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SS S UDARIO DEI P IEMONTES

GLI INDICATORI DELLA DEVOZIONE

SS S UDARIO DEI P IEMONTES

Anni 1620112 Anni 1720113

Altare maggiore

Assunzione della Vergine Maria

Altar maggiore

SS. Resurrezione

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Vergine Maria SS. Crocifisso

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Vergine Maria e beato

Amedeo di Savoia

S. François de Sales

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Il quadro originario degli altari della chiesa è in questo caso rivoluzionato quasi completamente. L‟altare maggiore muta la dedicazione mariana in luogo di quella cristologica, più confacente alla devozione dei membri del sodalizio alla reliquia sindonica. Allo stesso modo, l‟altare del SS. Crocifisso scompare nell‟inventario redatto nel 1727, per lasciar spazio al nuovo culto di san François de Sales114. La sostituzione dovette verificarsi negli immediatamente successivi alla canonizzazione, avvenuta nel 1665, alle cui cerimonie la confraternita aveva partecipato con particolare fervore, giocando un ruolo di primissimo piano, in particolare nella processione dello stendardo. Una relazione a stampa pubblicata nello stesso anno della canonizzazione del vescovo titolare di Ginevra sottolinea la particolare solennità con la quale la compagnia si era avvicinata all‟evento, che fu di gran lunga maggiore a quella dimostrata da altre due compagnie coinvolte nell‟occasione, entrambe legate al circuito devozionale dei padri minimi francesi di Trinità dei Monti:

Con la medesima ordinanza, ma con superiorità di vaghezza, di decoro, e di numero più riguardevole comparve doppo l‟Archiconfraternita del Santissimo Sudario de Savoiardi, Piemontesi, e Nizzardi. Questa composta di gentil‟huomini, Cavalieri, e Prelati, altri nazionali per nascita, et altri per affetto, e per debito, formavano un numeroso stuolo di quasi circa mille persone, che nel candor dell‟habito di lino, e

112

Acta Visitationis Urbani VIII, III, ff. 1031r-1032r. 113

ASV, CVA, 130, Miscellanea 1700, XXXIV, 7, Chiesa e archiconfraternita del Santissimo

Sudario, ff. 2v-3r.

114

Sul personaggio (1567-1622), si vedano P. SEROUET, voce François de Sales, saint, in DSp, V, Paris, Beauchesne, 1964, coll. 1057-1097 e P. STELLA, voce Francesco di Sales, in GLS, I, pp. 713-721. Per una più ampia biografia culturale e spirituale del personaggio, resta valido E.-J. LAJEUNIE, Saint François de Sales. L‟homme, la pensée, l‟action, 2 voll., Paris, Guy Victor, 1966.

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3. Gli indicatori della devozione

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nelle accese torcie, che à circa trecento di loro risplendevan nelle mani, e molto più nella religiosa apparenza di tutte, rappresentavano un Clero divoto, et imitatore dell‟heroiche virtù del Santo loro Concittadino e Protettore.

Ove la maestà di così bella comitiva trasse à se [sic] l‟ammiratione de tutti, resta inutil fatica il pensiero di descrivere le di lei men grandi particolarità: se bene i Tamburi battenti, i luminosi lanternoni, le Trombe sonore, le Bandiere volanti, l‟inalborate Croci, li musici concenti, e fra questi frameschiati da per tutto hora molti Gentil‟huomini con torcie accese, hora diversi cavalieri con mazze dorate, hora à proprij luor luoghi il Capo processione, il Prefetto, i quattro Guardiani, et alcuni Prelati vestiti del medesimo sacco darebbono gran materia di descrittione, mentre aggiungevano maestà, e decoro à quel corpo tutto, che si formava da membra così qualificate115.

Quello del cofondatore – assieme a Jeanne de Chantal –, dell‟ordine delle monache della Visitazione, non fu tuttavia l‟unica innovazione secentesca della compagnia dei piemontesi. In maniera assai meno radicale, l‟altare dedicato alla Vergine mantiene la propria originaria intitolazione ma assume quale co-dedicatario il beato Amedeo IX di Savoia (1435-1472). Il culto del duca, che si sviluppò a partire dalla fama di santità di cui questi godette fin dal momento della morte, tanto da essere scelto come patrono della dinastia e dei suoi domini, si era profondamente rivitalizzato nel Seicento grazie alla decisione del duca Carlo Emanuele I di farsi promotore della causa di beatificazione, giunta a buon fine nel 1677116. L‟attribuzione di un altare al nuovo beato, che andava a completare il quadro, anche scenografico, della devozione nazionale, testimonia adeguatamente della prontezza con cui la comunità piemontese, come del resto le altre compagnie territoriali, introducesse in Roma le novità cultuali della terra d‟origine.

