LE CONFRATERNITE NELLA REALTÀ ROMANA
Grafico 3. Andamento delle fondazioni cinque-secentesche per tipologia 54
2.3. P ARTICOLARITÀ E PREROGATIVE DELL ‟ ASSOCIAZIONISMO NELLA
CITTÀ
«
GRAN TEATRO DEL MONDO»
862.3.1. «Roma communis patria»87: il fenomeno delle confraternite nazionali
La natura peculiare della città di Roma, da sempre crocevia di genti e di culture differenti, impone di gettare uno sguardo particolare sulle forme associative che, nel corso dei secoli, le diverse comunità nazionali si diedero al fine di tutelare la propria identità originaria, mantenendo vivi i rapporti con la patria di origine88. Centro della cristianità, destinazione dei pellegrinaggi ad limina apostolorum, già dall‟Alto Medioevo Roma aveva infatti visto sorgere diverse iniziative finalizzate ad accogliere, temporaneamente o in maniera permanente i pellegrini che giungevano nella città, raggruppandoli su base linguistica. Si trattava delle celebri scholae
peregrinorum che sorgevano soprattutto presso il Tevere, nella zona di S. Pietro.
Attorno al XII secolo, tali istituzioni cessarono le loro attività o si trasformarono totalmente, offrendo la propria assistenza “ospedaliera” a poveri, a ammalati e a pellegrini di qualunque provenienza geografica. Si dovettero attendere gli ultimi decenni del Trecento, nel clima di generale riorganizzazione politica, sociale e demografica della città, a seguito del rientro dei papi dopo il periodo avignonese per vedere riorganizzarsi, secondo criteri differenti, analoghe fondazioni89.
Nel mutevole scenario di fine XIV secolo, in cui il papato riassumeva la pienezza del controllo politico sulla città, l‟Urbe vide infatti anche rafforzarsi
86
Il riferimento è alla celebre definizione di Roma come «Teatro del mondo» introdotta dal cardinale Ludovico Ludovisi nel 1622 e assunta nella riflessione storiografica ad emblema della prassi e della cultura politica dell‟Urbe. Sul tema si faccia riferimento a La corte di Roma tra Cinque e
Seicento “Teatro” della politica europea, a cura di G. SIGNOROTTO e M.A. VISCEGLIA, Roma, Bulzoni, 1998 (Biblioteca del Cinquecento, 84), e in particolare al saggio di M. ROSA,Per “tenere
alla futura mutatione volto il pensiero”. Corte di Roma e cultura politica nella prima metà del Seicento, ibid., pp. 13-36 (la citazione del cardinal Ludovisi è a p. 13). Una trattazione più ampia su
tale definizione è in S.M. SEIDLER, Il teatro del mondo. Diplomatische und journalistische Relationen
vom römischen Hof aus dem 17. Jahrhundert, Frankfurt am Main etc., P. Lang, 1996 (Beitrage zur
Kirchen und Kulturgeschichte, 3). 87
Si prende a prestito il titolo di L. SALERNO, Roma communis patria, Bologna, Cappelli, 1968 (Roma cristiana, 14), volume che costituisce ancor oggi un valido quadro sulla presenza dei forestieri a Roma, sui loro luoghi e sulle loro istituzioni.
88
Quello delle confraternite nazionali è un fenomeno che riguarda tendenzialmente le grandi città commerciali, come Venezia e Lione, o, più latamente, i centri demograficamente più estesi, come Palermo o la Firenze del tardo medioevo (cfr. RUSCONI, Confraternite, compagnie e devozioni, p. 477, ma anche BLACK, Italian Confraternities, pp. 44-45).
89
A. ESPOSITO, Pellegrini, stranieri, curiali ed ebrei, in Roma medievale, a cura di VAUCHEZ, pp. 213-239, in particolare pp. 220-227.
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notevolmente all‟interno della sua popolazione, la presenza dei non-romani, a partire dai ruoli-chiave di curia90. A stabilirsi in gran numero a Roma furono tuttavia soprattutto immigrati impegnati in attività artigianali, commerciali e finanziarie, che profondamente si inserirono nel tessuto economico urbano. Particolarmente numerosi erano gli artigiani e i «mercatores» toscani – in primis fiorentini – e lombardi, ma anche, in misura minore, i lavoratori ultramontani. Tra questi ultimi, una posizione di spicco spettava senz‟altro ai «teutonici», che in molti casi svolgevano la professione di calzolai e di fornai, seguiti a distanza da francesi e spagnoli91.
