. Intitolazioni (XVI-XVIII sec.).

Con l‟inizio del Seicento, tuttavia, la gamma delle tipologie confraternali si arricchisce. In particolare, nel contesto più ampio del generalizzarsi di una pastorale incentrata sulla paura della morte e del giudizio finale14, anche in ambito confraternale iniziano a diffondersi i culti, tipici della “pietà barocca”, che ruotano attorno al tema della Passione di Cristo. Compaiono così il sodalizio delle SS. Cinque Piaghe (1607), due confraternite della S. Croce (1616 e 1631) e quella, leggermente più tarda, della S. Spina (1655). Il tema della riflessione sul comune

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Sul tema si faccia riferimento a J. DELUMEAU, Il peccato e la paura. L‟dea di colpa in

Occidente dal XIII al XVIII secolo, Bologna, Il Mulino, 1987 (Le occasioni, 11) [ed. or.: Le péché et la peur. La culpabilisation en Occident, XIIIe-XVIIIe siècles, Paris, Fayard, 1983], in particolare la

parte terza, dal titolo «La paura tra i cattolici», pp. 599-882; per quanto concerne Roma, si veda la prospettiva proposta da STELLA, Tra Roma barocca e Roma capitale, pp. 756-758 e 765-768.

Parte seconda – Spazi, devozioni, identità

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destino umano, i cosiddetti «novissimi», traspare tuttavia anche all‟interno di altre intitolazioni cristocentriche, come quella della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo degli Agonizzanti, così come tra le devozioni mariane, nel cui novero una medesima linea di tendenza è testimoniata dall‟apparire di una confraternita dedicata ai Sette dolori di Maria (1607). Il quadro è completato dall‟emergere, nel 1614, di una devozione interamente nuova per lo scenario associazionistico cittadino com‟è quella degli Angeli Custodi, la cui fisionomia devozionale è decisamente incentrata sulla protezione dell‟angelo custode negli attimi estremi e decisivi della vita. L‟istituzione della confraternita si inseriva perfettamente nel clima spirituale dei primi due decenni del secolo, che aveva visto la pubblicazione di numerosi trattati di devozione destinati a promuovere l‟approvazione dell‟ufficio liturgico dell‟Angelo Custode, giunta nel 1608 ad opera di Paolo V, e la conseguente diffusione di tale culto15.

Il tema della Passione, strettamente intrecciato alle riflessioni di natura escatologica, resta largamente dominante lungo tutto il Seicento, concretizzandosi a fine secolo nella fondazione di un nuovo gruppo di dedicazioni, come quelle a Gesù, Maria e san Giuseppe per le Anime più bisognose del Purgatorio (1687), al

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Il più fortunato tra questi trattati, quello del gesuita Francesco Albertini da Catanzaro, fu dato per la prima volta alle stampe nel 1612 a Napoli e, in una edizione più ampia che comprendeva fra l‟altro anche l‟ufficio liturgico dell‟Angelo custode, a Roma (Trattato dell‟angelo custode, cauato

fedelmente da alcune prediche del R. P. Francesco Albertino [...] per don Ottauio Iouene [...], in

Napoli, per Gio: Iacomo Carlino, 1612; Trattato dell‟angelo custode del R. P. Francesco Albertino da

Catanzaro [...]. Con l‟Offitio dell‟angelo custode, approuato da [...] papa Paolo Quinto. Et vn‟altro trattato vtilissimo della deuotione verso la beatissima Vergine. Fatto da vn sacerdote napolitano dottore in teologia, in Roma, per Guglielmo Facciotti, si vendono alla bottega de Nicolò de Lutij

all‟Arco di Camiliano, ad istanza del signor Gioseppe Scotto, 1612). Il libretto devozionale ebbe un vasto e rapido successo, tanto da essere tradotto anche in francese (L. FIORANI, Astrologi, superstiziosi

e devoti nella Roma del Seicento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma» 2 [1978], pp. 97-162, alle

pp. 147-150; cfr. anche O. NICCOLI, La vita religiosa nell‟Italia moderna, n. ed., Roma, Carocci, 2007 [Frecce, 68], pp. 194-195). Per uno sguardo più ampio sulla trattatistica in questione, oltre a B. DOMPNIER, Des Anges et des signes. Littérature de dévotion à l‟ange gardien et image des anges au

XVIIe siècle, in Les signes de Dieu aux XVIe et XVIIe siècles. Actes du colloque du centre de recherches Réforme et Contre-Réforme, réunis et présentés par G. DEMERSON et B. DOMPNIER, Clermont-Ferrand, Association des publications de la Faculté des lettres et sciences humaines de Clermont-Ferrand, 1993, p. 211-224, si veda C. OSSOLA, Gli angeli custodi, in Gli angeli custodi.

