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L A STORIOGRAFIA SULLE CONFRATERNITE ROMANE : UNA TRADIZIONE DI LUNGA DURATA

Una attenzione particolare, in questo contesto, merita il particolare percorso compiuto dagli studi specificamente dedicati alle confraternite romane. Si tratta in effetti di un tema intorno al quale, ormai da oltre un secolo, si è sviluppata una pubblicistica ampia ed estremamente diversificata da un punto di vista qualitativo, oltre che dalla letteratura più propriamente storiografica. Di tale enorme produzione si cercheranno di definire le linee fondamentali, evidenziando solo alcuni momenti e figure fondamentali per l‟evolversi degli studi.

1.2.1. La tradizione degli studi confraternali tra Otto e Novecento

La storiografia relativa alle istituzioni pie romane affonda le sue radici nella trattatistica che, per lo meno dal XVII secolo, tentò di render conto di quella pluralità di iniziative associazionistiche con cui il laicato romano, quasi sempre in collaborazione con il clero secolare e regolare cittadino, provava a intervenire sui problemi della città e ad intensificare la vita religiosa cittadina38.

Nel corso dell‟Ottocento, tale tradizione fu recuperata da una pubblicistica ecclesiastica mirante ad evidenziare, in aperto contrasto con il montare della cultura anticlericale di stampo risorgimentale, l‟utilità prima di tutto sociale delle istituzioni create o sostenute dal potere pontificio nella città. All‟interno di questa temperie culturale, videro infatti la luce testi come quello del cardinale Carlo Luigi Morichini, la cui prima edizione risale nel 1835, ma che fu oggetto di numerose revisioni fino all‟ultima definitiva edizione uscita, significativamente, nel 187039

, e quello dello storico francese Léon Lallemand, pubblicato nel 187840.

38

I più noti sono quelli di C.FANUCCI, Trattato di tutte le opere pie dell‟alma città di Roma, in Roma, per Lepido Facij, & Stefano Paolini, 1601, D. VAN AMEYDEN, De pietate Romana libellus in

quatuor partes divisus […], Romae, typis Iacobi Mascardi, 1625 e C.B. PIAZZA, Έυσεβολόγιον.

Euseuologio Romano; ouero delle opere pie di Roma, accresciuto, & ampliato secondo lo stato presente. Con due trattati delle accademie, e librerie celebri di Roma […], in Roma, per Domenico

Antonio Ercole alla strada di Parione, 16982. Per uno sguardo più ampio sulla trattatistica sul pauperismo ed sulla sua eco entro la realtà romana, si rimanda a L.FIORANI,Religione e povertà. Il dibattito sul pauperismo a Roma tra Cinque e Seicento, «Ricerche per la storia religiosa di Roma» 3

(1979), pp. 43-131. 39

C.L. MORICHINI, Degl‟istituti di pubblica carita e d‟istruzione primaria in Roma. Saggio

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Proprio in questi anni si apriva, con la presa di Roma ed il suo inserimento entro il neonato Stato unitario, una ulteriore e ben più accesa fase del dibattito. Tra il 1870 ed il 1890 infatti, alcuni provvedimenti del nuovo governo nazionale determinarono una profonda riforma nel sistema confraternale, incentrata in particolare sull‟indemaniamento dei beni di moltissimi sodalizi. Di conseguenza le loro attività si ridussero drasticamente, e furono attribuite ad enti pubblici di beneficienza gestiti direttamente dalle autorità comunali 41. In questo contesto, si destò l‟interesse del mondo culturale laico nei confronti di un sistema, quello delle confraternite, che per secoli aveva di fatto costituito un baluardo quasi unico – per quanto spesso largamente insufficiente – nei confronti della miseria materiale, culturale e morale diffusa nella società, in particolare in una realtà come quella romana. Se da un lato vi era infatti un mero interesse statistico relativo alla consistenza numerica ed economica delle istituzioni sparse sul territorio42, dall‟altro si sviluppò anche la volontà di conoscere il funzionamento di questo tipo di associazioni, le cui attività nei contesti urbani spesso si rivelavano indiscutibilmente di pubblica utilità43. Di fronte all‟ondata delle soppressioni e degli indemaniamenti, il mondo cattolico reagì appellandosi anch‟esso a ragioni di carattere giurisdizionale e di efficienza: denunciando, da un canto, l‟iniquità della sottrazione dei beni legittimamente posseduti da tali istituzioni, e sottolineando, dall‟altro, la loro importanza sociale e i problemi che sarebbero scaturiti da una repentina eliminazione dei sodalizi.