In seno a tali comunità, unite da un forte senso di appartenenza, si costituirono ben presto istituzioni in grado di offrire ai connazionali in difficoltà ricetto e sostegno. Sorse così una serie di ospizi legati alle cosiddette chiese nazionali, come quelli di S. Antonio dei portoghesi, per lo meno dal 1367, e di S. Maria dell‟Anima – attivo dal 1386 ma confermato dal pontefice solo 12 anni dopo –, che accoglieva tedeschi e fiamminghi. Fu tuttavia solo a partire dal Quattrocento che, dagli ambienti della nationes, cominciarono a sorgere delle vere e proprie confraternite devozionali rappresentative della rispettive specificità cultuali. In questa fase furono soprattutto le nazioni ultramontane ad impegnarsi in simili iniziative, talvolta nel contesto di più ampi processi di riorganizzazione delle fondazioni. Per quanto riguarda le comunità più importanti e attestate, in particolare, si assistette alla fondazione di diverse associazioni, all‟interno dei quali il reclutamento non avveniva su base territoriale,
90
L‟atto formale di resignatio pleni dominii al pontefice è del 5 luglio 1398 (J.-CL. MAIRE VIGUEUR, Il comune romano, in Roma medievale, a cura di VAUCHEZ,pp. 116-157, a p. 157; si veda anche A. ESCH, La fine del libero comune di Roma nel giudizio dei mercanti fiorentini: lettere romane
degli anni 1395-1398 nell‟Archivio Datini, «Bullettino dell‟Istituto storico italiano per il Medioevo e
Archivio Muratoriano» 86 [1976-77], pp. 235-277). Sulle vicende del Comune a Roma, resta fondamentale E. DUPRÈ THESEIDER, Roma dal comune di popolo alla signoria pontificia (1252-1377), Bologna, Cappelli, 1952 (Storia di Roma, 11). Per i rapporti tra la città e la corte papale, si rimanda invece a P. PARTNER, Il mondo della curia e i suoi rapporti con la città, in Roma, la città del papa, a cura di FIORANI/PROSPERI, pp. 201-238, e relativa bibliografia.
91
A. ESPOSITO, «... La minor parte di questo popolo sono i romani». Considerazioni sulla
presenza dei forenses nella Roma del Rinascimento, in ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI ROMANI,
Romababilonia, Roma, Bulzoni, 1993 (Effetto Roma, 3), pp. 41-60, ma cfr. anche L. PALERMO,
Espansione demografica e sviluppo economico a Roma nel Rinascimento, in Popolazione e società a Roma, a cura di SONNINO, pp. 299-326, in particolare p. 319. Per un quadro più ampio si faccia riferimento a A.ESPOSITO, Un‟altra Roma. Minoranze nazionali e comunità ebraiche tra Medioevo e
2. Le confraternite nella realtà romana
81
quanto piuttosto secondo un criterio misto, in cui avevano un peso decisivo l‟elemento linguistico e l‟estrazione sociale dei confratelli92
.
È il caso dei “teutonici”, per i quali esisteva tanto la compagnia di S. Maria in Campo Santo Teutonico, fondata nel 1461 come punto di riferimento per i funzionari di curia e per le figure di prestigio provenienti dall‟area fiamminga e tedesca, quanto la chiesa nazionale di S. Maria dell‟Anima, che si sarebbe organizzata in confraternita solo nel 1500, ma che costituiva già in questa fase il luogo di incontro privilegiato per il resto della comunità; un terzo sodalizio, inoltre, era destinato ai soli fornai di lingua tedesca, a testimonianza dell‟importanza assunta da questa colonia di immigrati nell‟ambito di tale professione93
.
Analoga si rivelava la situazione concernente gli immigrati di lingua francese: da un lato, dal 1478 vi era infatti la confraternita intitolata alla Concezione della Vergine ed ai santi Dionigi e Luigi, legata alla chiesa nazionale di S. Luigi e sorta per lo più per associare i curiali ed i notabili di lingua francese; dall‟altro, già nel 1461 era stata fondata la compagnia detta della Purificazione della Vergine o delle Quattro Nazioni, destinata agli immigrati “francesi”, borgognoni, lorenesi e savoiardi di più modesta condizione94.