115

Relatione delle feste fatte in Roma per la canonizatione di S. Francesco di Sales vescovo di

Geneva della processione de stendardi e Cerimonie fatte in essa: dell‟Apparato delle Chiese di S. Luigi della nation Francese, e del Santissimo Sudario de Savoiardi etc., in Roma, per Giacomo

Dragondelli, 1665, p. V. 116

Per un rapido profilo del personaggio, v. S. MOSTACCIO, voce Amedeo IX, in GLS, I, pp. 112- 113; sul processo di beatificazione, v. invece A. TORRE, Atti per i santi, discorsi di santità: la

beatificazione di Amedeo IX di Savoia, «Quaderni storici» 102 (1999), pp. 705-731 e ID., Consumo di

devozioni e santità. Il beato Amedeo IX nel cerimoniale piemontese del Seicento, in Il santo patrono e la città, a cura di FIUME, pp. 96-119. Cfr. anche COZZO, Una chiesa sabauda, pp. 102-103.

Parte seconda – Spazi, devozioni, identità

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OTE DI RIEPILOGO

I due indicatori presi in considerazione riproducono, come si è visto, un quadro complessivo in parte differente. L‟insieme delle intitolazioni dimostra il perfetto inserimento dell‟associazionismo romano nelle tendenze più generali in atto su scala europea nell‟ambito delle devozioni mariane e cristocentriche, con una presenza particolarmente accentuata di queste ultime che si spiega in gran parte con la notevole centralità attribuita nella capitale del cattolicesimo al culto eucaristico. Per quanto riguarda il culto dei santi, al contrario, le confraternite manifestano una certa chiusura rispetto all‟innovazione, come dimostra l‟esistenza di pochissimi sodalizi intitolati a santi del secondo millennio della storia cristiana.

A fronte di punti di continuità di grande forza, l‟esame degli altari rivela invece il definirsi di elementi di novità concernenti la devozione ai santi. Vi sono in effetti alcuni che si fanno strada nello scenario delle devozioni confraternali nel corso dell‟Età moderna, imponendosi a livelli paragonabili a quelli raggiunti da santi tributari di un culto antico. Il panorama si arricchisce tuttavia, come si è visto, anche grazie al comparire di un certo numero di culti locali, che trovano spazio sulla scena cittadina grazie all‟azione decisiva delle diverse comunità immigrate. Questi ultimi, pur senza raggiungere una importanza assoluta di rilievo, aumentano la complessità cultuale della città, esposta come nessun‟altra, per lo meno nello scenario italiano, al frammentarsi delle identità (linguistiche, culturali, territoriali…) e dunque al definirsi di un quadro devozionale che si rivela sensibilmente più ampio, ma nel contempo sembra anche meno caratterizzato in senso locale, lontano, in altri termini, da quella religione civica che caratterizza la maggior parte dei centri urbani italiani117.

117

Sul tema, il riferimento d‟obbligo è a La religion civique, sous la direction de VAUCHEZ, ma si veda anche, tra una letteratura estremamente abbondante, le indicazioni storiografiche di A. BENVENUTI, Culti civici: un confronto europeo, in Vita religiosa e identità politiche, a cura di GENSINI, San Miniato, Fondazione “Centro di studi sulla civiltà del tardo medioevo”-Pacini editore, 1998 (Collana di Studi e Ricerche, 7), pp. 325-382 e, a titolo di esempio, gli studi di P. GOLINELLI,

Città e culto dei santi nel Medioevo italiano, nuova edizione ampliata ed aggiornata, Bologna,

CLUEB, 1996 (Biblioteca di storia urbana medievale, 4 bis); A.I. PINI, Città, chiesa e culti civici in

Bologna medievale, Bologna, CLUEB, 1999 (Biblioteca di storia urbana medievale, 12). In una

prospettiva diversa, più incentrata sul livello della produzione erudita e della prassi liturgica, ma con riferimento all‟Età moderna, si vedano infine S. DITCHFIELD, Liturgy, sanctity and history in

Tridentine Italy: Pietro Maria Campi and the preservation of the particular, Cambridge, Cambridge

University Press, 1995 (Cambridge studies in Italian history and culture) e ID., Erudizione

ecclesiastica e particolarismi tra tardo Medioevo e prima età moderna, in Vita religiosa e identità politica, a cura di GENSINI, pp. 465-480.

Capitolo 4