Storia e figure dell‟amico vero, trattati barocchi scelti e introdotti da C. OSSOLA, con un racconto e un apologo di N. LESKOV, testi a cura di S. CILIBERTI e G. JORI, nota bibliografica a cura di L. BISELLO, Torino, Einaudi, 2004 (I Millenni), pp. III-LIV. In una prospettiva più generale, su questa devozione si veda anche A. MANEVY, Le droit chemin. L‟ange gardien, instrument de disciplinarisation après la

Contre-Réforme, «Revue d‟histoire des religions» 223 (2006), pp. 195-227 ed EAD., L‟Ange gardien.

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Santissimo Crocifisso Agonizzante (1695) e degli Adoratori della Santa Colonna (1700). Questa cifra spirituale, ulteriormente caricata di toni di carattere emotivo e penitenziale, si traduceva in un clima devozionale di cui intitolazioni come quella al Sacro Cuore di Gesù (1729) è sicuramente la più caratteristica espressione16, ma avrebbe costituito l‟elemento saliente delle dedicazioni anche oltre la metà del secolo, come dimostra il sorgere di compagnie come quelle, quasi omologhe degli Amanti e dei Devoti di Gesù e Maria al Calvario (rispettivamente 1750 e 1776)17.

Più complessa è la questione delle intitolazioni relative ai santi, il cui periodo di maggior diffusione deve essere collocato nel periodo 1526-1600. Per valutare correttamente questo aumento così significativo è necessario ricorrere alle tipologie confraternali che scelgono tale intitolazione. Su un totale di 36 nuove fondazioni dedicate ai santi in questo arco di tempo, inafatti infatti, 16 sono divise tra compagnie nazionali (6) e confraternite universali18 (10), mentre le rimanenti (20, pari al 55,6%) corrispondono a confraternite di mestiere. È infatti nel corso del XVI secolo che, nell‟ambito della più generale riorganizzazione dell‟associazionismo laicale, molti gruppi professionali organizzano la propria vita religiosa all‟interno della struttura confraternale che va spesso ad affiancare una corporazione già esistente19. Nonostante la presenza abbastanza rilevante delle invocazioni alla Vergine tra le associazioni di mestiere, è dunque il tradizionale e preponderante

16

Sull‟ampio movimento delle confraternite del Sacro Cuore, si rimanda a FROESCHLÉ- CHOPARD, Dieu pour tous, pp. 315-377.

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Una analoga tendenza è registrata per Milano da P. VISMARA, Confraternite e devozioni nella

Milano del Settecento, in Confréries et dévotions, études réunies par DOMPNIER/VISMARA, pp. 261- 284, alle pp. 263-266. Per quanto concerne le diverse manifestazioni della pietà cristocentrica nella Roma del XVIII secolo, cfr. S. NANNI, Le nuove forme della devozione a Cristo, in EAD., Roma

religiosa nel Settecento. Spazi e linguaggi dell‟identità cristiana, Roma, Carocci, 2000 (Studi storici

Carocci, 2), pp. 113-134. Sulla religiosità del Settecento è d‟obbligo infine il richiamo a M. ROSA,

Settecento religioso. Politica della Ragione e religione del cuore, Venezia, Marsilio, 1999 (Saggi

Marsilio. Critica). 18

La definizione di confraternite «universali», utilizzata da Fanucci nel terzo libro del suo trattato (ID., Trattato di tutte le opere pie, pp. 185-311), è adottata anche in studi relativamente recenti, come quello di Armando SERRA, Problemi dei beni ecclesiastici nella società industriale. Le confraternite

di Roma moderna, Roma, Istituto Nazionale Studi Romani, 1983.

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Per un panorama complessivo sull‟associazionismo di matrice professionale a Roma, il riferimento è ancora ad A. MARTINI, Arti mestieri e fede nella Roma dei papi, Bologna, Cappelli, 1965 (Roma cristiana, 13).

Parte seconda – Spazi, devozioni, identità

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ricorso ai santi quali patroni delle arti e dei mestieri ad influenzare decisamente il dato, come del resto avviene, con manifestazioni ancor più nette, in altre realtà come quella parigina:

Tabella 1.