92
Sul fenomeno cfr. le osservazioni di A. ESPOSITO, Fondazioni per forestieri e studenti a Roma
nel tardo Medioevo e nella prima Età moderna, in Comunità forestiere e «nationes» nell‟Europa dei secoli XIII-XVI, a cura di G. PETTI BALBI, Pisa-Napoli, GISEM-Liguori, 2001 (Europa mediterranea, 19), pp. 67-80.
93
Sulle associazioni della nazione tedesca a Roma, si vedano K. RUDOLF, Santa Maria
dell‟Anima, il Campo Santo dei Teutonici e Fiamminghi e la questione delle nazioni, «Bulletin de
l‟Institut Historique Belge» 50 (1980), pp. 75-91, A. STANNEK, Les pèlerins allemands à Rome et à
Lorette à la fin du XVIIe et au XVIIIe siècle, in Pèlerins et pèlerinages dans l‟Europe moderne (Actes
de la table ronde organisée par le Département d‟histoire et civilisation de l‟Institut universitaire européen de Florence et l‟École française de Rome. Rome, 4-5 juin 1993), sous la direction de PH. BOUTRY et D. JULIA, Rome, École Française de Rome, 2000 (Collection de l‟École Française de Rome, 262), pp. 327-354, in particolare pp. 340-347, e K. SCHULZ, Confraternitas Campi Sancti de
Urbe. Die ältesten Mitgliederverzeichnisse (1500/01-1536) und Statuten der Bruderschaft, Rom-
Freiburg-Wien, Herder, 2002 (Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte. Supplementheift, 54). Sulla presenza tedesca a Roma si veda inoltre: C.W. MAAS,
The German community in Renaissance Rome, 1378-1523, edited by P. HERDE, Rom-Freiburg-Wien, Herder, 1981 (Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte. Supplementheift, 39) e I. FOSI, A proposito di una lacuna storiografica. La nazione tedesca a Roma
nei primi secoli dell‟età moderna, «Roma moderna e contemporanea. Rivista interdisciplinare di
storia» 1/1 (1993), pp. 45-56. 94
Sulle istituzioni francesi, si veda il quadro proposto da P. LA CROIX, Mémoire historique sur
les Institutions de la France a Rome puisé dans leurs archives et autres documents la plupart inédits,
II ed., Roma, Tip. Ed. Romana, 1892 [I. ed.: Paris, V. Goupy, 1868], cui si aggiungano le indicazioni bibliografiche e le informazioni, relative soprattutto alle attività settecentesche, di PH.BOUTRY /D. JULIA, Les pèlerins français à Rome au XVIIIe siècle d‟après les regitres de Saint-Louis-des-
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Particolarmente attiva fu tuttavia la più cospicua tra le comunità immigrate, quella dei fiorentini. Anch‟essa procedette alla fondazione di ben due distinte confraternite, quella della Pietà, organica alla chiesa nazionale di S. Giovanni dei Fiorentini (1448) e frequentata per lo più dai personaggi più in vista nella comunità, e quella di S. Giovanni Decollato o della Misericordia (1488), finalizzata al conforto dei condannati a morte e meno frequentata dalle élites95. Unica altra nazione italiana ad essere rappresentata nel corso del secolo fu, infine, quella lombarda, che provvide alla fondazione della compagnia di S. Ambrogio (1461)96.
Nel corso del Cinquecento, anche nel contesto di quel generale rivitalizzarsi del panorama associazionistico romano di cui si è dato precedentemente conto, si assiste alla fondazione di numerosi altri sodalizi nazionali, soprattutto italiani che, entro la fine del Seicento, diverranno quelli più numerosi. Da un canto, prosegue infatti la tendenza alla formalizzazione di situazioni istituzionali in precedenza abbastanza fluide, con l‟organizzazione in confraternita di comunità già da tempo attive nell‟Urbe, come quella, già citata, dei portoghesi (1540)97; dall‟altro, tuttavia, comincia a manifestarsi anche una tendenza di tipo diverso.
