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A LTARI : I SANTI PIÙ NOMINAT

GLI INDICATORI DELLA DEVOZIONE

A LTARI : I SANTI PIÙ NOMINAT

Santo Anni 1620 Anni 1720

Giovanni Battista 16 16 Carlo Borromeo 13 7 Andrea apostolo 11 5 Francesco d‟Assisi 9 12 Caterina d‟Alessandria 9 8 Anna 7 7 Antonio da Padova 3 7 Giuseppe 2 7

Per quanto concerne gli elementi di novità, oltre al progresso dei culti francescani, di cui si è già detto, i rilevamenti sottolineano il successo secentesco di san Giuseppe, che passa da 2 a 7 altari. Il culto del padre putativo di Gesù, implorato in maniera preponderante – ma non esclusiva – quale patrono della buona morte, costituiva in questa fase una vera e propria innovazione devozionale100. Oggetto di un‟attenzione tutto sommato limitata almeno fino al XV secolo, allorché Gerson fu tra i primi a concentrare la propria riflessione spirituale attorno alla sua figura, la devozione nei confronti di san Giuseppe si rafforzò nettamente nella seconda metà del Cinquecento, soprattutto grazie alla spinta impressa da un personaggio di spicco della scena spirituale cattolica come Teresa d‟Avila. La riformatrice del Carmelo, recuperando una tradizione cultuale tipica del proprio ordine, attribuì infatti al santo sposo di Maria e alla sua protezione un ruolo di grande importanza all‟interno del

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Sulle fonti dell‟iconografia cateriniana, si veda C. AGLIETTI, L‟iconografia della cappella di

Santa Caterina d‟Alessandria nella Basilica inferiore di Assisi: il rapporto tra le fonti agiografiche e la “legenda” affrescata, «Iconographica» 6 (2007), pp. 85-108 e relativa bibliografia.

100

Per un primo approccio allo sviluppo del culto di san Giuseppe, si veda anzitutto J. DELUMEAU, Rassurer et protéger. Le sentiment de sécurité dans l‟Occident d‟autrefois, Paris, Fayard, 1989, pp. 350-351. Per la peculiare prospettiva offerta al suo studio dalla documentazione confraternale, si veda B. DOMPNIER, La dévotion à saint Joseph au miroir des confréries (XVIIe-XVIIIe siècles), in Confréries et dévotions, études réunies par DOMPNIER/VISMARA, pp. 285-309, che mette in evidenza, in maniera particolare, la compresenza di queste diverse tonalità della devozione al santo nel corso del Seicento. Per quanto concerne il ruolo di protettore degli agonizzanti, una buona messa a punto della questione è in A. DORDONI, «In illa hora tremenda». La devozione a san Giuseppe

patrono della buona morte nei secoli XVI-XX, «Annali di scienze religiose» 3 (1998), pp. 279-304 e 4

Parte seconda – Spazi, devozioni, identità

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proprio universo spirituale101. Nel corso del Seicento il culto, efficacemente propagandato dalla predicazione e dalla trattatistica spirituale di numerose formazioni di clero regolare (i carmelitani, le diverse famiglie francescane, i gesuiti…), si diffuse ampiamente, trovando anche un adeguato riconoscimento sul piano liturgico quando, nel 1621, la festa di san Giuseppe fu inserita nel calendario liturgico102. Progressivamente, la figura di Giuseppe era stata sempre più esaltata, assumendo da un canto la funzione di modello perfetto per le virtù dell‟umiltà e dell‟obbedienza che si inscrivevano entro le esigenze del «disciplinamento». D‟altro canto Giuseppe divenne anche il protettore ideale, in ragione della sua vicinanza fisica al suo Divino Figlio, per la società cristiana nel suo complesso e contro qualunque pericolo incombente103. In questo caso, dunque la tendenza riscontrabile nella realtà associazionistica romana rivela i termini di un adeguamento, per quanto forse un poco ritardato, al clima spirituale del mondo cattolico coevo.

3.2.4. I nuovi altari e lo spazio ecclesiale

Al di là del quadro generale che l‟approccio statistico è in grado fornirci, tuttavia, non è forse inutile cercare di contestualizzare attraverso qualche esempio le modalità pratiche attraverso le quali avveniva l‟innesto delle nuove devozioni nei luoghi di culto delle confraternite, tentando anche di visualizzare tali mutamenti.

101

Cfr. B. DOMPNIER, Thérèse d‟Avila et la dévotion française à Saint Joseph au XVIIe siècle, in Les échanges religieux entre la France et l‟Espagne du Moyen Âge à nos jours (Actes du colloque

organisé par la Société d‟histoire religieuse de la France. Bordeaux, 12-14 septembre 2002), «Revue d‟histoire de l‟Église de France» 90/224 (2004), pp. 175-190 .

102

Sul ruolo delle famiglie religiose nella diffusione della devozione si veda, a proposito della Francia, B. DOMPNIER, Les religieux et saint Joseph dans la France de la première moitié du XVIIe

siècle, «Siècles. Cahiers du Centre d‟Histoire “Espaces et Cultures”» 16 (2003), pp. 57-75 e, con

specifico riferimento ai carmelitani, ID., Les carmélites de France et saint Joseph dans la première

moitié du XVIIe siècle, in corso di pubblicazione.

103

Cfr. DOMPNIER, La dévotion à saint Joseph, pp. 301-305. Per le evoluzioni sette-ottocentesche del culto, si vedano invece A. DORDONI, San Giuseppe modello dei lavoratori. La figura del santo

artigiano di Nazaret in Italia dall‟Unità nazionale alla fine dell‟Ottocento, «Annali di scienze

religiose» 7 (2002), pp. 275-298 e D. MENOZZI, Un patrono per la Chiesa minacciata dalla

Rivoluzione. Nuovi significati del culto a san Giuseppe tra Otto e Novecento, in Contro la secolarizzazione. La promozione dei culti tra Pio IX e Leone XIII (sezione monografica di «Rivista di

3. Gli indicatori della devozione

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Secondo quel che traspare dalle fonti prese in esame, in questa fase l‟inserimento delle novità devozionali sembra avvenire più spesso per giustapposizione e per completamento degli spazi disponibili che per sostituzione di culti più antichi. Significativo in questo senso è l‟esempio della chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini, all‟interno della quale nel 1677 è costruito, adempiendo alle volontà testamentarie del chirurgo Domenico Altimani da Vignola, un altare dedicato a Carlo Borromeo104: il nuovo altare secondario semplicemente si affianca ai sette precedentemente presenti nella chiesa, senza che nessuna sostituzione sia effettuata. L‟altare dell‟Annunziata, nello stesso periodo, perde invece la cointitolazione a S. Giulio, che evidentemente costituiva un retaggio del quadro devozionale dell‟antica chiesa di S. Benedetto in Arenula. Tale culto, inizialmente mantenuto all‟interno della nuova chiesa della confraternita a seguito della ricostruzione avvenuta tra il 1587 ed il 1616105, dovette poi perdere di rilievo, fino alla rimozione dell‟immagine del santo e alla sparizione della dedicazione.