Il dibattito, pertanto, ruotava essenzialmente attorno a due questioni, intimamente collegate: gli ingenti beni posseduti dai pii sodalizi e l‟uso che essi ne facevano, la loro utilità pratica per la società. L‟immagine delle confraternite usciva

successive: ID., Degl‟istituti di pubblica carità ed istruzione primaria e delle prigioni in Roma libri

tre, nuova edizione, 2 voll., Roma, Marini e compagno, 1842); ID., Degli Istituti di carità per la

sussistenza e l‟educazione dei poveri e dei prigionieri in Roma, libri tre, ed. novissima, Roma, Stab.

tip. Camerale, 1870. 40

L. LALLEMANDE, Histoire de la charité à Rome, Paris, Poussielgue Frères, 1878. 41

Sui provvedimenti legislativi di questi anni, vedi A. FIORI, Le confraternite romane tra Crispi

e Giolitti, «Archivio della Società romana di storia patria» 113 (1990), pp. 285-346.

42

Si veda in particolare l‟indagine realizzata dalla Direzione generale della statistica: Statistica

delle confraternite, a cura del MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO –DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA, 2 voll., Roma, Tip. nazionale di G. Bertero, 1892-1898.

43

Esemplare in questo senso risulta l‟opera come quell‟avvocato Q. QUERINI, Della beneficienza

romana dagli antichi tempi fino ad oggi. Studio storico critico, Roma, Tipografia tiberina di F. Setth,

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sminuita, la loro dimensione religiosa e associativa totalmente espunta dalla discussione44.

A partire da questa situazione, tuttavia, si era ormai avviata una riflessione all‟interno dello stesso mondo confraternale sulle origini e le funzioni delle strutture laicali. Proprio da questi anni, infatti, cominciarono ad essere pubblicati testi, via via sempre più numerosi e dal tono per lo più celebrativo, sulle vicende di singoli sodalizi. Ad aprire la serie furono le confraternite legate alle realtà delle cosiddette

nationes, tanto italiane quanto d‟oltralpe che, meno colpite dalle riforme dello Stato,

esprimevano una maggiore vivacità. Si manifestava all‟interno di tali lavori l‟interesse particolaristico delle singole comunità nazionali, desiderose di tutelare la propria particolare identità e di celabrare il legame con la patria d‟origine mediante l‟esaltazione delle attività svolte in Roma dai propri compatrioti del passato. Si trattava per altro di un filone di pubblicazioni di livello ineguale, ma che si sarebbe rivelato produttivo praticamente fino ai nosti giorni45.

Ad incrementare ulteriormente il panorama della libellistica d‟argomento confraternale, inoltre sarebbero stati gli scritti di quel gruppo di appassionati delle vicende romane, i cosiddetti «romanisti», particolarmente attivo nella prima metà del Novecento. Mossi dall‟amore per la città di Roma e per le sue manifestazioni e culturali, tali studiosi dedicarono impegno e passione a ricostruire la storia della città soprattutto attraverso una ricca aneddotica che ne privilegiava gli aspetti più curiosi e caratteristici. Le confraternite rientrarono di diritto in questo novero, soprattutto nelle pagine di uno scrittore brillante come Luigi Huetter che al tema dedicò moltissimo spazio all‟interno dei suoi interventi nella stampa periodica cittadina, numerosissimi benché dotati di scarso peso scientifico46.