Il quadro delle identità territoriali inizia infatti a farsi più frammentato, come dimostra l‟esempio della comunità spagnola. Se nel corso del Quattrocento la chiesa dei SS. Giacomo e Ildefonso era stata l‟unico riferimento condiviso per le popolazioni provenienti dai diversi regni della composita realtà statuale spagnola, giunta ad unione formale solo nel 1502, già nel 1506 gli Aragonesi, i Catalani ed i Valenziani si riunirono nella confraternita di S. Maria di Monserrato, la cui
95
Sui fiorentini a Roma e sulle due confraternite, si veda: I. FOSI, Il consolato fiorentino a Roma
e il progetto per la Chiesa nazionale, «Studi Romani» 37 (1989), pp. 50-70; EAD., Pietà, devozioni e
politica: due confraternite fiorentine nella Roma del Cinquecento, «Archivio Storico Italiano» 149
(1991), pp. 119-161; EAD., I Fiorentini a Roma nel Cinquecento: storia di una presenza, in Roma
capitale (1447-1527), a cura di GENSINI, pp. 389-414; C. CONFORTI, La «natione fiorentina» a Roma nel Rinascimento, in La città italiana e i luoghi degli stranieri XVI-XVIII secolo, a cura di D. CALABI e P. LANARO, Roma-Bari, Laterza, 1998 (Biblioteca di cultura moderna, 1141), pp.171-191.
96
Sunto storico della chiesa, archiconfraternita e spedale dei Santi Ambrogio e Carlo della
Nazione Lombarda in Roma. Pubblicato nella ricorrenza del terzo Centenario della morte di San Carlo, Roma, Tip. Poliglotta della S. C. di Propaganda, 1884, p. 9.
97
Per quanto riguarda l‟ospedale e la confraternita dei portoghesi, si faccia riferimento a M.L. PEREIRA ROSA, L‟ospedale della nazione portoghese di Roma, sec. XIV-XX. Elementi di storia
istituzionale e archivistica, «Mélanges de l‟École Française de Rome. Italie et Méditerranée» 106/1
(1994), pp. 73-128, ma si veda anche G. SABATINI, La comunità portoghese a Roma nell‟età
dell‟unione delle corone (1580-1640), in Roma y España. Un crisol de la cultura europea en la Edad Moderna (Actas del Congreso Internacional celebrado en la Real Academia de España en Roma del 8
al 12 de mayo de 2007), coordinador C.J. HERNANDO SÁNCHEZ, II, Madrid, Sociedad Estatal para la Acción Cultural Exterior, 2007, I, pp. 847-873.
2. Le confraternite nella realtà romana
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intitolazione rimandava esplicitamente ad un santuario, quello della Madonna di Montserrat, intimamente connesso all‟identità devota delle popolazioni del regno d‟Aragona. Per i castigliani, invece, sarebbe stata fondata nel 1572 la compagnia della SS. Resurrezione, i cui rapporti con le autorità della chiesa nazionale non furono tuttavia mai idilliaci98.
Gli esiti di tale tendenza alla frammentazione si manifestano in maniera ancor più evidente in seno alla comunità francofona. Tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del secolo seguente infatti, in corrispondenza con il definirsi delle rappresentanze diplomatiche permanenti, le fondazioni e le confraternite nazionali finiscono spesso per entrare nell‟orbita di controllo degli ambasciatori inviati nella Città Santa dai sovrani99. In conseguenza di questa evoluzione, particolarmente marcata nell‟istituzione di S. Luigi dei Francesi, le rivendicazioni portate dalle diverse componenti della comunità determinarono tra Cinque e Seicento una serie di scissioni: nel 1513 nasceva la confraternita di S. Ivo dei Bretoni, mentre attorno al 1597 furono i Savoiardi a fondare una propria compagnia intitolata al SS. Sudario; l‟opera si completò nel corso del Seicento con la fondazione della confraternita di S. Nicola dei Lorenesi (1622) e di quella dei SS. Andrea e Claudio, costituita dagli immigrati provenienti dalla Franca Contea (1650)100.
