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P ER UN QUADRO EVOLUTIVO DELLE FONDAZIONI : SOCIABILITÀ E DEMOGRAFIA

LE CONFRATERNITE NELLA REALTÀ ROMANA

2.1. P ER UN QUADRO EVOLUTIVO DELLE FONDAZIONI : SOCIABILITÀ E DEMOGRAFIA

In un‟ottica prettamente quantitativa, lo sviluppo del movimento confraternale romano si presenta legato indissolubilmente al grande incremento che caratterizza la prima Età moderna e a sua volta deve essere inserito nel più ampio contesto del rilancio cinquecentesco della città del papa: all‟interno cioè di quella vasta operazione di riqualificazione, che fu allo stesso tempo materiale e spirituale, attuata dai pontefici a partire dall‟epoca tridentina2

. La trentina di confraternite attestate con certezza alla fine del Quattrocento, pur non essendo in tutto e per tutto rappresentative di una realtà che si intuisce essere stata più ricca e articolata, disegnano in effetti uno scenario segnato da una ridotta presenza di sodalizi, di certo non paragonabile al ricco panorama riscontrato nello stesso periodo dalla storiografia in città come Firenze3.

Un esame della curva evolutiva delle fondazioni (cfr. grafico 1) evidenzia tuttavia come l‟espansione del panorama confraternale si apra sostanzialmente, anche se in maniera ancora attenuata, in concomitanza con quel processo di “riappropriazione” da parte del potere papale e di ripresa generale della vita cittadina che caratterizzò Roma a seguito del trionfale ingresso del romano Martino V Colonna (1417-1431), nel settembre del 14204.

La Roma del primo Quattrocento si presentava agli occhi del visitatore come un pallido spettro non soltanto della città dei fasti imperiali, ma anche di quella che sotto Bonifacio VIII (1295-1303) aveva attratto a sé migliaia di pellegrini in

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DELUMEAU, Il cattolicesimo, pp. 64-67. 3

Gli studi relativi alla Firenze medioevale hanno registrato la costituzione di ben 163 confraternite tra il 1250 ed il 1499 (HENDERSON, Piety and charity, pp. 38-46).

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S. ANDRETTA,Le istituzioni e l‟esercizio del potere, in Roma nel Rinascimento, a cura di A. PINELLI, Roma-Bari, Laterza, 2001 (Storia e Società/Storia di Roma dall‟antichità a oggi), pp. 93-121

2. Le confraternite nella realtà romana

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occasione della prima celebrazione giubilare5. Da un punto di vista demografico, per l‟inizio del pontificato di Martino V si può ritenere plausibile una stima degli abitanti che si attesti attorno alle 30˙000 unità. Si trattava ancora di una piccola Roma, insomma, con una popolazione ben inferiore, ad esempio, a quello di un centro come Firenze, che attorno al 1380 contava oltre 50˙000 abitanti; ritrovato il connubio secolare con la sede petrina, tuttavia, l‟Urbe era destinata ad una crescita abbastanza rapida. A partire dal pontificato del francescano Sisto IV (1471-1484), infatti, il ritmo dell‟incremento demografico assunse frequenze notevoli. Se alla metà del secolo, infatti, gli abitanti erano ancora poco più di 33˙000, il loro numero sotto papa della Rovere, attorno al 1480, arrivò a circa 45˙0006.

A mutare in maniera netta in questo periodo, inoltre, era soprattutto il volto esteriore di Roma, che vedeva trasformare i suoi tratti per effetto della rinnovata progettualità urbanistica dei pontefici. Dapprima con Niccolò V (1447-1455) e in maniera più sistematica e radicale, dopo un periodo di stasi, con Sisto IV, la città iniziò un processo di trasformazione che l‟avrebbe infine ricondotta a livelli più consoni al suo prestigio millenario7. Il febbrile processo di risistemazione urbanistica infatti, che sarebbe proseguito ulteriormente con Giulio II (1503-1513), con Leone X (1513-1521) e, dopo l‟austera parentesi di Adriano VI (1522-1523), con Clemente

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A proposito del giubileo, è ancora d‟obbligo il richiamo al classico A. FRUGONI, Il Giubileo di

Bonifacio VIII, «Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano» 62

(1950), pp. 1-122 (pubblicato in tempi relativamente recenti anche come volume autonomo, a cura di Amedeo De Vincentiis: Roma-Bari, Laterza, 2000 [Quadrante Laterza, 102]). Sulla Roma di Martino V, si vedano i saggi raccolti in Alle origini della nuova Roma: Martino V (1417-1431) (Atti del Convegno. Roma, 2-5 marzo 1992), a cura di M. CHIABÒ,G.D‟ALESSANDRO,P. PIACENTINI eC. RANIERI, Roma, Istituto Storico per il Medio Evo, 1992 (Nuovi Studi Storici, 20).

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Per un quadro sintetico e puntuale, A. ESPOSITO, La popolazione romana dalla fine del secolo

XIV al Sacco, in Popolazione e società a Roma dal Medioevo all‟età contemporanea, a cura di E.

SONNINO, Roma, Il Calamo, 1998 (Pagine della memoria, 5), pp. 37-49. Per un panorama complessivo sull‟Italia, è ancora valido K.J. BELOCH, Storia della popolazione d‟Italia [1937-1961], con introduzione di L. DEL PANTA e E. SONNINO, a cura della Società Italiana di Demografia Storica, Firenze, Le Lettere, 1994 (Bibliotheca, 28).