44

La valutazione è già espressa da L. FIORANI, Discussioni e ricerche sulle confraternite romane

negli ultimi cento anni, in Storiografia e archivi delle confraternite romane, a cura di ID., «Ricerche per la storia religiosa di Roma» 6 (1985), pp. 11-108, alle pp. 38-41, a cui si rimanda per una più ampia trattazione del problema.

45

Si veda, a titolo di esempio, F. CATASTINI, La pietà dei Senesi in Roma a proposito

dell‟Arciconfraternita di Santa Caterina, Roma, Reale, 1890. Anche in questo caso, si rimanda a

FIORANI,Discussioni e ricerche, pp. 41-55, per una più sistematica trattazione del tema e per una più

ampia bibliografia. 46

Per un esempio di tali scritti, si veda la recente edizione L. HUETTER, Le confraternite. Misteri

e riti religiosi delle pie associazioni laiche di Roma dalle origini a oggi, a cura di D. PARADISI, Roma, Edizioni della Città, 1994.

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L‟esito più significativo di tale acceso interesse, che perdura fino a oggi47 , fu agli inizi degli anni Sessanta il lavoro di Matizia Maroni Lumbroso e Antonio Martini, che si impegnarono nella realizzazione del primo repertorio moderno in grado di offrire informazioni su tutti i sodalizi romani allora noti48. La ricerca, iniziata nel 1958 e protrattasi per cinque anni, era fondata anzitutto sull‟esame delle tracce materiali lasciate dai sodalizi romani, ossia le loro chiese e i loro oratori, in seguito pazientemente incrociate con le notizie fornite dai principali repertori eruditi tradizionali. Al di là dei suoi inevitabili limiti49, il repertorio si rivelava – e si rivela tutt‟oggi, come dimostra assai il suo costante impiego in tutti gli studi che si occupino di compagnie laicali romane – uno strumento indispensabile. Esso è infatti in grado di fornire non soltanto un panorama di massima accettabile sul movimento confraternale, ma anche informazioni tuttora valide sugli specifici sodalizi, di cui si presenta anche un elenco cronologico, e sui luoghi di culto di cui essi si servirono, contribuendo in maniera decisiva ad una prima definizione di una carta topografica della loro presenza in Roma. L‟auspicio principale del testo, dunque, quello di promuovere e favorire studi monografici di livello scientifico sulle singole compagnie, fu tutt‟altro che disatteso nei fatti.

1.2.2. La ricerca dalla svolta degli anni Ottanta del Novecento ad oggi

Nonostante la tradizione di studi fin qui delineata, per assistere allo sviluppo delle indagini sulle confraternite romane secondo gli auspici formulati da Antonio Martini, si sarebbe dovuto attendere per lo meno quindici anni. Fu soltanto tra il

47

Si pensi alla grande moltitudine di piccoli articoli di livello divulgativo che continuano ad essere pubblicati ai nostri giorni in riviste come la «Strenna dei Romanisti» o a monografie come W. POCINO, Le confraternite romane, Roma, Edilazio, 2000.

48

MARONI LUMBROSO/MARTINI,Le confraternite romane.

49

Luigi Fiorani, pur apprezzando «la tenacia con cui gli autori si muovono nel fitto reticolo delle confraternite e ne individuano tutti i possibili meandri», esprime disappunto «per il rigore storico che non disciplina sufficientemente la materia, per una facilità a disciogliere nella breve misura di un episodio di colore fatti associativi ed esperienze religiose di grande e complessa portata, per lo scarso posto dato all‟utilizzo di fonti archivistiche che avrebbero potuto imprimere ai sondaggi storici ben altra profondità» (FIORANI, Discussioni e ricerche, p. 59). Il duro giudizio di Fiorani, che pure

riconosce l‟indiscutibile utilità del volume, ed in particolare la critica relativa all‟assenza di riferimenti al materiale archivistico devono forse essere mitigati alla luce della particolare situazione in cui essi furono formulati. L‟articolo in questione vedeva la luce a complemento del grande repertorio sugli archivi delle confraternite romane, di cui si intendeva esaltare la centralità ed il potenziale innovativo per quanto concerneva gli studi sul tema (cfr. infra).