98
Sulle chiese nazionali spagnole si veda: J. FERNÁNDEZ ALONSO, Las iglesias nacionales de
España en Roma. Sus orígenes, «Anthologica Annua» 4 (1956), pp. 9-96; ID., Santiago de los
Españoles y la archicofradía de la Santísima Resurrección en. Roma hasta 1754, «Anthologica
Annua» 8 (1960), pp. 279-329; M. VAQUERO PIÑEIRO, Una realtà nazionale composita: comunità e
chiese «spagnole» a Roma, in Roma capitale, a cura di GENSINI, pp. 473-491; ID., L‟ospedale della
nazione castigliana in Roma tra medioevo ed età moderna, «Roma moderna e contemporanea. Rivista
interdisciplinare di storia» 1/1 (1993), pp. 57-81; M. BARRIO GONZALO, Las iglesias nacionales de
España en Roma en el siglo XVII, in Roma y España, coordinador HERNANDO SÁNCHEZ, II, pp. 641- 666. Per un quadro più ampio sulla comunità spagnola a Roma si veda anche M. VAQUERO PIÑEIRO,
Cenni storici sulla componente spagnola della popolazione romana alla fine del ‟500 secondo i registri parrocchiali, in Popolazione e società a Roma, a cura di SONNINO, pp. 141-149 e soprattutto T.J. DANDELET, Spanish Rome 1500–1700, New Haven, Yale University Press, 2001, utile per una prospettiva di lungo periodo.
99
ESPOSITO, «... La minor parte di questo popolo sono i romani», p. 56. Sull‟imporsi a Roma della figura dell‟ambasciatore residente in questa fase, cfr. anzitutto PRODI, Il sovrano pontefice, pp. 312-313.
100
F.-CH.UGINET, L‟idée de “natio gallicana” et la fin de la présence savoisienne dans l‟église
nationale de Saint-Louis à Rome, in Les fondations nationales dans la Rome pontificale, Rome,
Académie de France Villa Médicis-École française de Rome, Palais Farnèse, 1981 (Collection de l‟École Française de Rome, 52), pp. 83-99. La confraternita di S. Ivo sorse presso la preesistente chiesa nazionale bretone, fondata nel 1455 (B. POCQUET DU HAUT-JUSSÉ, La compagnie de Saint-Yves
des Bretons à Rome, «Mélanges d'archéologie et d‟histoire» 37 [1918]. pp. 201-283). Sulla
confraternita dei sudditi sabaudi cfr. P. COZZO, Una chiesa sabauda nel “teatro del mondo”. La
chiesa del Santo Sudario dei Piemontesi a Roma da fondazione nazionale a Cappella Palatina,
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In tali processi si evidenzia senz‟altro, oltre alle rivendicazioni dei singoli gruppi «forestieri», anche una certa accondiscendenza del papato nel riconoscere le specificità delle comunità che richiedono questa forma di pubblica rappresentanza; e ciò è particolarmente evidente nella penisola italiana. Alla naturale molteplicità delle identità determinata dalla frammentazione politica dell‟Italia d‟Età moderna, si sovrappone infatti la complessa realtà delle identità locali, regionali o cittadine. Le comunità facenti capo a realtà statuali definite, come quelle dei Senesi (1519), dei Genovesi (1553), dei Napoletani (1572), dei Siciliani (1593), non furono le sole ad ottenere l‟approvazione per le proprie confraternite nazionali nel corso dell‟Età moderna101. A veder riconosciuto il proprio diritto ad esistere in qualità di nazioni a tutti gli effetti, per lo meno sul piano della sociabilità e delle scelte devozionali, furono infatti anche comunità come quella bergamasca (1539), che si distaccava in tal modo da quella veneziana, e quella bresciana (1576), che cessava di far capo della confraternita dei Lombardi. Nel Seicento, questa tendenza sarebbe giunta addirittura al parossismo, con l‟approvazione di confraternite “nazionali” facenti capo a piccoli centri dello Stato pontificio, come Norcia (1615) e Cascia (1655), i cui cittadini non formavano certo comunità di rilievo nell‟Urbe102
. Al termine di tale evoluzione, il
Contea e per i lorenesi, infine, si veda rispettivamente H. MOREAU, Saint-Claude des Francs-Comtois
au XVII siècle, in Les fondations nationales, pp. 715-721 e H. COLLIN, Les origines de l‟église
nationale de Saint-Nicolas-des-Lorrains à Rome. La Confraternité des Lorrains, la mission diplomatique de Didier Virion auprès d‟Urbain VIII (1625-1632) et les affaires de Pierre Fourier,
dans Saint Pierre Fourier en son temps, études réunies par R. TAVENEAUX, Nancy, P.U.N., 1992, p. 127-157.