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I meriti delle iniziative urbanistiche di Sisto IV sono sintetizzati in maniera incisiva da Arnold Esch: «questo Urbis restaurator […], fece di una Roma che non aveva più nulla dell‟Urbe […] nuovamente una vera città» (A.ESCH,Immagine di Roma tra realtà religiosa e dimensione politica nel Quattro e Cinquecento,in Roma, la città del papa, a cura di FIORANI/PROSPERI, pp. 5-29, a p. 17). Sui rinnovamenti urbanistici dei due pontefici, si veda anche M.L. GUALANDI, «Roma resurgens».

Fervore edilizio, trasformazioni urbanistiche e realizzazioni monumentali da Martino V Colonna a Paolo V Borghese, in Roma nel Rinascimento, a cura di PINELLI, pp. 123-160, alle pp. 128-140. Sul ruolo specifico di Sisto IV nella restauratio Urbis, si veda anche J.E. BLONDIN, Power Made Visible:

Pope Sixtus IV as Urbis Restaurator in Quattrocento Rome, «The Catholic Historical Review» 91/1

Parte prima – Tra storiografia e storia

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VII (1523-1534), fece di Roma una vera e propria capitale rinascimentale, specchio fedele delle aspirazioni e delle strategie del suo principe, il papa8. Dal punto di vista della consistenza numerica, all‟apice di tale evoluzione – tra il pontificato di Leone X e i primi anni di quello di Clemente VII –, secondo i dati ricavabili dalla celebre

Descriptio Urbis del 1526-27, la popolazione della città, raggiunse le 55-60˙000

unità9. Su questa realtà in costante movimento e in continua espansione, dovevano abbattersi di lì a poco le tragiche vicende del Sacco del 152710.

Alla fase di intenso sviluppo demografico che si è appena descritta corrisponde non a caso anche un primo sensibile aumento del ritmo delle fondazioni confraternali: nel mezzo secolo circa che va dall‟elezione al soglio pontificio di Sisto IV all‟occupazione della città da parte delle truppe imperiali, almeno una ventina di sodalizi videro la luce11.

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Cfr. GUALANDI, «Roma resurgens», pp. 140-147. Sulle articolate dinamiche di “costruzione” della monarchia papale nella prima età moderna, è ancora d‟obbligo il rimando a P. PRODI, Il sovrano

pontefice. Un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima età moderna, n. ed., Bologna, Il

Mulino, 2006 (Biblioteca) [I ed.: Bologna, il Mulino, 1982]. 9

Definito in modo improprio “censimento”, il documento fu redatto tra la fine del ‟26 e l‟inizio dell‟anno successivo. Su di esso, oltre all‟edizione di fine Ottocento di D. GNOLI, «Descriptio urbis»

o censimento della popolazione di Roma avanti il Sacco borbonico, «Archivio della R. Società

Romana di Storia Patria» 18 (1894), pp. 375-520, si veda Descriptio Urbis. The Roman Census of

1527, edited by E. LEE,Roma, Bulzoni, 1985 (Biblioteca del Cinquecento, 32) e, in un quadro più ampio, Habitatores in Urbe. The population of Renaissance Rome/La popolazione di Roma nel

Rinascimento, edited by/a cura di E. LEE, Roma, Università La Sapienza, 2006 (Studi e proposte, 4), che presenta l‟edizione critica del “censimento” di Leone X del 1517 (edito una prima volta da M. ARMELLINI, Un censimento della Città di Roma sotto il Pontificato di Leone X, «Gli studi in Italia» 4- 5 [1882], pp. 7-143) e una nuova edizione della medesima Descriptio Urbis. Sulla situazione romana in questa fase di grande fermento, si vedano anche i saggi raccolti nel volume Roma capitale (1447-

1527) (Atti del IV Convegno di studio del Centro studi sulla civilta del tardo medioevo tenuto a San

Miniato nel 1992), a cura di S. GENSINI, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali-Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Saggi, 29).

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Per la ricostruzione dei principali avvenimenti del Sacco resta fondamentale A. CHASTEL,Il sacco di Roma. 1527,Torino, Einaudi, 1983 (Saggi, 659), ma si veda anche M. VAQUERO PIÑEIRO / A. ESPOSITO, Rome During the Sack: Chronicles and Testimonies from an Occupied City, in The

Pontificate of Clement VII. History, Politics, Culture, edited by K. GOUWENS and S.E. REISS, Aldershot, Ashgate, 2005 (Catholic Christendom, 1300-1700), pp. 125-142. Per quanto riguarda l‟impatto psicologico dell‟evento e le innumerevoli letture politiche ed ecclesiologiche dell‟evento, si veda almeno M.MIGLIO /V.DE CAPRIO /D.ARASSE /A.ASOR ROSA, Il sacco di Roma del 1527 e

l‟immaginario collettivo, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 1986 (Quaderni di studi romani,

serie 1, 46) e soprattutto M. FIRPO, Il sacco di Roma del 1527 tra profezia, propaganda politica e

riforma religiosa. Note in margine al corso di storia moderna, Cagliari, CUEC, 1990 (Quaderni

dell‟Istituto Storico-Politico). 11

2. Le confraternite nella realtà romana

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