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1980 ed il 1985, infatti, che la ricerca poté raggiungere un livello di sistematicità e di confronto tra i ricercatori impegnati in questo campo tale da produrre studi significativi sul tema50.

Si trattò di un periodo, forse irripetibile, di unione d‟intenti e di condivisione delle esperienze pregresse tra studiosi diversi per età e per impostazione. Quando, il 14 e 15 maggio del 1982, numerosi studiosi, per la massima parte italiani, si riunirono presso la sede della Fondazione “Camillo Caetani”, a Roma, infatti, si era al punto d‟arrivo di un cammino durato almeno due anni, denso di incontri e di riflessioni comuni. Per dirlo con le parole della Premessa al volume della rivista «Ricerche per la Storia religiosa di Roma» che pubblicò gli atti di quel convegno, «alle giornate di studio e di dibattito del Colloquio si [era] arrivati dopo una lunga serie di incontri e di seminari tenuti tra giovani ricercatori e studiosi romani»51. La fase preparatoria, che ebbe inizio attorno al 1980, fu essenziale al fine di delineare quattro grandi aree tematiche entro le quali si articolarono le ricerche individuali che affiancarono o seguirono questa fase di reciproca influenza: pietà e vita religiosa; composizione e incidenza sociale; economia; carità e assistenza. Tali ricerche, tuttavia, risentivano delle basi su cui esse poggiavano, cioè di una tradizione storiografica assai lacunosa, caratterizzata da una lettura frammentaria, o peggio aneddotica, del problema. Scopo del convegno così organizzato, dunque, non fu quello di spiegare il movimento confraternale romano nella sua interezza, ma quello di evidenziare alcune esperienze specifiche, alcuni momenti, alcuni temi ideali, tratti da un panorama vastissimo. Attraverso questo processo, la storiografia avrebbe superato definitivamente l‟equivoco secondo cui le confraternite furono una semplice «pagina di colore intinta di una religiosità approssimativa e superficiale»52, suggerendo prospettive di analisi e strumenti metodologici più consoni.

Le comunicazioni pubblicate si possono raggruppare attorno ad alcuni temi portanti, il primo dei quali è quello delle origini medioevali delle confraternite nella città di Roma. L‟argomento fu trattato da Giulia Barone, che si dedicò, nello

50

Su questa fase della ricerca si veda anche la breve rassegna di D. BALESTRACCI, Le

confraternite romane fra tardo medioevo ed età moderna nei contributi della recente storiografia,

«Archivio Storico Italiano» 146 (1988) pp. 322-330. 51

L. FIORANI,Premessa, in Le confraternite romane: esperienza religiosa, società, committenza artistica (Colloquio della Fondazione Caetani, Roma, 14-15 maggio 1982), a cura di ID.,«Ricerche per la storia religiosa di Roma» 5 (1984), pp. 9-17, a p. 17.

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specifico, al più antico sodalizio romano, quello del Gonfalone, nato nel corso del Duecento; sulla confraternita di San Salvatore ad Sancta Sanctorum, fondata nel Trecento, si concentrò invece l‟attenzione di Paola Pavan; Anna Esposito, infine, presentò una relazione sul movimento dei Raccomandati a Roma tra XIV e XV secolo53.

Marco Borzacchini, Giovanni Mira e Armando Serra affrontarono invece lo studio della vita economica delle confraternite. L‟assetto finanziario dei sodalizi, fino a quel momento tenuto in secondo piano, assumeva ora una posizione decisamente più centrale, in ragione della sua importanza: le questioni economiche, spesso, potevano spiegare anche questioni più strettamente religiose54.