101
Per quanto concerne queste istituzioni si veda: sui senesi, oltre a CATASTINI, La pietà dei
Senesi, si può vedere Lavorando in tre vigne. Cinquecento anni di storia dell‟Arciconfraternita di S. Caterina da Siena in Roma, a cura di G. BOCCARDI, Roma, Ponte Sisto, 2006; sui genovesi resta utilissimo M. MOMBELLI CASTRACANE, La confraternita di San Giovanni Battista de‟ Genovesi in
Roma. Inventario dell‟archivio. Cronologia dei cardinali protettori e dei governatori con notizie bibliografiche, Firenze, L.S. Olschki, 1971, ma si vedano anche le considerazioni di M.
MONTACUTELLI, Un teatro per „dar direttione a cose infinite e grandi‟. Ipotesi di ricerca sui genovesi
a Roma, in La corte di Roma, a cura di SIGNOROTTO/VISCEGLIA, pp. 376-391; per quanto concerne i napoletani, si faccia ancora riferimento a P. PECCHIAI, La Chiesa dello Spirito Santo dei napoletani e
l'antica Chiesa di S. Aurea in via Giulia. Monografia documentata e illustrata, Roma, U. Pinnaro,
1953; sui siciliani, infine, si veda G.M. CROCE, L‟arciconfraternita di S. Maria Odigitria dei Siciliani
in Roma. Profilo storico (1593-1970), Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 1994.
102
Per alcuni riferimenti generali, oltre a O.F. TENCAJOLI, Le chiese nazionali italiane in Roma, Roma, Desclée & C. editori pontifici, 1928 e SALERNO, Roma communis patria, si veda V.PAGLIA,
Sociabilità religiosa e confraternite nazionali: l‟esempio dei Piceni a Roma nei secoli XVII e XVIII, in Sociabilità religiosa nel Mezzogiorno: le confraternite laicali, a cura di ID., «Ricerche di storia sociale e religiosa» 18/37-38 (1990), pp. 379-408, in particolare pp. 379-385.
2. Le confraternite nella realtà romana
85
quadro delle nazioni che alla fine dell‟Età moderna si affacciavano sul «gran theatro del mondo» era divenuto in sostanza assai più articolato103.
2.3.2. «Caput mundi»: Roma e il sistema delle arciconfraternite
La funzione di capitale del mondo cattolico, riaffermata dai pontefici alla città in maniera più insistita e programmatica nella fase controriformistica, non si riverbera sul mondo confraternale solo attraverso la natura cosmopolita che tale condizione impone necessariamente all‟Urbe. L‟aspetto che più direttamente lega l‟associazionismo laicale romano con le strategie di centralizzazione – amministrativa, liturgica, devozionale – del papato moderno è rappresentato dall‟istituto delle arciconfraternite e dal conseguente meccanismo dell‟aggregazione104
.
Per arciconfraternita si intende infatti un sodalizio investito della capacità di aggregare a sé altre compagnie di diverse località, tendenzialmente poste sotto la medesima intitolazione, trasferendo loro per un verso i benefici spirituali di cui è in possesso, e godendo per altro verso, almeno teoricamente, di una superiorità gerarchica su di esse. Al fine di lucrare le indulgenze che la confraternita madre era in grado di trasmettere, spesso i singoli sodalizi modificavano le proprie attività ed uniformavano di fatto, almeno in parte, la propria fisionomia associativa e devozionale al modello romano. Di conseguenza, culti e pratiche devozionali trovarono un ulteriore specifico canale di diffusione in grado potenzialmente di mettere in connessione il centro romano con le più sperdute località poste sotto l‟autorità della Chiesa cattolica. Durante l‟Ancien Régime, la grande maggioranza di questi sodalizi aveva sede a Roma, anche se non mancavano eccezioni eccellenti, come l‟arciconfraternita del Cordone di san Francesco d‟Assisi, che aveva sede proprio nella località umbra e quella dei Cinturati di sant‟Agostino e di santa Monica, che era stata fondata a Bologna. Soprattutto a partire dall‟Ottocento, tuttavia, il titolo di arciconfraternita cominciò ad assumere sempre più spesso un
103
Sulla situazione relativa alle «nationes» nella Roma del Settecento, si vedano anche le osservazioni di R. AGO, Burocrazia, nazioni e parentele nella Roma del Settecento, «Quaderni Storici» 23 (1988), pp. 73-98.
104
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