Il fenomeno della carità e dell‟assistenza ai bisognosi, aspetto tanto importante della vita confraternale, fu trattato da Silvana di Mattia Spirito per i secoli XV e XVI, e da Maura Piccialuti, che si soffermò sul ventennio 1870-1890, l‟epoca forse più difficile per le confraternite romane, a cavallo tra l‟annessione di Roma al Regno d‟Italia e le controverse leggi di indemaniamento dei beni55

.

Più vasto fu il tema delle comunicazioni di Luigi Fiorani e di Vincenzo Paglia, che si soffermarono rispettivamente sull‟esperienza religiosa dei sodalizi del Cinque- Seicento e il loro senso della morte nel Sei-Settecento56. Infine, alla committenza artistica svolta dalle confraternite romane furono dedicati ben quattro contributi, a testimonianza dell‟interesse dei ricercatori per questo aspetto57

.

Accanto al convegno promosso dalla Fondazione Caetani, un altro segnale dell‟interesse per le compagnie romane veniva nello stesso periodo dalla conclusione

53

G. BARONE, Il movimento francescano e la nascita delle confraternite a Roma, in Le

confraternite romane, a cura di FIORANI, pp. 71-80; P. PAVAN, La confraternita del Salvatore nella

società romana del Tre-Quattrocento, ibid., pp. 81-90; A. ESPOSITO, Le “confraternite” del

Gonfalone (secoli XIV-XVI), ibid., pp. 91-104.

54

M.BORZACCHINI,Il patrimonio della Trinità dei Pellegrini alla fine del Cinquecento, in Le confraternite romane, a cura di FIORANI, pp. 237-260, G. MIRA, Aspetti economici delle confraternite

romane, ibid., pp. 221-235, A. SERRA, Funzioni e finanze delle confraternite romane tra il 1624 e il

1797, ibid., pp. 261-292.

55

S.DI MATTIA SPIRITO,Assistenza e carità ai poveri in alcuni statuti di confraternite nei secoli XV e XVI, in Le confraternite romane, a cura di FIORANI, pp. 137-154; M.PICCIALUTI CAPRIOLI,

Confraternite romane e beneficenza pubblica tra il 1870 e il 1890, ibid., pp. 293-333.

56

L. FIORANI, L‟esperienza religiosa nelle confraternite romane tra Cinque e Seicento, in Le

confraternite romane, a cura di FIORANI, pp. 155-196; V. PAGLIA, Le confraternite e il problema della

morte a Roma nel Sei-Settecento, ibid., pp. 197-220. Sui lavori di questi due studiosi, cfr. infra.

57

Tra di essi ricordiamo C.STRINATI,Espressione artistica e committenza confraternale nella cappella Capranica alla Minerva (1573), in Le confraternite romane, a cura di FIORANI, pp. 395-443.

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di un ambizioso progetto di sondaggio delle fonti confraternali dell‟Urbe, che prese in esame la documentazione di centoquaranta sodalizi conservata presso l‟Archivio Segreto Vaticano, l‟Archivio Storico del Vicariato di Roma, l‟Archivio di Stato, e presso numerosi archivi privati, a tutt‟oggi per lo più inaccessibili, facenti capo alle confraternite ancora esistenti. Anche in questo caso gli sforzi della ricerca confluirono nella pubblicazione di un numero della rivista «Ricerche per la Storia religiosa di Roma»58, che ospitò un repertorio fatto di schede – redatte spesso da studiosi esperti anche della dottrina archivistica come Sergio Pagano e Domenico Rocciolo – in grado di fornire le informazioni di massima su ciascuna compagnia, seguite da una rapida bibliografia e da una sorta di elenco di consistenza del fondo archivistico ad essa corrispondente59.

Oltre a queste ricerche collettive, videro la luce in quegli anni anche alcune indagini portate avanti da singoli studiosi, tra cui quelle di Vincenzo Paglia, autore di saggi e monografie sull‟argomento, e animatore del fervido periodo di studio sulla rete confraternale romana, che indirizzò i suoi sforzi lungo due direttrici, una più generica, l‟altra più specifica: da un canto infatti lo studioso si è occupato di fornire una visione organica della diffusione delle confraternite nella Roma del Cinquecento; dall‟altro ha esplorato il tema della morte e della sua gestione in Età moderna da parte degli organismi confraternali.

Sulla diffusione delle confraternite cinquecentesche Paglia ha avuto occasione di tornare più volte60, proponendo un‟ipotesi interpretativa plausibile ma non del tutto convincente, che prende le mosse dal dato quantitativo. Negli ultimi sessant‟anni del Cinquecento infatti le confraternite triplicarono quasi di numero, superando le cento unità, adattandosi allo sviluppo della città che, agli inizi del XVII

58

D. BARBALARGA ET AL., Repertorio degli archivi delle confraternite romane, in Storiografia e rchivi delle confraternite romane, a cura di FIORANI, pp. 175-413. Il volume, completato dal già citato saggio di Luigi Fiorani sulla storiografia sulle confraternite a partire dagli anni ‟70 dell‟Ottocento (FIORANI, Discussioni e ricerche), uscì grazie alla collaborazione di Renata Tacus, Domenico Rocciolo e Ubaldo Sullis.

59

FIORANI, Discussioni e ricerche. 60

Vedi V. PAGLIA, «La Pietà dei carcerati». Confraternite e società a Roma nei secoli XVI-

XVIII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1980 (Biblioteca di storia sociale, 11), il cui secondo capitolo è in gran parte dedicato alla storia delle confraternite romane nella seconda metà del XVI secolo, e ID., Contributo allo studio delle confraternite romane dei secoli XV-XVI, in Le confraternite

in Italia tra Medioevo e Rinascimento, a cura di G. DE ROSA, «Ricerche di storia sociale e religiosa», n. s., 9 (1980 [ma 1982]), n. 17-18, pp. 233-285.

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secolo, contava 109˙729 abitanti, divisi in 97 parrocchie di appartenenza. Superando gli schemi interpretativi consolidati e cercando nuove risposte all‟esplosione del fenomeno confraternale, lo studioso lo studioso scriveva che: «l‟ipotesi formulata sulla ragione della proliferazione delle confraternite in questo tempo andrebbe ben verificata in uno studio più ampio e dettagliato. Rifarsi all‟ardore degli iniziatori non è sufficiente a spiegare il loro sviluppo; l‟opera di costoro infatti ha avuto successo sia nel numero, sia nell‟efficacia, in quanto si è saggiamente collocata, sapendo cogliere le esigenze e le domande dei cittadini»61. Egualmente insoddisfacente risulta essere, quale causa, la scarsa vitalità delle strutture parrocchiali.

La proposta di Paglia era invece quella di «non […] sottovalutare […] lo spazio che questi sodalizi potevano rappresentare per una egemonia della nuova classe media romana»62, dal momento che la città non consentiva grandi iniziative all‟intraprendenza individuale dei laici, soprattutto di quelli che, provenienti dal Nord Italia, avevano sviluppato un notevole impulso imprenditoriale. Imputabile per un verso al rifiuto dell‟espansione economico-industriale, e per altro verso alla massiccia clericalizzazione delle strutture statali i cui vertici erano preclusi ai non tonsurati, questa mancanza di prospettive economico-sociali e di visibilità politica indirizzava l‟attenzione di questa parte della popolazione di residenti verso le confraternite che, nell‟ipotesi di Paglia, rappresentarono un‟occasione praticamente unica di raggiungere una relativa egemonia nella città, rilevando funzioni solitamente appannaggio delle autorità politiche. Il tentativo fallì, continuava, per l‟assenza di un coordinamento negli sforzi del movimento confraternale: il potere effettivamente ottenuto risultò parcellizzato tra le singole organizzazioni, cosicché nessuno poté davvero esercitarne una quota sufficiente, a tutto vantaggio delle élites imperanti.